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Autore: Red_Coat    28/05/2017    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Luglio. Secondo il calendario ottavo mese dell'anno e secondo mese dell'estate. Per tutti invece, dai bambini che andavano a scuola ai lavoratori salariati, periodo di vacanze e relax completo prima del rientro alle normali attività.
Non c'era mese migliore per nascere dunque, quando il sole risplendeva alto in cielo e il mare era caldo, e limpido, e la natura in pieno fermento.
Per questo non c'era da stupirsi che la nuova vita di Victor Osaka, nella persona di suo figlio Keiichi, avesse scelto proprio quel mese per venire alla luce, restituendo speranza e pace all'amore perduto dei propri genitori.

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18 Luglio.
Junon Village.
Ore 12.00 A.M.

L'estate quell'anno si era presentata in gran forma, con temperature torride fin dalla seconda metà di giugno, cieli sereni e acquazzoni passeggeri ch'erano via via scomparsi col passare dei giorni, lasciando spazio al bel tempo e ad una preoccupante siccità che aveva colpito i paesi più centrali del continente nord, ma che per il momento a Midgar e dintorni non aveva fatto danni per lo quali.
La scuola era finita il quindici di Giugno, Keiichi aveva ottenuto una media dell'ottimo tante opinioni positive da parte dei docenti, per questo come regalo di compleanno Victor (d'accordo con Hikari ed Erick, che li avrebbe ospitati nel suo albergo), aveva deciso di festeggiare proprio a Junon, per fargli vedere il mare e accettare la proposta del vecchio amico di suo nonno che dal giorno del matrimonio non aveva smesso d'invitarlo con la sua famiglia a passare un po' di tempo insieme.
Aveva pensato a tutto lui. Si era messo d'accordo con Erick per il catering, scelto il menu e la musica e ordinato la splendida torta di compleanno, decorata con stampe delle più belle foto che gli aveva scattato durante tutto quel primo anno di vita insieme e con piccoli, graziosissimi lavori di cake design come fiori ed erbetta di zucchero, le statuine di loro tre come famiglia e di Keiichi che studiava o praticava le sue attività preferite, e in cima alla torta a tre piani una di lui che suonava un bel pianoforte a coda nero, come quello che avevano a casa.
Keiichi, ignaro di tutto ma consapevole che suo padre stava organizzando qualcosa per quel giorno, aveva solo dovuto scegliere gli invitati e prepararsi impaziente a godersi la sorpresa.
Ora che il fatidico giorno era finalmente arrivato, si sentiva il bambino più felice del mondo, pure se la festa doveva ancora entrare nel suo vivo.
Era una giornata calda e secca, perfetta per stare sulla spiaggia a giocare e a godersi il sole, che rifulgendo in mezzo ad un limpido cielo azzurro gettava la sua luce sul mare calmo e limpido, facendola rifulgere negli occhi di chi ammirava lo spettacolo e sull'enorme struttura in ferro della base militare e del cannone, sospeso a circa sei, sette metri sopra di loro.
Erano arrivati la sera prima col treno, che li aveva lasciati a pochi minuti di cammino dalla costa, e insieme si erano sistemati nell'hotel per la notte in vista dell'arrivo degli ospiti e delle loro famiglie, che come previsto avevano iniziato a giungere dalle nove e mezza di quella mattina stessa.
C'erano tutti i compagni di scuola di Keiichi, e qualche genitore venuto ad accompagnarli, più il nipote dell'oste che era stato felicissimo di conoscerlo e di rivedere Victor, e tutti i bambini del villaggio, due maschi e una femminuccia dai sei ai dieci anni. Dalle dieci, tutti loro si erano ritrovati sulla spiaggia e avevano trascorso tutta la mattinata a giocare e a nuotare allegri, mentre a pochi metri gli adulti li osservavano chiacchierando tra loro, o seduti sulla sabbia ad osservarli con un sorriso.
Tra questi ultimi c'era anche Victor, i piedi affondati nella sabbia e indosso soltanto una maglia nera a maniche corte e un leggero jeans bianco, gli orli piegati a lasciare scoperte le caviglie e i lunghi capelli legati in una coda dietro la schiena.
Un'ora dopo il loro arrivo in spiaggia aveva dovuto tuffarsi in acqua per salvare un bambino che si era allontanato troppo e inciampando in una roccia aveva rischiato di annegare, per questo ora i suoi stivali e il guanto che proteggeva la cicatrice giacevano al suo fianco, i suoi vestiti erano umidi e il suo cuore un po' in ansia, mentre vedeva Keiichi giocare a rincorrersi sul bagnasciuga assieme a cinque dei suoi amici.
Era felice di vederlo ridere e divertirsi come forse non gli era mai capitato di fare prima, appena aveva visto il mare i suoi piccoli occhi si erano sgranati per la meraviglia e aveva cominciato a ridere e urlare di gioia come un forsennato, ma Victor che conosceva molto bene la natura doppia e imprevedibile del grande amico blu non poteva non sentirsi in apprensione, specialmente quando lo vide arretrare un po' troppo e finire con ritrovarsi l'acqua fin sopra alle ginocchia.

<< Keiichi! >> lo chiamò, cercando di controllare il livello di ansia nella sua voce e riuscendoci solo a metà.

