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Autore: MinervaDrago    30/05/2017    1 recensioni
In un futuro molto lontano, il Fronte di Difesa Intergalattico garantisce da sempre protezione alla nostra galassia, ma con l'ascesa del nuovo imperatore Quyil'ish dell'omonimo sistema solare ai confini della Via Lattea, tutto è destinato a cambiare.
Ethan Thorne, narratore della storia e soldato del Fronte, combatte in quella che verrà ricordata come la seconda epoca più buia della nostra storia.
--Questa storia è disponibile anche su Wattpad, al seguente indirizzo: https://www.wattpad.com/myworks/107560384-cronache-del-primo-quadrante-limpero-quyilish --
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II
-La missione-


 

Una volta entrati in orbita, gli incrociatori si prepararono all'impatto con l'atmosfera marziana.

Lo schermo proiettò delle coordinate per l'atterraggio mentre il Co-pilota si dedicava alla manutenzione della camera di passaggio, dal quale il resto dell'equipaggio sarebbe uscito per mettere piede sul pianeta rosso. Ci fu un attimo di turbolenza prima dell'attracco dovuto alla discesa in picchiata dell'incrociatore, ma a quasi duemila metri dal suolo la velocità si stabilizzò, così io e gli altri ragazzi raggiungemmo la cabina di passaggio, indossando tuta e casco di protezione.

Le istruzioni erano semplici: dopo l'atterraggio ogni squadra avrebbe dovuto seguire le consegne datole da uno dei membri del Pentagono e cercare di totalizzare quanti più punti possibili. I punti si basavano su diversi criteri che riguardavano: il lavoro individuale, lo spirito di collaborazione e la strategia. Per passare l'esame ogni candidato deve soddisfare i minimi requisiti di ogni punto.

Il responsabile del nostro gruppo, con grande sorpresa di Kyle, era proprio il Vertice Sag'has.

Poco prima dell'atterraggio il Gam'daariano aprì un collegamento video con i due piloti, spiegandogli in cosa sarebbe consistita la prima parte della missione:

«Th'ali-jas, cari studenti, come penso avrete notato il vento di Marte non si è ancora placato, tuttavia le autorità ci hanno assicurato che le condizioni meteorologiche potrebbero addirittura migliorare in giornata, dunque non preoccupatevi ulteriormente»

Nonostante le parole del Vertice, i due piloti e Kyle si guardarono silenziosamente tra loro, non nascondendo la propria incertezza.

L'intero esame dipendeva da loro tre, in quanto si trattasse chiaramente di una missione d'esplorazione.

«Ma tornando a noi, credo di essermi dilungato anche troppo: le coordinate che vedete apparire qui sopra la mia testa vi indicheranno un luogo diverso da quello assegnato a tutti gli altri incrociatori» una sequenza di numeri e scritte in Roviano apparvero luminescenti appena sopra la testa del Vertice, indicando un'area non molto lontana dallo storico settore d'osservazione di Acidalia Planitia, poi il volto del Gam'daariano scomparve per dare spazio alle coordinate tridimensionali del luogo in questione.

«la vostra zona è quella contrassegnata in rosso. In altre parole, in questa missione le vostre squadre si troveranno contro tutte le altre e ognuno avrà un obbiettivo in particolare da portare a termine»

«Proprio come a Risiko» mi permisi di commentare.

«La vostra missione sarà quella di trovare e disinnescare gli ordigni di colore nero e mettere fuori gioco la squadra di questo colore. Usate ogni mezzo a vostra disposizione e seguite qualsiasi strategia vi sembri più logica»

«Vi sono delle restrizioni?» chiese Kyle, fattosi coraggio.

«No, signor Marshall, nessuna regola. Seguite solo il vostro "istinto" di squadra»

Il Vertice chiuse il collegamento prima ancora che il ragazzo potesse esprimersi a riguardo, a quel punto si sentì una scossa all'interno della cabina di passaggio in cui io e i ragazzi ci trovavamo e il suono di un allarme risuonò all'interno di quell'angusto spazio.

«Attenzione: apertura della cabina di passaggio in dieci secondi, prepararsi all'atterraggio»

la voce di Akko arrivava forte e chiara dal ricetrasmettitore, a quanto pare le era toccato fare da Co-pilota al collega Gamd'aariano, «Kyle, raggiungi la torretta rossa non appena il portello si apre, ti daremo istruzioni in volo, unità tank, tenetevi forte e aspettate l'attracco a terra per accompagnare il responsabile fino alla cabina»

«Ricevuto» Kyle accese le ali, illuminando le piccole strisce di energia che partivano dal motore principale sulla schiena per arrivare ai propulsori laterali, che azionò non appena vide l'apertura del portellone e il conseguente cambio d'aria, «Ci vediamo a terra» gridò prima di buttarsi giù e planare nel vuoto. Io e i ragazzi ci tenemmo stretti ai muri della cabina e aspettammo l'attracco.

