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Autore: _f r a n c y_    29/05/2017    3 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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N.B.: PLEASE, LEGGETE PRIMA IL 48! È la prima parte ed è muy importante!



Un picchiettio sulle assi della finestra.
Tenten sussultò, realizzando soltanto allora che anche la seconda candela si stava consumando.
Dagli interstizi nel legno non ammiccava più la luce grigia del giorno. Era buio, ormai.
Tenten si accostò alla finestra, annichilendo il rumore dei suoi passi. Attese di udire la parola d'ordine, modulata dalla voce setosa di Hoshiko. Invece dalle assi ne filtrò una maschile ed incolore:
- Sono il Gran Sacerdote.
Tenten spinse indietro il chiavistello prima ancora di pensare di farlo.
Mentre Neji stava accovacciato sul davanzale, la fiamma non riusciva a toccarlo. Lambì a malapena i suoi lineamenti persino quando saltò all'interno. Ciononostante gli occhi di Tenten non rinunciarono nemmeno ad un secondo per osservarlo. Quando vinsero sull'oscurità e percorsero il suo mento rasato, il naso dritto, fino a risalire alle iridi di neve, scoprì che lui aveva fatto lo stesso.
- Credevo... - sussurrò Tenten. - Hoshiko aveva detto che eri sparito alla sua Vista. Temevamo che fossi...
- Mi ha riferito del vostro incontro, così come dell'appuntamento che avevate questa sera. Ho preferito sostituirla.
- Certamente. Perché sei un maniaco del controllo. Perché tu saresti stato "all'altezza" e avresti preso "ogni precauzione".
Lui accennò ad un sorriso e, in tutta risposta, pose una mano sulla persiana che Tenten stava tenendo ancora spalancata fra di loro e la richiuse. Per non ammettere la propria mancanza, lei non spezzò il contatto ed assecondò il movimento. Sulla superficie scheggiata del legno, la temperatura della mano di Neji si irradiò verso quella di Tenten.
Dopo una giornata trascorsa a cingere la pelle fredda di Sango, l'eposizione al calore di un corpo umano le diede le vertigini. Avrebbe voluto accasciarvisi sopra. Per incresparvi un sorriso o per incendiarlo con le lacrime.
Si rese conto di essersi chinata quando il respiro di Neji le vorticò nell'orecchio. Grave, tangibile mentre raschiava l'oscurità. Colò lungo il suo collo, e Tenten tornò nella camera in cui le aveva disegnato i sigilli. Ai minuti in cui le aveva soffiato sulla schiena.
I capelli della frangia stavano già arricciandosi contro la stoffa del suo kimono, quando il fango si invischiò di nuovo fra le sue gambe.
Tenten si ritrasse.
- Come sta Sango? - domandò Neji.
Tenten si volse a guardarla, invano.
- Non si è ancora svegliata. L'infermiera ha detto che dovrebbe... dovrebbe... - Non era in grado di pronunciare quelle parole ad alta voce.
- Sopravviverà.
Tenten non poté sganciarsi dai suoi Occhi, mentre puntavano verso il letto.
- È passata vicino al nostro rifugio. Due giorni dopo la tua partenza verso il monastero.
Neji si voltò verso di lei. Tenten ritirò le labbra fra i denti, per impedirsi di continuare. Non voleva dare voce a quell'insinuazione, sarebbe stato insopportabile per entrambi. Inoltre, con lui non era necessario aggiungere altro.
"Non hai ancora recuperato la Vista, non dovresti partire!"
"E' l'unico vantaggio che possiedo, non c'è tempo per le esitazioni."
"Se avessi saputo che per salvare te avrei dovuto sacrificare lei, ti avrei dato io stessa il colpo di grazia!"
Tenten non avrebbe voluto serbargli rancore. Non questa volta. Le sue carni però si torcevano su loro stesse, quasi qualcuno le stesse rivoltando con un ferro rovente, e appena lei provava ad ignorarle si torcevano più strette.
