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Autore: Vera_D_Winters    28/05/2017    2 recensioni
Questa fan fiction è una one shot creata appositamente per un solo lettore che me l'ha espressamente chiesta. Se avete lo stomaco debole (?) lasciate stare.
Si è una TeachxBigMom.
Si è una pazzia.
Se proprio volete leggerla fatelo per pranzo (?)
EEEEEEEEE ho aggiunto una parte 2. Fat Love versione AU così giusto perchè al trash non c'è mai fine. Ma prometto non ci saranno altre storie su questi due
Genere: Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba nera, Big Mom, Charlotte Linlin 'Big Mom'
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Lui? Un dannato assassino figlio di puttana ammantato d'oscurità.
Lei? Una regina capricciosa collezionista di esseri umani e con la forza di mille uomini.
Che cosa potrebbe mai accadere durante un loro sfortunato incontro?
L'isola di Aladabra purtroppo, fu teatro e spettatrice di questo scherzo del destino.


Si diceva che l'isola fosse abitata da creature assai particolari, e Big Mom aveva deciso di recarsi di persona su quel lembo pacifico di terra, così da decidere se quegli esseri valessero davvero la pena di appartenere alla sua collezione oppure no.
Ella però non era l'unica imperatrice approdata laggiù.
In una conca piuttosto nascosta infatti, anche Teach aveva gettato l'ancora, e seguito dalla sua ciurma era sbarcato a terra, deciso a prendere possesso di quel luogo che ancora non recava alcuna bandiera.
I pacifici abitanti dell'isola vivevano di pesca e della loro speciale abilità nella lavorazione del vetro, tramandata di generazione in generazione, e che permetteva loro di barattare gioielli rarissimi, così da prosperare e garantirsi la sopravvivenza, e non si aspettavano di dover fronteggiare ben due imperatori. Certo avevano avuto la loro parte di attacchi da parte di pirati e mercenari, ma mai avevano rischiato con una tale minaccia.
Quando la vedetta corse nella piazza centrale urlando nel panico per aver visto la nave della famigerata Big Mom, si creò un fuggi fuggi generale, con urla terribili che si levarono sino al cielo, madri che raccoglievano i figli tra le braccia per scappare via, persone che cercavano di raccattare i propri scarni averi, un terrore dilagante che toccava ogni abitante del villaggio.
Più veloci che poterono corsero tutti verso l'entroterra, a nord dove si trovavano delle grotte nascoste, sperando che bastasse questo a sfuggire alla donna dalle fattezze di gigante, per questo quando Teach raggiunse per primo la piazza del villaggio, non trovò altro di fronte a sè se non un deserto silenzioso.
"Forse ci hanno visti arrivare."
Buttò li Katarina, perplessa da quella mancanza di vita. Eppure si narrava che quell'isola fosse ridente e tranquilla...
"O forse hanno visto arrivare qualcun altro."
La corresse Van Augur.
"Abbiamo attraccato in quella caletta sperduta proprio per non attirare l'attenzione. Impossibile che ci abbiano visti arrivare."
Il tono saccente del pirate venne nascosto dalla risata sgangherata e non realmente divertita di Teach che risuonò ancora più sinistra alle spalle dei due compagni di ciurma intenti a iniziare una discussione. I vestiti lerci, il fiato che sapeva di rum, il grasso del suo stomaco che sobbalzava al suo deridere i due.
"E chi mai potrebbe far scappare via questi codardi vetrai a parte noi?"
Domandò con presunzione, ricevendo un'inaspettata risposta.
Gli alberi presero a tremare come scossi da un terremoto, e così il terreno. Un attimo di tensione prima che niente meno che BigMom apparisse oltre le fronde, in tutta la sua stazza da gigantessa.
Nessun brivido tuttavia percorse la ciurma di Teach a quella vista, solo un velo di perplessità passò velocemente sul viso del capitano, prima che tornasse a ridere con quel suo modo fastidioso e forzato.
