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Autore: Eternity_Hook    29/05/2017    1 recensioni
Accarezzai delicatamente i suoi capelli morbidi e lisci, non dissimili alla seta, lasciando un bacio dolce su di essi, annusandoli, inebrianti.
Il suo profumo dolce seminava delicatamente le mie narici con le note delicate che lo caratterizzavano, immergendo i miei sensi e occupandoli, come una droga.
Vi passai le dita più e più volte, raggruppandoli tutti ad un lato del suo collo, osservando la luce allegra che brillava nel suo sguardo, nei suoi occhi castani, grandi, dolci, privi di trucco che potessero risaltare le ciglia morbide e lunghe, ma che comunque la rendeva ai miei occhi ancora più pura di quanto non fosse già.
Quella gioia, lucida e brillante, il castano che sembrava essersi in parte mischiato con i colori del cielo, tonalità rosse e arancio, un tramonto fenomenale nelle sue sfumature avvolgenti e sensazionali.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nishino Kimi, Nishio Nishiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ship: Nishiki x Kimi,
Serie: Tokyo Ghoul,
!Nishiki pov, 
Ratings: Verde,
Tema: fiducia
Genere:... het 
Parole: 1000

~Ω~

Accarezzai delicatamente i suoi capelli morbidi e lisci, non dissimili alla seta, lasciando un bacio dolce su di essi, annusandoli, inebrianti.
Il suo profumo dolce seminava delicatamente le mie narici con le note delicate che lo caratterizzavano, immergendo i miei sensi e occupandoli, come una droga.
Vi passai le dita più e più volte, raggruppandoli tutti ad un lato del suo collo, osservando la luce allegra che brillava nel suo sguardo, nei suoi occhi castani, grandi, dolci, privi di trucco che potessero risaltare le ciglia morbide e lunghe, ma che comunque la rendeva ai miei occhi ancora più pura di quanto non fosse già.
Quella gioia, lucida e brillante, il castano che sembrava essersi in parte mischiato con i colori del cielo, tonalità rosse e arancio, un tramonto fenomenale nelle sue sfumature avvolgenti e sensazionali.
Kimi era così naturale, da acqua e sapone, no alle frivolezze, no alle cose costose e alle mode che la gente seguiva per non essere esclusa o giudicata negativamente nell'aspetto.
Era così diversa, così unica, così mia.
Mi lasciai sospirare, accennando un sorriso, sollevando vapore bianco, come nuvole, dalle mie labbra, la panchina fredda e dura, fatta di legno dipinto di un color verde bottiglia in certi punti rovinato da delle piccole crepe,  al di sotto delle nostre schiene.
Inclinai il capo, appoggiando il mento al suo capo, lasciandovi altri baci accennati, che la portarono a socchiudere le palpebre.
Kimi era avviluppata in una giacca bianca, chiusa da bottoni scuri, grigiastri, accompagnata da sciarpa, guanti e un paraorecchie  rosate, in perfetta tinta con le guance, immerse in sfumature rossastre per via del freddo.
Tacqui, ascoltando il canto ed il fruscio del vento tra le foglie, lasciando che anche il mio, di sguardo, vagasse in quello sconfinato cielo vivo e rilassante a vederlo, nonostante la maggioranza del rosso a cui avevo assistito nella mia vita non lo fosse.
Già, il rosso non era mai stato un colore positivo per me, non mi era mai piaciuto.
Non mi piaceva ciò che sottolineava.
Il sangue, carminio, indomito, sgorgante dalla carne aperta nelle ferite, a volte lento, altre rapido.
I miei occhi, circondati dal nero della retina, la pece che risaltava lo scarlatto quasi ardente.
Il rosso sapeva di vendetta, di morte, di dolore, di caldo soffocante che non lasciava tregua.
Ma non era più solo così, quell'unica idea era scomparsa ormai da tempo, sostituita con la seconda serie di idee, di sensazioni instabili, ma molto migliori.
Kimi me le aveva insegnato, me le aveva fatto capire.