Un paio di giorni. Se lui avesse rimandato anche solo di un paio di giorni, avrebbe Visto Sango addentrarsi in quella terra maledetta.
Lei aveva rinunciato alla sua Famiglia per proteggerlo, e lui non era stato nemmeno disposto a rimandare di qualche ora il furto di un libro.
Neji si girò completamente. Aveva capito. Lui e quelle insidiose quanto irrinunciabili iridi di neve capivano sempre.
- No. Non prendere decisioni avventate.
- Questo... questo non è il mio mondo.
- Aspetteremo che Sango si rimetta in forze. Ho raccontato tutto all'Hokage, compresa l'innocenza di lei e del suo compagno. Verranno bendati e portati fuori sal Villaggio, fino ad un punto anonimo fra gli alberi. Poi saranno liberi.
Tenten assentì con un cenno del capo.
- Shikamaru è l'unico ad aver inuito che conosco Sango, ma non ha approfondito e posso garantirti che porterebbe quel sospetto con sé fino al termine dei suoi giorni. Quanto alla tua esistenza, ne sono informate solamente Hoshiko e Sakura, ma persino una persona selvatica come te deve aver afferrato quanto siano affidabili.
Avanzò lentamente, ma lei arretrò.
- Posso trovare una sistemazione sicura per te quanto per lei.
Tenten scosse il capo.
- No. Non voglio restare in questa terra.
- Ho dei contatti nell'Ovest. - insistette lui e quasi si poteva udire la sua frustrazione mentre invocava la sua razionalità. Mentre la supplicava di permettergli di avvicinarsi.
Tenten lo studiò. Era diverso. Indossava un kokegi bianco, estraneo a strappi, macchie o pieghe non previste. Abiti che si calavano sul suo corpo come su quello di qualsiasi altro Hyuuga e non mormoravano nulla di lui. Abiti sui quali i capelli, nerissimi e pettinati, creavano un contrasto che sembrava disegnato da un artista estraneo alle sfumature.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti al fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta. Soprattutto, a cui non voleva appartenere.
Nella sua lenta agonia, la luce della fiamma colmava lo spazio fra di loro. Un fiume di luce che spaventava come un abisso.
- Tenten, a cosa stai...?
- Perciò ti hanno scagionato?
- Sì. Il capoclan e l'Hokage mi credono, finalmente. Gli Anziani potrebbero venire spogliati della loro autorità.
- Io ho riavuto Sango. - replicò lei, sfiorando la coperta immobile. - Abbiamo raggiunto i nostri scopi. Il nostro accordo è sciolto.
- Questo non significa che tu debba lasciare la Foglia senza una destinazione precisa. Sango avrà bisogno di un rifugio facile da raggiungere e protetto al tempo stesso. Io posso ancora aiutarti.
- Ma non devi. Non hai più debiti nei miei confronti e né Sango né io abbiamo simili aspettative. Lei ed io ricominceremo dal principio, con le nostre sole forze. Come avrebbe dovuto essere. Quindi, per favore, placa il tuo senso del dovere.
- Non è per senso del dovere che ho bussato a quella finestra!
Quello di Neji fu un sussurro, ma mai parole bisbigliate erano risuonate tanto gridate.
Qualsivoglia debito di riconoscenza aveva smesso di guidare i gesti di Neji dall'istante in cui aveva sospettato che Tenten fosse ancora a Konoha. In quegli esatti minuti, mentre si trovava con lei, avrebbe dovuto sedere nel suo alloggio a Villa Hyuuga, in osservanza degli ordini impartiti dall'Hokage.
- Che cosa significa? - Tenten abbozzò una risata. - Che siamo amici? D'accordo, allora in quanto tua "amica" ti chiedo di rispettare la mia volontà. Sono in grado di difendermi e anche Sango lo sarà di nuovo, appena si sarà rimessa in piedi. Lo hai forse dimenticato?
- No... Ovviamente no.
