Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: gabryTheGift    29/05/2017    8 recensioni
André è stato appena ferito all'occhio. Dopo le prime cure, Oscar si pone delle domande: teme per la sorte del suo fedele amico, è turbata dai suoi sentimenti e da quello che le sue parole riescono a scatenare nel suo animo di integerrimo soldato. Recarsi in camera sua, per sincerarsi delle sue condizioni, sarà l'ennesimo turbamento per la donna, che non è ancora pronta a sbocciare. Allo stesso tempo André la pensa e la guarda, cerca di scrutare il suo animo. Cosa pensa durante il loro breve incontro? Cosa percepisce in quegli stessi attimi? Cosa spera? Un Missing Moment, una finestra nell'animo di una donna spaventata e nell'animo di un uomo che vede con molta chiarezza i sentimenti che lo imprigionano.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Maledizione! Non è giusto.
La pagherà! La pagherà quel vigliacco che..
Non riesco nemmeno a dire.. a pensare che ti sia capitata una cosa del genere.
Quanto male ti sto costringendo a sopportare, André?
Lo prenderò e rimpiangerà di non essere stato ferito al tuo posto.
Rimpiangerà di vivere dopo quello che gli farò.
Te lo giuro André.
Devo prenderlo, ad ogni costo.
In fondo sono un soldato e il dovere di ogni buon soldato è quello di catturare un pericoloso criminale.
Di catturarlo e di consegnarlo alle loro Maestà, per la pace dei miei amati Sovrani.
Sono un soldato.
E lo catturerò, André.
Poi mi dirai tu cosa fare. Dopo che l'avrai guardato negli occhi.
Si, negli occhi perché il tuo occhio guarirà.
Lo so, lo sento.
Il dottore ha detto che se rimarrai a riposo e se seguirai tutte le sue indicazioni non succederà nulla di irreparabile.
Nanny ed io saremo i tuoi segugi.
Ti infilzerò a fil di spada se sarà necessario.
Starai bene André.
Povero mio André.
Corri sempre tanti pericoli, solo ed esclusivamente a causa mia.
Non è giusto.
Non è giusto che tu corra dei rischi inutili solo per me.
Forse.. Forse dovrei lasciarti andare.
Dovrei renderti libero di fuggire via, lontano da me.
A causa dei miei capricci ti sei sempre esposto molto, troppo.
Lontano da me potresti costruirti la famiglia che meriti.
Saresti un padre eccezionale, ne sono convinta.
Ti dimenticheresti di me e saresti al sicuro. Libero André.
Libero da questa prigione, da questa gabbia a cui solo io sono condannata.
Tu sei innocente e non hai colpe ed io ti ho già preso tanto, rubato tanto della vita.
Non merito una persona come te affianco.
Ed ora sei lì su quel letto..
Desidero piangere.
Vorrei tanto riuscirci. Ma non ci riesco.
Vorrei accasciarmi a terra e prostrarmi al dolore delle mie lacrime, per te.
Solo per te.
Piangere quella oscura paura che striscia nel mio animo e che, come un serpente, avvolge, senza sosta, il mio petto.
Ma non accade.
Non riesco a liberarmi dalle mie catene.
Mio padre ha fatto un ottimo lavoro, non c'è che dire.
Ma forse vedere il tuo viso mi darà un po' di sollievo.
Voglio vederti André.
Anche guardarti mentre dormi va bene.
Non ha importanza.
Voglio solo assicurarmi che stai bene.
Mentre percorro il corridoio, per raggiungere la tua camera, mi sembra di percorrere un patibolo infinitamente lungo ma so che mi accoglierà il tuo sorriso gentile e quindi non devo avere paura.
Non ho paura.
Sto per bussare.
La mia mano rimane sospesa nel momento esatto in cui Nanny apre la porta della tua stanza.

-"Bambina, cosa ci fai qui? È ora di cena."

Non credo serva davvero risponderle.
Infatti abbassa subito il capo e annuisce.
Ha capito.
Mi lascia entrare, uscendo dalla stanza.
Lasciandoci finalmente soli.
Io e te, André.
Appena avverti la mia presenza sorridi, lo vedo subito.
Hai un sorriso così vero, così limpido, così puro.
Odio quella benda.
Lo prenderò Andrè, lo prenderò, te lo giuro.

-“Oscar tutto bene? Hai già cenato?”
-“Volevo sincerarmi delle tue condizioni André.”
 -“Sto bene non preoccuparti. Ho la pelle dura.”

