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Autore: Seth Ren    01/06/2017    1 recensioni
Liberamente tratta dalla celebre fiaba della raccolta di Italo Calvino, ecco la storia di Giovannin Senza Paura in versione OUAT (con alcune influenze da altre storie, quali ''Lo sciocco senza paura" dello stesso Calvino e "Storia di uno che andò in cerca della paura" dei Fratelli Grimm) con la partecipazione straordinaria di Tremotino.
Giovanni, figlio esiliato di un Lord delle Regioni Meridionali, viene reclutato dal Signore Oscuro e sfidato a passare una notte in un castello infestato, ma sappiamo tutti che con zio Tremo di mezzo non c'è da fidarsi.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Regioni Meridionali, a metà fra la Foresta Incantata ed Aghrabah, molti anni fa …

 

Giovanni Senzapaura.

Così era noto in quelle terre il figlio maggiore di un nobile Signore del luogo. Ma il suo soprannome non derivava dal suo coraggio in battaglia, ma dalla sua sfrontatezza nei confronti della vita.

Per Giovanni tutto era una sfida ed ogni occasione era buona per dimostrare che non aveva paura di niente: neanche delle punizioni del suo tutore o dei suoi stessi genitori. Lui proprio non sapeva cosa fosse la paura, assumendo spesso un atteggiamento spavaldo nei confronti di ogni situazione e se in origini i risultati delle azioni del giovane spesso assumevano risvolti comici e goliardici, mano a mano che cresceva le conseguenze delle azioni del giovane rischiavano di diventare sempre più tragiche!

Quella sera, il Signore aveva appena scoperto che il figlio era riuscito ad evadere dalla torre campanaria in cui lo aveva segregato come punizione a seguito della sua ultima bravata: permettere ai ladri di derubare la magione di famiglia senza fermarli!

L'uomo non sapeva capacitarsi del perché di quelle azioni del figlio, andando avanti ed indietro per la stanza rimproverando sé stesso per quella terribile situazione.

 

“Lo so cosa provate. I figli danno sempre preoccupazioni, mio caro!”

 

A quelle parole, il Signore si girò e vide davanti a lui uno strano ometto, poco più alto di un metro e cinquanta, avvolto in sontuose vesti rosso ed oro, ma con un aspetto ripugnante e spaventoso: la pelle era squamosa e di color ambra come quella di un coccodrillo, le unghie dell'uomo erano nere mentre i capelli erano arruffati e unti. Bastava vederlo per provare avere una sensazione di ribrezzo attraversare tutto il corpo!

Colto di sorpresa da quella presenza, il nobile prese la spada che portava legata alla cintura e la puntò contro la strana presenza. “So chi siete! La vostra fama è nota anche qui nelle regioni meridionali, Tremotino!”

“Oh, ma che sorpresa! Sono famoso anche qui!”esclamò l'ometto, cominciando a gironzoalre per la sala, sempre con il nobile che gli puntava la spada alla gola “Sapete, credevo che la mia fama qui non fosse giunta offuscata da quell'essere: quel mago Corposenzanima o come lo chiamate. So che vi da parecchi grattacapi da queste parti: principi trasformati in draghi, banditi e orchi al suo comando, principesse rapite ed usate come domestiche - Ah! Quest'idea mi piace, magari gliela ruberò. Oh, ma che dico! Io vedo il futuro: ovvio che gliela ruberò!” aggiunse scoppiando poi in un risolino sarcastico che metteva i brividi (come ogni cosa di lui) “E, nel vostro caso, un figlio che non a paura di niente, al punto che crescendo è passato dall'essere discolo all'essere stolto.

Una bella gatta da pelare, non c'è che dire.

Vedete mio caro, la magia ha sempre un prezzo. Voi avete chiesto al mago una pozione che rendesse vostro figlio privo di qualsiasi paura, incapace di sentire il minimo brivido sulla sua schiena senza tenere conto che così facendo non avrebbe avuto paura nemmeno di voi e della vostra autorità. Anzi, possiamo dire che tutta la paura che il vostro Giovannino – posso chiamarlo così vero?- avrebbe dovuto provare è invece vissuta dal vostro secondogenito. Un codardo come pochi!”

 

Il Signore guardò lo stregone con un'espressione sorpresa sul volto, domandandogli come sapesse del patto che aveva fatto con il mago anni fa, desiderando un figlio intrepido che potesse un giorno succerdergli al comando del paese, pagando però una grossa somma. Aprendo le braccia lo spaventoso ometto si limitò a ricordare che vedeva nel futuro, oltre ad essere in vita da almeno cent'anni.

