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Autore: DanieldervUniverse    29/05/2017    1 recensioni
Una famiglia di tre fratelli cerca di vivere la sua vita mandando avanti un attività lasciatagli in eredità dai genitori e da un loro socio, il simpatico Makarov Dreyar, che dispensa consigli e aiuti in giornate terribilmente difficili come quella in cui un nuovo vento ha cominciato a soffiare...
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elfman, Lisanna, Mirajane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Nota dell’Autore: Okay, finalmente lo scrivo in italiano come di dovere invece di usare il vecchio planning da “Englishman”. Questa è stata forse la prima vera fanfiction che io abbia mai scritto, prima ancora di “Anime Avengers” su Fanfiction e “FINAL YEAR AT FANTASY HIGHSCHOOL”. Meno male che mi è venuta voglia di ripescarla.

Daniele II: Bei tempi quelli, eh? Io ancora non ero ancora di libera opinione….

NdA: Stai zitto va!


-Cerca di non combinare un guaio abnorme come l'ultima volta. Sono stanca del concilio che ti riporta a casa in manette- le gridò la sorella.

-Tranquilla Mira, oggi non ho intenzione di tornare a casa- rispose lei, caricandosi lo zaino sulle spalle, mentre si avviava alla porta sul retro.

-E non fare azioni spericolate. Un vero uomo non rischia la pelle inutilmente!- le gridò dietro il fratello, impegnato ai fornelli.

-Va bene- "Io non sono neanche un uomo, fratellone".

Lisanna chiuse la porta della locanda e inspirò con vigore, assaporando l’aria libare.

Oggi il suo surf solare (che aveva appena riparato dopo essersi rotta un braccio, collidendo contro una vettura della polizia) avrebbe fatto di nuovo faville.

La vela ancora mostrava i segni dell’incidente con una cicatrice color blu mare che la attraversava nel mezzo, ma almeno la chiusura automatica aveva smesso di incepparsi.

Lisanna accarezzò la superficie dell’oggetto, nascosto in mezzo agli inceneritori sul retro, e se lo caricò in spalla senza problemi.

Si diresse alla rampa del parcheggio, dove i vari veicoli dei clienti erano parcheggiati ed ormeggiati, preparandosi al decollo.

Tuttavia esitò ancora un attimo, rimirando il cielo della tarda mattinata, lanciando occhiate dubbiose al suo surf.

-Già in partenza?

Lisanna per poco non perse l'equilibrio, a sentire quella voce.

-Sai, credevo che saresti rimasta fino a ora di pranzo. Non è prudente girare di prima mattina se sei uscita di prigione solo da tre mesi- le disse un piccolo ometto anziano, semi-calvo e con gli occhi vispi.

-Gramps, cavolo mi hai spaventata- rispose lei, riconoscendo il signor Makarov.

Lisanna si piegò sulle ginocchia portando la sua testa a livello di quella dell’anziano amico di famiglia.

Da quando avevano imparato a parlare lei Mirajane e Elfman lo avevano sempre chiamato "Gramps" abbreviativo di “nonno"(Grandfather).

L'arzillo vecchietto sorrideva tranquillo, tenendo le mani dietro la schiena e le corte gambe divaricate; i suoi baffi risaltavano sul suo viso dandogli un aria quasi comica.

-Vuoi impedirmi di andare?- gli chiese, sollevata quantomeno di averlo potuto salutare.

-Oh, vorrei tanto bambina, ma ormai hai più di sedici anni, quindi ritengo che tu sia in grado di decidere il giusto o l'errato. Ma ricorda non cercare volutamente guai, perché loro ti troveranno- le disse, accarezzandole il capo con una mano.

-Oh non preoccuparti Gramps, oggi voglio fare un giro tranquillo, niente polizia o esplosioni- rispose Lisanna, annuendo convinta e facendogli anche l’occhiolino.

Makarov le rivolse uno sguardo serio, poi le rispose con il medesimo occhiolino e, senza aggiungere altro, si allontanò verso la locanda

Lisanna si assicurò di avere lo zaino assicurato alla schiena, per poi tirarne fuori un casco da aereo e un paio di occhialoni dei primi anni 40.

In pochi attimi stava già sfrecciando tra le nuvole del cielo.

Il surf saettava in aria, facendo scintille e disegnando archi nel cielo con le nuvole.

Lisanna urlava di gioia ad ogni piroetta, come se stesse sfidando il mondo.

Ad un certo puntò si lanciò in picchiata, infilandosi nel traffico, schivando i vari veicoli e scatenando le ire dei guidatori.


Mirajane era rimasta un momento a mordersi le labbra, ma poi gli incalzanti clienti avevano attirato la sua attenzione e la preoccupazione per Lisanna dovette passare in secondo piano.

