All you sinners stand up, sing hallelujah (hallelujah!)
Show praise with your body
Stand up, sing hallelujah (hallelujah!)
Hallelujah - Panic! At the Disco
 
Tenevo gli occhi aperti. Il mio respiro era affannoso e la testa mi pulsava dolorosamente. Eppure non osavo muovermi. Avevo pregato Dio di essermi immaginata tutto, ma poi la voce era tornata. “Chi c’è?” avevo gridato. Ero rimasta in attesa, ma le pareti di pietra mi avevano restituito solo un assordante silenzio. Scivolai fuori dalle lenzuola. Al di là della finestra, la tempesta sferzava violenta le cime degli alberi mentre la pioggia battente scivolava lungo le mura del castello tingendole di uno spettrale nero inchiostro. All’improvviso la luce si spense facendomi sobbalzare. Qualcosa attirò la mia attenzione. La luce nel torrione Nord si era accesa. Cercai di aguzzare la vista ma prima che riuscissi a scorgere qualsiasi cosa, un sussurro mi fece gelare il sangue nelle vene.
“Guardami”. Stavolta l’avevo sentito distintamente . All’improvviso capii. Afferrai la torcia accanto al comodino ed uscii nel corridoio buio. Il silenzio del castello addormentato era rotto solo dal rumore dei miei passi mentre salivo la scala a chiocciola che mi separava dalla stanza in cima alla torre, cercando di ignorare il mio buonsenso che mi ordinava di scappare. La chiave era già infilata nella serratura. Con mano tremante la feci scattare. Avanzai circospetta nella sontuosa camera da letto, rivestita di arazzi e cupi dipinti ad olio. "Finalmente". La porta si chiuse alle mie spalle. Mi voltai di scatto. Un uomo alto e pallido mi fissava con un sorriso da predatore. Il corpo magro era fasciato da un elegante completo scuro. Il viso era completamente bianco, fatta eccezione per gli occhi: due buchi neri che sembravano spalancarsi sull’abisso. La figura accarezzava distrattamente il ritratto appeso alla parete alla sua sinistra, raffigurante un uomo dai capelli scuri e i lineamenti affilati. “Principe Vlad III” recitava la scritta. La consapevolezza mi colpì all’improvviso. "Buonasera” disse il vampiro, poi avanzò lentamente verso di me senza staccarmi gli occhi di dosso. Indietreggiai istintivamente. Il conte rise scoprendo i canini aguzzi. Nonostante il terrore si stesse  impadronendo di me, la mia attenzione fu attirata dall’elegante specchiera. “Perché non ti riflette?” chiesi. Il vampiro parlò con voce vellutata.
" Perché è stato il sangue delle vite che ho spezzato in nome del potere a plasmare il mio corpo immortale. La vista di ciò che sono diventato sarebbe insostenibile. Non poter contemplare l’orrore di ciò che siamo diventati è l’ultimo atto di misericordia che Dio riserva a quelli come noi”. Il conte allungò la mano pallida verso il mio viso.
Mi svegliai di soprassalto nel mio letto, boccheggiando. Passai una mano sulla fronte madida di sudore e mi sedetti di scatto prendendomi la testa fra le mani. Un incubo. Si era trattato solo di un incubo. Lasciai che il mio sguardo vagasse per la stanza. Avevo bisogno di vedere, di toccare, di sapere che stavolta era tutto reale. Mi alzai tremante sperando che le ginocchia non cedessero e mi diressi verso il bagno. Aprii il getto del rubinetto e mi sciacquai il viso. Tenni gli occhi chiusi e lasciai che l’acqua ghiacciata lavasse via ogni strascico di quell’incubo. Ma quando finalmente li riaprii, sentii un urlo di terrore morirmi in gola. Nel punto esatto dove avrebbe dovuto trovarsi il mio viso, lo specchio restituiva solo il riflesso della parete dietro di me.