“Ma che mi crediate o no, io capisco veramente come vi sentite!” aggiunse Tremotino con voce comprensiva mettendo una mano sulla spalle del signore “Ed è per questo che sono qui: perché io posso mettere freno alle vostre ansie.”

“Ma certo! Voi siete il Signore Oscuro. I vostri poteri sono più forti di quelli del mago e del suo esercito di banditi ed orchi!”

“Troppo buono! Qualunque mago dilettate potrebbe togliere quell'accozzaglia dalla circolazione!” disse Tremotino con falsa modestia, sorridendo divertito (adorava essere adulato e che gli si riconoscesse il suo potere) “Comunque riconosco che, in confronto a me, Corposenzanima è solo un prestigiatore, per quanto furbo e scaltro.”

“Se voi potete spezzare il sortilegio sui miei figli fatelo, incambio pagherò ogni prezzo: anche la mia vita!”

Il Signore Oscuro scosse leggermente la testa: “A quanto pare devo essere più preciso, mio caro. Io non rompere l'incantesimo, non subito almeno.

Quel maghetto è particolarmente subdolo: i suoi incantesimi non sono particolarmente potenti, per questo ne combina sempre vari insieme. Difatti quello sui vostri figli ha vari sistemi di difesa, e mi occorrerebbe tempo per poterlo rompere senza … spiacevoli cosneguenze.

Ma voi non avete tutto questo tempo, perciò ecco la mia offerta: io curo uno dei vostri ragazzi, rendendolo né troppo codardo e neanche troppo stolto – una persona normale, insomma – e come prezzo in cambio di quello aggiustato voi mi darete il figlio diffettoso come pupillo.

So che non è facile scegliere, ma vi assicuro che dopo l'alba cambierete idea e mi darete uno dei vostri figli spontaneamente!”

Il nobile scosse la testa con decisione, e puntò nuovamente la spada al collo dello stregone “No! Anche se uno è un codardo, Roberto è pur sempre mio figlio. Non ve lo posso dare via solo per aggiustare Giovanni!”

Tremotino scoppiò a ridere. Una risata stridula e raccappricciante come tutto in quell'uomo (se ancora si poteva definire). “Avete nuovamente frainteso caro: io non prenderò Bobo, ma Giovannino” specificò avvicinandosi al nobile, dopo avergli fatto sparire la spada “e sarete voi a darmelo” aggiunse puntandogli contro il suo indice destro “di vostra spontanea volontà!” concluse sottolineando quelle tre parole con forza, per poi svanire in una nuvola di fumo.

Sparito quello strano uomo (o demone o foleltto o qualsiasi altra cosa fosse quell'essere), il nobile passò tutta la notte a vegliare nella sala dov'era avvenuto l'incontro.

Aveva dato tutta la sua vita cercando di fare il possibile per i figli insieme a sua moglie, l'unica che in qualche modo in passato era in grado di calmarli nei loro impulsi. Dopo che però era morta ed i figli erano entrati nell'adolescenza qualcosa era esploso in loro, specialmente in Giovanni e nel suo essere sprezzante verso tutto e tutti. Roberto, invece, passava tutti giorni e le notti chiuso nella sua stanza. Era così spaventato che non riusciva neanche a tenere in mano una spada e a minacciare qualcuno, ma in compenso era un figlio obbediente, forse troppo!

 

Quella notte sembrò non finire mai, poi si fece l'alba. Il nobile stava per lasciare la sala, quando la porta si aprì e venne una donna vestita con abiti semplici, accompagnata da una delle guardie. Sul loro volto si leggeva sconvolgimento ed angoscia.

“Ho provato a fermarla, Vossignoria. Ma dopo quello che mi ha raccontato, ho capito che dovevate saperlo!” disse la guardia con voce preoccupata e sconvolta.

“Che cosa è successo di così importante?!”

“Mio Signore …” mormorò la donna “... sono la moglie del campanaro.”

Il nobile annuì: aveva chiesto al campanaro di aiutarlo a spaventare Giovanni, organizzando un piano facendogli credere che ci fosse una fantasma nella torre.

“Poche ore fa, mio marito si è recato alla torre con vostro figlio, ma non è tornato. Così sono andata a cercarlo e ...” ma non riuscì a finire la frase scoppiando a piangere.

