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Autore: addict_with_a_pen    28/05/2017    1 recensioni
Se dovessi descrivermi con una parola, direi bocciolo, un fiore chiuso non ancora pronto per aprirsi e mostrarsi al mondo, poiché tutti chiusi e nascosti si sta così bene che non ho alcuna fretta di sbocciare. I fiori sono così fantastici, meravigliosi e ricchi di significati che non vedo come una singola persona sulla faccia della terra possa non amarli, ma apparentemente questa mia ammirazione non è vista di buon occhio da nessuno, soprattutto quando sei un ventiduenne introverso che ha finalmente realizzato il suo improbabile sogno di una vita. Ebbene sì, sono un fioraio, e la cosa mi riempie di orgoglio e gioia indescrivibili.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brendon Urie, Ryan Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Piccola nota inutile*
È solo il primo capitolo, ed è stupido, ma da quello che mi sono immaginata credo che più avanti la storia sarà più bella. La trama è comunque semplice e sciocca, però tutto sommato è carina (?).
Datemi una possibilità, vi prego! Ahaha.
Spero vi possa piacere, baci :*


 
 
 
 
 
Quando ero piccolo e mi veniva posta la classica domanda “che vuoi fare da grande?”, io ho sempre risposto “il fioraio”. Ricevevo sorrisi, carezze, perfino risate, ma mai una singola persona che mi chiedesse “come mai?”. Io una motivazione ce l’ho, più di una a dire il vero, ma oramai la mia risposta a questa domanda è cambiata, così che quando da adolescente mi chiedevano “che lavoro ti piacerebbe fare?”, io scrollavo le spalle e andavo avanti per la mia strada.
Sono una persona timida, sensibile, vagamente insicura e perennemente in imbarazzo, quindi il motivo del mio amore per i fiori non è così difficile da immaginare, ma crescendo ho notato sempre più questo disinteressamento totale della gente per le emozioni e i pensieri altrui che mi ha costretto a chiudermi in me stesso e non dire nulla.
Se dovessi descrivermi con una parola, direi bocciolo, un fiore chiuso non ancora pronto per aprirsi e mostrarsi al mondo, poiché tutti chiusi e nascosti si sta così bene che non ho alcuna fretta di sbocciare. I fiori sono così fantastici, meravigliosi e ricchi di significati che non vedo come una singola persona sulla faccia della terra possa non amarli, ma apparentemente questa mia ammirazione non è vista di buon occhio da nessuno, soprattutto quando sei un ventiduenne introverso che ha finalmente realizzato il suo improbabile sogno di una vita. Ebbene sì, sono un fioraio, e la cosa mi riempie di orgoglio e gioia indescrivibili.
Adoro fare mazzi e composizioni, così come adoro consigliare a qualcuno il fiore ideale per la situazione, ma amo soprattutto sentire le motivazioni e le spiegazioni dei clienti quando pongo loro la domanda “per che occasione devi usarli?”. Sono timido, okay, ma non per questo non posso farmi un po’ gli affari degli altri. È una specie di legge, se entri nel mio negozio allora sei obbligato a dirmi cosa te ne farai dei miei fiorellini, se li tratterai bene, se li regalerai alla nonna piuttosto che alla fidanzata e, soprattutto, se anche tu come me pensi che siano stupendi.
Sono una persona strana, ammetto, ma la pace e l’equilibrio interiore che sento quando sono assieme ai fiori è qualcosa di indescrivibile e il mio scopo al mondo è far capire anche agli altri quanto importanti essi siano per vivere bene.
Mi piace il mio lavoro, lo amo, e non cambierei nulla della mia vita… o quasi. Ho già detto di essere una persona strana e appunto per questo motivo la gente tende a starmi alla larga e relazionarsi con altri. Ricorderò per sempre le risate e le prese in giro di un gruppo di ragazzi a una festa in seconda liceo, l’unica a cui sia mai andato, dopo avermi visto vestito con una camicia a fiorellini e un fiore giallo dietro l’orecchio. Mi chiamavano ‘frocio’, ‘finocchio’, ma non me la sono mai presa più di tanto, capendo che io e le relazioni non siamo fatti per andare d’accordo. Preferisco di gran lunga stare in un bel campo di papaveri rispetto che in un bar e fino ad ora la solitudine non mi ha mai dato più di tanto fastidio, ma ultimamente ad ogni mazzo di rose venduto non ho potuto evitare di chiedermi cosa si provi a stringere la mano di qualcuno nella tua, ad essere abbracciato o a ricevere un mazzo di fiori come quelli che vendo.
Io non sono mai stato un tipo da rose però, non le ho mai amate così tanto, le trovo banalmente romantiche poiché ci sono centinaia di altri fiori che, secondo il mio parere, sono molto più belli da regalare, come ad esempio l’ibisco. È un fiorellino così delicato, così fragile e puro, ma allo stesso tempo così bello da mozzarti il fiato. Ricordo quando ero bambino e mia madre ne aveva portato a casa una piantina e di come il giorno in cui si è aperto il bocciolo io sia stato tutto il tempo a fissarlo imbambolato. Quando l’indomani l’ho trovato morto, ho pianto tutte le mie lacrime e pure io come il fiore mi sono sentito morire. Così bello e così effimero, ancora oggi non riesco a capire come mai non gli sia concessa una vita più lunga. Mi ci rivedo molto in lui, mi ci rivedo in quel piccolo bocciolo di ibisco, ma al suo contrario io non voglio morire così giovane ed è molto probabilmente questo il motivo per cui ancora non sono sbocciato, per cui non ho iniziato a vivere.