- Allora non dovresti preoccuparti. Hai accettato che il tuo compagno di squadra ed il tuo sensei partissero, perché non puoi fare lo stesso con noi? Perché vuoi imporci un aiuto che non ti stiamo chiedendo?
L'affetto che provava per Tenten condivideva poco con quello che aveva indirizzato verso la sua squadra. Era più prossimo al sentimento che aveva nutrito per Hinata-sama, ma meno controllato.
Esatto, il controllo. Ne aveva smarrito ogni traccia. Il sentimento che lo scuoteva lo rendeva impaziente e attizzava la sua tracotanza, spingendolo a violare un coprifuoco dettato dal suo Kage in persona, con la sicurezza di non essere scoperto. Tutto pur di non perdere quell'incontro soffocato tra le pareti dell'appartamento di Haruno.
Era abbastanza esperto della vita e degli esseri umani, attraverso i racconti delle esperienze altrui, da poter attribuire un nome a quella emozione.
- Non potrò varcare il perimetro di Villa Hyuuga una seconda volta, nei prossimi giorni, - disse infine, con il tono tiepido di sempre, - e questo... mi... spaventa. - Affrontò gli occhi di Tenten, dilatati nell'udirlo ammettere quanto più gli era odioso: una paura. - Ho imparato a conoscerti, Tenten: ti allontanerai il più possibile dalle Terre che ti hanno ferita. Il Fuoco, l'Ovest, il Nord. Per te ricominciare equivale a strappare ogni legame e andrai dove neppure io potrò Vederti. Per quanto oggi sia un giorno di gloria per la mia casata, questa consapevolezza è sufficiente a comprometterla.
Per un intervallo che parve di minuti interi, ricevette in risposta il silenzio della stanza.
- Mi... mi dispiace, - fece infine Tenten, - ma io... dopo quello che è accaduto a Sango, non posso rimanere. Siamo tornati alle nostre famiglie, Neji. Non è ciò che più conta?
Neji non dedicò altro fiato all'argomento. Tenten non avrebbe capito. Non poteva capire.
Forse, se le avesse detto del bacio... Il bacio che lei non poteva rammentare, ma che aveva corrisposto e del quale forse era sopravvissuta una sensazione, impressa sulle labbra?
Confessarle quell'episodio avrebbe però comportato esporsi apertamente, e nelle vesti peggiori al contempo. Mostrarsi a lei come l'uomo impulsivo che gli aveva appena pregato di non essere.
Doveva rientrare alla Villa prima che si accorgessero della sua assenza. Il tempo a loro disposizione era finito.
Le disse che sarebbe stata Sakura Haruno a determinare quando Sango avrebbe potuto lasciare la Foglia. Aggiunse che si sarebbero occupati loro di inventare una copertura per i due Hyuuga che Tenten aveva sedato, così come per la sparizione del secondo sospettato. Avrebbe dovuto ripresentarsi alle guardie, per essere scortato all'esterno insieme alla rossa.
Quanto a Tenten, dopo la partenza di Sango Hoshiko l'avrebbe aiutata a raggiungere la casa del sensei Maito e da lì a sgusciare fuori. Indicandole la strada per ricongiungersi a Sango.
Neji salì sul davanzale e si voltò verso di lei.
- Buona fortuna.
- Anche a te.
Neji calò sul tetto della casa vicina e si amalgamò con la notte.
Tenten rimase a fissare la cornice vuota della finestra per qualche istante. Delusa dalla mancata raccomandazione di lui di richiuderla subito. Eppure era certa che non avrebbe perso l'occasione per rinfacciarglielo.
D'un tratto, si scoprì inquieta. Aveva la sensazione di non aver compreso quanto era appena accaduto fra loro. 
Neji aveva tentato di dissuaderla, lei si era opposta, lui aveva rinunciato.
Avrebbe dovuto essere arrabbiato, tuttavia non vi era stata rabbia nel suo addio. Piuttosto, rassegnazione. Priva però di serenità.
Addio.
Neji aveva evitato di pronunciare quella parola. Per la seconda volta.
Perché?



