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Autore: Robigna88    04/06/2017    1 recensioni
Quarta parte della serie The Family Business.
Crossover tra The Originals/TVD/Supernatural/Constantine/Arrow
-"Sei la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo."- Queste sono le ultime parole che Elijah Mikaelson ha detto a sua moglie poco prima di chiudere gli occhi e cadere nel sonno profondo all'interno della Chambre de Chasse creata da Freya per tenere la sua famiglia al sicuro. Queste sono le ultime parole che Allison ha sentito pronunciare da suo marito prima che chiudesse gli occhi lasciandola sola con il cuore spezzato.
-"Sistemeremo tutto.-" Questa è invece la promessa che Allison ed Hayley si sono fatte e che hanno intenzione di mantenere.
Da quelle parole sono passati cinque lunghi anni e molto è cambiato; la piccola Hope ha sette anni, è bella, sana e amata e le due donne stanno ancora provando a mantenere le promesse fatte. Per farlo sono pronte a qualunque cosa perchè la famiglia viene prima di tutto. Le conseguenze delle proprie azioni, però, tornano sempre a bussare e a volte marchiano l'anima... per sempre.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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9.

 

 

 

 

 

“Com’è successo?” Elijah la guardò per un lungo istante. Quelle ali creavano un’ombra in tutta la stanza; pian piano si sfocarono fino a sparire. Le parole di Hayley ebbero finalmente un senso, tutte quante. Non devi preoccuparti gli aveva ripetuto, sarà lei a dirti tutto. Quel tutto non lo conosceva ancora ed era certo che fosse una storia complicata.

Lei deglutì a vuoto e si schiarì la voce. “È una lunga storia, ma cercherò di farla breve” si guardò intorno e fece un grosso respiro. “Mio padre non era mio padre.”

“Cavolo, quando hai detto breve intendevi davvero breve” le disse Kol guadagnandosi gli sguardi perplessi di tutti. “Cosa?”

“Allison” le disse Elijah avvicinandosi. “Cosa... che vuol dire che tuo padre non era tuo padre? Non era un essere umano?”

“No, lui era un essere umano. È solo che non era il mio vero padre.”

“E il tuo vero padre è un... angelo?”

“Un arcangelo, il primo creato da Dio, il più potente. So poco di lui; il suo nome e dove trovarlo ma non siamo in contatto, per così dire.”

“Perché no?” chiese Rebekah guardandola con un sorriso accennato.

“Lui non...” Allison abbassò lo sguardo e lasciò morire la frase a metà. Non le andava di dire loro che l’unico incontro che aveva avuto con il suo padre biologico era andato male, anzi di più. Non le andava di dire loro che quell’Arcangelo chiuso dentro il corpo di un uomo di mezza età la considerava un fallimento, un errore. Sperò che qualcuno la togliesse da quell’imbarazzo che sentiva pesarle sulle spalle.

Fu Elijah a farlo e prendendole la mano se la portò alla bocca per baciarla. “Non devi parlarne adesso se non vuoi” le sussurrò prendendole il viso tra le mani. “Andiamo via, okay?”

Lei annuì, gli baciò la bocca e respirò a fondo. “Sì, andiamo a casa.”

“Che ne sarà di Marcel?” Rebekah si avvicinò all’uomo che un tempo aveva amato e si piegò sulle ginocchia per guardarlo meglio. “L’hai...”

“Sta solo dormendo. Si sveglierà presto” le spiegò Allison, le dita intrecciate a quelle di Elijah e una sensazione di pace che non provava da tempo. “Dov’è Hope?” domandò voltandosi a guardare Hayley e Matt.

“È con Mary” rispose suo fratello. “Le ho detto di portarla a casa così sarà lì quando torneremo, dovrebbero essere già arrivate.”

Freya si fece avanti. “Come ce ne andiamo da qui? Ci porterai fuori dalla città come hai fatto con Klaus?”

“No, siete troppi e sto ancora imparando ad usare queste... abilità.”

“Quindi sei un mezzo arcangelo che non ha il controllo dei propri poteri?” Kol allargò le braccia scuotendo il capo. “Fantastico. Sentite, io dico che questo è il momento di attaccare. Quando Marcel si sveglierà crederà di aver vinto, crederà che abbiamo lasciato la città spaventati e invece attaccheremo. Noi non possiamo ucciderlo ma Allison può...” la indicò con una mano. “Probabilmente le basterà schioccare le dita e voilà! In un attimo ci saremo liberati di lui e del suo morso letale.”