“Cos'è successo? Centra mio figlio, vero? COSA HA FATTO?! COSA HA FATTO?!” urlò, accanendosi contro la donna,spaventandola ancora di più.

“Vossignoria per favore!” disse la guardia intervenendo per dividere l'uomo dalla popolana “La poveretta è sconvolta perché …” il soldato prese un bel respiro e finalmente completò la frase “... perché Messer Giovanni ha buttato giù il campanaro dalla torre... uccidendolo!”

Il padre rimase senza parole e si alzò guardando fuori dalla finestra.

“Non sappiamo cosa sia successo. Forse il campanaro aveva preceduto messer Giovanni e nel buio il signorino lo ha scambiato per un ladro e ….”.

“Pagherà!” disse il Signore con voce strozzata per poi rivolgersi verso la vedova “Quel disgraziato pagherà, con l'esilio!”

 

Appena tornato al palazzo paterno, Giovanni fu subito condotto al cospetto del genitore. Seppur sorpreso, il ragazzo seguì le guardie senza agitarsi, camminando dietro di loro con molta molta calma. Come se fosse semplice routine quotidiana.

Entrato nella sala delle udienze, il giovanotto vide il padre seduto in fondo alla stanza, circondato dal podestà e dagli altri magistrati della città. Il nobiluomo aveva il volto adombrato dalla collera, seppur sapeva che era inutile. Bastava vedere l'espressione disinteressata del ragazzo, con gli occhi rivolti all'insù, senza degnare il genitore di uno sguardo.

Poco lontano, Roberto (il gemello bivulvare del Senzapaura) osservava la scena tremando come una foglia, intendo a tenere la mano della nutrice. Il ragazzo in quel momento era terrorizzato sia dall'espressione del padre, che dall'idea di quello che poteva capitare al fratello. Un terrore talmente forte in grado di paralizzarlo al punto che solo il contatto con chi gli era stato sempre vicino sin da piccolo (come la madre o la nutrice) era in grado di stemperare.

Appena Giovanni giunse davanti al padre il nobile chiese al figlio se sapeva perché fosse stato condotto lì ed il ragazzo rispose semplicemente molto probabilmente era per “l'incidente capitato quella notte.”, poi alzando gli occhi al cielo aggiunse “Il campanaro avrebbe potuto rispondere, piuttosto che credere che non sarei entrato caricando la porta e scaraventandolo giù. Io lo avevo avvisato che l'avrei fatto e tutti sanno che non mi tiro mai indietro.”

“Quindi, non hai mai preso in considerazione l'idea di essere più cauto nell'entrare in quella stanza per vedere chi era: avevi proprio intenzione di ucciderlo!”esclamò il nobile con un forte disgusto nella voce, senza nascondere l'orrore che quelle parole destavano in lui.

“Ve l'ho detto padre: era nel posto sbagliato al momento sbagliato! Non capisco perché vi stupite così tanto per quello che ho fatto: sapete bene che non sono un codardo!” fu l'annoiata risposta del giovane, che diede subito vita ad un mormorio diffuso fra i presenti, destando in tutti loro paura per quella terribile risposta, al punto che Roberto dovette tenersi alla nutrice per evitare di svenire

“Ma rimane il fatto che tu lo volevi uccidere, ladro oppure no!” disse nuovamente il padre “Capisci quello che intendo dirti?”.

Ma il Senzapaura scosse la testa e col tono di chi cade dalle nuvole disse semplicemente:“No.” aprendo le mani, sicuro di aver agito seguendo solo il buonsenso.

La risposta del giovane scandilizzò tutti i presenti in sala. Preso dalla furia, ma sapendo che doveva mantenere la calma, il Signore si alzò in piedi e pronunciò tre volte il nome del Signore Oscuro.

“Eccomi qui, mio caro. Ci avete messo un po' più di tempo del previsto!” fece Tremotino ridendo e avvicinandosi a Giovanni “Quindi devo presumere che accettate l'accordo, vero?”

“Sì! Prendetevelo pure! Un Signore non sa che farsene di un figlio del genere. Starà molto meglio con uno come voi, ma non vi azzardate mai più a riportarlo qui:Giovanni è esiliato per sempre e perde ogni diritto alla sua eredità!”

A quelle parole il ragazzo senza paura sembrò acquisire interesse a ciò che stava succedendo. “Cosa? Mi sbattete fuori casa solo per un incidente? Allora buon pro vi faccia,Vossignoria!” aggiunse poi Giovanni con un tono di disgusto verso il genitore “Tanto mi fate solo un favore. Molto meglio vedere il mondo e cercare un luogo dove apprezzino la mia virtù, piuttosto che rimanere in questo posto noioso!”