Aveva desiderato a lungo che gli occhi di Sango si schiudessero, ma quando successe fu comunque colta impreparata. Tanto da non trovare la voce e nemmeno lacrime.
Fu la rossa a parlare per prima.
- La mia piccola guerriera. - mormorò, esausta. - Eccoti, finalmente. Ti stavo cercando.
- Lo... lo so.
- Perché sei così magra? Potrei usare i tuoi zigomi per aiutarmi a sollevarmi.
- Ho... avuto dei contrattempi. Sango, siamo in casa di un'infermiera adesso. Le accuse contro di te sono cadute.
- E il tuo ninja? Quello per cui hai attraversato tre Terre?
Le lacrime arrivarono. Per ciò che avrebbe dovuto dire a Sango, e forse anche per quella domanda; Tenten non voleva scoprirlo. C'era già troppo dolore fra quelle pareti.
Liberò la mano di Sango e si asciugò il viso, ma ottenne soltanto di pitturarlo con quell'acqua capace di bruciare la pelle.
Era la prima volta in cui Sango la vedeva piangere ed ebbe il serio timore che soffocasse nei singhiozzi.
Si riappropriò di una delle sue mani e la strinse fino alle ossa.
- Non sei costretta a dirmelo. Le ho sentite, quelle due donne, mentre mi salvavano la vita. È stato per pochi secondi, ma mi sono svegliata... e le ho sentite.
Tenten smise di respirare. La fissò atterrita.
Sango accennò un sorriso, il riflesso della fiamma che tremava su suoi smeraldi.
- So di non poter più cantare al mio grembo. So che è... vuoto ora.
Diamine, quanto avrebbe voluto non doverla correggere.
- Hanno anche detto che... che non potrai più...
Sango chiuse gli occhi e affondò con la nuca nel cuscino. Come quando non si era fatta travolgere dalla morte di Hirono, non emise un lamento.
- Di che sesso era? - chiese semplicemente. - Un maschio o una femmina?
La mano di Tenten tremò nella sua. Sull'intreccio di dita caddero gocce roventi.
- Un... maschio.
La rossa si voltò verso la sorella e la scoprì a mascherare il pianto dietro ad una manica. Sorrise.
- E allora perché piangi? Era "soltanto un Uomo, in fondo" e "gli Uomini sono tutti uguali". No?
Tenten fece per svincolare la mano, per nascondersi anche dietro all'altro braccio, ma Sango la tirò verso di sé. Portò il suo capo sul proprio seno e le bagnò di lacrime i capelli nodosi.
Così le scoprì Sakura Haruno, quando rincasò. Addormentate, ma ancora strette in un abbraccio intessuto di disperazione ed abbandono.
Due creature senza radici che potevano sopravvivere soltanto prendendosi cura l'una dell'altra.
_______________________________________________







Ok, sarò schietta. Nei prossimi giorni mi riserverò di riscrivere qualche frase, perché certi passaggi non mi entusiasmano. Il contenuto però è questo.
Ho scritto il 70% del capitolo sul treno, questa settimana, e il restante oggi, impazzendo per mantenere Neji e Tenten IC.
Mi riserverò anche di rimpolpare le note dell'autore, perché ora le sto scrivendo al volo.

Questa è la fine della prima parte. Delirio, lo so. Di questo passo, faremo in tempo a mettere tutte e tutti su famiglia prima che si arrivi alla fine della storia, ahahah. (Non c'è da ridere)

Grazie a tutti quelli che ancora mi leggono! E un grazie ancora più grande a chi ha recensito!

francy
  
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