05/06/2017
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Draco Malfoy squadrò la figura seduta di fronte a sé e immediatamente pensò che doveva darsi una calmata.
L’avrebbe anche fatto se solo la Grifondoro avesse smesso di fissarlo con quegli occhi da cerbiatta… e avesse reso invisibile la parte inferiore del suo corpo.
Salazar, quelle gambe.
Per sua sfortuna si erano rivelate la più disgraziata tra le malie eppure sentiva che, nel momento in cui si sarebbero spalancate –come le porte della più santa tra le città– il vaso di Pandora che custodivano gelosamente lo avrebbe catapultato nel Nirvana… o direttamente all’inferno.
Il prefetto in abito verde-argento coprì con poche falcate la distanza che li separava e in attimo furono vicini abbastanza da avvertire la carezza dei loro respiri sulle guance. Draco non perse tempo e impresse prepotentemente le labbra su quelle di lei.
La cattedra sgombra di qualsiasi cianfrusaglia permise ad un concitato Malfoy di premere la schiena della sua amante sulla superficie lignea. Chino su quella inaspettata bellezza aveva cominciato a saggiare ogni centimetro di quella perfetta combinazione di fragilità e aitante tentazione.
La mano destra del purosangue si intrufolò sotto il tessuto della camicetta bianca e accolse nel palmo la forma tonda di un seno. Per tutta risposta, la gattina arruffata –che gemeva e si dimenava dal piacere– avvinghiò le gambe intorno ai fianchi di lui. Forte della crescente eccitazione, Draco divenne irrefrenabile.
Senza interrompere il contatto tra le loro lingue il Serpeverde fece scivolare la mano verso l’estremo sud di quell’inebriante corpo femminile. Già in precedenza, durante incontri altrettanto energici, aveva cercato di sondare il terreno ricevendo di rimando un’occhiata torva… cosa che aveva tristemente messo fine ai suoi tentativi. Draco abbassò lo sguardo per osservare –e sentire– le sue pallide dita aggirare l’elastico di quegli slip immacolati ed incontrare l’evidente eccitazione della ragazza. Più il ritmo di quelle carezze aumentava, più lei si stringeva intorno al saldo corpo del prefetto Serpeverde.
Improvvisamente lei si irrigidì e portandosi l’indice davanti alla bocca gli intimò silenziosamente di tacere. Il panico divenne tangibile quando compresero che due voci si stavano dirigendo verso il loro nido d’amore. Si sistemarono le divise frettolosamente cercando di darsi un contegno. Draco sperava che quella saputella di una Grifondoro avesse un’idea a portata di mano per togliere entrambi da quell’inghippo. Ed effettivamente l’aveva, ma la cosa era destinata a non piacergli affatto. Il fluido movimento della bacchetta della ragazza venne accompagnato da un incantesimo sussurrato a mezza voce:
L’avrebbe anche fatto se solo la Grifondoro avesse smesso di fissarlo con quegli occhi da cerbiatta… e avesse reso invisibile la parte inferiore del suo corpo.
Salazar, quelle gambe.
Per sua sfortuna si erano rivelate la più disgraziata tra le malie eppure sentiva che, nel momento in cui si sarebbero spalancate –come le porte della più santa tra le città– il vaso di Pandora che custodivano gelosamente lo avrebbe catapultato nel Nirvana… o direttamente all’inferno.
Il prefetto in abito verde-argento coprì con poche falcate la distanza che li separava e in attimo furono vicini abbastanza da avvertire la carezza dei loro respiri sulle guance. Draco non perse tempo e impresse prepotentemente le labbra su quelle di lei.
La cattedra sgombra di qualsiasi cianfrusaglia permise ad un concitato Malfoy di premere la schiena della sua amante sulla superficie lignea. Chino su quella inaspettata bellezza aveva cominciato a saggiare ogni centimetro di quella perfetta combinazione di fragilità e aitante tentazione.
La mano destra del purosangue si intrufolò sotto il tessuto della camicetta bianca e accolse nel palmo la forma tonda di un seno. Per tutta risposta, la gattina arruffata –che gemeva e si dimenava dal piacere– avvinghiò le gambe intorno ai fianchi di lui. Forte della crescente eccitazione, Draco divenne irrefrenabile.
Senza interrompere il contatto tra le loro lingue il Serpeverde fece scivolare la mano verso l’estremo sud di quell’inebriante corpo femminile. Già in precedenza, durante incontri altrettanto energici, aveva cercato di sondare il terreno ricevendo di rimando un’occhiata torva… cosa che aveva tristemente messo fine ai suoi tentativi. Draco abbassò lo sguardo per osservare –e sentire– le sue pallide dita aggirare l’elastico di quegli slip immacolati ed incontrare l’evidente eccitazione della ragazza. Più il ritmo di quelle carezze aumentava, più lei si stringeva intorno al saldo corpo del prefetto Serpeverde.
Improvvisamente lei si irrigidì e portandosi l’indice davanti alla bocca gli intimò silenziosamente di tacere. Il panico divenne tangibile quando compresero che due voci si stavano dirigendo verso il loro nido d’amore. Si sistemarono le divise frettolosamente cercando di darsi un contegno. Draco sperava che quella saputella di una Grifondoro avesse un’idea a portata di mano per togliere entrambi da quell’inghippo. Ed effettivamente l’aveva, ma la cosa era destinata a non piacergli affatto. Il fluido movimento della bacchetta della ragazza venne accompagnato da un incantesimo sussurrato a mezza voce:
Sellum!
La porta si spalancò rivelando due figure, ancora intente a discutere: –Te l’avevo detto Harry,– esclamò altezzoso Ron –era impossibile che la nostra Hermione fosse in compagnia di quel viscido di Malfoy!
Hermione sbuffò, alzò gli occhi al cielo e chiuse il tomo con uno scatto secco.
Si alzò dalla sedia e si diresse lontano da quel luogo, seguita da un coro di scuse.
Arrivati in Sala Grande il nervosismo di Hermione cominciò ad affievolirsi: dopotutto, di lì a poco Malfoy avrebbe abbandonato le fattezze di una sedia per riappropriarsi del suo aspetto di purosangue.
