Tu là
ed io qua.
Una cosa
ingiusta non credi?
Due anime divise
fin dalla nascita da un mondo crudele. è
terribilmente ingiusto pensare a quanto potremo stare bene insieme.
Ho
la scena davanti agli occhi.
Tu
sei il mio vicino di casa. Il mio vicino un po' scorbutico e
brontolone e io...io...io sono la ragazza modello. Vado bene a scuola,
suono il
pianoforte e faccio pallavolo. Tre cose che mi riescono bene.
Ho
soltanto un punto debole: te.
Te
che con il tuo sorriso mi catturi. Te che con i tuoi modi di
fare mi incuriosisci.
Mi
piace guardarti giocare a calcio spensierato. Ti spio
sai!?...dalla finestra del bagno.
I tuoi capelli
si
muovono sotto il sole d'orati. La maglia larga nasconde perfettamente
il tuo
fisico alto e magro. Ti guardo e ti riguardo. Tu ti blocchi
imbarazzato. Ti
giri lentamente e mi fulmini. I tuoi occhi mi sorridono, ma la tua
espressione
lascia trapelare il contrario.
Non sei mai riuscito a fare il duro..almeno non con me.
Ti
saluto innocentemente e mi catapulto giù dalle scale. Mi
avvicino a te insicura.
Sono
sempre così insicura quando sento la tua voce, quando vedo
il
tuo viso. Sono sempre così insicura di me che quasi mi
vergogno della mia
insicurezza.
Ho
bisogno di una domanda per cominciare a parlare. Ho bisogno di
una carezza per sentirmi di nuovo al sicuro tra le tue braccia.
La
notte poi è stupenda.
Le
stelle brillano alte nel cielo e noi due ci accampiamo in
campagna. Non ci sono illuminazioni e le stelle sono magnifiche. Il
vento
soffia da nord. E' un vento freddo che mi punge le gambe, le braccia e
il volto. Tremo leggermente. Mi sa che ne te sei accorto
perché ti sei avvicinato a me.
Mi
stringi goffo contro il tuo petto cercando di scaldarmi. Se
riesco a dire grazie è già tanto. Continuiamo a
parlare per ore e per ore. Mi
sistemo meglio. Mi giro tra le tue braccia su un fianco e appoggio la
testa sul
tuo petto. Vorrei chiederti ancora mille cose ma il sonno mi pervade.
Non voglio chiudere gli
occhi.
Voglio
rimanere con te.
Però
tu mi rassicuri.
Mi
dici che quando mi risveglierò tu ci sarai.
Stringo
forte la tua maglietta e mi addormento.
Stropiccio
gli occhi più o meno a mezzanotte.
Voglio
controllare se le stelle ci sono ancora, ma queste sono
ormai sparite una ad una nella piccola oscurità che mi
avvolge e mi culla per
non farmi piangere.
L'oscurità
la conosco, mi è fin troppo famigliare.
Il
mio cuore non vuole accettare quello che ho sempre saputo: tu
non ci sei.
Allungo
una mano, cauta, indecisa. La paura di sfiorarti mi assale
e mi fa tremare. Ti cerco nell'oscurità, ma tu non ci sei.
E'
allora che mi accorgo che la mia mano sta stringendo forte
qualche cosa. Stringe il lenzuolo. Non è un lenzuolo
qualsiasi, è il tuo
lenzuolo. Il lenzuolo che ho strinto dal primo giorno che ti ho
conosciuto fino
adesso. Lo stesso lenzuolo che continuerò a stringere per
sempre nella speranza
che possa diventare te.
Forse
sto diventando solamente pazza. Non so nemmeno perché ti
scrivo. Sto scrivendo a una persona che tanto non vedrò mai,
ma della quale non
posso fare a meno.
Ti scrivo perché sono una codarda. Perché sono sempre stata più brava in questo genere di cose, ma soprattutto perché tu non leggerai mai questa lettera. Ed è proprio per questo che ti scrivo. già...l'avresti mai detto?!
Come
hai fatto ad uccidere i miei neuroni? Li sto cercando da mesi,
ma non li trovo. Li chiamo e richiamo, ma non rispondono. Non
rispondono
proprio come tutto quanto il mio corpo non risponde più ai
miei comandi. Proprio come tu fai con me.
A volte
ho la sensazione di sentirti.
Mi
abbracci dolcemente, come soltanto tu sai fare.
Si...devo
essere proprio pazza.
Due
anime perfette sono state divise alla nascita e altrettanto
crudelmente sono state consumate da un amore a miglia di distanza.
Non
so nemmeno perché ti scrivo.
Forse
perché questa sera l’oscurità non mi
culla come le altre
sere.
È
immobile al mio dolore.
Ho
bisogno di te come solo un amico sa essere.
Ti
amo
4
giugno