Il bambino interruppe un attimo il suo gioco per rivolgere la sua attenzione verso di lui, che gli gridò serio di stare attento a non allontanarsi troppo e non bagnarsi più di tanto, mascherando il tutto con la frase

<< Tra poco dobbiamo tornare su, è ora di pranzo! >>

Il piccolo sorrise e annui, portandosi pollice e indice alla fronte mimando così il saluto militare

<< Okkey! >> rispose, tornando sul bagnasciuga e scoccandogli un occhiolino prima di ricominciare a giocare.

Victor sorrise, scuotendo il capo e arrossendo un po', imbarazzato chissà per quale motivo poi.
Proprio allora, voltandosi verso destra in direzione dell'ingresso alla spiaggia, la figura aggraziata di Hikari che avanzava verso di lui attirò la sua attenzione, tornando a rasserenargli il cuore.
Mentre lui era sceso in spiaggia con i bambini, lei era rimasta su per dare una mano con i preparativi e accertarsi che anche tutti gli altri ospiti adulti che non avevano voluto scendere in spiaggia fossero a loro agio, anche se per Erick non ce ne sarebbe stato bisogno.
Ora che tutto era pronto però, mezz'ora prima dell'ora prevista, lei era potuta scendere a godersi il mare assieme a suo marito come il resto degli invitati.
Non era vestita con un kimono, come il suo solito, ma vista l'occasione aveva scelto abiti più moderni per trovarsi a suo agio in quell'ambiente per lei totalmente nuovo, che nello specifico consistevano in comodi pantaloni bianchi a pinocchietto e una maglietta a giromanica e dal collo leggermente a V, composta da morbidi drappi di lino rosa confetto cuciti insieme, che le avvolgevano il décolleté prosperoso e i fianchi snelli.
Non calzava scarpe, le sue ballerine di pelle lucida, dello stesso colore della maglia, erano strette tra le dita delle mani, una ciascuno, per evitare che si rovinassero.
Gli sorrise, quindi raggiuntolo si sedette alla sua sinistra, lasciandogli un dolce bacio a stampo sulle labbra e stringendogli poi un braccio attorno al suo.

<< Com'è andata? >> chiese lui, accogliendola e stringendole la mano.

Hikari scosse le spalle con un sorriso, ed annuì. "Bene".
Poi aggiunse, un pò mimando con le labbra e un pò segnando con la mano destra libera: "Tra un quarto d'ora dovrebbe essere tutto pronto."
Victor sospirò, soddisfatto, ed annuì con un sorriso.

<< Bene ... >> disse, stringendo ancor di più la sua mano, per poi tornare a fissare i bambini in riva al mare, lasciando che lei appoggiasse la testa sulla sua spalla.

Portava i capelli sciolti sulle spalle, e il loro tocco morbido sulla pelle del collo e dello zigomo, il loro fresco profumo che si mescolava a quello della brezza marina, salmastro e forte ... era qualcosa che inebriava, e metteva voglia al cuore di averla, sentirla, e stringere tutto questo tra le mani per sempre.
Riuscì a resistere giusto quel quarto d'ora che mancava poi, quando Erick chiamò sul suo cellulare per comunicargli che la festa era pronta, lui si alzò in piedi, e sorridendole le porse una mano, scoccandole un occhiolino.

<< Allora andiamo? >> chiese

Hikari sorrise, annuì, e afferrata la sua mano gli permise di trarla a sé, sorprendendosi però quando stringendola forte la trascinò in un travolgente bacio, mordendo appena le sue labbra e accarezzandole il viso, stringendo tra le mani le sue guance arrossate per via del sole e del caldo.
Si lasciò trascinare, lasciò che fosse lui a guidarli fino a che, al termine, non si scoprì senza fiato e tremante, completamente soggiogata da quello sguardo anche un pò strano per via di quel nuovo colore, quelle nuove pupille feline a cui era abituata ormai, ma che riuscivano sempre a darle un brivido in più.
Lui la osservò bene per qualche istante, affascinato. La pelle pallida arrossata dal sole e sudata, i capelli castani gonfi e increspati per via della salsedine, quegli abiti più moderni, più adatti alla nuova dimensione cittadina che si era ritrovata a vivere ma sempre pieni di dolcezza, vita e colore ...

<< Sei meravigliosa, lo sai? >> le chiese, per poi aggiungere, tornando a sfiorarle appena le labbra << Tu ... lo sei sempre, ma oggi ... lo sei anche di più. >>

A quel punto fu lei che, dopo un breve sorriso, approfondì quel contatto fino a trascinarlo nuovamente in un bacio ugualmente intenso e passionale.
Victor l'assecondò, e alla fine entrambi si ritrovarono a sorridersi, rossi in viso e senza riuscire a contenere la loro felicità.

<< Ti va di scendere di nuovo in spiaggia, stanotte? >> le propose quindi lui, prendendole le mani e stringendole sul proprio cuore << Magari dopo aver messo a letto Keiichi. Sarà stanco. >> avvicinando il naso al suo e rivolgendole uno sguardo complice.

Hikari annuì, mordendosi le labbra e continuando a sorridere. "Va bene."
Quindi, soddisfatto Victor si staccò da lei, riprese gli stivali con la sinistra e tornò a stringerle la mano con la destra, lasciandole un bacio a stampo sulle labbra per poi voltarsi a chiamare i bambini, e quindi avviarsi con lei verso la cittadella, seguito a ruota dai piccoli invitati che continuarono a giocare fino a che la riservatezza e le norme di sicurezza della cittadella non vennero ad impedirlo loro.

