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Autore: Pasquale Santedicola    01/06/2017    0 recensioni
com'è nata la Vita? e la Morte? sono davvero nemiche o sono qualcosa di diverso, qualcosa di più? nelle storie di Vita e Morte i due esseri si intrecciano si separano e collidono in storie romantiche, fantasy ed horror.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 1: La nascita. Due facce della stessa medaglia.

molti uomini si sono chiesti nel corso del tempo se all'inizio di tutto ci fosse qualcosa, una forza o della materia esistente che ha dato vita al nostro pianeta. Questo non mi è dato dirlo - alcuni segreti rimangono tra gli dei -, ma posso dirvi altro. Il pianeta Terra era, come oggi, diviso in giorno e notte con la differenza che questi non cambiavano, erano sempre fissi e non si poteva entrare in uno o nell'altro.

Il territorio del giorno era una pianura dalle lunghe distese fiorite, dipinte di mille colori e ricoperta da foreste di pini profumati, frutteti con i più succosi frutti mai visti. era la quintessenza della rigogliosità. Nella zona del Giorno non era mai brutto tempo, né la temperatura era esagerata. Il sole splendeva sempre placido e tiepido su quella rigogliosa natura e una brezza tiepida primaverile allietava gli abitanti di quel luogo. al centro di questa enorme distesa verde c'era come uno scranno creato dall'intreccio delle radici della più grossa quercia che la terra abbia mai ospitato. La culla di legno, ricoperta dai petali delle rose più pure, ospitava una piccola creatura, una bambina dai capelli biondi come il miele d'acacia e gli occhi verdi come le fronde di quell'albero che la cullava e la proteggeva dal sole. la bambina era così bella da emanare luce prorpia e il suo sorriso era capace di scaldare i cuori. tuttavia la creatura era sola, nessun'altra forma di vita umana era presente, era la diretta figlia della terra. sull'albero, appena sopra la culla, gli animali avevano inciso una scritta:

"qui è la culla di Vita, figlia di Natura."

La piccola creatura in fasce era coccolata e vegliata da tutti gli animali su cui la natura poteva contare, dal grande lupo di prateria al piccolo passerotto cinquettante e tutti si facevano in quattro pur di vedere su quel piccolo dolce visino roseo quel solare sorriso.

ma come in ogni mito che si rispetti c'è comunque una controparte.

la zona della Notte era arida, buia e rocciosa. spesso spirava un vento gelido e secco da far intirizzire anche il più forte degli uomini del nord. non un fremito, non un suono. il paesaggio era caraterizzato da impervie montagne ripide simili ad artigli di corvi. tra un cerchio di aspre montagne c'era un cratere dove, per controparte, era adagiato un bambino. il piccolo scricciolo aveva la pelle bianca come il latte appena munto, i capelli di un biondo platino che quasi rilucevano d'azzurro e due occhi rossi come le fiamme. Un solo sguardo sarebbe stato capace di scogliere anche le montagne. intorno, per tutto il cratere c'erano cerchi concentrici e disegni geometrici e tra il primo e il secondo cerchio c'era inciso:

"questo è il giacilio di Morte, figlio di Natura."

il fanciullo non avena nessuno che si curasse di lui, nè persone nè animali che potessero in qualche modo proteggerlo o riscaldarlo dalle correnti gelide, aveva per se solo un albero mezzo rinsecchito che produceva però frutti meravigliosi, dal gusto - oserei dire - divino.

 

   
 
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