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Autore: aplaceformyhead    30/05/2017    5 recensioni
[Harvey/Donna, post 6.16]
Harvey non riesce a smettere di pensare alla conversazione che ha avuto con Donna nel suo ufficio e bussa alla sua porta in piena notte.
Dalla storia:
"No, Donna, non sto bene. Non riesco a smettere di pensare a quello che mi hai detto in ufficio questa sera."
"Che intendi?"
Harvey bevve un altro sorso.
"Non ho bisogno di fare troppi giri di parole per dirti che ho paura che tu vada via di nuovo."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Paulsen, Harvey Reginald Specter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If you ever leave me baby,
Leave some morphine at my door
'Cause it would take a whole lot of medication
To realize what we used to have,
We don't have it anymore.
{Bruno Mars, It will rain}

 
Harvey fissò quella porta per oltre un minuto prima di bussare, con un toc toc incerto e il cuore che gli tremava. Non era la prima volta che si precipitava a casa sua durante la notte, ma questa volta era diverso. Era fuori quella porta, senza avere il coraggio di bussare, senza sapere cosa dirle.
Donna aprì, interrompendo i suoi pensieri.
"Harvey, cosa ci fai qui a quest'ora?"
Harvey la guardò. Indossava una camicia da notte bianca, era scalza e aveva i capelli spettinati.
"Posso entrare?"
"È successo qualcosa Harvey?" Aveva un'espressione preoccupata e Harvey addolcì lo sguardo e sorrise. "No. È solo che non riuscivo a dormire e ..."
Lei gli fece segno di entrare e si chiuse la porta alle spalle. Harvey andò a sedersi sul divano e Donna gli versò dello scotch in un bicchiere. Lo guardò in silenzio, mentre beveva un sorso con gli occhi chiusi, il viso stanco, segnato da qualche ruga.
"Stai bene?"
Lui la guardò.
“Si. Sono solo preoccupato per tutta quella storia dello studio.."
Si interruppe notando il suo caratteristico sguardo di chi conosce la verità ancora prima che essa arrivi al tuo cervello e sospirò.
"No, Donna, non sto bene. Non riesco a smettere di pensare a quello che mi hai detto in ufficio questa sera."
"Che intendi?"
Harve bevve un altro sorso.
"Non ho bisogno di fare troppi giri di parole per dirti che ho paura che tu vada via di nuovo."
Donna serrò le labbra, chiuse gli occhi per un momento e andò a sedersi vicino a lui.
"Te l'ho detto, Harvey. Non ti sto lasciando, non sto dicendo che smetterò di lavorare per te. È solo che non ho idea di cosa abbia bisogno nella mia vita adesso. Non riesco a capirlo, mi sento così confusa. So che voglio andare avanti, ma... Non lo so, Harvey, non so cosa significhi."
Harvey sospirò. "Io ho bisogno di te, non posso affrontare tutto questo da solo. Non posso affrontare Louis da solo, non posso diventare mananging partner..."
Donna si irrigidì e alzò la voce.
"E io non posso passare la mia vita a rispondere ad un telefono e fissare appuntamenti per te!"
Vide il suo sguardo, la sua fronte corrugata, la sua espressione ferita.
"Scusami, non è quello che..."
"No, è esattamente quello che vuoi dire."
"Tu dovresti capirmi più di tutti gli altri." La sua voce si era ammorbidita, i suoi muscoli si erano rilassati, ma la voce non era più sicura come quella di prima. "Ti sarebbe bastato restare un associato? Un socio junior? Un socio anziano? Hai sempre voluto di più, Harvey, non puoi pensare che a me vada bene restare nella stessa situazione per tutta la mia vita." Disse, non esattamente sicura di riferirsi soltanto alla propria carriera.
Harvey non disse nulla, si limitò a fissarla. La verità era che il pensiero di entrare in quello studio, nel suo studio, senza di lei, gli faceva contorcere lo stomaco. Si ricordava di quei giorni in cui lei era andata via, il momento in cui la vista gli si era offuscata e non riusciva più a respirare e mantenere il contatto con la realtà. Quando si era chiuso in bagno e aveva vomitato e poi si era sciacquato il viso ed era tornato in ufficio, facendo finta di niente, facendo finta che non gli importasse, ma provava una fitta di dolore ogni volta che gettava uno sguardo al di là della propria scrivania e non la vedeva. Era diventata una certezza, negli ultimi dodici anni e mai, mai, aveva pensato a come sarebbe stato affrontare una giornata senza la sua presenza, senza il suo sarcasmo e i suoi consigli, senza che lo irritasse per spingerlo a fare la cosa giusta. La sua assenza aveva scatenato una serie di reazioni nel suo inconscio, aveva riportato a galla ferite mai guarite, ma messe da parte e soffocate per riuscire ad andare avanti. Aveva riportato allo scoperto tutto il suo dolore, il suo senso di abbandono. Aveva scoperto tutto ciò che aveva cercato di coprire, ogni muro dietro cui si proteggeva da anni. E si rese conto di non riuscire ad andare avanti senza di lei. Perché lei era l'unica luce in tutto quel dolore, l'unica cosa che riuscisse a penetrare nel suo cuore dannatamente ferito. Si rese conto di non volere una vita senza di lei, che avere uno studio, vincere tutti i casi, prendere per il culo Louis ogni giorno, non aveva senso senza di lei.
"Harvey?"
Ancora una volta lo riscosse dai suoi pensieri. Aveva un'espressione quasi triste, preoccupata. In quel momento non era più la Donna sicura di te, con la risposta pronta e il sarcasmo tagliente.