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Il buffet era ben fornito, e composto principalmente da piatti buoni e fatti in casa. C'erano piatti caldi, come almeno tre tipi di primi e secondi di pesce e carne, frutta, dolci, e stuzzichini vari. Le bibite erano per lo più acqua e succhi di frutta, anche se a chi lo voleva il padrone di casa era felice di poter offrire un pò di alcool.
La direzione mise a disposizione per il rinfresco il salone al piano terra del locale più il piccolo bar nella hall, mentre agli ospiti fu permesso star fuori a conversare, giocare e ammirare lo spettacolo di una giornata estiva a Junon.
Victor mangiò qualcosa di veloce, poi mentre i bambini venivano intrattenuti dall'animatore che aveva profumatamente pagato per vivacizzare la festa uscì fuori a prendere aria, rinfrescandosi con una birra.
Junon ...
Era difficile dimenticare che quelle strade le aveva viste invase da robot, copie e cadaveri di soldati in pozze di sangue.
Ma oggi queste erano piene di grida festose, musica e un silenzio pacifico che sembrava quasi inusuale.
Si allontanò un poco dall'ingresso del locale, attraversando la strada e affacciandosi al parapetto, lasciando che i suoi occhi vagassero verso la vastità dell'orizzonte in cui s'incontravano mare limpido e cielo azzurro.
Questa era la sua terza volta a Junon, la seconda come semplice civile. Eppure, della sua prima volta da Capitano sembrava non essere passato neanche un giorno, tanto che guardando la punta del cannone in lontananza alla sua destra riuscì quasi a vedere chiaramente la figura di Genesis Rhapsodos in piedi a guardarlo, la sua ala nera spiegata e la mano protesa verso di lui.
Si voltò, scuotendo il capo. Su quella stessa strada, aveva combattuto e sconfitto Ifrit, e visto morire uno dei suoi soldati. Proprio lì dove si trovava adesso, quasi quattro anni addietro aveva udito i rumori della battaglia, e visto i suoi più cruenti effetti.
Anche la gente del posto ricordava ancora bene quell'attacco.
Ora Genesis non c'era più, e neanche le sue copie. Era cambiato tutto, perfino lui stesso. Tanto.
Strinse la mano ferita a pugno, bevve di colpo l'ultimo sorso di birra, e proprio allora si sentì chiamare. Sua madre accorse con un sorriso a raggiungerlo.

<< Va tutto bene, tesoro? >> chiese, avvolgendogli un braccio con le mani.

Lui sorrise, annuì.

<< Si, tutto okkey. Stavo solo pensando ... >> disse, aggiungendo poi, scoccandole un occhiolino << Avevo bisogno di un po' d'aria, i rumori ... mi fanno venire mal di testa. >>

Erriet annuì.

<< Capisco. >> disse soltanto, scoccandogli un occhiolino di rimando << E' l'ora della torta. Vuoi venire? >> chiese quindi, sostenendolo.

Victor annuì, e ritrovando il sorriso le prese la mano, e stringendola si avviò senza ripensamenti di nuovo verso il luogo della festa.
Nessun brutto ricordo del passato gli avrebbe impedito di godersi la prima festa di compleanno di suo figlio tutti insieme. Il suo sorriso emozionato di fronte alla sua torta di compleanno era l'unico ricordo che sarebbe sopravvissuto, cancellando tutto il resto.

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Una torta a tre piani, multistrato al cioccolato bianco, fondente e al latte con bagna di vaniglia ed essenza di limone, ricoperta di pasta di zucchero multicolor, stampe commestibile delle foto più belle che ritraevano i momenti di quel primo anno insieme, fiori e ciuffi d'erba di pasta di zucchero e statuine di lui intento a studiare, suonare il piano, e stare con mamma e papà.
Quando il piccolo Keiichi poté finalmente vedere il regalo di compleanno che suo padre aveva fatto commissionare per lui (come se già la festa non bastasse), restò semplicemente senza parole ad osservare il tutto con gli occhi sgranati e un'espressione incredula e meravigliata sul viso, mentre tutti gli altri applaudivano augurandogli buon quarto compleanno.
Era stupefacente! C'era perfino una statuina di lui che raccoglieva una coccinella, nascosta dietro il ciuffo d'erba in crema pasticcera, alla destra della candelina col numero quattro, sul secondo piano della torta. Era una di quelle candeline a fontanella, col fuoco che scoppiettava scintillando, e mentre la guardava all'improvviso il piccolo Keiichi si sentì esplodere dentro dalla gioia, tanto che gli occhi iniziarono a inumidirsi, e le palpebre a gonfiarsi, pregne di lacrime.
La prima ad accorgersi di ciò fu sua nonna Erriet, che preoccupata si chinò verso di lui e chiese, mentre gli altri osservavano impensieriti.

<< Oh, tesoro. Stai piangendo, perché? >>

Ma a quel punto, invece di risponderle, Keiichi guardò dapprima il sorriso di sua madre alla sua destra, poi si voltò a sinistra, ed incrociato lo sguardo angustiato di suo padre corse ad abbracciarlo, stringendolo forte e legandogli le braccia prima attorno alle gambe e poi, quando questi si chinò al suo livello, attorno al collo.