-Ok Elf, 3 Passi di Ghiara, 2 secchi di Gramigna, 2 Devil Fruit, 4 porzioni di Secco del Mare e… una ciotola di Vermi Gelatinosi Zaralliani? Che ci fa questa roba sul menù?

-Sicura di stare bene Mira? Sembri preoccupata- le chiese il fratello -Ecco le ordinazioni del 34 e del 12.

Mirajane le prese in tutta calma, sorridendo al fratello, e andò a consegnarle ai clienti.

Passando accanto ad un tavolo vuoto, notò un paio di piccole gambe che spuntavano da sotto un giornale, dondolando nel vuoto.

-Gramps?- lo chiamò,

La testa di Makarov spuntò da dietro i fogli.

-Gramps che cosa stai facendo?

-Tengo d'occhio la sala e nel frattempo mi tengo aggiornato su cosa succede nell'universo- rispose lui, ritornando alla sua attività

-Miss, potrei ordina un altro Estratto di Sughetta?

-Certo, arriva subito. Gramps...Gramps?

Makarov si era dileguato nel giro di pochi secondi, lui e il giornale.

Mirajane si guardò intorno, smarrita, ma il vecchietto era sparito nel nulla.

Non trovandolo, si limitò a finire il giro, prendendo un altro paio di ordini, prima di tornare in cucina,

-Elf ho bisogno...

-Portate 3, 22, 16, 23, 31 pronte!

La giovane donna sobbalzo per la sorpresa, vedendo il vecchietto impegnato ai fornelli con la sua leggendaria abilità, nonostante fosse in pensione da un pezzo.

-Gramps! Come diavolo hai fatto ad arrivare qui? E dov'è Elfman?!- chiese Mira, cercando di ritornare in controllo della situazione.

-Sono qui sorella, serve un vero uomo per servire tutti quei tavoli!- le rispose l’altro, passandole affianco carico di portate (oltre il limiti dell'umanamente concepibile dalle leggi della fisica).

-Tu non fai mai servire Elfman tra i tavoli- mormorò Mira, recuperando un po’ di controllo.

-Cosa c'è che non va Gramps, sei preoccupato?- gli chiese, avvicinandosi al vecchio ma restando fuori dalla portata degli schizzi di sugo, oli o pezzi di cibo vari.

-No- rispose lui, mentre finiva una ciotola di ramen

-Allora, se a Elfman serve un aiuto...- rispose lei, dopo aver scosso il capo rassegnata.

-A proposito mia cara! Ho delle ordinazioni pronte. Se fossi…- disse prontamente lui, finendo di preparare i piatti.

-Signori Strauss- fece una voce imperiosa dalla sala principale.

CRASH

-Lisanna!- esclamò Elfman.

-Lo sapevo.

Nel tempo che il signor Makarov parlava, Mirajane era già schizzata fuori dalla cucina e si era trovata di fronte un drappello di guardie che trattenevano la sorella in mezzo a loro.

Fortunatamente la ragazza era illesa; di contro, era decisamente ammanettata e aveva un’aria colpevole.

-Miss Strauss…- proseguì l’ufficiale al comando, guardando Mira fissa negli occhi.

-Sì?- rispose lei, deglutendo.

-Ufficiale di comando Laharal. Sembra che sua sorella abbia commesso una grave violazione degli Statuti Ufficiali per la Regolamentazione...emh.

-Nazionale e Interplanetaria dei Sistemi per il Controllo dell'Attività Illecita- completò per lui Lisanna, roteando gli occhi al cielo.

-Sì, quella!- esclamò lui, irrigidendosi.

L'ufficiale era diventato rosso peperone per la vergogna, ma Mira era ormai color peperoncino, scoccando un’occhiata alla sorella minore che prometteva una punizione esemplare quando tutto sarebbe finito.

-In ogni caso temo che questo porti anche una violazione di un trattato ufficiale con cui sua sorella era trattenuta fuori di prigione- proseguì Lahral, aggiustandosi il ciuffo di capelli neri che gli ricadeva sull’occhio destro.

Gli occhiali tondi gli davano uno sguardo severo, e inquietante per certi versi.

Non gli ci era voluto molto per assumere nuovamente un aspetto dominante e intimidatorio.

Tutte le persone presenti nella sala ebbero un sussulto di sorpresa.

Mirajane perse tutto il colore che aveva sul volto, sgomenta.

-Signora Strauss, vorrei parlare con lei in privato, se mi è concesso- proseguì l’ufficiale.

-Non vi è concesso.

Mirajane poté sentire le mani del fratello sulle sue spalle, ma erano madide di sudore e tremavano.

-E perché mai signor Strauss?

-Perché lo dico io.

A sentire la voce di Makarov l'ufficiale sbiancò violentemente, più bianco della sua divisa.

