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Autore: Moon_Wolf    02/06/2017    2 recensioni
Lei lo aveva tradito.
Una manciata di parole, otto sillabe in tutto, che continuavano sorde a rimbombargli dentro, in una nenia senza fine, parevano volerlo condurlo alla follia.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kowalski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo un'illusione


-Kowalski- aveva detto il piccolo della squadra entrando nel laboratorio, annunciando la sua presenza con quel tono, il tono fermo che usava solo in occasioni speciali e che assomigliava un po’ troppo a quello di Skipper.                             

Allora però lo scienziato non gli aveva dato troppo peso, poiché concentrato sui fili elettrici, e gli aveva fatto cenno di continuare, sempre con gli occhi fissi sulla suo nuovo “ordigno”, come definiva le sue geniali invenzioni- modestamente parlando- il capo della squadra.                                    

– Cos’è l’amore? – la domanda arrivò inaspettata, dopo qualche attimo di esitazione da parte del più giovane.                                                                                                                                          
Kowalski sussultò, per lo stupore aveva preso la scossa. Mise giù subito i ferri del mestiere, cacciavite compreso, rimanendo un po’ confuso per la domanda diretta del ragazzo, fissando Soldato col becco leggermente aperto. Dopo qualche istante però si decise ad abbozzare una risposta.

-Non credo di essere io il più adatto per parlare di questo argomento, forse Skipper o Rico…- aveva iniziato, cercando di fuggire un argomento ostico a lui quanto l’amore, subordinando l’onere del compito ai compagni.

-Ma Rico è innamorato di una bambola e Skipper dice che non è concesso l’amore nella squadra, per cui non me ne parlerebbe comunque! – aggiunse perciò, per sottolineare il suo punto, e cingendo le pinne- Ti prego Kowalski.-         

Stava per rispondere di nuovo in modo negativo, perché lui era uno scienziato e quella non era materia sua, fra i dottorati presi su internet non c’era il nome di Dottor Stranamore. Ma si bloccò quando Soldato lo guardò supplichevole con i grandi occhioni azzurri accompagnati da un tenero broncetto, simili talmente tanto a quelli che faceva da cucciolo. A mente lucida potevano risultare in un certo senso inquietanti visto la sua veneranda età- aveva compiuto già i diciott’anni anni, per le mutande di Einstein!-, ma capiva tuttavia perché Skipper sebbene facesse tanto il duro e cercasse di essere rigido, quando Soldato arruffava le penne, sbuffava e sottolineava il suo dissenso, e poi lo accontentava, come in quel giorno in cui erano andati a vedere lo spettacolo dei Lunacorni.                                                                  

-Non sei il primo a domandarti ciò, ne sarai l’ultimo della storia Soldato. Poeti, letterati umani e non, hanno scritto per secoli sull’amore e sul sentimento che suscita nell’animo- Kowalski annuì in comprensione, in effetti aveva una sua logica che il ragazzo prima o poi si ponesse domande di tal tipo, proprio in virtù del fatto che non era più un bambino – L’amore è una questione di chimica, per la scienza non esiste. L’illusione di essere innamorati scaturisce dall’aumento di dopamina ossitocina nel cervello che-

-Non dal punto di vista razionale, vorrei sapere cosa è per te- lo interruppe Soldato, che si stava già perdendo.

Per la prima volta nella sua vita, era impaurito di sbagliare e di non sapere come rispondere. Perché non era stato mai bravo coi sentimenti e le emozioni, e mai lo sarebbe stato. Questa era la verità. Poi nella sua mente si insinuò velocemente, quasi paragonabile a una scossa elettrica, un nome che conosceva fin troppo bene e lo ossessionava da anni ormai.

Doris.

Con queste semplici cinque lettere nella sua mente iniziò a dire- L’ amore è come un profumo, come una corrente, come la pioggia che gli innamorati, come la terra, ricevono e accolgono. Ma non solo, mai solo questo. L’amore è energia, la forza più grande dell’universo, che ci spinge a volte a fare scelte estreme, anche sbagliate. Ma se si fa qualcosa per amore, non si può sbagliare. - e terminato il suo piccolo discorso, Kowalski era stupito di sé stesso, perché era riuscito a spiegarlo in modo che non risultasse penoso o patetico.

 -Grazie Kowalski- disse Soldato sorridendo con IL sorriso, quello che ti faceva sciogliere e sentire caldo dentro ogni volta, dirigendosi fuori- era proprio quello di cui avevo bisogno-

-Perché me lo hai chiesto? – la domanda che ne uscì non ebbe modo di attraversare il suo cervello che già l’aveva pronunciata. Era totalmente spontanea, fuori canone per uno che ragionava su qualsiasi dettaglio.                                               
                                                           
- Per nessun motivo, particolare- aveva risposto, con un sorrisetto un po’ strano, nervoso forse, come se stesse nascondendo qualcosa. Uscì come era entrato silenziosamente.                                                                                                 
 
 
*                                                                    
 
 
Per quale motivo quella conversazione gli fosse rimasta così impressa nella mente era a lui ignoto. Forse era solo il fatto di essere riuscito per la prima volta a descrivere qualcosa che non fosse una disequazione o le particelle di antimateria… chissà. Ma aveva avuto ragione, il ragazzo stava davvero celando qualcosa ai loro occhi. Solo dopo aveva capito il perché di quel discorso, quando avevano scoperto che Soldato si era innamorato di un’infermiera umana.