<< Grazie papà! >> disse, tra le lacrime che, ora divenne palese a tutti, erano lacrime di gioia << Non avrei mai creduto ... >> singhiozzò, tirando su col naso un paio di volte << Di ricevere un regalo di compleanno così bello! Grazie, grazie, grazie! Ti voglio tanto, tanto bene! >>

Victor rimase immobile ad ascoltarlo, accarezzandogli la schiena, e stringendolo. A quelle parole, dovette faticare moltissimo per non seguirlo anche lui sul sentiero di lacrime commosse.
Si limitò a sorridere, mentre lo ascoltava piangere di felicità e osservava i volti di suo padre, sua madre, Yukio Fujita e Hikari, tutti con su impresso un intenerito e commosso sorriso.
Attese che il bambino si staccasse da sé, lo vide arrossire e abbassare il volto asciugandoselo con le braccia scusandosi.
Scosse il capo, tirando fuori dalla tasca del jeans un fazzoletto di stoffa bianca su cui erano state ricamate (da Hikari) le sue iniziali e iniziando con quello ad asciugargli le lacrime.

<< Sono contento che ti sia piaciuto, Keiichi. >> gli disse, tenero << Davvero tanto. Tutto questo oggi è per te. Farei ... qualsiasi altra cosa per renderti felice. >>

Il bimbo sorrise, abbracciandolo di nuovo. Quindi lui lo strinse forte, immergendo il naso nei suoi capelli per qualche attimo per poi infilare di nuovo il fazzoletto in tasca, e prenderlo in braccio, avvicinandosi alla torta.

<< Allora, adesso credo dovresti spegnere le candeline. Lo facciamo? >> chiese.

Keiichi tornò a sorridere, annuendo. Quindi chiuse gli occhi, iniziando a esprimere il suo desiderio mentre suo padre, seguito da tutti gli altri, iniziava a cantare.

<< Tanti auguri a te ... >>

"Vorrei ... essere felice come in questo momento, in braccio a papà."

<< Tanti auguri a te ... >>

"Vorrei che anche lui fosse sempre felice come adesso, e anche mamma, e nonno Yukio e Yoshi, e nonna Erriet."

<< Tanti auguri, Keiichi ... >>

"Vorrei che tutto il mondo fosse felice come lo sono io adesso. Tutti, anche il Pianeta. Vorrei donare a tutti un po' della mia felicità. Dea di sogni, si può fare?"

<< Tanti auguri a te!! >>

Riaprì gli occhi, con un soffio ben mirato spense la sua candelina, e tutti esplosero in un applauso che invase la sua anima e lo rese davvero il bambino più felice del mondo, mentre batteva le mani stringendosi di nuovo a suo padre.
Subito dopo seguì l'abbraccio di famiglia tra loro e sua madre Hikari, forte e tenero, la foto di rito, scattata con la macchina fotografica del bis nonno Mikio, il taglio della torta, lo scarto dei regali e un pomeriggio intero di nuovo a giocare con gli amici e i suoi genitori, tra le onde calme del mare e all'ombra della scintillante fortezza made in Shinra.
Quando, verso sera, i primi ospiti iniziarono ad andarsene e la cittadella a poco a poco a tornare alla normalità, Keiichi si ritrovò nel lettone in mezzo a mamma e papà, che lo stringevano tra le loro braccia proteggendolo nel loro intimo guscio d'amore.
Era stanco, aveva il corpo tutto indolenzito e la pelle che un po' pizzicava, per via del sole e della prima salsedine. Per lui la festa sarebbe durata un po' di più, visto che i suoi avevano deciso di trascorrere la prima settimana di vacanze lì, per fargli prendere un po' più di confidenza con il mare.
Crollò quasi subito perciò, stringendosi a suo padre col calore della mamma alle sue spalle, e il profumo del mare che invadeva ogni cosa. Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu per quel desiderio, quello che aveva espresso con tutto il cuore prima di spegnere la sua candelina.
Suo padre diceva che i compleanni dei bambini sono sacri, e che i loro desideri hanno un posto speciale nel cuore di chi li riceve e li ascolta. Anche sua madre e i suoi nonni erano stati d'accordo.
Chissà quindi, se quello che aveva espresso si sarebbe realizzato davvero. Lui lo avrebbe tanto voluto, per la propria famiglia, ma non solo. Per i suoi compagni, per i loro genitori, per le maestre, per la ragazza dei fiori anche, e per il clown che era venuto a farli divertire quel giorno.
Avrebbe tanto voluto che tutti loro, no anzi, che il mondo intero fosse felice come lo era stato lui.
Per il momento però, una sola cosa era certa. Quella era davvero stata la giornata più bella di tutta la sua giovane vita. E di sicuro, anche a distanza di tempo, non l'avrebbe mai più dimenticata, qualsiasi altra cosa sarebbe potuta succedere.
Perché oggi il suo primo desiderio di compleanno si era realizzato: Aveva finalmente avuto una famiglia. La sua.

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I due coniugi attesero stretti in un abbraccio che il piccolo si fosse addormentato, e nel frattempo sonnecchiarono ascoltando il loro respiro perdersi nel silenzio della notte. Un'ora e mezza più tardi, riaprendo gli occhi, ognuno trovò quelli dell'altro ad attenderli, e un sorriso colorò le loro labbra.
Victor fece segno ad Hikari con capo, e sillabò senza dar voce alle parole: "Andiamo?"
Lei sorrise, annuì. Quindi insieme si strinsero la mano, adagiarono piano il bambino sul cuscino di lui, e sgattaiolarono fuori dalle lenzuola.
Erano ancora vestiti con gli abiti del giorno appena trascorso, così dovettero solo infilare le scarpe. Prima di uscire, Victor si concesse qualche secondo in più per lasciare un messaggio a Keiichi, nel caso si fosse svegliato.

