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Autore: samv_s    04/06/2017    3 recensioni
Jimin continuò ad osservarlo con sguardo scettico: uno come Yoongi non era solito aiutare le persone, eppure in quel momento gli stava offrendo una mano per conquistare il rosso.
"Accetto." Disse, quindi. Tentar non nuoce, no?
Vmin//Yoonmin. Accenni Namjin
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Posò nuovamente lo sguardo sui due ragazzi intenti a chiacchierare sullo stipite della porta e sbuffò, poggiando la testa sulle braccia che giacevano sul banco.
“Dio, fatemi stare al posto di Yoongi…” Sussurrò piano osservando ancora i due ragazzi, concentrandosi principalmente sulla figura più slanciata fra i due.
“Jiminie, se continui così finirai col sciuparlo.” Una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare e si girò di scatto.
“Jungkook-ah, ma sei impazzito? Stavo morendo!” Rispose Jimin rivolgendo uno sguardo trucido all’amico, il quale soffocò a stento una risata divertita.
“Fatto sta che ti stavi mangiando con gli occhi Kim Taehyung, ancora una volta.” Aggiunse l’altro portandosi una mano a spostare una ciocca di capelli ricaduti sulla fronte. Jimin riportò lo sguardo sulle due figure ancora intenti a parlare.
“No dico, ma l’hai visto? Si fa ogni giorno più bello: come faccio a non soffermarmi su i suoi occhi magnetici oppure sul suo sorriso meraviglioso. Per non parlare poi delle sue labbra, manco ti dico cosa mi ispirano.” Sussurrò il corvino all’amico appena questi gli si fu seduto accanto, facendogli contrarre il viso in una smorfia di disgusto.
“Grazie Jimin, non ci tenevo a conoscere i tuoi più reconditi sogni erotici.” Il diretto interessato lo guardò in malo modo prima di riprendere a sbuffare.
Ormai quella situazione andava avanti da ben due anni.
Jimin si era ritrovato a ripetere il primo anno a causa di problemi familiari, e il fato aveva voluto che anche un altro studente dovesse ripetere l’anno scolastico: Kim Taehyung.
Entrambi, erano stati poi inseriti nella stessa classe. Per sua fortuna, il corvino aveva avuto la compagnia ed il supporto di Jungkook in quella nuova classe. Lo stesso non era accaduto per Taehyung, ma un tipo come lui non aveva impiegato molto a stringere nuove amicizie.
Jimin lo aveva sempre trovato un bel ragazzo: pelle ambrata, corpo asciutto e slanciato, occhi di un nocciola intenso e sorriso rettangolare. Kim Taehyung aveva poche e semplici caratteristiche da apprezzare, e Jimin le aveva trovate sin da subito bellissime.
Ma ciò che era iniziato come semplice attrazione fisica, era tramutato in una cotta con la “C” maiuscola. Il giovane si era così ritrovato ad immaginare il giorno in cui avrebbero parlato per la prima volta o a fantasticare su un loro primo bacio.
Ma a quanto sembrava, queste sarebbero rimaste solo fantasie. Nonostante Jungkook ci avesse provato più volte, Jimin era fermo sulla sua idea: Kim Taehyung non doveva sapere della sua cotta.
Così adesso, quello che si trovava sempre ad osservarlo da lontano e a sorridere malinconico, era proprio Jimin.


La giornata scolastica era finalmente giunta al termine.
Jimin controllò le lancette del suo orologio segnare le due e cinque del pomeriggio: se si fosse dato una mossa, forse avrebbe raggiunto giusto in tempo la fermata degli autobus e prendere il bus delle due e dieci. Così, superato il cancello principale, si mise a correre lungo il marciapiede per fare il più in fretta possibile. Durante la sua corsa, però, non si accorse di un ragazzo dai capelli color rosso scuro camminare con passo lento. Non avendo alzato lo sguardo in tempo, il corvino lo urtò così forte da farli cadere entrambi.
“Oddio scusami! I-io non stavo osservando la strada e…” Prese a balbettare delle scuse mentre si alzava da terra e ripuliva l’uniforme dalla polvere: sul lato sinistro del pantalone vi era uno squarcio ben evidente, e del sangue iniziare a fuoriuscire dalla ferita creatasi sul ginocchio. Quando alzò finalmente lo sguardo per chiedere ancora scusa al giovane che aveva colpito, ci mancò poco che gli crollasse la mandibola.