Povero giovane Soldato, non aveva speranze. Proprio come lui.                                                                                                                              
 
                                                                                                                                                                                                L’amore è solo un’illusione. Nulla di più.
 
 
Lei lo aveva tradito.  

Una manciata di parole, otto sillabe in tutto, che continuavano sorde a rimbombargli dentro, in una nenia senza fine, che parevano volerlo condurlo alla follia.

Lei lo aveva tradito.

E poi lo aveva implorato di fermarsi quando lo aveva scorto, ma non si era voltato, aveva continuato a correre fino a perdere il fiato. Non stavolta.

Lei lo aveva tradito.

Ora che pensava che era tutto perfetto, che la sua vita aveva finalmente un senso. Strinse le pinne a pugno. Era triste, amareggiato, depresso, ma anche furente. Non sapeva cosa pensare, quale opzione scegliere o se ce ne fosse davvero una. Lui e il dolore, e faceva male, più male di un pianoforte dal terzo piano di Square Street.

Seduto sul bordo della piscina del loro habitat, mentre guardava con espressione vuota l’acqua cristallina, nella sua mente fluivano, una dopo l’altra, le immagini di quando l’aveva conosciuta. Doveva esserle sembrato goffo e imbranato, nonostante avesse provato per giorni osservandola da lontano, il modo “perfetto” con cui presentarsi, che non comprendeva certamente un balbettio simile a un miagolio di un gatto con una lisca infilata nella gola. Così come le altre sedici volte e mezzo.

Ma niente.

In tutte le undici lingue che conosceva lo poteva dire, ma ugualmente non c’era proprio niente da fare, lei non lo amava. Lo aveva sempre saputo fin da quel primo bacio che si erano scambiati. Glielo diceva spesso che la amava perdutamente, ma lei annuiva o guardava da un’altra parte. Era stato stupido, un’idiota a non accorgersene prima, troppo impegnato ad essere entusiasta che Doris aveva contraccambiato i suoi baci, ma non il sentimento al loro interno. Ha da sempre saputo che non c’è fine all’illusione.

La vita è un susseguirsi di stati d’animo, come un filo di perle, e quando noi passiamo attraverso di essi, si dimostrano essere delle lenti colorate che dipingono il mondo con le loro tinte, e ciascuno di essi ci mostra solo quello che è contenuto nel suo raggio focale.

E rise amaramente di sé stesso, un risolino che conteneva anche tristezza. Era proprio patetico il fatto che solo quella mattina si era guardato allo specchio e aveva pensato che lei era quella giusta, che forse l’amore che supera ogni barriera esisteva veramente, che avrebbe fatto qualunque cosa, anche rinunciare alla scienza se necessario. Sempre e solo per lei.

Ora, più che mai, capiva perché Skipper vietasse qualsiasi forma di amore non puramente platonica. Un soldato dal cuore spezzato non vale molto. Specialmente se si rinchiude in branda per due mesi, prima di uscire con la forza per prendere una boccata d’aria.

Pian piano un’ombra si avvicinò alle sue spalle, ma perso com’era nei suoi pensieri e ad auto commiserarsi, neanche se ne accorse.

Così quando una calda pinna si posò sulla sua spalla, egli quasi boccheggiò. Subito si voltò per vedere Rico, osservarlo con un sorriso forzato, misto di comprensione e forse anche… rammarico? Era strano da scorgere sul suo volto sfregiato questa emozione, o comunque qualunque cosa che non fosse un ghigno da maniaco. Era sempre stato allegro, iper-dinamico e distruttivo fin da quando si erano conosciuti nell’esercito, e doveva ammettere che all’inizio lo aveva cordialmente detestato, non era un segreto, era sicuro che anche dall’altro lato fosse condiviso lo stesso sentimento. Ricordava spesso quanto si era scervellato non riuscendo a trovare la soluzione sul perché li affidassero sempre nelle stesse missioni come partner. Erano un po’ come Soldato e Skipper, giorno e notte, due facce della stessa medaglia, e avevano idee totalmente diverse su qualsiasi cosa, a cominciare dai metodi con cui affrontare particolari situazioni che fornivano le missioni fino a come fare un sandwich.

Poi qualcosa era cambiato dopo la missione in Guatemala.

Lì, in quella terra dove avevano dovuto agire da infiltrati, l’armiere gli aveva salvato la vita. Onestamente non sapeva perché lo avesse fatto. Avrebbe potuto lasciarlo perire miserabilmente. E ancora tutt’oggi, non aveva capito il motivo. Ma ciò di cui era sicuro, era che da allora, sebbene sembrasse che nulla fosse cambiato, il sentimento che li legava era mutato lentamente in qualcosa di simile ad una profonda e silenziosa amicizia. Pur essendo opposti, il legame che avevano, germogliato in anni di guardarsi le spalle a vicenda e di risate, era più profondo di qualsiasi altro.  