"Io e la mamma siamo scesi in spiaggia, non preoccuparti. Se ti serve qualcosa chiama Erick col telefono come ti ho insegnato, e se proprio non riesci a dormire scendi pure da noi o chiamami. Dormi bene, campione."

Lo scrisse su un foglio preso dal quaderno di matematica del piccolo, che lui stesso aveva lasciato sul tavolo pensando forse di riuscire a fare qualche compito per le vacanze, prima di andare a letto. Lo lasciò proprio sul quaderno chiuso, con accanto la penna. Quindi si voltò a guardarlo, ripensando al loro abbraccio, alle sue lacrime di gioia e alle sue parole sincere e grate, mentre lo stringeva.
Sorrise.
E si staccò un attimo dalla mano della sua amata per avvicinarsi di nuovo a lui e accarezzargli con una mano la testolina riccia, stampandogli un bacio sulla fronte fresca e sudaticcia.
Stette ancora qualche attimo a guardarlo, imprimendo bene nella sua mente e nei suoi occhi ogni minimo particolare di quella dolce immagine, di suo figlio che dormiva sereno stringendo i pugni sul cuscino e sorridendo ogni tanto appena, nel sogno.
Poi si alzò, riprese per mano Hikari sorridendole, e insieme, in silenzio, uscirono richiudendosi piano la porta dietro le spalle.
Keiichi attese di sentire il rumore della serratura, quindi riaprì gli occhi, e ascoltò i loro passi allontanarsi nel corridoio fino a scomparire.
Sorrise, quindi scese dal letto e andò a leggere il messaggio che suo padre gli aveva lasciato. La felicità divenne gioia allo stato puro, e tornando a dormire quella notte riuscì a trovare il coraggio di affrontare i suoi incubi e le sue paure, anche senza stringere sul petto la statuina di Sephiroth.
Non ne aveva bisogno. L'amore dei suoi genitori bastava a farlo sentire fiero di sé, accolto, e a fargli credere che lui non era da meno, in quanto a coraggio e determinazione.
E poi suo padre ci sarebbe stato di sicuro, se qualcosa di brutto si fosse avvicinato. Perciò poteva davvero dormire sonni tranquilli, non era più solo adesso.
Suo padre era con sua madre, si amavano tanto, e tutto andava proprio come doveva andare, benissimo.
Ed era una sensazione bellissima.

\\\

Così come lo era stato in giornata, il mare era stupendo quella sera.
Victor e Hikari scesero sulla spiaggia percorrendo mano nella mano il ripido sentiero sassoso ch'era l'unica via per potervi accedere.
Per poter aiutare la consorte l'ex SOLDIER le camminò davanti, tracciando la via e assicurandosi che il percorso fosse sicuro, fino a che non riuscirono a terminare la discesa ed iniziare a camminare sulla sabbia.
La luna era piena, quella notte, e le stelle le rifulgevano brillanti e vivaci e intorno. Grazie alla sua luce i due coniugi riuscirono ad orientarsi bene stando attenti a dove mettevano i piedi, radunare un po' di legna per accendere un piccolo falò, e mettersi seduti sulla sabbia ad osservare tutta quella bellezza naturale, l'una stretta tra le braccia dell'altro.
Stettero così, in silenzio ad ascoltare il proprio respiro che si confondeva con quello del mare, sotto forma di una leggera brezza che proveniente da esso arrivava a scuotere appena i loro capelli e i lembi dei loro vestiti, per poi risalire verso su e di nuovo riscendere, in un circolo regolare e invisibile tutto intorno a loro.
Poi, dopo un tempo lungo quasi quanto quella notte stessa, Hikari si riscosse e guardandolo negli occhi commentò, col suo linguaggio muto delle mani: "E' una nottata stupenda ..."
Victor sorrise a sua volta, annuendo, gli occhi brillanti di serenità.

<< Già ... >> rispose semplicemente.

"Manca solo la musica." soggiunse a quel punto lei, cogliendolo di sorpresa.
Si fermò a pensarci, guardandola negli occhi.

<< Già ... >> mormorò alla fine << E' vero ... >>

Poi, all'improvviso sul suo viso si dipinse un'espressione ispirata, e con entusiasmo la liberò dall'abbraccio e si alzò in piedi, togliendosi gli stivali e le calze e rimanendo a piedi nudi sulla sabbia fredda.

<< Oppure no. >> ribatté entusiasta, porgendole la mano e rivolgendole un'occhiata maliziosa << Vieni. >> le disse, invitandola << Non ci serve mica per forza la musica per ballare. >> concluse quindi, quando lei ebbe accettato titubante e divertita il suo invito, traendola a sé e avvicinando la bocca al suo orecchio destro, mentre la stringeva forte.