Mi avvicino alla finestra, mentre sento riecheggiare tra le pareti il suono della piccola risata che accompagna le tue ultime parole.
È il tuo modo per rincuorarmi. Sei sempre stato dolce, fin da bambino.
E qui, guardando il cielo, dai vetri di questa finestra, posso fingere che nulla sia cambiato.
Che siamo ancora quei bambini liberi, che giocano insieme per tutto il tempo che gli è concesso.
Siamo bambini e siamo liberi.
Liberi di correre e di vivere l'uno per l'altra, senza che nulla di male ci accada.
Sento il tuo sguardo fisso su di me.
So che puoi leggere con estrema facilità i miei turbamenti.
Quelle parole che hai pronunciato poche ore fa, che sei contento di essere stato ferito al mio posto, mi stanno lentamente uccidendo. Portano con loro l'eco di un pugno nello stomaco perché non dovrebbe mai, mai accaderti nulla di male.
Non meriti tutto questo dolore, André.
Ma la tua voce non ha ancora finito di colpirmi. Sento che prendi fiato per parlarmi.
Parlare.. che strano, questa è una cosa che a me è sempre risultata davvero difficile.
 
-“Oscar non sentirti in colpa, sapevamo che la situazione poteva precipitare e sono contento che sia successo a me.
  Sto bene, starò bene. Non darti colpe che non meriti, ti prego. Lo farei altre mille volte se fosse necessario.”

Le mura di questa stanza custodiscono nuovamente le tue parole.
Parole che so che racchiudono un grande segreto, una sorta di colore che non riesco mai a decifrare pienamente.
Un colore caldo che mi confonde.
Sono solo un soldato,
André. Perdonami
Voglio provare, tentare di guardarti, ancora una volta.
Lascio posare i miei occhi su di te.
Ti guardo. Sembri così pallido tra quelle lenzuola.
Che ti ho fatto André?
Devo davvero lasciarti andare? Aiutami. Non so cosa fare.
Devo uscire da qui. Mi sento soffocare.
Senza dire nulla, senza rispondere alle tue parole, come se non ne fossi degno.. mi dirigo verso la porta.
Afferro la maniglia.
Voglio solo uscire, liberarmi da questo muro pieno di parole.
Ma tu, come sempre, non mi lasci altra scelta.
Le tue parole sono come un vortice, un rompicapo, nato per trattenermi, per non lasciarmi libera di fuggire da questa stanza, da te.
Da te da cui non riesco mai a nascondermi. Mai.
 
-“Oscar ascoltami, non mi devi niente. Non potevi evitare ciò che è accaduto.
  Ogni passo che ho compiuto è stato dettato dal mio cuore e nulla mi impedirebbe di seguirlo.
  Ogni mio passo è una mia scelta Oscar, ricordalo.”

Che vuoi da me, André? Cosa diavolo vuoi da me?
Lasciami stare, te ne prego.
Non riesco a guardarti ridotto così, a causa mia.
Non capisci che proprio non ci riesco?
-"Devi riposare André, devi solo pensare a riposare."
 
Esco. Finalmente. Aria.
Posso respirare.
Ma per quanto ancora?
Mi sento frastornata.
Perché, perché risponde a domande a cui nemmeno riesco a dare voce?
Perché André? Cosa vuoi da me?
Non lo vedi che sono un fantoccio?
Il giocattolo preferito di mio padre e la stravagante attrazione di Versailles?
Perché vuoi riempirmi di parole?
Vuoi rendermi qualcosa che non sono e che non sarò mai?
È questo André?
Perché sto pensando queste cose?
Sono disorientata. Turbata.
È la testa o è il mio cuore che sta per scoppiare?
Cosa significa tutto questo?
Perché le parole di André hanno questo potere?
Cos'altro dovrei essere se non il Comandante Oscar François de Jarjayes?
 Le gambe non mi reggono più.
Mi lascio lentamente scivolare a terra, contro la tua porta, come se fosse uno scudo.
Come se il legno della tua porta potesse concedermi un tuo abbraccio, un abbraccio rassicurante, l'abbraccio datomi dall'ombra di quel bambino che, so con certezza, non mi ha mai abbandonata.
Si, posso piangere finalmente.
Posso liberare le mie lacrime, per un momento.
Regalare lo spazio di un minuto a questo dolore.
A questo mio dolore a cui non so dare una forma.
Qui, con il colore delle parole di Andrè che stranamente, dopo tanta incertezza, riescono a cullarmi mentre torno bambina, per pochi attimi.
Ci riesco, finalmente.
Cosa devo fare?
Sono solo un soldato, non riesco ad essere altro.
Dimmelo tu, André.
Cosa devo fare? 
  
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