“Però! Mi piace come ragiona questo ragazzo! Sono sicuro che andremo d'accordo!” fece Tremotino osservando il Giovanni con ammirazione “Ma prima, ti chiedo di aspettarmi in luogo particolare.” aggiusne facendo sparire il giovane, per poi voltarsi verso Roberto e puntando verso il ragazzovisibilmente spaventato una strana noce “Dopotutto un patto è un patto!”.

 

Giovanni si era ritrovato in un bosco ed aveva iniziato a camminare, diretto verso un vecchio palazzo che era visibile dietro gli alberi che vedeva davanti. Solo dopo essere uscito dal bosco il ragazzo si accorse che si trovava davanti ad un grande castello, collocato fra le montagne, con dentro quello che sembrava essere un grande giardino.

Per la prima volta Giovanni sentiì nel suo corpo una sensazione nuova: lo stupore e la meraviglia! Non aveva mai visto niente di così immenso in vita sua!

 

“Bello vero? Comunque sarebbe stato più educato aspettarmi, tu non credi?” disse poi una voce famigliare alle sue spalle, che il Senzapaura ben riconobbe.

“Sapevo che vi sareste fatto vivo, o meglio lo immaginavo. Tutti i maghi fanno così quando rapiscono qualcuno.” rispose il giovane voltandosi con un sorrisetto arrogante “Ho letto molte storie, o meglio me ne hanno lette molte quando ero piccolo: credevano che mi sarei spaventato o quanto meno sorpreso. Fatica inutile!”

Tremotino rise, facendo poi notare a Giovanni che se poteva essere sorpreso allora era bene che sapesse che sottile era il confine fra meraviglia e paura.

“Molto interessante. Lo terrò da conto!” disse il giovane, senza mostrare il minimo interesse. Poi si voltò e chiese al Signore Oscuro perché lo avesse portato lì.

“Per avere un aiuto nel dare una lezione ad un odioso confinante, mio caro Giovannino!” rivelò lo stregone, destando non poca rabbia nel ragazzo con quel soprannome “Vedi questo castello è attualmente di proprietà di Corposenzanima.

Vedi lui ha questo brutto vizio di prendere i castelli ed i palazzi abbandonati per nasconderci i suoi tesori, e poi di creare qualche trappola magica con fantasmi, poltergeist e presenze varie... ma ha fatto male i suoi conti nel pensare che io gli lasciassi campo libero nella Foresta Incantata.

Questo è il mio territorio, caro!”

A quelle parole Giovanni si stupiì nuovamente: era nella Foresta Incantata e non a Selvascura, Rocca Forte o un qualsiasi altro regno delle Lande Meridionali?!

Tuttavia il giovane non era uno stupido: se quel mago oscuro (la cui fama era famosa anche nella sua città natale) lo aveva portato lì era chiaro che voleva servirsi di lui. Doveva solo capire il perché.

“So bene che voi e quelli come voi non danno niente per niente. Ditemi quindi: cosa volete che faccia per voi?”

“Ah niente di difficile per un intrepido senza paura come te, caro Giovanni. Una vera sciocchezza: passare tre notti di seguito nel castello. Allora e solo allora, quando l'incanto di Corposenzanima si sarà rotto lui perderà la proprietà su questo castello e su tutto ciò che esso contiene.

Ah! So cosa stai pensando, ma non preoccuparti. Una volta che avrai finito divideremo le cose in maniera equa: io prenderò solo quello di cui ho bisogno, mentre il resto sarà tuo.”

“Volete che io faccia il lavoro sporco per voi, quindi!” replicò il ragazzo, ma Tremotino ridacchiò e disse che un ragazzo intelligente come Giovanni, se voleva, era libero di rifiutare quella che definì come “una sua sfida”.

“Tuttavia ...” aggiunse poi il viscido ometto “... il liberare un castello delle apparizioni, dagli spettri e dagli incantesmi di un mago come Corposenzanima dovrebbe portare bene alla tua fama, caro. Non più un assassino, ma un eroe: l'unico che può battere il mago malvagio delle Lande Meridionali, grazie a quella che dovrebbe essere una maledizione.

Quindi dimmi: sei abbastanza intrepido e forte da accettare la mia sfida, Giovanni Senzapaura?”

Una scintilla d'interesse si accese negli occhi del giovane.