<< Chiudi gli occhi... >> le disse, dandole qualche istante per farlo << E ascolta. >>

Hikari lo fece, rabbrividendo e strappandogli un sorriso. Per un po' non ci fu altro che il silenzio, il flebile via vai delle leggere piccole increspature sulla superfice del mare. Poi, pian piano, i sensi iniziarono ad acutizzarsi, e si fecero sentire oltre a quei rumori anche quello lento e regolare del loro respiro, e il sussurro dolce e sinuoso della brezza notturna, che continuava a sfiorarli e danzare attorno a loro, incessante ma sempre diversa.

<< Il respiro del mare ... >> le spiegò Victor, sottovoce << Quella è la nostra musica. >> poi sorrise, le strinse le mani, ed iniziò a danzare un valzer su quelle note, assieme a lei, con lei, che non poté fare a meno di godere incredula e senza fiato per l'emozione quel momento da pelle d'oca.
<< Lasciati guidare, piccola. >>

E lei facendolo, scoprì di non riuscire più a smettere di danzare. Anche quando, alla fine di quel ballo stupendo, un bacio li travolse e riaccese la passione. Fare l'amore con lui era sempre qualcosa di bello, meraviglioso, dolce e intenso. Perché lo amava, lo aveva amato sin dal primo istante e lo avrebbe fatto fin oltre la fine, con ogni più piccola parte di sé stessa.
Ma farlo con il mare che lambiva i loro corpi, con la sabbia del bagnasciuga che accarezzava la loro pelle accogliendoli, come una madre che stringe nelle mani i propri fanciulli ...
Era qualcosa che non aveva mai provato prima, che avrebbe voluto continuare a provare all'infinito, e che non avrebbe dimenticato, mai più. Non avrebbe mai più voluto farlo.
E quando per l'ultima volta lo sentì appropriarsi di lei, riempirla e completarla, quando per l'ultima volta avrebbe voluto urlare ma si limitò ad aggrapparsi a lui, stringendolo e desiderando che non se ne andasse mai più ...
Solo allora guardandolo negli occhi, e vedendo in essi riflessi i suoi, pieni di gioia e lacrime, si rese conto di cosa avesse voluto dirle quella volta, quella in cui gli aveva rivelato il suo sogno, promettendole di volerla amare sempre e per sempre, dovunque e comunque, incondizionatamente e indipendentemente da tutto il resto.

<< T-ti ho ... fatto male? >> le chiese lui, preoccupato nel vedere quelle lacrime.

Ma lei, in risposta, sorrise, scosse il capo, e lo baciò ancora una volta, più forte che poteva, aggrappandosi con le mani al suo viso e rivelandogli quanto in realtà il male più grande per lei fosse stato aver vissuto tutti quegli anni lontano da tutto questo.
Lontana da lui e dal suo meraviglioso amore.

Lontana da lui e dal suo meraviglioso amore

\\\

Si addormentarono così, stretti l'uno all'altra in un abbraccio rassicurante sotto le stelle, dopo aver indossato di nuovo almeno i loro costumi e aver nuotato insieme nelle acque calde del mare di notte, giocando a rincorrersi, spruzzarsi e baciarsi come due bambini euforici.
La testa poggiata sul petto di Victor ad ascoltarne il forte e deciso battito mentre le accarezzava piano i capelli con la destra, cullata Hikari chiuse gli occhi, e il giorno fece presto ad arrivare.
A svegliarla con un leggero scossone e un sussurro dolce fu proprio lui, che dopo aver visto aprirsi i suoi occhi le sorrise, e la salutò dandole il buon giorno con un bacio.
Si guardò intorno, ancora assonnata. Era già mattina, e il sole era un poco più in alto dell'orizzonte. I suoi raggi arrivavano a riscaldarli appena, perché l'ombra del cannone li proteggeva da essi impedendone il passaggio.

<< Ti sei persa l'alba. >> le disse Victor, scoccandole un occhiolino e accarezzandole la fronte per scostarle un paio di ciocche ribelli e disordinate dagli occhi.

Lei sorrise, si strinse ancora di più a lui che quindi sogghignò, e rispose, assecondandola.

<< Va bene. Un'altra mezz'ora e poi torniamo. Keiichi dovrebbe già essersi svegliato. >>

Il sorriso sulle sue labbra si allargò. Annuì, cogliendo l'opportunità per sprimacciare ancor di più la testa sul suo cuore, e sghignazzando anche lei si strinse di più al suo amore, che fece lo stesso appoggiandole la bocca sulla nuca e stampandole un paio di leggeri baci, prima di tornare ad osservare assieme a lei lo spettacolo del mare calmo di mattina.
Lo aveva visto molte volte, ormai, da che aveva lasciato SOLDIER.
Ma oggi era un giorno speciale, era la prima volta con lei. E voleva godersela fino all'ultimo istante.

\\\

Keiichi si svegliò alle nove e un quarto del mattino, e la prima cosa che notò fu che ancora i suoi genitori non erano tornati.
Senza preoccuparsi troppo si alzò, si rivestì e dopo essersi lavato la faccia e sistemato i capelli scese di sotto, nella sala da pranzo del locale, dove già qualche altro ospite stava consumando la propria colazione.
Ad accoglierlo furono il sorriso e i modi gentili del vecchio Erick, che attendeva paziente i propri ospiti al bancone assieme a Kei, il suo nipote più giovane e ora anche l'unico. Un bambino di qualche anno più grande di lui che appena lo vide si staccò dal parente per andare a salutarlo.

