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Autore: Clockwise    02/06/2017    2 recensioni
Ti ho vista, sai, quando credevi di essermi sfuggita – ho visto i tuoi occhi spenti, cerchiati di linee stanche, ho visto il tuo sorriso esitante, le tue dita nervose. Ho visto il tuo sguardo perso mentre osservavi i tetti sbriciolarsi, i muri creparsi, i vetri infrangersi – il fragile mondo che ti eri costruita intorno cadere pezzo dopo pezzo.
Una casa in rovina, un aereo, un'amicizia.
(pensieri di getto)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da un aereo, ad un amico
 
 
 
In a bulletproof vest, with the windows all closed
I’ll be doing my best, I’ll see you soon
In a telescope lens, oh when all you want’s friends,
I’ll see you soon.
Coldplay, See You Soon
 
 
 
 
Le luci sulla pista di decollo si allungano fievoli nella notte, sollevano in aria l’aereo come braccia amorevoli.
Ti ho vista, sai, quando credevi di essermi sfuggita – ho visto i tuoi occhi spenti, cerchiati di linee stanche, ho visto il tuo sorriso esitante, le tue dita nervose. Ho visto il tuo sguardo perso mentre osservavi i tetti sbriciolarsi, i muri creparsi, i vetri infrangersi – il fragile mondo che ti eri costruita intorno cadere pezzo dopo pezzo. Vorresti soltanto accucciarti in mezzo alla strada e seppellire la testa fra le braccia, chiudere gli occhi e le orecchie all’assordante mormorio della città che si sgretola, la dissonanza disarmante fra il ritmo del tuo cuore – che batte e batte e continua a battere, nonostante tutto! – e questa vita che ti risuona familiare eppure aliena, come una lingua che conoscevi ma ora hai dimenticato. Timorosa, esitante, spaesata, chiudi le imposte e non lasci più entrare la luce – ormai ti spaventa, con tutte le ombre misteriose che crea nelle tue stanze – tiri un respiro di sollievo nell’aria buia. Isolata, chiusa, silenziosa, ti sembra di avere trovato pace. Provi a respirare di nuovo – e tossisci e starnutisci, la bocca ti si riempie di polvere – da che hai chiuso le finestre non c’è più aria. E adesso? Si alza il vento, le imposte sbatacchiano, le tegole sul tetto tremano e cadono, infrangendosi al suolo. I cocci ti feriscono, ma ormai è difficile anche sentire dolore. E le erbacce iniziano a crescerti negli interstizi e le crepe, e lucertole, ragni, formiche, pipistrelli ti fanno visita senza invito, ti arruffano i capelli, ti danno il prurito, ti assordano le orecchie, ti strisciano sui piedi. E tu ti sgretoli granello dopo granello, e l’erba ti soffoca, e la polvere, e gli insetti e le ragnatele…
L’aereo prende quota, sballottolato dalle correnti, finché non superiamo le nuvole ed entriamo in un altro mondo. Io ho fatto del mio meglio – aperto le finestre, scacciato gli animali, spolverato tutto quanto, estirpato le erbacce. Ma lo sai, vero, che la fatica più grande dovrai farla tu? Dovrai lavorare, giorno dopo giorno, riparare, ripulire, ristrutturare. E poi dovrai continuare a faticare, ricordarti di aprire le finestre e respirare – alzare il viso al cielo e ricordarti che lassù da qualche parte, oltre le nuvole, io sto arrivando ad aiutarti, e che se non vuoi farlo per te, fallo per me – spolvera la soglia di casa e lascia entrare un amico. 









***
Sembrano passati secoli. 
Chissà perché, stare lontana da casa non mi ha aiutato a scrivere, anzi. Iniziavo qualcosa, mi perdevo, lo lasciavo a metà. Ma ora sono tornata, anche se per poco. 
Questi sono solo pensieri, sensazioni un po' alla rinfusa, un po' all'improvviso – devo fare un po' di ordine nella mia testa.

Grazie, se avete letto fin qui.
Un bacio,
-Clock 
  
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