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Autore: Infected Heart    29/05/2017    1 recensioni
They took the midnight train, goin' anywhere...
Ho immaginato il primo incontro tra Cory e Lea, e sognato tutto ciò che ne è seguito.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LEA POV
 
Caldo, soffice, comodo. Profumato. Ecco, se ci fosse un Paradiso, è così che lo immaginerei.
Mi raggomitolo in questo nido confortevole, e ad un certo punto sento delle labbra posarsi sul mio capo. Apro a fatica gli occhi e sbatto le ciglia, impastate dai residui di mascara. Cerco di allungare la schiena, e due braccia mi prendono per i fianchi, aiutandomi.
Un momento, io questa scena l’ho già vissuta.
Incrocio le mie dita alle sue, ma subito dopo mi salta all’occhio un “piccolo” particolare: il suo orologio da polso segna le 12 e un quarto.
 
-Merda. Merda, merda, merda!-
Ok, ora sono decisamente nel panico. Sarò licenziata.
 
-Ehi, mi spieghi perché ogni volta che dormiamo insieme ti svegli con quella parola in bocca?-
 
Ma ci è o ci fa? Gli dò un’occhiata di fuoco.
 
-Cory, non so come dirtelo. Sono le 12 e un quarto, e io e te non abbiamo più un lavoro. -
 
Lo vedo sbiancare in volto.
 
-Non siamo rimasti addormentati. E’ solo un incubo. Dimmi di sì, ti prego.-
 
Con il cuore in gola, gli espongo l’unica cosa da fare.
 
-Abbiamo un’ora per prepararci, andare in studio di registrazione e sperare che almeno ci diano la possibilità di scusarci.-
 
Prendo il telefono, e mi viene un colpo: 85 chiamate perse dai vari capi/colleghi del cast, 129 messaggi di più disparata natura.
Mentre io e Cory eravamo nelle lande di Morfeo a suonare l’arpa.
Mannaggia a me che non metto mai la suoneria.
Provo a chiamare Ryan, e trattengo il respiro, pregando che perlomeno non mi butti giù il telefono.
 
CORY POV
 
Arriviamo allo studio e, prima di entrare, ci scambiamo un’occhiata di panico speranzoso.
Faccio l’uomo della situazione, mi avvicino alla struttura e cerco di aprire la porta d’ingresso.
Faccio diverse volte su e giù con la maniglia. Niente, è bloccata.
 
-Lascia, provo io.- Mi dice Lea, nervosa.
 
Ovviamente anche il suo tentativo è inutile.
 
-No, ma non è possibile. Ci deve essere un altro modo.-
 
Testarda, continua a trafficare con la maniglia ed esamina altri componenti della porta. Cerca di forzarla in ogni modo possibile, invano.
 
-Lea, lo sai che se continui così, oltre a licenziarci, ci chiedono pure i danni?-
 
-Certo, è più facile rimanere lì con le mani in mano, no? Prova a chiamare qualcuno, per favore!-
 
Ha le gote arrossate dallo sforzo, e si toglie una forcina dai capelli.
 
-E tu, sempre per favore, non dirmi che stai per fare come in uno di quei cliché da film. Tanto non funzionerà mai.-
 
Mi viene da ridere, e lei se ne accorge.
 
-Vediamo se riderai ancora, da licenziato.-
 
Dai, però con tutta questa rigidità non si può andare avanti.
 
-Ok, allora facciamo una cosa: dai a me. Quando ero adolescente, io e i miei fratelli ci divertivamo a scassinare il frigobar di papà.-
 
-Ah, ecco! Allora si spiegano molte cose.-
 
-Non sai quante.-
 
Ingoio il rospo, e mi limito ad aggrottare la fronte, guardandola storto.
Va bene che è impulsiva, ma un po’ di sensibilità in più non guasterebbe.
 
Sovrappensiero, inoltro la chiamata ad ogni persona coinvolta in Glee. Nessuno si degna di rispondere, e la preoccupazione è ormai palpabile.
 
Mi guardo attorno, e noto che sui lati dell’edificio ci sono altre porte. Magari siamo fortunati, e una di quelle non è chiusa a chiave.
Provo ad aprirle, e finalmente un uscio si spalanca.
Entro, e Lea non ha il tempo di mettere piede all’interno che le nostre orecchie vengono assordate da un allarme.
Mi guarda con gli occhi sbarrati e, in men che non si dica, ci ritroviamo circondati da poliziotti in divisa.
Vedo la mia compagna di sventura venire ammanettata con le mani dietro la schiena, e la solita formula di rito.
I suoi occhi fiammeggiano di rabbia, e stranamente non proferisce parola.
Io, invece, tento di spiegare.
 
-Non è come sembra! Siamo cantanti, stavamo venendo al lavoro…-
 
-In uno stabile completamente chiuso e con allarme inserito?- mi chiude il poliziotto.
 
Non posso fare altro che affastellarmi con le parole.
 
-Ci deve essere qualche errore, guardi sul mio telefono, avevamo appuntamento qui con la crew e i produttori alle…-
 
-Risparmi le parole per la centrale, le conviene.- Non mi lascia finire, e conclude lui questo misunderstanding momentaneamente senza via d’uscita.
 