Mirajane abbassò lo sguardo sull’ometto, affianco a lei, che si ergeva fiero e imponente nonostante la sua scarsa taglia.

Anzi, sembrava essere diventato un gigante in mezzo a tutti.

-Mister Makarov, l-l-l-lei è…- balbettò Lahral, continuando ad aggiustarsi nervosamente gli occhiali sul volto.

-...qui. Sì mio caro, sì- rispose l’anziano, imperturbabile.

-S-signore, l-l-la ragazza è...ecco…- continuò l’ufficiale, mentre anche le guardie facevano titubanti un passo indietro.

-Si sente bene?- chiese l’anziano locandiere.

Ogni volta che parlava sembrava che la voce di Makarov provenisse da un punto diverso della sala.

In mezzo a tutto quel caos Lisanna, stretta ancora tra le guardie (che sembravano molto più propense a farsi scudo di lei piuttosto che a trattenerla), era l'unica persona a sentirsi sicura di sé, e stava visibilmente faticando a trattenere un sorrisino di vittoria.

Per conto Mirajane era pietrificata.

-S-sì-sì…- balbettò Lahral, cercando di ridarsi contegno, strizzando nervosamente il colletto della sua divisa.

-No?- suggerì invece Makarov, avvicinandosi senza timore all’altro, fino a poterlo fissare dal basso in alto.

-N-no-no signore- rispose ammansito Lahral, che distolse lo sguardo, incapace di sostenere il confronto visivo con il locandiere.

-Perché non mi raggiunge in cucina, così le posso offrire qualcosa?- disse l’ometto, facendosi da parte con tono insistente.

-N-n-no signor…- provò a protestare l’ufficiale, ma bastò un -Ho detto…- da parte del locandiere per farlo rigare dritto.

-Come preferisce signor Dreyar- l'ufficiale scattò verso la cucina e in un attimo scomparve alla vista.

La tensione nella sala si distese quasi immediatamente.

Mira si abbandonò contro il fratello, e quello la strinse forte tra le sue possenti braccia.

Poi tornò a posare lo sguardo sulla sorella minore.

Lisanna perse tutta la propria sicurezza non appena incontrò i suoi occhi, e distolse lo sguardo, lanciandole comunque delle rapide occhiate ogni tanto.

Mira dal canto suo non poté dire o fare niente, sia per non turbare le persone nella sala sia perché temeva di usare una parola di troppo davanti ad orecchie indiscrete.

Elfman sulla sua testa era sufficiente a calmarla, ma di sicuro Lisanna ancora incatenata la preoccupava non poco.

Nel tempo di un minuto, ma che alla giovane donna sembrò un lasso di tempo lunghissimo, l'ufficiale uscì dalla cucina grondando di sudore e con il volto color latte, mettendo a stento un piede dietro l'altro.

-La ragazza è libera di andare- ordinò, come se stesse cercando di non mordersi la lingua.

Mira sentì Elfman tirare un sospiro di sollievo; invece lei rimase con il fiato in sospeso in attesa del fatidico ma che si aggiungeva alla fine di ogni discorso..

-Chi lo ha deciso signore? Lei...- iniziò a dire una delle guardie, con i capelli scuri quasi rasati e con una ampia cicatrice sulla tempia destra, prima di essere bruscamente interrotto dal suo superiore.

-Lo dico io ragazzo!

D'improvviso Gramps si materializzò davanti al drappello, e tutti fecero un saltò indietro, tranne Lisanna che ci era abituata.

-Uomini ritirata! Fuori di qui!- ordinò Lahral, facendosi lardo a spintosi tra i suoi sottoposti per primo.

In pochi secondi l’intero drappello aveva alzato i tacchi di gran carriera ed era scomparso al di là della porta.

Gramps rimase fermo sui suoi piedi, con i pugni sui fianchi e il cappello da Chef piegato all'indietro sulla testa (e un mestolo maestosamente brandito nella mano sinistra).

-Sei in anticipo- disse, rivolgendosi a Lisanna.

-Lieta di esserlo- la ragazza fece cadere a terra le manette con la disinvoltura di chi lo faceva ormai da parecchio tempo.

Ma in una frazione di secondo Mira riprese il controllo di sé, e pervasa da una furia incontrollabile afferrò la sorella per un orecchio e la trascinò verso il piano di sopra, dove si trovava l’appartamento.

-Elfman, servi tu i piatti- sentì dire a Makarov, mentre passava per la porta.

E la faccenda si chiuse lì.


NdA: Tranquilli che abbiamo appena cominciato, però come primo assaggio spero andrà.

Daniele II: Ha almeno altri dieci capitoli pronti.

NdA: EHI! Non rovinare le sorprese. Alla prossima. Ciao.

 
  
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