"Il solo pensiero di passare una vita senza di te mi fa fottutamente impazzire."
Donna continuò a guardarlo, le labbra leggermente aperte, gli occhi leggermente lucidi.
"Mi fa impazzire, Donna. Mi fa impazzire." Ci fu un lungo silenzio, riempito soltanto dai loro respiri lenti.
"E allora smettila di allontanarmi." Disse infine, con una convinzione nella voce che quella sera pensava di aver perso.
E fu un attimo. Un attimo in cui l'istinto offuscò la ragione e tutto ciò che si erano detti per tenere a bada i loro sentimenti negli ultimi dodici anni. Fu quell'attimo in cui Harvey si sporse verso di lei e sfiorò le sue labbra - non ne aveva mai dimenticato il sapore, da quella notte. E lei poggiò una mano sul suo viso e lo baciò. E quell'attimo si prolungò in un'assurda catena di baci col respiro mozzato e lo stomaco in subbuglio come se fossero due ragazzini del liceo e gli occhi chiusi e le mani di Harvey nei capelli di Donna e il suo profumo, così vicino, e la sua pelle, così liscia. Nessuno dei due aveva il coraggio, o l'intenzione, di smettere, come se, se si fossero staccati anche solo per un istante, quell'istante necessario a prendere fiato in quella sfrenata corsa di mani e labbra, sarebbe tutto svanito. Perché lo sapevano entrambi che era troppo tardi, stavolta, per tornare indietro. Che c'erano ricaduti come due sciocchi, che dopo quei sette anni da quella notte non si erano dimenticati neanche per un momento – e non si erano sfiorati neanche una volta.
E Harvey sapeva che tutto ciò che si era detto era andato in fumo tra quella bocca e quei capelli e quel profumo, e tutte le promesse che si era fatto non avevano mai avuto una reale consistenza. Erano soltanto una fortezza costruita sulla stupida testardaggine di chi non riesce a vincere le proprie paure, un rifugio e una via di fuga dai propri sentimenti.
Donna si allontanò e lo guardò, con la camicia blu con i primi bottoni sbottonati, quella camicia poco elegante che raramente indossava.
Donna lo amava, questo non lo aveva mai messo in dubbio. Non era quel tipo di amore totalizzante, non aveva mai rinunciato alla sua vita, né alla possibilità di innamorarsi di un altro uomo. Non era quel tipo di amore sofferto, ma piuttosto una consapevolezza con cui conviveva da anni. Lo amava ed era, semplicemente, un dato di fatto.
Harvey le lanciò uno sguardo interrogativo, chiedendole silenziosamente perché avesse smesso di baciarlo.
"Cosa significa questo?"
"Perché dobbiamo rovinare tutto con le parole?"
"Sei un avvocato. Tu vivi di parole."
"Vivo di fatti, in realtà."
"Ho bisogno di saperlo, Harvey. Ho bisogno di sapere cosa provi."
Si aspettava questa richiesta, se lo aspettava dal momento in cui si era presentato alla porta. E non si era mai dato una risposta, aveva evitato persino la domanda nella propria testa. Preferiva pensare a Donna come ad una certezza, piuttosto che pensare di dare ad una definizione a ciò che provava.
"Lo sai cosa provo per te."
"Ho bisogno che tu me lo dica." Insistette lei, con una serietà disarmante. Lei era Donna. Sapeva tutto di tutti, sapeva tutto di Harvey, ma questo non era mai riuscito a capirlo. Sapeva che lui teneva in modo spaventoso a lei e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, ma mai era riuscita a capire fino a che punto si spingessero i suoi sentimenti.
"Cosa vuoi che ti dica?" chiese lui, con la voce bassa.
"Harvey, se questa conversazione deve finire come l'ultima che ho provato ad avere con te su quest'argomento, è meglio che tu te ne vada e ci vediamo domani a lavoro."
Il suo silenzio la fece scattare.
“Vattene, Harvey. Perché sai cosa? Io ho una vita oltre te. Non ci sei solo tu, non c’è solo il tuo dannato studio, il tuo ufficio con quelle stupide palle e i tuoi problemi e i tuoi casi e i tuoi appuntamenti. Per quanto ti risulti difficile crederlo, il mio mondo non gira attorno a te e si, io morirei per te, ma non sono disposta a vivere per te!”
“Dannazione, Donna, ma non lo capisci che ti amo?” Urlò, sovrastando la sua voce. “Ti amo maledettamente e tu lo sai. E voglio stare con te e non me ne frega un cazzo se lavoriamo insieme, io voglio te nella mia vita!”
Avevano il fiato corto e gli occhi fissi in quelli dell’altro. E soprattutto, non avevano più parole da aggiungere.
Questa volta fu Donna a sfiorargli le labbra e Harvey a baciarla. E riprese quella sfrenata corsa di labbra e mani, di respiri affannati, di lui che le afferrò i fianchi e la attirò a sé, di camice blu e pigiami lasciati sul pavimento, di muri che crollavano e li lasciavano indifesi, con i cuori che battevano troppo forte per dare ascolto alle proprie paure.




Note d'autore:

Non tocco la tastiera da una vita, non ricordavo nemmeno più come si aggiungessero le storie su questo sito, ma ho finito la sesta stagione e non faccio che pensare a questi due. E so che non sono riuscita a rendere giustizia a nessuno dei due, né alla -abbastanza complessa- caratterizzazione dei loro personaggi, ma dopo l'ultimo episodio ho immaginato questa scena e mentre ero in metro ho cominciato a scrivere questa storia sulle note del cellulare, quindi eccomi qui!

A presto - spero! 🌵

Ilaria P.S. La frase "Morirei per te, ma non sono disposta a vivere per te" è presa da "The perks of being a wallflower."



 
   
 
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