 

Le prime due notti erano passate in maniera tranquilla, o almeno lo erano state per Giovanni.

La prima il letto dove il giovane si era coricato a dormire aveva cominciato a muoversi e a tremare, così come ogni cosa in quella stanza... ma Giovanni non si era spaventato e non era nemmeno scappato: bensì aveva deciso di cambiare semplicemente stanza e di trasferirsi nel salotto. Anche qui i mobili avevano comincato inutilmente a tremare nel cercare di far fuggire il ragazzo, ma senza successo, spingendo il Senzapaura a leggere i vari libri della libreria per poter passare quella notte insonne.

La seconda notte fu forse più spaventosa della precedente, in quanto l'incanto non era circoscritto alla stanza dove si trovava Giovanni in quel momento, bensì era presente in tutto il castello facendo muovere tutti i mobili e le stoviglie presenti nel palazzo, che sembravano cercare di colpire il ragazzo per farlo uscire da lì. Ma Giovanni sapeva che Tremotino era stato chiaro: se fosse uscito dal confine di quel grande castello la sfida sarebbe stata persa, così il giovane decise di agire d'astuzia uscendo semplicemente nel cortile, dove stranamente gli oggetti incantati non pareva potessero raggiungerlo senza perdere la magia che gli animava.

Giovanni si sedette quindi sotto un albero con una coperta ed aspettò il passare della notte, svegliandosi poi al canto del gallo ed entrando nuovamente nell'edificio per fare colazione (Tremotino gli aveva procurato un po' di provviste ed una lampada prima di lasciarlo da solo la prima notte).

“Sei arrivato a buon punto devo ammetterlo, mio caro!” disse la voce di Tremotino dietro di lui, mentre Giovanni era intento ad addentare una salsiccia che aveva cucinato poco fa “Sapevo che non saresti scappato, ma metterti a dormire nel giardino è stato rischioso. Oh, potevi anche distruggere i mobili e le varie cose: si sarebbero fermate comunque.”

“Ma così facendo non avrei avuto più piatti dove mangiare e (come mi avete detto voi prima di lasciarmi qui) la fretta è cattiva consigliera.” fu la risposta sarcastica del ragazzo “Comunque, ora mi manca una sola notte da passare, ma ...”

“Ma cosa, mio caro?”

“Ma poi cosa succederà a questo castello e a me? Mi ucciderete forse?” domandò il ragazzo con aria di sfida.

“Oh no! Non intendo ucciderti. Una volta che avrai passato la terza notte potrai rivendicare la proprietà del castello o andare a zonzo per il mondo come preferisci. A me interessa solo una cosa di questo edificio, per il resto non ho particolari interessi.” fu la sibilina risposta del mago.

“Credevo che vedeste nel futuro.” fece il ragazzo alzando gli occhi dal piatto.

“Oh! Lo sai?”

“E quello che si dice su di voi.”

“Umpf! Mai una volta che la gente stia zitta!

Comunque è vero: possiedo il dono della veggenza, ma il futuro è incerto e mutevole. Cambia sempre, muta e solo via via che si va avanti è possibile vederlo con chiarezza. Purtroppo, anche i miei poteri dei limiti o avrei già quello che voglio più di ogni altra cosa!” aggiunse poi con voce triste e malinconica, per poi cambiare completamente discorso, asserendo che i suoi obbiettivi non lo riguardavano e che il giovane avrebbe fatto meglio a pensare alla sua vita e a godersela. Poi sparì in una nuvola di fuma color bordeaux, lasciando Giovanni a riflettere su quanto il Signore Oscuro gli aveva appena detto.

 

Quando il Sole calò all'orizzonte, cominciò la terza notte.

Giovanni si era seduto al tavolo della cucina del palazzo e stava gustando le ultime salsicce con un fiasco di vino rosso, quando sentì dei rumori provenire dalla cappa del camino che gli fecero nuovamente alzare gli occhi dal piatto, spingendolo a guardarsi intorno con aria entusiasta: la nuova sfida era cominciata!

Una voce profonda si diffuse poi per tutto il castello: “Butto?!”. Senza scomporsi, il giovane bevve un sorso di vino e disse con calma “E butta!”, ed una gamba piombò giù dal cammino. La voce profonda ripeté di nuovo “Butto?” e Giovanni diede il suo consenso, così facendo anche l'altra gamba cadde.