Fiumi di sabbia entravano violenti, picchiettando contro il portello che ci separava da quel vento funesto.

La nostra base era un piccolo complesso che consisteva in una larga pista di atterraggio, una torre radio e una piccola struttura bianca situata ai piedi di quest'ultima. Mi parse anche di vedere un Rover parcheggiato lì vicino, ma la nube rossa che infuriava al di sotto dell'incrociatore non mi permise di confermarlo.

Arrivati a destinazione un grosso cumulo di sabbia si alzò circondando la modesta astronave .

«Meno male che le condizioni dovevano migliorare» commentò Nicolaos, messo piede a terra.

«E tu pensavi che il Pentagono fosse davvero così premuroso a fare tutte queste cose per voi? Non siete più all'accademia» gli ricordai mentre mettevo finalmente piede a terra, dando le spalle alla direzione del vento.

«Quindi ci hanno presi per in giro per tutto questo tempo?»

«Praticamente... forse vi hanno voluto dare questa impressione giusto per rassicurarvi»

«Bei pezzi di merda!» commentò il ragazzo in inglese.

«Questo è niente: quando affrontai gli esami, circa dieci anni fa, ci avevano detto che si sarebbero svolti su una piana verdeggiante di Rovio e invece hanno preparato una bella messa in scena costringendoci ad atterrare su Elegon V e, indovina un po'? Non era affatto verdeggiante!»

«Posso confermare» ammise Medo, l'Elegoniano della nostra squadra, mentre si faceva strada.

«Ogni anno si inventano qualcosa per mettere i ragazzi in difficoltà: a noi è toccato prenderci un mezzo infarto con la storia dell'atterraggio di emergenza, poiché avevano sabotato le navicelle e ci siamo dovuti ingegnare per trovare una soluzione. Ai ragazzi dell'anno scorso è toccato affrontare un salto nell'iperspazio per "liberare" degli ostaggi a Thalia, nel Secondo Quadrante. Quelli dell'anno prima sono stati costretti a proteggere gli incrociatori da invasori che hanno dovuto combattere fuori dalla navicella, nello spazio aperto, poiché si attaccavano ai motori e succhiavano l'energia. Tutto sommato la vostra missione non è poi così brutta come credete!»

I ragazzi mi guardarono sconvolti, ma preferirono non commentare, decidendo piuttosto di attraversare il muro di sabbia che li separava dalla base, lasciando i due piloti a sorvegliare l'incrociatore.

Appena entrati notammo che la struttura si divideva in due parti principali: la cabina di controllo, dove vi erano stati installati dei monitor, e una piccola branda con sei posti letto, sistemati l'uno sopra l'altro. La base si presentava come una tipica struttura da campo d'osservazione, con l'unica differenza di avere questa strana torre radio accanto.

Al centro della stanza trovammo un contenitore metallico, il cui materiale ricordava i cubi dal quale i ragazzi avevano estratto i propri nomi per il sorteggio, ma era più scuro e le strisce luminose dal quale si apriva era di un rosso molto acceso.

«Si tratta di un contenitore antiatomico Roviano» spiegai ai ragazzi.

«Come tutto in questa diamine di missione!» esclamò Nicolaos avvicinandosi all'oggetto, «Mi chiedo cosa ci sia dentro, forse un altro bigliettino?»

«Non rimane che scoprirlo»

Il ragazzo aprì il contenitore facendo scivolare un dito lungo le strisce rosse, un bagliore scarlatto precedette la sua apertura illuminando l'area. Al suo interno trovammo tutti gli attrezzi necessari per il disinnesco, due tubi metallici contenenti degli scudi di particelle, delle fascette rosse e un biglietto.

«E queste cosa sono?» chiese afferrando le cinque fasce rosse.

«Credo servano per distinguerci dalle altre squadre»

Mentre Nicolaos pose la fascetta rossa sopra il casco di protezione, a mo' di bandana, Medo prese il biglietto tra le sue grosse mani e schiarì la voce per leggerlo.

Kyle e Nicolaos avevano precedentemente concordato nel sceglierlo come interprete del terzetto, poiché la sua lingua era una variante dialettale derivante proprio dal Roviano, in modo tale da comunicare il più velocemente possibile.

«"Squadra Rossa, benvenuti nella vostra base"» lesse scandendo ogni parola, cercando di nascondere la propria inflessione per far comprendere anche ai due piloti in collegamento radio, «"All'interno di questo contenitore troverete tutto il necessario per affrontare la vostra missione, vi abbiamo anche dotati di qualche supplemento in più, data la situazione. Fatene buon uso e ricordate: gli imprevisti possono sempre accadere»

«Perché quest'ultima affermazione mi sapeva di minaccia?»