Allison lo guardò con la fronte corrucciata. “Io non sono il vostro killer personale, Kol. Dio... impari mai dagli errori o sei troppo stupido per farlo?”

“Quel morso può ucciderci. Non solo me, ma anche il tuo amato Elijah.” L’altro le si avvicinò, nervoso. Elijah le si mise davanti.

“Allontanati” intimò a suo fratello. “Adesso.”

“Sì” la cacciatrice piegò poco il capo. “Allontanati, perché forse non ho ancora il pieno controllo di tutti miei poteri, ma posso assicurarti che una cosa so farla già benissimo. Quindi piantala prima che di te rimanga solo un mucchietto di cenere, e se credi che stia bluffando chiedi a Klaus.” Li precedette fuori da quel posto, la mano stretta in quella di Elijah. Gli altri la seguirono.

Percorsero i passaggi sotterranei in silenzio, la presa di Elijah intorno alla sua mano, stretta e sicura, fece sentire Allison a casa. Si voltò a guardarlo con un sorriso e poi la sentì; l’energia di Marcel provenire da non molto lontano mentre la luce del sole si faceva più vicina. “Preparatevi, credo che non saremo da soli usciti da questo tunnel.” Marcel, infatti, era lì ad attenderli.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Esattamente dove pensate di andare?” Marcel fece loro un sorriso sarcastico. “Devo dirtelo, Allison; per un attimo ho creduto di potermi fidare della tua parola. Avrei dovuto essere più sveglio.”

La cacciatrice ridacchiò. “Io ti ho detto che avremmo lasciato la città e non ci saremmo rivisti mai più. Esattamente quello che stiamo per fare, quindi addio Marcel.”

“Non così in fretta” l’altro camminò dritto in direzione di Elijah e si fermò solo quando la donna si mise in mezzo.

“Fatti indietro” gli disse. “Non farmelo ripetere di nuovo, Marcel.” Gli occhi le diventarono blu mentre faceva segno ad Elijah e agli altri di far fronte comune da un lato. “Vattene via, per favore. Non voglio farti del male.”

Ma Marcel scosse il capo e la afferrò per un braccio quando gli passò accanto; era incurante del pericolo, pensò Allison, o forse più semplicemente aveva deciso di giocarsi il tutto per tutto sapendo che non lo avrebbe ucciso. La donna non ne aveva alcuna intenzione infatti, trovava la sua rabbia giustificata anche se un po’ esagerata. Guardò quella mano che decisa le stringeva il braccio, poi alzò gli occhi – di nuovo nocciola – su di lui.

“Tuo marito mi ha strappato il cuore dal petto e ha gettato il mio corpo nel fiume” le disse.

“Tu lo hai morso condannandolo quasi a morte. Direi che siete pari.”

“Niente affatto” Marcel rise strattonandola con forza. Si accorse con la coda dell’occhio che Elijah si era mosso ma era stato bloccato da Matt. “Lui e Freya hanno ucciso Davina. Per anni ho detto a chiunque volesse darvi la caccia che tu, Hayley e Hope eravate off-limits perché vi credevo diverse da loro. Non so nulla di Hope, e Hayley mi sembra la stessa di sempre, ma tu... tu sei diventata una Mikaelson fino al midollo. Te lo si legge negli occhi e mi dispiace per te.”

Allison rise. “Ti dispiace? Perché Marcel? Forse sono davvero diventata una Mikaelson, ma guarda” indicò Elijah e gli altri con una mano. “Sono venuti per me e non se ne andranno fino a quando non mi lascerai andare. Rimarranno anche a costo di rimetterci la vita perché è quello che fanno le famiglie. Tu hai creato un esercito che chiami famiglia eppure non vedo nessuno a coprirti le spalle. Ora lasciami andare prima che ti faccia molto male” gli disse. “E se credi che non lo farò, guarda dentro i miei occhi da Mikaelson e decidi cosa fare.”

Marcel la fissò per un attimo, infine la lasciò andare. “Credi che essere come loro ti renda parte della famiglia, Allison? Non è così, anche io ero un Mikaelson e guarda come mi hanno trattato.”

“Oh per l’amor del cielo” borbottò Kol. “Non sei mai stato un Mikaelson.”