La scena si ripeté per almeno altre sei volte, e cadderò nell'ordine un braccio sinistro, un braccio destro, un torso e per finire la testa di un uomo alto più di due metri che subito si ricomposero sotto gli occhi del ragazzo. Giovanni non fece nulla davanti a quella scena, limitandosi ad alzare il bicchiere come a brindare al nuovo venuto.

“Salute!”.

Il gigante posò i suoi occhi sul Senzapaura e lo fissò per circa cinque minuti senza proferire parola. Poi, notando la calma del giovane, parlò: “Non ho ancora capito se tu, ragazzo, sei coraggioso o stupido per aver resistito per due notti nel mio castello.”

“Forse tutte e due le cose!” rispose sorridente il giovanotto, finendo di bere il suo fiasco di vino con aria compiaciuta, sotto lo sguardo di quello che aveva capito essere il cosidetto mago Corposenzanima (o almeno così lui si era definito).

Posato il bicchiere Giovanni chiese al uomo se intendeva ucciderlo, ma il gigante rispose che quella non era sua intenzione: voleva solo che il ragazzo se ne andasse da lì per sempre e per farlo cominciò ad animare nuovamente le stoviglie e i mobili e a far tremare il castello, senza però cambiare l'espressione imperturbabile che il Senzapaura (che quelle cose le aveva già viste le due notti precedenti) rivolgeva al gigante, mentre cercava di evitare le varie stoviglie e i mobili che si stavano avventando su di lui. Aveva infatti capito che doveva mantenere il contatto visivo con il mago più che poteva, in modo che poi questi si stancasse, e così avvenne: dopo circa una decina di minuti il gigante con un gesto delle mano fece calmare le stoviglie e il mobilio.

“Non mi darai mica che è tutto qua quello che sei in grado di fare?” chiese allora il giovane in tono di sfida.

“Oh! Non sono neanche all'inizio, ragazzo mio.” fu la risposta del sedicente Corposenzanima, mentre un'ondata di vento gelido cominciò ad entrare nel palazzo spegnendo tutti i fuochi e i lumi che Giovanni aveva accesso nelle sale per riscaldarsi ed illuminarsi il passaggio. Tutti tranne uno: quello sulla tavola da pranzo.

“La prossima prova consiste nel prendere il lume e seguirmi in giro per il castello per tutta la notte, senz'altra luce che quella del tuo lume. Se riuscirai a starmi dietro ti porterò nel luogo dove sono nascosti i tesori dei precedenti padroni di questo palazzo ed essi saranno tuoi. Che ne dici? Ci stai giovanotto o vuoi tornare a casa?”

Giovanni rise a quella proposta: “Mio padre mi ha esiliato perché ho accidentalmente ucciso una persona, quindi non ho un posto dove tornare, ma ...” aggiusne prendendo in mano il lume e dirigendosi verso il gigante, senza mai perdere il contatto visivo coi suoi occhi “... Giovanni Senzapaura non ha mai rifiutato una sfida! Cominciamo pure, mio caro gigante!” .

 

Il sedicente mago cominciò a guidare Giovanni per tutto il castello, attraversando ogni torre ed ogni stanza senza mai fermarsi a riposare.

“Hai detto che sei stato esiliato, vero? Quindi capisco bene perché vuoi reclamare il possesso di questo palazzo per poterci vivere, ma non posso lasciartelo: ho grandi progetti per questo luogo. Cose che un semplice mortale come te non può capire!”

“Ah! Ma io non sono qui per prendermi il tuo palazzo: è solo per una sfida che ho fatto col Signore Oscuro.” rielò il ragazzo col suo solito tono distaccato, senza accorgersi che quelle parole avevano accesso qualcosa nel suo interlocutore. Una terribile consapevolezza sul perché quello strano ragazzo si trovava lì.

Era stato uno sciocco a pensare di poter occupare un palazzo della Foresta Incantata senza pensare che ciò avrebbe potuto destare l'attenzione del più terribile mago di quel territorio e l'incantesimo che aveva evocato sul castello gli impediva di uccidere quel ragazzo, ma c'era ancora una cosa che poteva fare per gabbare quell'odioso ometto.

Alla fine il duo arrivò vicino ad una porta collocata al piano terra del palazzo. “Aprila!” disse il gigante con un tono profondo e spaventoso da far venire la pelle d'oca, ma Giovanni fu irremovibile: “No. Aprila tu!” rispose. La scena si ripetè per un po', ma capito che non poteva vincere a quella sfida con il giovane l'enorme uomo apriì la porta ed i due scesero una lunga scala a chioccciola, gino ad arrivare in un immenso salone sotterraneo, dove stavano mobili chiusi a chiave di pregiata fattura ed enormi forzieri.