Il rosso simboleggiava anche l'amore, quella brace fiammante che sibilava e schioccava nel petto, consumando il cuore e la mente, mandandoli in delirio nelle emozioni, nell' affetto, nelle parole, dette, non dette, rimandate o gettate fuori direttamente per liberarsi da pesi.
L'amore che si ribellava alla ragione, scalpitando per avere ciò che non poteva non desiderare.
Il rosso simboleggiava poi anche la sicurezza, la sensazione di voler proteggere, la sensazione di essere protetti e di voler esserlo.
Abbracciandola, sentendo le sue mani appoggiate alla mia schiena, le sue labbra appese alle mie in baci casti o passionali ... beh...
Non potevo non sentirmi tutto questo, non potevo non essere in perfetta armonia con il cielo che mi sovrastava.
Che ci sovrastava.
L'avrei sempre difesa da qualsiasi cosa, come lei faceva con me, semplicemente sorridendo, cancellando via i miei problemi in un battito di ciglia, col cuore che ne lanciava uno a sua volta, come per rispondere.
Nessuno l'avrebbe mai toccata, non l'avrei permesso neppure a me stesso se fossi stato sul punto di farle del male.
E avevo paura di farle del male, ne avevo così tanta che a volte mi sentivo sprofondare al di sotto di essa, troppo pesante per essere seriamente sostenuta.
Eppure lei si fidava di me, sapeva perfettamente chi ero, sapeva perfettamente la mia natura, conosceva il mio carattere, le tentazioni da cui ero afflitto.
E ancora si fidava.
Fiducia, una parola buffa per uno come me, una parola che però sapeva di casa, di accoglienza, di piena e totale accettazione.
Anche la fiducia mi ricordava il rosso, solo mischiato però al giallo.
L'arancio, altra sfumatura di quel tramonto simile ad un dipinto su una tela qualsiasi, un quadro, forse più svolto ad acquerello che a tempera da qualche pittore famoso, appeso ad una parete di una qualche mostra di successo.
Le nuvole erano pochissime, un poco sparse, morbide a vedersi come zucchero filato unito al colorante nelle fiere paesane.
Mi ricordavo di una volta in cui avevo partecipato ad una di esse con lei, avevamo camminato a lungo tra le lanterne e le bancarelle, lei vestita con un kimono rosa come i petali dei fiori di ciliegio, chiuso da una fascia dalle tonalità pastello simile all'ambra, più luminoso.
La avevo ammirata, così radiosa e spontanea.
E quel rosso, mischiato ad un solare oro misto al platino, era molto simile a lei.
L'arancione era più caldo e acceso, o così appariva al mio sguardo, che per molto tempo aveva visto ciò che lo circondava in bianco e nero.
Kimi era il colore che aveva riavvivato ogni singolo altro, rendendoli brillanti, belli, veri, non più imitazioni di una gioia mai esistita seriamente in un mondo fatto sbagliato già da sé.
Kimi era il vento primaverile che faceva sollevare l'umore dopo il gelido e tagliente inverno, riavvivando la giornata ed il calore che scaldava il mio petto.
La strinsi delicatamente, facendo scendere e salire la mano dalle sue spalle alla schiena.
-Tutto questo... non é bellissimo?- sussurró sottovoce, sorridendo, guardandomi fisso, per poi riprendere il discorso -Di tramonti ve ne sono uno a giornata, ma questo é diverso, non trovi? É particolare, sembra quasi parlare, non credi anche tu?-
La baciai dolcemente, premendo le mie labbra sulle sue in un contatto semplice, privo di tensioni, appoggiando la mano al suo volto, facendola scorrere sulla sua guancia, gustando il loro colore, dipintosi già in precedenza su di esse, ma che stava diventando ancora più vivo.
Interruppi il bacio poco dopo, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli corti, tagliati, leggeri, spostandoglielo dietro all'orecchio.
-Sí, credo di sí- risposi tranquillo, appoggiando la mia fronte alla sua, ammirando ancora l'infinito, che man mano riprendeva un colore più freddo e scuro, facendo scomparire il resto.

   
 
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