“Hai ragione e lo considero un vantaggio per me” replicò Marcel. “Quando domattina vi sveglierete felici lontano da qui, ricordate che potete farlo solo perché io sono stato misericordioso. Voi Mikaelson non avete idea di cosa sia la misericordia. Ora sparite, prima che cambi idea e vi uccida tutti.”

Allison rimase con lo sguardo fisso su di lui, lo distolse solo quando Elijah le prese la mano e la tirò via. Lei però si fermò e si voltò verso Marcel avanzando di qualche passo. Le tornarono alla mente tanti ricordi, tante risate, tanta amicizia.

“Mi dispiace,” gli disse. “per tutto. Ma più di ogni altra cosa mi dispiace perché siamo stati noi a trasformarti in questa... bestia. Eri parte della famiglia e ti abbiamo deluso, Marcel. E mi dispiace perché meritavi molto di più, da tutti noi.” Gli sorrise tristemente, poi se ne andò con gli altri.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah percorse i pochi isolati a piedi respirando l’aria piacevole di Los Angeles; Brentwood era tranquillo, dalle varie villette arrivavano le chiacchiere delle famiglie, in lontananza l’abbaiare di un cane. L’Originale sorrise pensando che era lì che voleva vivere con Allison, potendo vivere una vita normale. Lì in quella villa in cui aveva lasciato il resto della famiglia e una bellissima bambina di sette anni addormentata.

Negli occhi di Klaus aveva letto tanta ansia e timore, sapeva che per suo fratello la mattina dopo sarebbe stata difficile ma meravigliosa. Li aveva guardati tutti per un attimo, poi era uscito per raggiungere Allison a casa di Victor.

“Allison!” la chiamò quando si accorse della porta aperta.

“El, sono qui” rispose lei mostrando una mano. “Credevo fosse entrato qualcuno ma era solo un gatto... almeno credo.”

Lui avanzò sorridendo; El... da quanto tempo non sentiva la sua voce roca pronunciare quel soprannome che apparteneva solo a loro due e a nessun altro. Sbottonò la giacca ma si ritrovò bloccato sulla soglia dalla porta. Guardò Allison con espressione confusa.

“Giusto” lei sorrise. “Hai bisogno di un invito per poter entrare.”

“E chi dovrebbe invitarmi?”

“Io” lei incrociò le braccia. “Ma non lo farò. Non ancora almeno.”

“Perché no?”

“Perché se ti invitassi ad entrare finiremmo a letto.” La donna piegò poco il capo. “E questa è casa di Victor, non possiamo fare sesso nel suo letto, sarebbe come farlo nel letto dei miei genitori.”

“Chi ha detto che dobbiamo usare per forza il letto?” lo sguardo di Elijah si fece malizioso facendola ridere. “E comunque, considerato che mi serve il tuo invito per entrare, direi che la casa è tua.”

“Tecnicamente lo è, ma comunque è casa di Victor...” ragionò lei. “Ad ogni modo, se mi prometti di comportarti da gentiluomo, ti farò entrare”

“Sarò un perfetto gentiluomo, come sempre.” Elijah si zittì mentre lentamente Allison si toglieva la maglietta rivelando un sensuale reggiseno rosso. “Dio...” mormorò deglutendo a vuoto. “Lasciami entrare ti prego.”

Lei si inumidì le labbra. “Entra pure, e chiudi la porta.”

L’Originale lo fece e le si avvicinò lentamente. “Non parlavi sul serio quando hai detto che devo comportarmi da gentiluomo vero?”

La cacciatrice gli baciò il mento snodando la cravatta. “Assolutamente no.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah lasciò andare un gemito mentre il suo corpo tremava seguendo quello di Allison; con una mano le strinse una coscia mentre entrambe le gambe della donna si chiudevano intorno ai suoi fianchi unendoli ancora di più.

Sua moglie si abbandonò ad un grosso respiro inarcandosi ancora una volta sul materasso soffice. Le luci sfarfallarono per alcuni secondi prima di tornare normali ed Elijah cercò il suo sguardo incontrando due occhi blu e brillanti; rimase a fissarli incantato.

“Mi dispiace” ansimò lei chiudendoli.

“Guardami” le sussurrò Elijah. “Guardami Allison.” lei lo fece, il blu degli occhi stava pian piano svanendo ma c’era ancora uno scintillio ad illuminarli. “Ti amo” le disse baciandole le labbra. “Qualunque sia il colore dei tuoi occhi. Capito?”

Lei annuì, sollevò poco la testa e lo baciò. “Ti amo anche io.”

   
 
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