“So che ti sembra strano, ma sappi che sono una minima parte è il tesoro dei precedenti padroni: il resto è tutto mio. Sono i miei tesori raccolti in anni di viaggi, o meglio solo una parte.

Quei tre enormi forzieri sono la tua ricompensa: dentro cognuno di loro vi è abbastanza oro per costruirti tu stesso un palazzo e comprarti un titolo nobiliare.

Prendili pure e va via. Hai vinto tu!”

Giovanni posò il lume ed era lì per prendere il primo forziere, quando notò che in alto nel salone vi erano enormi finestre e che da lì non vi entrava luce, e capì. Il mago voleva fregarlo e fargli perdere la gara con Tremotino facendogli abbandonare il palazzo prima del tempo.

“Beh che ti prende? Portali su no?” chiese il gigante spazientito e un po' adirato

“No! Portali su tu!” rispose Giovannino col suo tono consueto, per nulla scosso dal tono del suo interlocutore. Il gigante fissò quello strano ragazzo, chiedendosi chi mai potesse essere per rispondergli in quel modo, specie dopo che aveva rivelato di essere il padrone del castello.

“Portali su!” ripetè con tono adirato, ma il giovane non si mosse, obiettando che quel peso era troppo per un comune essere umano come lui, mentre che il mago (essendo un gigante) sarebbe stato avantaggiato.

I due stettero a guardarsi negli occhi per ancora dieci minuti, poi in lotananza si sentì il primo canto del gallo, e a quel punto il gigantesco essere capì di aver ormai perso: poteva solo fare quello che gli aveva chiesto il ragazzo. Tuttavia, anche se sconfitto, sapeva che anche il suo rivale avrebbe perso nel momento in cui avrebbe lasciato il palazzo.

Portate su i tre forzieri, il mago condusse nuovamente Giovanni nella stanza da pranzo dove si erano incontrati, ed a poco a poco, il giovane vide i pezzi del corpo del gigante staccarsi per risalire lungo il camino e non farvi più ritorno.

“Hai vinto tu, giovane.” disse il mago mentre le gambe si staccavano “Hai tenuto testa a me e ai miei incantesimi, quindi il castello da oggi è tuo e tale rimarrà fino alla tua dipartita.” aggiunse mentre anche le due braccia lasciavano si allontanavano per risalire la cappa “I forzieri sono tuoi come ti ho promesso, ma ricordati sempre di guardarti dal Signore Oscuro.” il busto si staccò, lasciando solo la testa a mezz'aria, prima di ritirarsi anch'essa così com'era arrivata.

 

Poche ore dopo, Tremotino apparve davanti a Giovanni mentre il giovane era intento a fare colazione dopo la lunga serata.

“Ah! Siete voi. Devo dire che la vostra entrata in scena non è paragonabile a quella del vecchio padrone del castello. Il corpo che cade dal camino e si ricompone è più... caratteristico.”

“Questione di punti di vista, mio caro: per me tutto ciò è … al quanto di cattivo di gusto! In ogni caso, vedo con piacere che hai superato anche la terza notte. È così?”

“Esatto!” rispose Giovanni posando la forchetta “Il palazzo ora è mio, con tutto ciò che contiene.”

“Ma veramente mio caro, noi avevamo detto che avremmo diviso in maniera equa ed io ho bisogno di questo posto per stiparci i miei oggetti magici, per non parlare di quelle che sono presenti nel sotterraneo.”

“Voi … sapete del sotterraneo?” eslcamò Giovanni stupito da quella notizia con aria incredula.

“Certo che so del sottoerraneo, mio caro!” rispose Tremotino con tono al quanto scontento “Vedo il futuro e so che questo castello sarà mio.”

Giovanni rise divertito.

“Beh forse dovrete aspettare ancora qualche anno o forse la vostra preveggenza fa cilecca, perché io ho guadagnato questo castello ed i tre forizieri che vedete lì. Inoltre il mago ha ceduto a me la proprietà fino alla mia dipartita.” aggiusne dandogli le spalle, senza accorgersi che a quelle parole Tremotino aveva messo mano nelle tasche del suo abito, prendendo una strana noce.

“Sì. Immagino che Corposezanima abbia fatto un incantesimo che ti rende il legittimo proprietario del castello. Lo conosco molto bene: ucciderti a tradimento non dissolverebbe l'incanto, in quanto il castello svanirebbe con te. Questo era il motivo per cui non potevo permettermi di usare i miei poteri contro quel prestigiatore da strapazzo, ma con te è un pochino diverso mio caro!”.

