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Autore: _Magica_    29/05/2017    7 recensioni
SPOILER 4x13
E se, da un certo momento in poi, fosse stato possibile per i ragazzi nello spazio ascoltare i messaggi di Clarke? Cosa fai quando una persona ti ha lasciato un messaggio nuovo per ogni giorno che ha trascorso lontana da te?
''‘’Bellamy, se mi senti, vuol dire che sei vivo...''
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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<< Ragazzi >> La voce di Raven trilla negli altoparlanti << C’è qualcosa che dovete assolutamente vedere>>
Bellamy,  terribilmente sfinito dai problemi su problemi che ogni giorno mettono alla prova la loro sopravvivenza, si dirige a passo affrettato alla sala di comando.
Quando entra insieme agli altri ragazzi trova Raven seduta, di schiena e tremante.
<< Ho appena riparato il sistema di comunicazione>> Spiega la ragazza mentre un singhiozzo le esce dalle labbra.
Bellamy percepisce un brutto presentimento insinuarsi  tra suoi pensieri.
Raven si volta, gli occhi pieni di lacrime. Guarda solo lui, il volto sconsolato.
<< Ci sono 2053 messaggi registrati >>
Preme un pulsante rosso nell’enorme computer mentre si prende la testa tra le mani.
Appena la voce inizia a parlare Bellamy sente un tuffo al cuore e capisce che, dopo questo istante, non gli sarà più possibile essere la stessa persona di un attimo prima.
’Bellamy, se mi senti, vuol dire che sei vivo. Sono passati alcuni giorni dal  Praimfaya. All’inizio mi sentivo morire, era come se ogni singola cellula del mio corpo esplodesse nello stesso istante. Poi pian piano il dolore è scemato e le radiazioni mi hanno fatto sempre meno effetto …’’

Raven  preme un pulsante per passare al messaggio successivo.

’Bellamy, se mi senti, per favore dimmi che sei vivo …’’

Pulsante di nuovo.

’Bellamy, rispondi, per piacere …’’

Pulsante di nuovo

’Bellamy. Sai a volte mi sembra di impazzire. Continuo a credere, sperare, pregare, che siate vivi, ma forse dovrei solo rassegnarmi all’evidenza di essere sola …’’

Pulsante di nuovo.

’Bellamy , in questo momento vorrei solo parlarti, sentire la tua voce, magari anche attraverso centinaia di chilometri. Vorrei solo che tu … ‘’

Pulsante di nuovo.

C’è un silenzio innaturale nella stanza, anche per lo spazio stesso.
<< Vanno avanti cosi per 2053 volte, iniziano tutti allo stesso modo... >>
 Il tempo sembra bloccarsi, tutti i ragazzi sono pietrificati, Harper e Raven stanno piangendo. Poi ognuno nella stanza si volta nulla stessa direzione.

Al centro della sala computer, immobile, si trova un ragazzo dai capelli in disordine e lo sguardo perso. Potrebbe sembrare una statua, se non fosse per le sue mani: serrate, i pugni stretti , tremanti, e le unghie conficcate come coltelli nella pelle.
Ha il viso in parte in ombra, la sua espressione celata agli altri ragazzi. Tutto quello che riesce a fare è tremare, restare immobile, e conficcarsi le unghie nella pelle più a fondo possibile.
Bellamy risente la voce di Clarke nelle orecchie, immagina il suo profumo, ricorda il calore del suo corpo appoggiato al proprio. Rivede i suoi capelli oro e limone, gli occhi più azzurri del cielo stesso, e tutte quelle cose di lei che ha dolorosamente seppellite dentro se stesso.  Per sei anni, ogni singolo giorno, ogni effimero istante, non ha fatto altro che cercare di reprimere il suo ricordo. Eppure, appena chiude gli occhi, la nitidità dei ricordi lo investe come un uragano.
 Ha usato la testa, come gli ha chiesto lei, ha rinchiuso il cuore in un buco nella terra profondo centinaia di chilometri. Ma quel dolore non ha fatto altro che rimanere lì, a tormentarlo, a perseguitarlo  insieme al senso di colpa per non essere riuscito a salvarla.
Per mesi, per anni, non ha fatto altro che tenersi occupato, nient’altro che lottare, combattere, sfinirsi affinché il sacrificio della ragazza che ama non fosse stato vano. La morsa distruttiva alla bocca dello stomaco è rimasta però, costante, insistente, indistruttibile …
Bellamy non  ha mai smesso di lavorare e impegnarsi per non permettere al cuore di rimanere solo con i propri pensieri neanche un attimo.
 Non pensarle alla fine è diventato necessario come respirare. Unico modo per sopravvivere.
Ma rieccolo il dolore, forte, distruttivo,  claustrofobico, colpirlo quando meno se lo aspetta.
Ha bisogno di riprendere aria, di riempire i polmoni, respirare di nuovo, di togliersi il peso della sua presenza di dosso.

Ma Clarke è viva…
 viva.

E per 6 anni, ogni giorno, gli ha lasciato un messaggio diverso, raccontandogli la propria giornata, descrivendogli la propria vita.
E’ un dolore così vivo,  così devastante, così fisico, da bloccargli ogni possibilità di riprendersi.

<< Tutti fuori …>> Non sa dove trova la forza per dirlo.
Echo fa un passo avanti << Bellamy… hey… >>
Egli si prende la testa fra le mani.
<< TUTTI FUORI, HO DETTO … >>
I ragazzi vedono le lacrime minacciare di scendergli a fiotti sulle guancie, e ognuno di loro accetta la sua volontà di condividere il proprio dolore solo e solamente con se stesso.
Quando finalmente  tutti lasciano la stanza chiudendo la porta, il ragazzo si accascia al suolo. La forza e l’autocontrollo che deve tenere davanti agli altri scomparsi.
La testa, dopo sei anni di comando, viene messa a tacere.

Ed il cuore, lo spezzato, logoro, schiacciato cuore, si permette per la prima volta di riemergere. Ed il dolore appare ancora più forte, più straziante. La consapevolezza di lei giù, sola e sconvolta; il pensiero dei suoi messaggi  lasciati con speranza e disperazione per 2053 giorni, gli fanno più male di qualsiasi pugno, calcio, o ferita.

Si siede scompostamente sulla sedia e preme il pulsante deciso  ad ascoltarli tutti, fino alla nausea, fino a impararli a memoria, fino a risentire allo sfinimento ogni singola parola che Clarke gli ha dedicato.

E le lacrime, le calde, dolci, salate lacrime, che aveva represso fino allo sfinimento, che aveva negato con tutto se stesso, ricevono finalmente il permesso di scendere incontrollate.

 

  
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