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Autore: Domenico_12    29/05/2017    0 recensioni
Caleb Laxalt è un adolescente come molti altri, vive a Garaway, una ridente cittadina nello stato del Maine degli Stati Uniti d'America. conduce una vita come quella di un qualsiasi ragazzo americano. È all'ultimo anno della High Frank Highler School, non è un alunno eccellente ma si distingue come musicista dei vari corpi musicali della città. Nel corso degli anni ha instaurato un rapporto profondo con i suoi più cari amici: Andrew, Matthew, Kaelee e Samantha. Dietro una maschera fredda e distaccata, a tratti apatica, si nasconde la particolare personalità di un ragazzo forte, coraggioso e altruista. 
Insomma, si direbbe che la vita di Caleb non ha niente per cui valga la pena di essere raccontata. Eppure la scomparsa improvvisa di un caro innesca nella vita del giovane una spirale di avvenimenti destinati a cambiarne per sempre l'esistenza. 
Un mix di colpi di scena, ricerche, scoperte, tradimenti, bugie, avventura e pericoli di diverso genere saranno alla base della trama della sua nuova vita, che avrà inizio con la scoperta di un misterioso libro. 
Non resta altro che scoprire la serie di eventi che, nel primo episodio della serie "Weiers", cambierà la vita del ragazzo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soundtrack del Capitolo:
Experience - Ludovico Einaudi.

Il temporale si era abbattuto nei boschi del settore nord orientale dell'Inghilterra. La casa, sperduta da qualche parte all'interno della zona più fitta del bosco, sembrava riuscire a malapena a sopportare la pioggia. Le strade, totalmente ricoperte di fango, contribuivano a rendere più difficoltoso qualsiasi tipo di spostamento. 

All'interno della casa, parzialmente illuminata solo dalla luce fornita da qualche candela sparsa per il salotto e dalle fiamme del camino, c'erano due uomini. Un signore dagli occhi chiari, anziano e visibilmente provato, era in piedi davanti al camino in marmo con il peso della parte superiore del corpo gravante sulla mano destra, posata su una credenza il legno massello. L'uomo fissava le fiamme, il suo sguardo era spento, perso all'interno del camino. Continuava a passarsi la mano sinistra tra la barba, bianca come i suoi capelli. Era visibilmente sovrappensiero, incapace di comunicare qualsiasi tipo di emozione e sensazione che non fosse un misto tra ansia, stress e smarrimento. 

Un ragazzo, evidentemente molto più giovane dell'anziano signore dalla barba bianca, era seduto su una poltrona di pelle, verosimilmente risalente ai periodi ottocenteschi a giudicare dalla improbabile colorazione rossa, le fiamme del camino non facevano altro che risaltarne il particolare colore. 

Il ragazzo aveva i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa contro i palmi delle mani, anche i suoi occhi, semichiusi, tendevano a vagabondare nel vuoto senza una meta. 

Il boato dei tuoni, il crepitio del fuoco e il ritmo della pioggia che cadeva erano una dolce sinfonia, l'unica per chi non fosse capace di percepire il respiro di due silenziosissime persone. 

L'atmosfera che quella sinfonia era riuscita a creare andava a incastonarsi perfettamente nel buio della stanza, era tutto perfetto nella sua irreale malinconia. 

Dei due uomini si riusciva a scorgere solo qualche lineamento, erano entrambi turbati ma era il più giovane a sembrare più stordito, aveva lo sguardo di chi sembrava aver visto un fantasma - se non la morte stessa. Nessuno dei due era in grado di parlare. Entrambi si limitavano a fissare punti indefiniti. Entrambi erano alla ricerca di una qualche tipo di risposta. 

Il ragazzo poggiò le spalle allo schienale della poltrona, accavallò la gamba destra e iniziò a strofinarsi il mento, anche i suoi occhi andarono dritti verso le fiamme. L'anziano signore non aveva ancora mosso un muscolo, sembrava pietrificato. 

Gli schianti dei tuoni si susseguivano a un ritmo serrato e la pioggia variava continuamente la sua intensità senza però smettere mai. 

Entrambi indossavano un cappotto scuro, nel ragazzo nascondeva dei vestiti totalmente stropicciati, come se segnati da una battaglia, il cappotto però era totalmente impeccabile, sembrava quasi nuovo. Quello del signore anziano era vecchio ma conservava uno stile davvero invidiabile. 

L'anziano continuava a strofinarsi la barba, sospirò. Era come se stesse cercando di parlare, come se avesse voluto dire qualcosa senza però trovare le parole. Lo sguardo del ragazzo venne per un attimo attirato da quel sospiro ma poco dopo tornò a posarsi sulle fiamme.  

Il fuoco trasmetteva tranquillità in quell'atmosfera del tutto irreale, forse non a caso lo sguardo di entrambi era attirato da quelle particolari colorazioni. Un altro boato, nessuno dei due trasalì ma lì fuori sembrava che si stesse combattendo una battaglia sotto la pioggia. 

L'anziano continuava a fissare il fuoco, un suo nuovo sospiro attirò l'attenzione del ragazzo dagli occhi marroni, accesi dalle fiamme. 

"Mio caro ragazzo" esordì l'anziano dopo un silenzio che parve durare ore, "non credevo che si potesse arrivare a tanto un giorno, non te lo avrei permesso..." sembrava voler continuare ma il ragazzo lo interruppe. 