Il Signore oscuro gettò il frutto verso il giovane, colpendolo alla schiena.

Giovanni si voltò e vide la noce cadere a terra e rompersi, facendo uscire dal suo guscio un'ombra nera che s'avventò su di lui.

Al solo vederla il Senzapaura sentì il terrore per la prima volta nella sua vita e sentì il suo cuore cominciare a battere sempre più velocemente. Cercò di allontanare lo sguardo da quella cosa ma non poteva fare a meno di vedere quell'essere senza volto, e più lo vedeva più sentiva il terrore pervaderlo.

“Sai cosa si dice? Che l'unica cosa di cui si deve avere paura è la paura stessa.” spiegò Tremotino, mentre il giovane cercava di indietraggiare dall'essere uscito dalla noce, dicendogli di stare lontano da lui “E nel tuo caso è così: quella che vedi è tutta la paura che tuo fratello ha provato per te in questi anni. Io l'ho rimossa ed imprigionata in quella noce magica delle tue terre, ma ora che è libera vuole tornare al suo legittimo posto: nel tuo cuore, caro. Più la guardi, più lei entra e si fa strada.

Purtroppo per te, non so se sarà in grado di resistere dato che sono ben 15 anni di arretrati in meno un'ora, e contando anche il terrore delle ultime tre notti nessun cuore umano potrebbe resister...” un grido disumano squarciò l'aria. Tremotino si girò e vide che Giovanni si era lanciato da una finestra ed era caduto a terra tenendosi una mano sul petto. L'ombra oscura invece era sparita, ma lo scontro col suolo era stato fatale essendo atterrato con la testa sul pavimento del cortile interno “Uhm.. è stato più rapido del previsto!” fece il Signore Oscuro osservando il corpo del giovane “Mi dispiace averti fatto questo. Eri un ragazzo promettente, ma non posso fermarmi se voglio ritrovare mio figlio. Questo castello ora è mio!” aggiunse poi aprendo le mani, in modo da reclamare il possesso di quella proprietà in maniera perenne, per poi entrare finalmente nel tanto sperato sotterraneo, dove lo accolse una terribile sorpresa: i mobili di quell'enorme sala erano tutti vuoti.

E Tremotino capì.

Corposenzanima lo aveva giocato.

Lo stregone aveva progettato l'incantesimo in modo che al vincitore restassero solo il castello e ciò contenva, salvo i suoi oggetti magici. Il mago era riuscito a vincolarne la presenza alla proprietà del palazzo.

Tremotino era furioso, ma non se la prese: era stato giocato, sì. Ma lui vedeva il futuro e sapeva che la fine del rivale era prossima.

 

FINE

 


Mi sembra doverso dare spiegazioni a coloro che non conoscono le fiabe di Calvino e che leggono questa storia rimanedo sorpresi da certi nomi ed elementi.
Va detto per prima cosa che solo l'episodio del Fantasma Gigante e dei forzieri (pignatte in originale) e quelli dell'ombra vengono da Giovanin Senza Paura. L'episodio della morte accidentale e del carattere "sciocco" del protagonista vengono dalla fiaba dei Grimm. Da altre storie di Calvino ho ripreso l'idea del fratello del Senzapaura (Lo sciocco senza paura), l'idea delle tre notti da passare nel castello stregato e il nome del mago rivale di Trmotino. Vi sono poi elementi ricorrenti delle fiabe italiane, in parte solo accenati (il più evidente è la noce magica che può contenere di tutto, qui un po' cambiata)

Le Regioni Meridionali sono una mia invenzione. Un territorio confinante con la foresta incantata, ma dal clima più mediterraneo e dalla cultura più italica (come si evince dai nomi) e anche più "avanzata" e moderna (dovete immaginarvi un territorio rinascimentale con costumi alla RomeXJuliet). La Foresta Incantata mi è sempre parsa chiaramente ispirata all'Europa Continentale da cui vengono le storie che vi sono ambientate (salvo Pinocchio), per cui ho voluto creare un "reame" più italico in cui potevano trovare spazio anche le storie raccolte di Calvino dove sono presenti anche principi e re con fucili e pistole.  

Spero che la storia vi sia piaciuta e se ne volete altre (magari per vedere la fine del mago Corposenzanima) avete solo da chiedere. 


 
   
 
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