Davanti a lui, mentre si aggiustava i capelli, c’era Kim Taehyung.
“I-io davvero n-non ti ho visto, m-mi spiace tantissimo!” Si scusò nuovamente inchinandosi in modo che l’altro non notasse il rossore che gli aveva imporporato le guance. Si sentiva un perfetto imbecille in quel momento.
“Hey, non preoccuparti.” Lo rassicurò Taehyung abbassandosi al suo stesso livello pur di guardarlo in viso e sorridergli. Jimin, a quella vista, sentì le gambe cedergli. Nonostante ora avesse la camicia sgualcita e i pantaloni ancora sporchi di polvere, il rosso risultava sempre bellissimo a i suoi occhi.
“Io non so davvero come scusarmi, mi spiace tanto.” La voce del biondo era ridotta quasi ad un sussurro, mentre il rossore non voleva saperne di abbandonare le sue guance.
“Tranquillo, davvero. Adesso scusami, ma sono in ritardo.” Rispose sorridendogli ancora Taehyung. Afferrò il suo zaino precedentemente caduto nell’impatto e iniziò a dirigersi nuovamente verso la sua strada.
“Ah! – urlò voltandosi e richiamando nuovamente l’attenzione di Jimin ancora incredulo – Tu sei l’altro ragazzo rimandato della mia classe, giusto? Park Jimin se non erro.” E Jimin si trattenne dal non urlare lì, in mezzo al marciapiede davanti alla sua cotta stratosferica che ricordava il suo nome.
“S-si.” Rispose il biondo.
“Bene, è stato un piacere fare la tua conoscenza Jimin.” Detto ciò, sorrise nuovamente prima di voltarsi e lasciare il biondo da solo in mezzo a quella via ormai deserta.
Con la faccia completamente rossa e lo sguardo sognante, Jimin riprese a correre con una leggera fatica dovuta al graffio: ormai aveva perso l’autobus, ma casa dell’amico era vicina.
Jungkook doveva assolutamente sapere ciò che era successo.


“Ma che diamine…!?” Jungkook aveva aperto la porta ad un Jimin leggermente sudato e con il fiato corto per la corsa. Quando poi aveva notato lo stato della divisa del corvino e i suoi capelli scompigliati, il sopracciglio si alzò ancora di più.
“Jimin, ma che cavolo hai combinato? Ti ho lasciato circa mezz’ora fa! Sapevo di doverti dare un passaggio, mamma dove insistere ancora di più…” La ramanzina del più piccolo fu prontamente bloccata da una mano piccola e paffuta di Jimin, che nel frattempo aveva preso posto sul divano e aveva iniziato ad ispezionarsi la ferita sul ginocchio: il taglio, per fortuna, non era profondo ma andava disinfettato.
“Ci ho parlato Jungkook, ti rendi conto? Dio, è ancora più bello da vicino e come pronuncia il mio nome poi. Quella voce così profonda è da orgasmo!” Se qualcuno gli avesse chiesto di descrivere il corvino in quel momento, Jungkook lo avrebbe associato a qualche ragazzina di sedici anni dopo aver parlato con la sua cotta: gli occhi lucidi e sognanti erano quelli, ed anche il sorriso da pesce lesso era praticamente identico.
“Ma parlato con chi Jimin? Non ci sto capendo nulla, e poi come hai fatto a tagliarti?” Chiese ancora confuso Jungkook precipitandosi a prendere tutto l’occorrente per disinfettare prima che l’amico aprisse bocca. Per loro fortuna, i signori Jeon erano entrambi a lavoro.
“Allora, quando sono uscito da scuola ho osservato l’orologio per vedere se riuscivo a prendere il bus delle due e dieci. Così, ho iniziato a correre senza fare attenzione a cosa o chi potessi incontrare nel mio tragitto. Ad un certo punto però…Ahia! Fai male se premi, idiota!” Un piccolo lamento fuoriuscì dalle labbra carnose del corvino facendo alzare gli occhi al cielo all’amico, intento a passargli dell’ovatta sul taglio.