<< Buongiorno Keiichi. >> esordì Erick, con un sorriso << E ancora tanti auguri. >>
<< Salve! >> rispose con un sorriso lui.
<< Keiichi. >>

Qualcuno lo chiamò, lui riconobbe la voce e sorpreso si voltò a guardare, trovandosi davanti Shin Nishimura con indosso il grembiule blu della sua divisa da cameriere.

<< Oh, sei tu? >> esclamò felice << Signor Shin, vero? >>

Quello sorrise e annui, poi però si guardò intorno preoccupato.

<< E il capitano? Dov'è? >> chiese.
<< Oh, staranno ancora dormendo ... >> fece spallucce l'oste, scoccandogli un occhiolino.

Ma Keiichi tornò a sorridere, scosse il capo e replicò, allegro.

<< Sono scesi in spiaggia stanotte, hanno dormito li forse. >>

I due uomini dipinsero sul loro volto un'espressione comprensiva, e si lanciarono un rapido sorriso.

<< Allora dovremmo preparare loro la colazione. >> aggiunse quindi l'uomo, attirandosi uno sguardo concorde anche da parte di Nishimura << Vuoi iniziare o aspettarli? >> gli chiese quindi.

Keiichi stava per rispondere che li avrebbe aspettati, ma qualcuno l'interruppe.

<< Non sarà necessario Erick, non preoccuparti. >> disse Victor, apparendo alle loro spalle
<< Papà! >> esclamò il piccolo, correndo ad abbracciarlo.

Come sempre Victor si chinò ad accoglierlo, lo strinse forte, quindi si rialzò e concluse, con un sorriso sereno.

<< Io e Hikari saliamo in camera per mezz'ora, il tempo di sistemarci. Puoi preparare il solito per me, e the freddo al gelsomino e una fetta di torta per Hikari. >> quindi guardò Keiichi, e scoccandogli un occhiolino gli disse, complice << Tu prendi quello che vuoi e inizia a mangiare, se hai fame. >>

Il piccolo scosse la testa, continuando a sorridere.

<< Mh, mh. >> replicò << Vi aspetto, fate con calma. >> rassicurandolo.

Victor intenerito gli sorrise, ringraziandolo e pizzicandogli affettuosamente una guancia.
Quindi lo affido alle cure di Erick e si affrettò a tornare indietro, verso la loro stanza, per una breve doccia e un cambio d'abito.
Venti minuti dopo, tutta la famiglia era nuovamente riunita e pronta a godere di una nuova giornata di sole.

***

Sei giorni dopo ...

Un'altra giornata era volata via, l'ultima a Junon per Victor Osaka e la sua famiglia, e calda, pacifica e gioiosa come quelle che l'avevano preceduta.
Se l'erano goduta tutti insieme, giocando in riva al mare, pranzando e trascorrendo in hotel le ore più calde. Ora, che il tramonto infiammava l'orizzonte e sfavillava potente, sul mare e contro la superfice di metallo del forte, l'ex SOLDIER se lo godeva per la prima volta di nuovo in silenzio e in solitaria, lasciando vagare lo sguardo su quei colori intensi, sul loro brilluccichio prezioso e su quanto gli sarebbe piaciuto riuscire a imprimere sulla tela per intero, quello spettacolo meraviglioso.
Ogni giorno diverso, e uno ... uno più bello dell'altro.
"Quando torniamo inizierò a provarci." stava pensando, con un sorriso, quando un'ombra alle sue spalle coprì per un attimo lo scoglio sul quale era seduto, e quindi lui stesso.
Si voltò, e vide avvicinarsi il giovane Shin Nishimura che agilmente, compiendo un paio di balzi da un sasso all'altro, si portò vicino a lui e si sedette alla sua destra, sorridendogli.

<< Uaoo! >> esclamò quindi, guardando anche lui quello stesso spettacolo, per poi concludere entusiasta tornando a guardarlo << E' davvero splendido, non ero mai stato qui. Ora capisco perché le piace così tanto questo posto. >>

Victor sghignazzò, e annuì.

<< Già ... >> rispose, sospirando profondamente e chiudendo gli occhi buttando la testa all'indietro, per godersi l'inebriante sensazione dello iodio marino che invadeva le narici e i polmoni col suo odore pungente e inconfondibile << Sto pensando di provare a dipingerlo, quando tornerò a casa. >>
<< Sul serio? >> chiese interessato a quel punto l'altro << Vorrei vederlo qualche suo quadro, qualche volta. >> commentò

Osaka fece spallucce e gli appoggiò una mano sulla spalla, sorridendo ancora.

<< Vieni a trovarmi allora. >> propose, a cuore aperto << A casa, o alla bottega. Quando vuoi. La porta sarà sempre aperta per te. >>

Accorgendosi solo allora dei suoi occhi lucidi, e di quel peso sul cuore e sullo stomaco che aveva gravato anche lui.
Shin abbassò il volto, annuendo ma mascherando il dolore con un sorriso.
Si diede un po' di tempo, mentre Victor iniziava a ripetersi che poteva resistere.

<< Lo so, capitano ... >> bofonchiò infine << E la ringrazio per questo. Lei, Nigel ... e tutti gli altri. Ma ... >> scosse il capo, ingoiò a vuoto il magone e poi concluse determinato, mordendosi le labbra mentre una lacrima ribelle solcava il suo volto per ricadere in acqua, ad empire l'oceano << ... io non ci torno, a Midgar. >> scosse di nuovo il capo, con più veemenza stavolta << Non voglio tornarci. Sto ... sto bene qui. >>

Victor annuì, comprensivo, togliendo la mano dalla sua spalla, e guardandolo serio negli occhi.