"Signore" disse con un filo di voce, "la colpa non è sua, sono stato io a volerlo, avrei dovuto agire diversamente". 

L'anziano non distolse mai lo sguardo dal fuoco mentre il ragazzo, dopo aver parlato, spostò nuovamente lo sguardo dalle spalle dell'uomo al fuoco. Ci furono altri lunghissimi minuti di silenzio con la pioggia come sottofondo, interrotti dai continui boati e dallo scoppiettio delle fiamme.  

Era lo sguardo del ragazzo a portare i veri segni di un qualche tipo di battaglia, l'anziano invece, seppur disorientato, sembrava mantenere il controllo di sé stesso. L'anziano si voltò verso il ragazzo, per la prima volta. 

"L'amavi davvero?" chiese. Era una domanda fatta con il cuore più che con la mente, come se non volesse davvero chiederlo ma la risposta poteva essere in qualche modo veramente importante. 

Il ragazzo incrociò lo sguardo dell'attempato volto. Gli occhi azzurri trasmettevano sicurezza, controllo e speranza. Gli occhi marroni del giovane smarrimento, insicurezza e stupore. Al ragazzo ci vollero infiniti secondi per trovare una riposta adeguata. 

"Signore" lo sguardo del giovane cambiò improvvisamente, era come se la domanda dell'anziano non avesse più importanza, aveva paura, "stanno arrivando". 

"Lo so" rispose l'anziano che tornò a fissare le fiamme, "lo so da un pezzo, credo. Non credermi stupido, ti prego, ma è importante che tu me lo dica" era come se parlasse alle fiamme, fingendo un sorriso speranzoso e gli occhi che abbandonarono un'ostentata sicurezza per lasciar spazio ad un ben più evidente sguardo desideroso e impaurito allo stesso tempo. 

"Dimmi figliolo" riprese il vecchio, "l'amavi davvero?".  

Il ragazzo continuò a guardargli le spalle per qualche secondo, solo quando l'anziano gli rivolse quello sguardo trovò la forza per parlare. 

"No" rispose. Cercò un'altra risposta dentro di sé, ritornò a fissare punti indefiniti con uno sguardo totalmente vuoto. "Non lo so" replicò sospirando a sua volta. 

Il vecchio tornò per l'ennesima volta con gli occhi sulle fiamme. Si tolse il cappotto rivelando il suo particolare abbigliamento, sembrava di un'altra epoca, più vicino all'arredamento ottocentesco della casa che al mondo moderno. 

"Cosa vuole fare?" chiese il ragazzo, cercando di mantenere una debole calma. 

"Aspettare che mi prendano" sussurrò lasciando cadere il cappotto. Per la prima volta abbandonò la posizione cha aveva assunto per tanto tempo, andandosi così a sedere su un'altra poltrona. 

Il ragazzo si alzò, e gli si avvicinò. 

"Non ce la farà" il ragazzo alzò il tono della voce per superare il boato dell'ennesimo tuono. Gli alberi intorno alla casa impedivano alla luce dei lampi di entrare. 

"Non devo più essere io a farcela, non lo capisci?" continuò sussurrando. 

"No che non capisco" rispose il ragazzo alzando le spalle, era evidentemente molto più nervoso. 

"Avrei dovuto agire diversamente" riprese l'anziano, "non dovevamo arrivare a questo punto, avrei dovuto fermare tutto prima ma..." non continuò, forse la situazione era troppo più grande di lui. 

Il ragazzo gli si avvicinò ancora, era come se non potesse credere a ciò che stava sentendo. Dopo qualche secondo il suo sguardo perse di nuovo profondità e si posò sull'anziano. 

"Dovrò scegliere, mi verrà data l'opportunità, non è così?" chiese. 

L'anziano lo guardò come impaurito. 

"Temo di sì, quando arriverà il momento dovrai scegliere". 

"E quale sarà la cosa giusta da fare?" esitò, "la prego, me lo dica". 

"Non c'è nulla di giusto, qualsiasi sarà la tua scelta sarà giusta e sbagliata alla stesso tempo" l'anziano abbandonò lo sguardo impaurito. 

"E quindi cosa dovrò fare?" chiese speranzoso, voleva una riposta. 

"A parte sperare che quel giorno non arrivi mai?" asserì l'anziano, "mai contro il proprio cuore, ragazzo mio". 

Il ragazzo distolse lo sguardo verso di lui e si diresse verso la porta, fece per aprirla ma si voltò ancora una volta, voleva guardare i suoi occhi azzurri un'ultima volta. 

"Dovessi scegliere la cosa peggiore in assoluto?" chiese. 

L'anziano lo guardò, si alzò prendendo il cappotto da terra dirigendosi verso le fiamme, con fare disinvolto e tranquillo lo lasciò cadere delicatamente tra le fiamme. Riprese a fissare le fiamme bruciare. 

"A quel punto avresti risposto alla mia domanda, a quel punto avrai detto a te stesso che ami lei e solo lei" sospirò, "significherà che la ami, sì... la ami". 

____________________

Angolo Autore:

Buonasera a tutti. Questo è il capitolo di presentazione; presentazione che riguarda me e la mia storia. Mi auguro che perdoniate qualche errore di battitura o qualche ripetizione di troppo. Consapevole della confusione che questo prologo abbia potuto creare nella vostra mente, mi auguro ancora che continuiate a seguirmi per capirne qualcosa in più. Graditi commenti e critiche. Che altro dire... See you soon.
#TillTheEnd

   
 
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