Scritta sentendo https://www.youtube.com/watch?v=TDK2RAxtg9g&feature=share.
Cap.5 Accordo stipulato
“Ti insegnerò
anche ad uccidere in modo… perfetto. In cambio
voglio una promessa da te” disse Natasha.
Elektra portò la tazzina
candida, colma di caffè, alle
labbra e sporcò la ceramica con il suo rossetto violetto.
“Dimmi e vedrai che non te
ne pentirai.
Non vedo l’ora di vedere
chi sei realmente” rispose.
Natasha finì di bere il
proprio bicchiere di vodka e lo mise
dentro il lavandino.
“Io e te siamo uguali, ne
sono convinta. In questo modo ne
avrò la prova. Abbiamo solo una gran voglia di ballare e di
combattere” le
sussurrò Elektra.
Natasha la guardò finire
il proprio caffè.
“Elektra, io prima o poi
dovrò andarmene. Questa per me…”
disse e la voce le tremò. Osservò il seno appena
accennato della giovane, che premeva
contro la sua maglietta aderente.
< Ormai si è fatta
una donna > pensò, avvampando.
“Lo so che è
solo una copertura. E so anche che
probabilmente te ne andrai proprio la notte del mio diciottesimo
compleanno.
Mio padre darà una festa, forse l’ultima,
perché i suoi pessimi soci lo
uccideranno a causa dei suoi continui errori” rispose
Elektra, mettendo a sua
volta la tazzina vuota nel lavandino.
“Anche questo lo hai
dedotto dalle mie scarpe?” domandò
Natasha con tono gelido.
Elektra ghignò.
“No. Ho visto la data sul
biglietto che hai nascosto in
camera tua” rispose.
< Tendi sempre a
sottovalutarmi. Per te resterò sempre la
ragazzina imberbe che riuscivi, in fondo, sempre a ingannare o zittire?
> si
domandò.
Natasha assottigliò gli
occhi.
“Saresti stata una minaccia
troppo grande per le vedove nere”
le disse, mentre le sue iridi verde smeraldo diventavano più
intense.
< Sono queste vedove nere che
ti hanno impedito di avere
figli? Nell’ultimo allenamento ho visto le terribili
cicatrici al tuo ventre!
> pensò Elektra. Strinse un pugno e
conficcò le unghie aguzze, laccate di
viola, nella carne della mano.
“Loro sono
un’associazione ridicola. Temono l’essere donne,
quando dovrebbero temere l’umanità stessa. Io mi
ero alleata con coloro che
potevano darmi l’immortalità, tanto per divertirmi
in questo mondo di noia”
sibilò. Afferrò la tazzina dal lavandino e
alzò il braccio.
Natasha le bloccò il polso
con un gesto fulmineo e le tolse
la tazzina di mano.
“Fai questi discorsi,
eppure in te vedo ancora l’innocenza
di una ragazzina. Ti ho vista crescere, andando e venendo. In fondo tu
puoi
cambiare” disse, indurendo il tono.
Elektra abbassò lo sguardo.
“Riguarda questo la tua
richiesta, vero?” domandò, con voce
tremante.
Natasha annuì, rimettendo
la tazzina nel lavandino.
“Voglio che cambi strana.
Che usi ciò che t’insegnerò non
per uccidere, ma per difendere” le confermò.
“Mi stai chiedendo di
cambiare tutta la mia vita.
Probabilmente dovrò anche scappare da quest’isola,
perché la mano mi
verrebbe a cercare” le rispose
Elektra, con voce rauca.
“Quindi rifiuti?”
chiese Natasha con tono altero.
Elektra negò con il capo e
la guardò negli occhi.
“Assolutamente no.
Però, potrei chiedere anche altro. In
fondo non potrai allenarmi alla tua vera perfezione in maniera completa
in così
poco tempo” ribatté.
Natasha strinse le sue labbra piene e
rosse.
“Cosa vuoi?” le
intimò.
Elektra le sfiorò un
boccolo vermiglio con una delle sue
dite affusolate.
“Perché vedi del
bene in me? Lo fai per affetto?
Voglio saperlo ti amo. Mi sei
piaciuta da subito. Sono
cresciuta pensando a quanto mi piacerebbe stare con me” le
disse.
“Forse mi piaci, ma non
sono abituata a capire questo genere
di emozioni” rispose Natasha, passandole un dito sulla
giugulare.
“Allora fammi avere
un’unica notte, il giorno prima della
tua partenza e il nostro accordo sarà ufficiale”
disse Elektra.
“Affare fatto”
rispose Natasha con tono distaccato.