“Come stavo dicendo, – riprese poco dopo – non stavo prestando attenzione a nulla. Per questo motivo, mi sono accorto troppo tardi di aver urtato una persona. L’impatto è stato così forte da farci cadere entrambi e proprio in quel momento mi sarò graffiato. Ma quando ho notato chi fosse l’altro ragazzo, tutto è passato in secondo piano Kookie. Era Taehyung!” Quando Jimin concluse tutto euforico facendosi scappare un urletto emozionato, Jungkook sgranò gli occhi visibilmente incredulo per le parole dell’amico.
Entrambi stentavano a crederci: Jungkook non riusciva a metabolizzare il fatto che il suo migliore amico avesse finalmente avuto l’opportunità di parlare con la sua cotta e di come quest’ultima, secondo le parole di Jimin, sapesse della sua esistenza e del fatto che stessero in classe insieme. Eppure, il sorriso stampato sul volto del corvino, era una dimostrazione palese che tutto l’incontro raccontatogli, non era frutto della sua immaginazione. Jungkook era felice per Jimin, felice di rivedere quel sorriso genuino sul volto del proprio migliore amico.


Era ora di pranzo e tutti gli studenti si trovavano seduti ai tavoli della mensa o si trovavano fuori, intenti a consumare i loro pranzi al sacco seduti sull’erba ben curata del giardino che circondava l’istituto scolastico.
Jimin e Jungkook erano seduti al loro solito tavolo in compagnia dei loro hyung: Kim Seokjin e Kim Namjoon.
Il primo dei due era il presidente del comitato studentesco, conosciuto non solo per la sua media impeccabile ma anche per la passione e l’impegno che metteva nel suo lavoro da presidente. Da quando era stato eletto, la scuola aveva partecipato a molte attività che le avevano garantito pubblicità e nuovi iscritti ogni anno. Seokjin era un ragazzo socievole, simpatico e sempre pronto a dare una mano: Jimin riconosceva nella sua figura un modello esemplare da seguire.
Il secondo, Kim Namjoon, era il figlio del preside, ma non aveva mai sfruttato questa situazione a suo favore. Era un tipo abbastanza pacato e riservato, amante delle lingue straniere e della musica. Jimin e Jungkook lo avevano conosciuto durante la festa di chiusura dell’anno precedente in cui Namjoon si era occupato della musica improvvisandosi vocalist e dj per una volta, e aveva svolto un ottimo lavoro. Tra brani consigliati e complimenti, avevano iniziato a parlare e col tempo il loro rapporto si era stretto maggiormente. Nonostante le differenze caratteriali dei quattro, erano un gruppetto molto affiatato: dopo Jungkook, Seokjin e Namjoon erano i più cari amici di Jimin.
“Quindi avete parlato, Jiminie sono davvero molto contento per te!” Esclamò Seokjin tra un boccone e l’altro, mentre Namjoon annuiva d’accordo con le parole dell’amico.
“Grazie ragazzi. Da quel giorno le cose sembrano esser cambiate, anche se in minima parte. Finalmente mi saluta e per adesso, sono davvero molto contento di come si sta evolvendo il tutto. Ancora stento a crederci, e sono estremamente felice.”
Era infatti passata una settimana dallo scontro con Taehyung, e nei giorni successivi il corvino aveva notato dei leggeri miglioramenti: erano soliti dirsi “ciao” adesso, oppure il rosso si rivolgeva a lui per situazioni riguardanti la scuola. Con quei gesti, Jimin era riuscito a poco a poco a superare l’imbarazzo di fronte all’altro e al trattenersi dall’arrossire ogni qualvolta che Taehyung sorrideva. 
“E quando passerai in seconda base?” Chiese curioso Namjoon passandosi una mano fra i capelli. Jungkook alzò lo sguardo, adesso più interessato della conversazione che del panino che giaceva nel suo piatto: finalmente, qualcun altro che consigliava a Jimin di fare un passo avanti con Taehyung.
“O-ogni cosa a suo tempo, hyung.” Balbettò il corvino abbassando il viso e andando a punzecchiare con la forchetta il cibo nel suo piatto. Dopo quelle parole, nessuno aggiunse altro. Tutti sapevano quanto Jimin fosse timido, ma avrebbero tanto voluto vederlo felice. Nonostante quest’ultimo sapeva che le parole dei suoi amici fossero dette solo a fin di bene, non riusciva davvero a seguire quei consigli e a metterli in pratica. Certo, adesso lui e Taehyung si scambiavano qualche parola, ma ogni volta che pensava di poter fare un passo avanti, la paura di sbagliare lo faceva bloccare. Avrebbe tanto voluto non pensarci, accantonare quell’ansia e fare lui il primo passo: sperava che col tempo quel suo timore sarebbe sparito lasciando spazio a tanto coraggio.