Riportò l’attenzione sul pinguino affianco a lui, ciò nonostante in quel momento si sentiva irrazionale, e non se ne curava. Il mondo avrebbe fatto a meno di lui per un giorno. Per questo motivo era tentato di scacciarlo via malamente, perché aveva espressamente richiesto di voler stare solo, ma un pensiero si fece strada in modo subdolo, facendogli provare un insolito calore: che forse, fosse venuto qui solo per consolarlo. Solo… per lui.  

Lo sguardo rivoltogli bastò, mostrava tutta la preoccupazione mal trattenuta da quegli occhi blu mare.

Rico non disse nulla, - non era mai stato bravo con le parole- ma si sedette accanto a lui a guardare le stelle pallide che segnavano il confine tra il tramonto e la notte.

Lei lo aveva tradito. Ma non era solo.
 
 
*
 
 
-Kowalski-

Una voce dolce, vibrante, che in passato aveva amato ascoltare ripetutamente per bearsi del semplice suono.

Doris.

Lui la guardò duramente mentre Rico, gli occhi socchiusi, ringhiava sovrapponendosi fra i due, come a volerlo proteggere da una minaccia con il suo corpo. Ma lo scienziato mise una pinna sulla sua spalla, calmandolo con il semplice tocco e uno sguardo rassicurante. Aveva bisogno di chiudere quella storia per andare avanti, Rico lo capì e anche se non sembrava molto felice, andò da Skipper e Soldato che silenziosi osservavano la scena.

Poi si voltò verso Doris, che non riusciva a guardarlo negli occhi.

Lei non c’era stata in tutti quei mesi, nelle notti in cui si disperava o nei giorni in cui nemmeno un sorriso riuscivano a destare da lui i suoi amici.  Lei non c’era stata, ma lui sì. Colui che lo rallegrava con qualche battutina incomprensibile per tutti gli altri, che gli dedicava un sorriso raggiante- che non era diverso da quello assassino, per un occhio meno esperto, ma sapeva essere riservato solo a lui-, che lo aveva spronato ad andare avanti ogni istante.

-Parla- disse secco. Si stupì nell’accorgersi che nonostante il dolore che gli aveva inferto non sentiva odio nei suoi confronti, era stata una persona che aveva amato in fondo. Provava semplicemente la tanta agognata meta, l’indifferenza.

-Io…- aveva iniziato nervosa, sotto gli occhi di tutti- So che non sarà mai abbastanza per quello che ti ho fatto passare tutto questo tempo, e capisco che tu non voglia vedermi o sentirmi mai più. Sono stata egoista nel pensare solo a me stessa, e solamente troppo tardi me ne sono resa conto ma… volevo dirti che - e nel suo tono non c’era traccia di ostilità, no, solo un grande senso di colpa e di rassegnazione- mi dispiace. Spero che tu trova qualcuno meglio di me, che sappia amarti come meriti- lo guardò un’ultima volta, prima di tuffarsi e scomparire nelle torbide acque di New York.

E così un capitolo della sua vita si era chiuso.

Rico strinse la presa sulla sua pinna, non si era nemmeno accorto che gliela avesse stretta tutto il tempo. Si voltò verso il suo amico guardandolo sorridergli, e una realizzazione lo colpì. Aveva passato anni a cercare l’amore di una delfina, quando chi lo amava lo aveva già trovato. Era stato con lui da sempre, ma non se n’era accorto.

Kowalski sorrise a sua volta su un molo sudicio qualunque. E stava bene.                                                                                         
 
                                                                                                                                                                      L’amore è un’illusione, ma senza la vita perde di sapore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice
Salve a tutti, si nasconde dal lancio di pomodori e ortaggi vari.
Spero che la lettura di questa storia sia stata piacevole, anche se non ha aiutato il non avere linea e che abbia modificato tutto minimo una cinquantina di volte, con questo risultato spero-non-troppo-pessimo. c.c 
Innanzitutto vorrei dedicare questa storia a BeatricePortinari03, ma ho paura mi picchi perché le avevo promesso una Koris  d.o.c. ^^’
 Passando alla storia, che posso dire? Sono un caso perso anche qui. Volevo scrivere qualcosa di divertente, fluffuoso, adatto per l’estate e soprattutto rigorosamente Koris, e invece? Invece mi è uscita una “cosa” introspettiva e con accenni alla Kiko anche. Non ci sono più i personaggi di una volta, ormai fanno come piace a loro, mah. -.-
Ok, smetto di tediarvi troppo con i miei problemi, e se troverete degli Orrori è perché ho deciso di non rileggerla, in quanto altrimenti non l’avrei pubblicata più, indecisa come sono.
A rileggerci.
   
 
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