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Autore: SomethingWild    05/06/2017    2 recensioni
[Clexa, AU]
Dopo aver discusso con Clarke, Lexa si ritrova sotto la pioggia e realizza quanto la ragazza sia importante per lei.
Dal testo:
"Lexa nasconde le mani nelle tasche e inizia a fissarsi la punta degli anfibi, mentre inizia a muovere un piede, cercando di trovare o imporre un ritmo a ciò che la circonda.
Fa sempre così quando pensa, quando sente la necessità di dare un ordine al mondo che la circonda, quello stesso mondo che, forse, un ordine non ce l'ha, e, se lo ha, lo nasconde agli occhi dei più."
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Break In

Lexa fissa lo schermo rotto del telefono e, quando vede che Anya non ha risposto al suo messaggio, lo nasconde velocemente nella tasca interna della giacca in pelle, mentre si appoggia al muro, sbuffando.
Il cappuccio della felpa le copre il volto, nascondendo la ferita sul labbro, che continua a pulsare ritmicamente, accompagnata dal tichettio delle gocce di pioggia che iniziano a scendere lentamente, una alla volta.
Lexa nasconde le mani nelle tasche e inizia a fissarsi la punta degli anfibi, mentre inizia a muovere un piede, cercando di trovare o imporre un ritmo a ciò che la circonda.
Fa sempre così quando pensa, quando sente la necessità di dare un ordine al mondo che la circonda, quello stesso mondo che, forse, un ordine non ce l'ha, e, se lo ha, lo nasconde agli occhi dei più.
Anche quando ha preso per la prima volta in mano un basso, quando ne ha pizzicato le corde con leggerezza, senza sapere veramente come si suonasse, stava cercando di dare un ordine al mondo. O quando le sue dita leggere e affusolate hanno sfiorato per la prima volta i tasti di un pianoforte. O, ancora, quando quelle stesse dita hanno esplorato il corpo di Clarke per la prima volta, con leggerezza, dolcezza e devozione, quella che nessuno si sarebbe mai aspettato da lei. 
La pioggia inizia a scendere con più forza, battendo sul marciapiede. 
Lexa sospira, prima di controllare nuovamente il telefono, senza preoccuparsi che lo schermo si possa bagnare. 
«'Fanculo» sibila quando vede che Anya non le ha ancora risposto.
Probabilmente chiamerebbe Lincoln, se solo non fosse a festeggiare con Octavia il loro primo anniversario di matrimonio, o Bellamy, se non fosse sicura che il ragazzo abbia già parlato con Clarke.
Clarke che sarà sicuramente raggomitolata fra le lenzuola troppo fredde del letto, a cercare di trattenere le lacrime. Clarke che sicuramente si starà stringendo nella vecchia felpa degli AC/DC di Lexa, cercando di sentire il suo profumo, il suo calore. 
Lexa stringe i denti e si allontana dal muro in cemento, togliendosi il cappuccio della felpa e lasciando che la pioggia le bagni i capelli. 
I suoi passi che si alternano mentre avanza fra la pioggia, per le strade deserte dell'una di notte, il suo respiro regolare che accompagna ogni movimento, i capelli che si attaccano al viso, su cui inizia a scivolare qualche goccia di pioggia. 
Lexa pensa a quanto sia bello il silenzio, a quanto sia bella la natura, a quanto sia bella la sensazione della pioggia fredda che si infrange sulla pelle. 
Lexa pensa anche a quanto sarebbe bello se ora Clarke la raggiungesse e le cingesse le spalle con un braccio, riscaldandola con il calore del suo corpo e sussurrandole all'orecchio parole dolci. Parole che in realtà Lexa non ascolterebbe neppure, troppo presa ad osservare le labbra carnose di Clarke che si muovono, troppo presa a reprimere i brividi che la sua vicinanza le provoca. 
Lexa canticchia, mentre cerca nell'aria la mano di Clarke e sorride al suo spettro, che la segue sempre, anche quando vorrebbe stare da sola, anche quando sono arrabbiate l'una con l'altra, come in questo momento. Canticchia una di quelle canzoni che amano cantare insieme, quando sono in macchina e c'è il sole, quando possono aprire il tettuccio della vecchia Mustang del padre di Clarke e il vento scompiglia loro i capelli e Lexa ringrazia ogni volta le lenti scure degli occhiali da sole, perché si sentirebbe ridicola se il mondo vedesse i suoi occhi ridenti, sereni e rilassati. Lexa è sicura che, se la felicità si manifestasse concretamente, sarebbe i suoi occhi verdi che divorano il sorriso di Clarke, le sue mani che sfiorano la pelle di Clarke, la sua bocca che assaggia il sapore di Clarke, la sua voce che chiama il nome di Clarke. 