Mentre due uomini a testa ci scortano fuori dallo studio, vedo Lea dimenarsi, in modo piuttosto furioso.
 
Incredibile, non smette di lottare nemmeno in una situazione come questa.
 
Uno dei poliziotti che la ha in custodia, sfila una pistola e gliela punta alla nuca.
 
-Le ricordo che siamo armati, e che può farsi seriamente male.-
 
L’altro, inizia a sogghignare.
 
-Ma dove crede di andare, il nano da giardino?-
 
Si guardano e iniziano a ridere di gusto.
 
Eh no, eh. Anche gli sfottò, no.
 
Sarà pur un nano da giardino, ma un nano da giardino talentuoso e sexy.
 
Prima che io possa anche solo prendere le sue difese a parole, sento un “Ahia!”, e la scena che mi si presenta davanti è un tacco a spillo che si conficca nel piede del poliziotto.
 
-Questo le costerà come oltraggio a pubblico ufficiale.- dice l’uomo, dopo che si è ricomposto, trattenendo le lacrime con dignità.
 
Beh, di certo è una donna che si sa difendere da sola.
 
L’unica che mette i tacchi a spillo per andare a registrare musica, ma sorvoliamo.
 
Raggiungiamo una macchina nera, e ci spingono dentro a forza.
 
Siamo seduti vicini nel retro; mi avvicino a lei e cerco di accostare il dorso della mia mano alla sua, per confortarla. Lei mi guarda, e appoggia il suo al mio, per quanto riesce.
 
Uno dei poliziotti sale dal lato del passeggero, e si gira verso di noi.
 
-Ci ha raggiunti il capo della polizia, e vi condurrà lui in centrale.-
 
 
LEA POV
 
-JONATHAN, QUESTA ME LA PAGHI! -
 
Ancora non ci ho capito molto, ma è sicuro che quello screanzato del mio migliore amico mi deve qualche seduta di Spa, per farmi riprendere dall’infarto che mi ha quasi fatto prendere con questo scherzo di cattivissimo gusto.
 
-E dai, non sei contenta? Ora siamo colleghi!-
 
-Eh?-
 
Splash
 
Il mio viso viene completamente bagnato da una pistola ad acqua.
 
Cory scoppia a ridere a crepapelle, insieme a Jon e al finto poliziotto, che ora si toglie il cappello. Guardando meglio, faccio caso al pacchianissimo distintivo di plastica, incollato col velcro sulla sua camicia blu.
 
Ok, adesso ha l’aria molto meno minacciosa.
 
Non riesco a trattenermi ed esplodo anche io in una risata, che risulta quasi isterica a causa della tensione accumulata.
 
Mentre si apre lo sportello della macchina rifletto sul fatto che le auto della polizia non sono di certo anonime auto nere. Che babbei siamo stati, a cascare nel tranello con tutte e due le scarpe! Come se non bastasse, dalla portiera appare Ryan, con un ghigno malefico stampato sul volto.
 
-Magari adesso potete anche liberare i due piccioncini.-
 
Io e Cory ci guardiamo, e poi torniamo ad abbassare il viso, arrossendo.
 
-Bene, ragazzi! Ora ci dite il motivo di tale ammutinamento?- ci chiede il nostro caporal maggiore, di fronte a tutto il cast.
 
-Non ha suonato la sveglia.- risponde semplicemente Cory, con un’alzata di spalle e mani costernate.
 
-La sveglia di tutti e due?-
 
Ok, la faccenda si sta facendo molto più che imbarazzante.
 
-No, lei è solo mia.- Dice Jonathan, poi, a grandi passi, mi si avvicina e mi bacia, in una scena degna dei più grandi film d’amore.
 
Lo guardo negli occhi e scoppiamo a ridere.
 
Lui è gay fino al midollo, ma gli altri non lo sanno.
Certo, il fatto che sia un macho da paura, con ricci da principe Disney e meravigliosi occhi azzurri, la dà facilmente a bere a chiunque.
 
E il fatto che io abbia perso la verginità con lui tre anni fa, anche questo è un dettaglio irrilevante.
Eravamo i protagonisti del musical Spring Awakening[1], e una cosa ha portato all’altra.
Dannata chimica artistica, e non solo.
Avevamo deciso di fare i ribelli, dormendo in teatro dopo l’orario di chiusura. Le grandi tende del sipario a nasconderci dai controllori, e…
 
Di sicuro ci ho guadagnato un amico per la vita, che mi è stato vicino in tutti i momenti migliori e peggiori.
 
Mi fa effetto ritrovarmelo qui, ma sicuramente è una cosa buona. Dopotutto è anche grazie a lui se ho l’opportunità di recitare in questo show del tutto particolare.
 
-Ragazzi, avete pagato pegno a sufficienza, e ora si va seriamente al lavoro. Ah, dimenticavo di fare le presentazioni! Cory, questo è Jonathan, e avrà una parte nel nostro show. Alle prossime table reading, i dettagli. Oggi è venuto per vedere come funzionano le cose nel nostro piccolo mondo… ma in fondo è un po’ già di casa, non è vero, Lea?-
 
-Quindi, come protagonista posso prenderti a calci in culo quando voglio.-
Gli faccio la linguaccia e rido di gusto, sollevata.
Meno male che io e Cory per questa volta l’abbiamo scampata.
 