Ma certo... si diceva che gli abitanti di quell'isola fossero maestri dell'arte del vetro per una particolarità delle loro mani e della loro pelle, e che producessero il vetro con i loro stessi corpi, più o meno come facevano i bachi con la seta, per questo lei probabilmente si trovava laggiù.
Che beffa del destino però, farli trovare la nella medesima ora.
"Kurohige."
Lo salutò lei, trasudando però aggressività solo nel pronunciare il suo nome, il sopracciglio destro tirato in un'espressione che preannunciava una sfuriata imminente.
"Mama."
Fu invece la risposta gioviale dell'imperatore che si avvicinò a lei, avanzando con passo ciondolante come quello di un ubriaco. Questo in effetti causò un lieve timore nei suoi, che tuttavia rimasero fermi, in attesa di un ordine diretto.
Dietro l'imperatrice per contro, i suoi uomini sguainarono spade e pistole.
L'ira della gigantessa si abbattè però proprio su di loro per primi.
Quei poveretti volarono via con un'unica e repentina manata, che li mandò chi contro gli alberi, chi perfino oltre.
Rabbia cieca, ecco che cos'era lei, pura rabbia cieca. Non importava chi si trovasse davanti, quando dava di matto tutti divenivano nemici, persino i suoi stessi numerosi figli.
Quella scena creò un accesso ulteriore di risa nel pirata, che tenendosi il pancione enorme si fermò a qualche metro da lei: le arrivava più o meno all'altezza dei seni abbondanti, ma di certo non si sarebbe fatto influenzare da quella differenza di stazza. Era già pronto a richiamare a sè il potere del proprio frutto e darle battaglia, non temeva la sua ira come non temeva nient'altro.
Lei però sembrò placarsi da sola. BigMom era una furia si, ma non era stupida, e sapeva che non aveva davanti un pesce piccolo.
"Che cosa ci fai qui?"
Domandò con voce profonda, scatenando tutta l'imponenza del suo essere.
"Sono qui per assoggettare questo territorio al mio dominio."
Rispose lui tranquillo, come se fosse un'ovvietà.
Di nuova quella vena inquietante cominciò a pulsare sulla sua tempia, mostrando quanto le fosse difficile mantenere il controllo.
"Quest'isola è mia!"
"E da quando?"
"Da adesso."
Tuonò la donna, abbattendo il suo palmo enorme a terra, mancando di poco Teach, spostatosi con un balzo giusto in tempo.
Fine delle trattative, fine dei convenevoli. Per BigMom erano durati anche troppo in realtà...
Lo scontro si accese come un fuoco che divampa improvviso ed ebbe i risvolti di un terremoto. La ciurma di Barbanera si era fatta da parte mentre i due imperatori si fronteggiavano senza esclusione di colpi, creando una devastazione tale alle case abbandonate, che uno tsunami non avrebbe mai nemmeno eguagliato.
Le ore passavano e il tramonto cominciava a gettare ombre scarlatte sui contendenti ansanti e ammaccati. I vestiti impolverati, la pelle coperta di sangue e lividi e imperlata di copiose sudore, l'odio che sgorgava negli sguardi allacciati dei due imperatori.
Ma ne valeva davvero la pena?
Quella piccola isola sperduta valeva la morte di uno dei due?
Probabilmente no.
"Perchè non ci accordiamo Mama? Abbiamo perso abbastanza tempo."
Propose Barbanera, approfittando del momento di stallo mentre entrambi riprendevano fiato.
"Che tipo di accordo?"
Chiese guardinga BigMom, il trucco un po' sfatto in viso che la rendeva ancora più grottesca e spaventosa.
"Ti lascio portare via qualche abitante per la tua collezione se mi lasci tenere l'isola,  zehahahaha!"
Non era brava a condividere. Questo fu il suo primo pensiero a quella proposta che in realtà pareva buona, per questo scosse la testa.
"Non è abbastanza."
"Posso offrirti anche uno dei miei uomini in matrimonio per una delle tue figlie."
Aggiunse Teach che cominciava a vedere uno spiraglio di alleanza.