Lexa non smette di canticchiare quando raggiunge la sua moto, ormai zuppa di pioggia. Non smette neppure quando indossa il casco e accende la moto, abbassando la visiera. 
Quando inizia a sentire le ruote della moto scivolare sull'asfalto bagnato, producendo un rumore leggero, non riesce a trattenere un sorriso, pensando a come Clarke si stringerebbe con le mani alla sua vita se fosse con lei, a quanto sarà preoccupata ora, a casa da sola, mentre nota che ha iniziato a piovere e sa che Lexa, prima di sbattere la porta di casa, ha preso le chiavi della moto.
Le strade sono riempite solo dai rivoli d'acqua e dalle luci soffuse dei lampioni, per questo motivo Lexa arriva a casa dopo pochi minuti, bagnata da capo a piedi, e si pente di essere uscita con la moto, perché per quanto ami la pioggia, odia il raffreddore. 
Quando scende dalla moto e si toglie il casco, sente i capelli bagnati che le cadono sul collo e reprime un brivido di freddo, mentre si avvicina al portone. 
Alza la testa verso l'alto e chiude gli occhi, lasciando che qualche altra goccia di pioggia le bagni il viso, da cui sta colando il mascara. 
Sorride: il suo professore di filosofia diceva che la pioggia piace alle persone innamorate.
Sospira e inizia a cercare le chiavi del portone nella tasca interna della giacca, mentre inzia a pensare a cosa fare non appena varcherà la soglia di casa e non troverà Clarke ad aspettarla, almeno non con un sorriso sulle labbra e un bacio. 
Dopo aver aperto il portone, inizia a salire le scale, separando la chiave della porta di casa dal resto del mazzo: ogni gradino è un passo in meno verso Clarke, verso le sue braccia e i suoi occhi blu; ogni passo in meno è l'ansia che cresce nel petto di Lexa, a cui non importa più di avere ragione, ma solo di stringere Clarke fra le braccia e di sussurrarle all'orecchio di provare ad indovinare quanto la ama.
Lexa infila le chiavi nella toppa della porta. Due giri. Solo due giri la separano da Clarke.
Un giro. Lexa stringe la maniglia finché le nocche ferite non fanno male.
Un altro giro. Il rumore della serratura che scatta e del cuore di Lexa che inzia a battere più velocemente, mentre tutte le parole a cui aveva pensato mentre saliva le scale diventano evanescenti fino a scomparire completamente dalla sua mente. 
Stringe i denti e prende un profondo respiro, prima di abbassare la maniglia. 
Quando nota che tutte le luci sono spente, richiude la porta a chiave e cerca di fare meno rumore possibile mentre si toglie gi anfibi e appende la giacca in pelle. Avanza con i piedi scalzi lungo il corridoio buio. Non ha bisogno della luce per sapere la strada, per evitare il mobiletto, pieno delle loro foto insieme, perché l'ha percorsa un sacco di volte a tentoni, al buio, con Clarke che le morde il collo e le stringe le gambe sui fianchi. 
Trova la porta della loro camera aperta e sorride quando intravede la schiena di Clarke che si muove al ritmo dei suoi respiri profondi. 
Lexa vorrebbe avvicinarsi al letto e sdraiarsi dietro Clarke per stringerla a sé con un braccio, ma si blocca quando si ricorda che ha i vestiti bagnati e che sta facendo gocciolare acqua su tutto il tappeto. 
Socchiude piano la porta per non svegliare Clarke e si allontana verso il bagno per togliersi i vestiti bagnati. 
Si sta per sfilare la maglietta quando vede il rifliesso di Clarke allo specchio: ha la felpa di Lexa degli AC/DC - come aveva pensato - che le arriva a metà coscia, i capelli biondi scompilgliati e gli occhi gonfi e arrossati. 
Lexa si volta con la gola secca e, prima che possa dire qualcosa - qualsiasi cosa -, Clarke azzerà con due grandi falcate la distanza fra di loro e la guarda negli occhi, come se fosse un fantasma, come se avesse paura sia solo frutto della sua fantasia.
Lexa sente gli occhi blu di Clarke posarsi sulle sue labbra e chiude gli occhi, mentre aspetta che le dia uno schiaffo, che le urli contro che non cambierà mai. Inaspettatamente, invece, sente la punta delle dita di Clarke accarezzarle la guancia prima di posarsi con delicatezza sul labbro. 
Lexa riapre gli occhi e appoggia la propria mano su quella di Clarke. 