«Non esagerate adesso, non c'è motivo di prendere tutto alla lettera: stiamo parlando di un'eventualità, se agirete bene potrebbe anche non succedere»

«Se agiremo bene» sottolineò il ragazzo.

«In ogni caso, ragazzi, la domanda adesso sorge spontanea: chi di voi è bravo con i disinneschi?»

Nicolaos alzò le spalle rivolgendosi al compagno.

«Mi duole ammetterlo» intervenne la voce di Akko, «Ma Kyle è proprio specializzato in analisi e disinneschi di trappole e ordigni e credo che sia la persona che fa al caso nostro»

«Ma dove si trova al momento? Perché non è qui?»

«Lo abbiamo mandato a fare un giro di ricognizione»

«Avete fatto bene» commentai, «questi sono punti in più per la strategia»

Mentre Medo sistemava il tubo metallico sulla propria cintura, Nicolaos entrò nella branda per dargli un'occhiata prima di tornare all'incrociatore.

«Perché ci sono dei letti qui?»

«Non ci sei ancora arrivato?»

Il ragazzo mi guardò confuso

«Non ricordi cos'ha detto il Vertice a proposito della missione?»

«Vediamo se ci arrivo io» rispose Syf, «Avendo un intero Sol a nostra disposizione, significa che passeremo la notte qui?»

«Ding ding, indovinato!»

«Beh, che problema c'è?» Nicolaos si poggiò al muro, incrociando le braccia.

«Oh, nessuno, se solo Marte non fosse così "freschina" la notte»

«Quanto "freschina"?»

«Considerando che siamo in piena estate, circa meno cento gradi centigradi.»

«Freddino il pianeta!» si lasciò sfuggire Medo, emettendo prima un lungo fischio.

«Le vostre tute di base sono in grado di sostenere questo impervio clima, tuttavia non so quanto possa convenire restare al freddo e al buio in un'area del genere»

«Praticamente non abbiamo davvero un Sol a nostra disposizione e il Pentagono ci ha mentito di nuovo» realizzò Nicolaos, lasciando dondolare le braccia lungo i fianchi.

«Cosa facciamo allora?» chiese l'Elegoniano grattandosi la testa.

«Vi suggerirei di non perdere altro tempo, se non volete passare davvero una notte nella piana desertica»

«Ethan ha ragione» il ragazzo prese il contenitore Roviano tra le braccia e si avvicinò all'uscita, «Dobbiamo portare subito questa roba a Kyle»

«Ma chi sorveglierà la base? Questa storia delle bombe non mi convince» ammise Syf.

«Non preoccupatevi, ci sono io qui» lo rassicurai mentre aiutavo il ragazzo a caricare il contenitore appena sotto il piccoli propulsori, «Se qualcosa dovesse andare storto vi farò sapere»

Una volta raggiunto l'incrociatore, i ragazzi attivarono il collegamento radio, lasciandomi solo nella cabina di controllo, dove accesi i monitor che ci erano stati dati in dotazione per controllare meglio le loro mosse.

Con l'arrivo delle informazioni raccolte dalla giovane unità volante, i due piloti misero in moto l'astronave e si diressero verso Nord-Ovest. Due finestre si accesero sugli olo-schermi, riprendendone il volo dall'alto. A giudicare dalla distanza delle riprese e dall'angolazione della telecamera, dedussi che quest'ultima potesse essere posta in cima alla torre radio, tuttavia rimaneva ancora l'incognita sul suo possibile uso, che probabilmente non si limitava a quello di controllare dall'alto l'area.

In effetti il modello della torre somigliava moltissimo a quello delle vecchissime emittenti radio terrestri, con una struttura metallica dotata di parabole e antenna.

Mentre controllavo la situazione dalla telecamera della torre, qualche minuto dopo mi accorsi che quelle piazzate all'interno della base non riuscivano più a trasmettere il segnale, una di esse addirittura di spense non rispondendo più ai comandi di riavvio. Convinto si trattasse solo del forte vento, non appena anche la seconda telecamera, posta all'entrata della struttura, si spense, decisi di rimettere il casco per uscire a controllare. L'ambiente fuori, nonostante la grande quantità di sabbia mossa dal vento, non era poi così ostile: ripensandoci non avrebbe mai potuto danneggiare così tanto le telecamere, dunque la colpa poteva solo essere attribuita ad un altro agente.

Avvicinatomi all'entrata, notai che effettivamente una telecamera era stata manomessa "ad arte": tutte le componenti erano state smontate e lo schermo era completamente bruciato.

Capii di non essere solo.

Le mie mani corsero subito alla pistola, ma i miei riflessi non furono pronti all'attacco arrivatomi alle spalle: un calcio poderoso sulla schiena mi fece perdere l'equilibrio, costringendomi a cadere in avanti. Rotolai per evitare un altro colpo, ma non avevo scampo, ero praticamente circondato.

 

 

 

   
 
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