Sapeva anche quali tasti toccare con lei... e forse poteva prendere qualcosa anche per sè alla fine.
"Mi offrirei io personalmente, ma forse vuoi qualcuno di più giovane,  zehahahaha!"
E forse fu la proposta sfrontata fatta dall'imperatore, forse l'adrenalina che ancora scorreva nei loro corpi tesi per la battaglia, ma proprio come si era scontrati fino a poco prima con rabbia e  furia, ora i due si guardavano con una viscerale animalità che preannunciava un altro tipo di lotta.
BigMom annuì appena, avvicinandosi per sigillare il loro accordo con una stretta di mano, e quando fu vicina inspirò profondamente, imprimendosi in testa l'odore dell'altro, qualcosa che recava la salsedine, e qualcosa d'altro, indefinibile molto più sporco e nauseabondo. Le fece un po' storcere il naso, ma la stretta ruvida e prepotente le piacque da morire. 
Da parte sua anche Teach storse il naso, Mama profumava di dolci stucchevoli e cera di candele, ma quella consapevolezza gli fece sorgere una domanda spontanea: il suo sapore aveva lo stesso aroma del suo odore?
Il pensiero appena accennato divenne azione, e se prima si erano affrontanti con una violenza fisica inaudita, ora quella stessa violenza feroce era riversata in un bacio caldo, denso e ringhiante. Mentre le loro labbra si scontravano e le loro lingue infuriavano l'uno nella bocca dell'altra, si udiva un fastidioso susseguirsi di grugniti, come se fossero due maiali, e in effetti non vi mancava poi molto.
Due bestie. Non due esseri umani, erano due bestie voraci, bisognose di un contatto fisico negato troppo spesso dalla loro posizione e dal loro aspetto.
Aspetto che però rendeva assai difficile quell'incontro scontro.
La pancia di Teach cozzava contro il ventre fin troppo florido di Mama, tanto che perfino baciarsi, o quella specie di lotta che stavano facendo tra le loro facce, diventava un'impresa titanica e impossibile. E poi lei era talmente protesa e china su di lui, che sembrava sul punto di inglobarlo con la sua ciccia, o ingoiarlo direttamente con quella bocca enorme che si ritrovava.
Senza sapere come, e senza rendersene conto alla fine, si ritrovarono a rotolare a terra uno attorcigliato contro l'altra, rischiando però di rimbalzarsi addosso come palline di un flipper impazzito.
I vestiti già sgualciti vennero strappati via e i lembi di stoffa fatti volare chissà dove, mentre le mani si cercavano a vicenda, affondando nella carne sudata e dondolante, stringendo e graffiando.
Arrivarono altri ringhi e altri grugniti, versi d'impazienza mentre cercavano di non soffocare a vicenda nella loro mole, e mentre cercavano il contatto sotto quegli strati di grasso in eccesso. Dopotutto erano pur sempre un uomo e una donna, nonostante il loro aspetto.
Fu comunque tutto confuso, impaziente e squallido e finì fin troppo in fretta con gran poca soddisfazione di Mama che quasi nemmeno l'aveva sentito il membro di Teach mentre la possedeva. Forse si doveva già considerare un miracolo che l'avesse trovato in effetti, e che avesse trovato anche dove infilarlo. 
Tuttavia, piacevole o meno, ora il patto era stato siglato e non si sarebbe potuti tornare indietro.
Quando le due belve ebbero ripreso un minimo di compostezza, BigMom lasciò l'isola con alcuni abitanti incatenati nella propria stiva, e Teach posò la sua bandiera su quella terra ora di sua proprietà.
"Se lo raccontate a qualcuno vi ammazzo."
Intimò ai suoi uomini, battendosi la mano sul panzone enorme, prima di lasciarsi andare alla risata che era il suo marchio di fabbrica.
Quello che era successo su quell'isola sarebbe rimasto sull'isola.
Di certo Mama non ne avrebbe fatto parola mai, anzi, mentre navigava verso la sua isola già cercava di dimenticare il sapore oscuro di Marshall D. Teach
   
 
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