<< Va bene ... >> rispose semplicemente, sincero << Ti capisco se non vuoi tornare. Qualsiasi cosa tu decida di fare, la scelta è solo tua ora, e io la sostengo appieno. Sappilo. >>

Il giovane non poté più resistere. Le labbra s'incrinarono pericolosamente, l'espressione sul suo volto mutò repentinamente, e le lacrime si moltiplicarono, inondandolo.
Osaka prese un sospiro, quindi continuò. Doveva farlo, soprattutto adesso.

<< Ma sappi anche un'altra cosa... >> aggiunse, facendosi forza e trovando coraggio nella voce << Non puoi scappare dal passato, né cambiare quello ch'è stato. Piangi pure, se vuoi, ti farà bene. Ma datti da fare anche. Perché non puoi fare più nulla ormai, per tornare indietro. I morti ... >> si fermò, sentendo il cuore spezzarsi in due nel sentire i suoi primi singhiozzi, e nel vedere i suoi ultimi, vani sforzi di contenersi.

Sospirò, e senza preavviso lo strinse forte in un abbraccio, finendo così la frase, mentre Shin si aggrappava a lui e continuava a singhiozzare, ormai incontrollabile

<< I morti non torneranno più indietro da noi, Shin. Tu puoi solo continuare a vivere cercando di dare un senso a tutto questo, e ignorando ciò che proprio non ce l'ha. >>

Smise di parlare, dandogli il tempo di rimettersi. Ci volle un pò, in realtà. Più del previsto.
Alla fine, quando sentì di poter almeno staccarsi da lui e diminuire i singhiozzi, Shin lo guardò negli occhi e chiese, accettando il suo fazzoletto per asciugarsi le lacrime.

<< L-Lei ... lei ha fatto così? >>

Un sorriso amaro e compassionevole si dipinse sugli occhi dell'ex first. Annuì, tornando a battergli una pacca sulla spalla.

<< Più o meno. >> rispose, aggiungendo quindi scherzoso << Anche se ci ho messo un po' a capirlo, ma comunque ... >>

Shin annuì a sua volta, tornando finalmente a mostrare un timido sorriso.

<< E ... e f-funziona? >> domandò ancora.

Victor sogghignò, gli occhi improvvisamente di nuovo pieni di lacrime. Non rispose. Si limitò ad avvolgergli la nuca con la mano, battendolo con un paterno scappellotto e avvicinando quindi il proprio viso a quello del giovane, che si sciolse infine in un sorriso bello come la commozione che si dipinse sul viso di entrambi, e come l'abbraccio che seguì.
Era una sensazione bella e strana, quella che s'impadronì dell'ex first allora.
Inspiegabile.
Come se suo figlio fosse appena tornato indietro dal viaggio più pericoloso della sua vita, e ora lui potesse finalmente riabbracciarlo. Come se suo fratello minore si fosse appena accorto di aver bisogno di aiuto, di un suo abbraccio, e lui fosse stato l'unico in grado di concederglielo.
Come se ... almeno uno dei suoi tanti errori, per una volta nella sua vita ... fosse stato cancellato, riscattato, e gli fosse stata concessa la possibilità di redimere le sue colpe, per contribuire a riparare.
Era bello.
Impagabile.
Tanto da spingerlo a sentirsi talmente felice da non accorgersi più di nulla, nella luce del tramonto che ora aveva raggiunto la sua maggiore intensità.

<< Signor SOLDIER! Signor SOLDIER! >>

All'improvviso, la voce di un bambino li riscosse, spingendoli a staccarsi e voltarsi. Era stato il fratello di Katashi Nishimura a chiamarli, probabilmente rivolto a Victor che aveva conosciuto quattro anni addietro ormai, durante la sua prima visita a Junon dopo aver lasciato SOLDIER.
Lo osservarono con un sorriso arrampicarsi sulla scogliera, saltellare velocemente verso di loro e poi esordire, affannato.

<< Signor SOLDIER! >>

Si fermò, guardandoli entrambi confuso.

<< A già, ora siete in due. >> rifletté, strappando a entrambi una risatina << Comunque... >> riprese, scacciando l'aria di fronte al suo viso con una mano << Tua moglie e Keiichi ti stanno aspettando per partire. >>

Victor sorrise, annuì.

<< Allora sarà meglio che io vada. >> rispose, battendo un'ultima pacca sulla spalla della sua ex recluta per poi alzarsi e fare lo stesso con lui, scompigliandogli i capelli << Meglio non farli aspettare, il treno è l'ultimo della giornata. >>

Il ragazzino sorrise.

<< Arrivederci, Signor SOLDIER. >> rispose, sventolando in aria una mano << Grazie per aver mantenuto la promessa. >>

Il sorriso sulle labbra di Osaka si allargò di un altro poco. Si portò indice e medio uniti alla fronte, accennando il saluto militare. Infine guardò Shin, e indicando il bambino con la testa concluse, scoccandogli un occhiolino.

<< Buona fortuna, Shin. Prenditi cura di voi, okkey? >>

E il giovane, imitando il suo saluto e prendendo per mano il bambino rispose, annuendo.

<< Lo farò, Capitano. Lo prometto. >>

   
 
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