Lo vedo stringere la mano a Jon e sorridere, rigido.
 
Entriamo nello studio, e orgogliosamente ascolto il nostro gigante buono dare il meglio di se.
Ha il dono raro di chi ha la musica nel DNA, un dono che i più prestigiosi maestri non possono insegnare: la spontaneità.
Potremmo fare mille esercizi per migliorare la qualità del suono, ma l’intenzione con lui è sempre buona alla prima.
 
CORY POV
 
Lei ride, scorata, con quel suono inconfondibile.
 
Quanto mi piace.
 
Mi irrigidisco, appena realizzo questo pensiero.
No. Cory, ricordati: a quanto pare sei di troppo.
 
Eppure con lei non ho bisogno di fingere.
Posso essere come sono, senza vergogna.
Ha compreso, mi ha stretto la mano, e non ha più fatto domande.
Mi sta vicina in silenzio, ogni volta che mi vede sotto pressione.
Prende il mio posto quando capisce che ho ritmi troppo serrati; quando possibile, chiede a Ryan di distribuire in modo più omogeneo le nostre prove. Mi aiuta col canto.
É fuor di dubbio che è nata per questo universo parallelo, che ha delle leggi tutte sue.
Sembra essere l’unico tempo e spazio in cui riesce a lasciarsi andare, e non posso ignorare che ridiamo, ridiamo tanto, in un continuo gioco di frecciatine e sgambetti.
Anche adesso, mentre a malapena riusciamo a registrare Smile di Lily Allen. A metà canzone abbiamo iniziato a farci il solletico a vicenda, e non riusciamo più a smettere.
 
-Lalala lalala lalala lalala lalala…- Cantiamo insieme.
 
Le faccio l’armonia una terza sotto, e lei mi pizzica il fianco, mentre si dondola davanti al microfono. Noto come tiene la testa rigorosamente ferma, per garantire una buona presa della voce.
Ecco, un’altra cosa da imparare.
 
Lo so che non sta solo recitando, che non sta solo facendo pratica. Lo sento.
Il cervello, invece, mi ricorda che non è il nostro momento.
Eppure la guardo sorridere, felice, mentre canta e gioca con me.
L’unica cosa che mi viene in mente è:
 
-Go ahead and smile…-
 
E con questa frase concludiamo la canzone e le registrazioni di questa strana giornata, mentre la sento ridere sotto il tocco delle mie dita.
 
LEA POV
 
Sono le nove di sera, e abbiamo appena lasciato lo studio di registrazione. É stato un pomeriggio divertente, tra produttori in maschera e complicità.
 
Noi ragazzi prendiamo alcuni taxi per tornare alla Fox, e mi ritrovo con Cory e Jon nella stessa vettura.
Le battute tra i due sono caute e cordiali quanto tese.
Osservo Cory stringere i pugni e mordersi le labbra nervosamente, mentre dico a Jon che per stanotte lo ospito nella mia roulotte.
Ryan non ha fatto in tempo a trovare una soluzione alternativa, e visto che domani mattina Jon assisterà alla nostra table reading, starà da me.
 
Sospiro, e fingo di non farci caso, mentre pago il taxi e scendiamo dalla macchina.
 
Entriamo da uno dei cancelli sul retro e faccio qualche passo in avanti, per dare modo ai due attori di parlare tra di loro. Nel frattempo ci raggiungono anche gli altri colleghi e, camminando, arriviamo ad un piccolo capanno per le attrezzature di scena. Stiamo per darci la buona notte, quando sento una specie di fruscio.
 
-Sssh!- intimo agli  altri. –Ho sentito un rumore.-
 
Non dobbiamo attendere molto, perché nel silenzio si percepiscono distintamente altri fruscii e versi simili a quelli di un neonato.
Ci guardiamo attorno e vediamo alcune scatole di cartone accantonate all’edificio, di fianco alla spazzatura.
 
Mi avvicino e… un paio di stupendi occhi verdi mi osservano, spalancati.
 
 
N.d.A.
 
Dopo più di un mese, finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare la storia! Avevo questo capitolo pronto da un po’, ma questo maggio a malapena ho avuto il tempo di respirare.
Mi hanno pure trovato un nodulo alla corda vocale sinistra, quindi Yay!
Ad ogni modo, spero di avervi fatto sorridere e cercherò di pubblicare il seguito al più presto.
 
Grazie se non vi siete dimenticati di me J
Come sempre, recensioni e commenti vari, sono utilissimi, quindi, se vi va, lasciate qualche riga per farmi sapere che ne pensate.
 
Infected Heart
 
p.s: Per chi non se lo ricordasse, ecco il link di Smile: https://www.youtube.com/watch?v=IDFrJcZxYNI  
 
 
 
[1] Spring Awakening: https://it.wikipedia.org/wiki/Spring_Awakening
  
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