“È appena arrivato.” Le parole di Jungkook lo riportarono alla realtà facendogli spostare lo sguardo in direzione dell’entrata della mensa. Accompagnato da Yoongi con il quale stava parlando, c’era Taehyung. Secondo Jimin, quel giorno sembrava più bello del solito: aveva i capelli leggermente mossi e la camicia bianca che aveva indossato sotto la giacca della divisa scolastica, gli fasciava alla perfezione le spalle larghe e l’addome asciutto. I due presero poi posto ad un tavolo poco distante dal suo e per tutto il tragitto, il corvino non aveva staccato gli occhi dalla figura del rosso. Riportò gli occhi sul suo piatto solo quando si accorse di essere stato colto in flagrante da Yoongi, che lo osservò con fare annoiato.
“Hyung!” Fu l’esclamazione di Taehyung, qualche minuto dopo, a fargli rialzare la testa, le guance ancora leggermente rosse per la figura di poco prima. E quando posò nuovamente gli occhi sulla figura del rosso, si accorse di come questi fosse stretto in un abbraccio con un altro ragazzo che mai aveva visto prima.
“Chi è?” Chiese infatti, rivolto ai suoi amici.
“È Jung Hoseok, a quanto pare è tornato dal Giappone.” Rispose Seokjin posando le bacchette sul suo vassoio.
 
 
Lo sguardo di Jimin era ancora posato sulle due figure poco distanti che si abbracciavano, come tutti gli occhi dei presenti nella sala mensa: il benvenuto entusiasta di Taehyung sembrava aver richiamato l’attenzione di fin troppi studenti, secondo il corvino. Sbuffò contrariato posando con forza la lattina di succo sul tavolo a cui sedeva.
“Saranno cinque minuti abbondanti che si abbracciano, stanno dando spettacolo!” Sentenziò stizzito prima di alzarsi congedandosi con un semplice “vado al bagno prima che suoni la campanella”. Gli altri tre ancora seduti al tavolo, decisero di non seguirlo e di non provare a farlo rimanere in mensa: anche chi non fosse stato a conoscenza dei sentimenti di Jimin, in quel momento avrebbe notato la gelosia del corvino.
Abbandonata la mensa, Jimin tirò un sospiro di sollievo riprendendo a camminare con la sua solita andatura lenta. Adesso che ci pensava, non aveva mai visto Taehyung così felice di vedere un suo amico: non si era mai comportato in questo modo con Yoongi. Quell’Hoseok doveva essere quindi una persona molto speciale per il rosso.
Sbuffò infastidito e scosse la testa cercando di non pensarci: se avesse continuato a scervellarsi sul rapporto che legava quei due, sarebbe uscito pazzo entro la fine di quella giornata scolastica. Notando l’ora sul display del suo cellulare, si accorse di avere ancora del tempo per andare in bagno e darsi una rinfrescata.
“Park Jimin, giusto?” Una voce lo fece voltare ed il suo sguardo si posò su una figura alta quanto lui dai capelli grigi e mossi.
Min Yoongi.
“Si?” Chiese leggermente confuso che quel ragazzo gli rivolgesse la parola.
“Ho bisogno di parlarti, ma qui a scuola non mi sembra il luogo adatto. Incontriamoci questo pomeriggio alle cinque, al bar qui all’angolo.” Detto ciò, il maggiore abbandonò i bagni, lasciando il corvino confuso.
 
 
Jimin non aveva proferito parola di quell’incontro con nessuno, nemmeno a Jungkook che più volte gli aveva chiesto come si sentisse durante le ultime ore di scuola. In tutte le occasioni aveva risposto con un “sto bene, non preoccuparti” non molto convincente, ma ormai la sua mente aveva abbandonato ogni pensiero riguardante Taehyung e quel certo Hoseok.
Cosa voleva Min Yoongi da lui? Non riuscendo a darsi una risposta, si ripeté che l’avrebbe scoperto quel pomeriggio.