“Buongiorno!”
Un ragazzo sorridente entra nel negozio facendomi sussultare con il suo tono di voce decisamente alto e squillante. È raggiante e io sono stra curioso di capirne il motivo.
“Oh scusa, non volevo farti spaventare!” ridacchia dopo aver visto la mia reazione “Solo che sono euforico oggi! Non posso evitare di urlare!”
Sorrido davanti alla sua solarità e allegria e gli faccio segno di ‘non importa’ con una mano.
“Che cosa stavi cercando?” Chiedo non perdendo il sorriso e vedendolo cominciare a guardarsi attorno come un bambino in un Luna Park.
“Oww non ne ho idea!” dice con un tono di voce se possibile ancora più alto di poco fa “Rose? Non lo so, forse sono troppo banali… Qualcosa per far colpo!”
Questa è la prima volta in mesi in cui qualcuno non fa di testa sua ma mi chiede un minimo di aiuto, così che scompaio in mezzo ai fiori e cerco di trovare il mazzo ideale per ‘fargli far colpo’ come da lui chiestomi.
“Ecco qui…” gli allungo un mazzo di tulipani da dietro il bancone “I tulipani dovrebbero essere perfetti.”
“Tu dici?” Mi chiede afferrandoli e portandoseli subito al naso per annusarli.
“Beh, sono i fiori ideali per dire a qualcuno che ti piace, sono un s-simbolo di amore…” mi schiarisco la voce, cercando di non imbarazzarmi “Non ti piacciono…?”
“Li adoro! Sono allegri, poi l’arancione mi è sempre piaciuto!” mi rivolge un altro sorriso meraviglioso “Pensi che siano quelli giusti allora?”
“Io credo di sì…” mi punto le mani sui fianchi e faccio spallucce “A me piacerebbe riceverli…” mi lascio scappare dalle labbra, anche se so alla perfezione che il mio parere poco importa e che soprattutto nessuno mi ha chiesto di esprimerlo.
“Allora mi fido!” E mi fa l’occhiolino.
Questo ragazzo è estroverso, tanto estroverso, e io sono introverso, troppo introverso, così che arrossisco all’istante e incrocio le braccia al petto in segno di difesa, rivolgendogli un sorrisino nervosissimo ed evitando a tutti i costi il contatto visivo.
“Quanto ti devo?” Chiede dopo che mi sono riavuto dalla mia ondata di imbarazzo.
“Oh t-tredici dollari.”
Mi allunga una banconota da venti e mentre gli preparo il resto la mia mente non può che cominciare a riempirsi di dubbi e farmi sentire fuori posto, come se avessi detto o fatto qualcosa che non va. Tipico, è nel mio carattere il farmi divorare dai dubbi anche quando non ce n’è bisogno, non posso evitarlo.
“Beh, spero che le piacer-”
“Oh, è un lui a dire il vero” sorride trasognato “E comunque tu hai detto che ti piacerebbe riceverli, e io mi fido del tuo parere!”
Questo sarebbe un buon momento per sorridere, dare il resto e salutare, ma io non ho ancora finito di mettermi in imbarazzo con le mie stesse mani, così che continuo col mio discorso.
“Non devi fidarti di me, nel senso, d-devi perché è il mio lavoro, ma non ho mai ricevuto un mazzo di fiori, quindi non so che effetto faccia riceverne uno di tulipani, di rose o-o di garofani, piuttosto che di cal-”
“Non hai mai ricevuto un mazzo di fiori!?”
È distrutto, totalmente sconvolto da quello che ho appena detto e la sua espressione è a metà fra la delusione e l’incredulità. Naturalmente, arrossisco.
“N-No…”
“Oww ma sei così carino! Com’è possibile?” sempre più rosso “Bisogna rimediare, tieni! Non è un mazzo, ma voglio comunque regalartelo.”
Questa situazione è fuori luogo, mai mi era successo di trovarmi davanti a un cliente che mi regala un fiore che gli ho appena venduto e non ho idea di come reagire.
“N-Non è necessario, non preoccuparti.” Cerco di dissimulare l’imbarazzo con un sorriso tiratissimo.
“Ma io voglio regalartelo, perché mi hai aiutato e perché tutti meritano di ricevere almeno un fiore in regalo nella loro vita.”
“Davvero, non mi-”
“Sssht, ho deciso!” mi sorride per la millesima volta, piantandomi il fiore direttamente in mano “Come ti chiami ragazzo-fiore?”
Abbasso lo sguardo, oramai bordeaux in viso, e mormoro un “Ryan…” a bassissima voce.
“Bene Ryan, siccome oggi per me è una giornata bellissima e siccome sono felicissimo, voglio che lo sia pure tu!”
Estrae un altro fiore dal suo mazzo e, senza che io possa far nulla per impedirlo, mi ficca in mano pure lui.
“Riprendili! Non mi serv-”
“A presto Ryan! Grazie mille!” E se ne va.
Sono immobile, non riesco a far nulla se non fissare i due tulipani che ho in mano e chiedermi cosa e se sia davvero successo che un ragazzo mi abbia appena regalato due fiori. Io… Io non posso accettarli, non sono fatto per ricevere gioia, ma solo per darla agli altri, ma come poteva saperlo?
Quel ragazzo è pazzo, gioioso e felice quanto il Sole, rumoroso ed esplosivo quanto una bomba, così che se dovessi associarlo a un fiore direi che è identico a un girasole.
Mi piace paragonare le persone ai fiori, mi piace capire a primo impatto che genere di persone siano e associare loro un fiore, così che l’uragano di gioia che è appena uscito dal mio negozio non può che essere un girasole.
In casi come questi, mi sento un po’ più pronto a sbocciare.
  
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