Quando l’orologio segnò le quattro e venti del pomeriggio, Jimin deglutì piano prima di avvisare sua madre ed uscire di casa. Percorse lentamente la strada da casa sua fino alla fermata dell’autobus cercando di rilassarsi.
Ma l’ansia non ne voleva sapere di abbandonare il suo corpo, anzi aumentò a dismisura quando si ritrovò davanti al bar indicatogli quella mattina dall’altro.
Spinse la porta facendo tintinnare il campanello e lasciò che il profumo di cornetti appena sfornati gli inebriasse i sensi. La musica di sottofondo lo fece rilassare per un momento, prima che suo sguardo incrociasse quello di Yoongi.
“Ciao.” Disse quando raggiunse il tavolo a cui era seduto il grigio, prendendo poi posto sull’altra sedia libera.
“Ciao. - Rispose di rimando Yoongi – Prima che tu possa aggiungere altro, decidi prima cosa ordinare.” Aggiunse bloccando in anticipo la domanda di Jimin, che boccheggiò qualche minuto prima di portare il suo sguardo sul menù.
Quando venti minuti più tardi le loro ordinazioni arrivarono, il corvino ringraziò mentalmente il cameriere: durante quel tempo di attesa, i due non si erano scambiati una sola parola facendo così calare un silenzio imbarazzante.
“Immagino tu ti stia chiedendo perché ti ho detto di vederci.” La voce di Yoongi richiamò l’attenzione di Jimin intento a gustarsi la sua fetta di torta ai lamponi.
“Uhm…si.” Rispose tra un boccone e l’altro.
“Si tratta di Taehyung, ho notato come lo guardi e ho capito che ti piace. Oggi ho avuto modo di osservarti e penso che questa cotta vada avanti da parecchio, giusto?” Jimin quasi non si strozzò alle parole del maggiore. Le guance si colorarono di un leggero rossore, mentre con una mano si spostò nervosamente i capelli all’indietro.
“Co-come diamine hai fatto a capirlo?” Chiese balbettando Jimin. Se Yoongi ne era a conoscenza, di sicuro anche il rosso adesso lo sapeva. A quel pensiero, le sue goti si fecero ancora più rosse. Adesso aveva una voglia matta di scappare da lì e di rifugiarsi sotto le sue coperte per il resto della sua vita.
“Il tuo sguardo e i tuoi gesti sono quelli di una persona fottutamente infatuata. – Rispose con tono calmo Yoongi. – Ma sappi che Taehyung non ne sa nulla di questa storia. Parlarti è stata una mia idea.” A quelle parole, Jimin tirò un leggero sospiro di sollievo: la sua reputazione non era del tutto persa.
“Cosa vuoi da me, allora?” Chiese titubante cercando in tutti i modi di non incrociare lo sguardo serio dell’altro. In quei due anni, non era riuscito a comprendere come due persone così diverse come Yoongi e Taehyung potessero essere amiche: il primo gli era sempre sembrato una persona distaccata, fredda e perennemente annoiata; mentre il rosso era un concentrato di voglia di vivere.
“Semplicemente, voglio aiutarti.” Le ultime parole di Yoongi spiazzarono completamente il corvino che lo osservò confuso.
Se uno come Min Yoongi si proponeva di dargli una mano, le cose non sarebbero finite nel migliore dei modi.














 
Salve a tutti!
​So di non essere nuova in questa sezione, ma dubito che qualcuno si ricordi delle mie storie (dato che poco dopo le rimuovevo dal sito perché incapace di continuare).
​Oggi sono tornata con questo piccolo progetto e parto col ringraziare chiunque abbia letto fin qui: scusatemi per eventuali errori, ma non ho avuto il tempo di rileggere il tutto. Quando mi sarà possibile, correrò a modificare gli errori (o orrori) che ci sono.
​Questa storia nasce come una Vmin: un Jimin con una mega cotta per Taehyung, farà di tutto per conquistarlo. E abbiamo il nostro ​strambo cupido​ ad intervenire e dare una mano. Chi se lo sarebbe mai immaginato Min Yoongi in queste vesti?
​Beh, spero che questo primo capitolo introduttivo vi abbia colpito e se vi va, lasciatemi una recensione.
​Detto ciò, vi saluto e vi auguro una buona Domenica!
​Baci, Sam.
   
 
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