E si ricorda della prima volta che le loro dita si sono sfiorate, quando Clarke si è seduta accanto a lei e le ha chiesto di insegnarle a suonare il pianoforte, e le sue mani hanno guidato quelle di Clarke sui tasti. A Lexa piace pensare che sia stata quella la prima volta in cui hanno fatto l'amore, quando si è lasciata andare, guidata solo dall'istinto, e Clarke si è abbandonata completamente a lei, fidandosi ciecamente di ogni suo movimento, dei palmi delle mani di Lexa sul dorso delle sue. 
Clarke stringe la mano di Lexa e la avvicina alle labbra, baciando ogni nocca ferita con dedizione. 
«Clarke, io -»
«Shhh...»
Quando Clarke bacia l'ultima nocca, rialza lo sguardo. Lexa vede il blu dei suoi occhi completamente inghiottito dalla pupilla ed un brivido le attraversa la schiena quando le mani fredde di Clarke si posano sui suoi fianchi bagnati e le sfiorano l'addome, prima di sfilarle la maglietta. 
Lexa non ha il tempo di vedere dove la maglietta è finita, perché Clarke le stringe i fianchi e la spinge contro il lavandino, racchiudendo le sue labbra in un bacio soffice e delicato.
Lexa ignora il labbro ferito che pulsa e attira contro di sé Clarke, mentre cerca di prendere il controllo del bacio. Sorride quando a Clarke sfugge un gemito, dopo che ha percorso il contorno delle sue labbra con la lingua, in una tacita richiesta.
Ma Clarke non le lascia neppure il tempo di far incontrare le loro lingue, perché si sposta subito a lasciarle un bacio a bocca aperta sul collo e inizia a far scivolare le mani lungo la sua schiena, spingendola con più forza contro il lavandino. 
«Clarke...»
Clarke sorride, alzando lo sguardo malizioso alla ricerca di quello di Lexa, che subito le incornicia il volto con le mani per attirarla in un altro bacio.
Questa volta è Lexa che sposta le mani dalle guance di Clarke al suo collo e le fa scivolare lentamente fino all'orlo della felpa. 
Si staccano per qualche secondo, mentre Lexa sfila la felpa e la lancia da qualche parte sul pavimento.
Lexa le stringe i fianchi, prima di ribaltare la loro posizione, e sorride quando la schiena di Clarke incontra il marmo del lavandino e la ragazza non riesce a trattenere un brivido di freddo. 
Clarke, per vendicarsi della mossa di Lexa, le morde piano il labbro inferiore e fa scendere le mani nella tasca posteriore dei suoi jeans bagnati, attirandola maggiormente contro di sé.
Il gemito di Lexa si infrange sulle labbra di Clarke, che questa volta le lascia subito il controllo del bacio, mentre Lexa la fa sedere sul lavandino e le sue gambe le stringono i fianchi. 
Mentre le loro lingue si inseguono in una sinuosa danza, Lexa solleva piano Clarke, che appoggia le braccia sulle sue spalle e preme le mani sul suo collo per approfondire ancora di più il bacio, e un passo dopo l'altro raggiungono la camera da letto. 
Lexa apre la porta della camera con una mano, mentre con l'altra sorregge Clarke, e lascia cadere la ragazza sul materasso.
Clarke le sorride divertita e l'attira contro di sé.
«Ho i pantaloni tutti bagnati, Clarke» la ammonisce Lexa, divertita. 
Clarke sorride di nuovo, guardandola dal basso verso l'alto, con un'espressione giocosa e maliziosa.
Lexa boccheggia, mentre osserva i capelli biondi sparsi a raggiera sul lenzuolo disfatto, gli occhi blu che cercano i suoi, il sorriso che la invita a sdraiarsi sopra di lei, e si sente fortunata.
Si sente fortunata perché Clarke l'ha capita di nuovo, perché anche lei si è scordata del motivo per cui avevano litigato qualche ora prima, perché anche lei ha preferito fare pace senza dire nulla, piuttosto che continuare un'inutile guerra. 
E sì, le piace la pioggia perché è follemente innamorata di Clarke, ed è follemente innamorata di Clarke perché le piace la pioggia. 
Lexa sorride e si sfila i pantaloni senza staccare gli occhi da quelli di Clarke, prima di sdraiarsi su di lei, facendo attenzione a non schaicciarla, sorreggendosi con una mano sul materasso, accanto alla sua testa.
Si china a baciarla, mentre con una mano le accarezza la guancia, e Clarke la attira contro di sé, incrocia le gambe con le sue, per sentirla più vicina, e Lexa geme e sussurra il suo nome, prima di sedersi sul suo addome e baciarle il petto, sfilandole il reggiseno. 
Lexa lascia che la sua lingua scivoli dal petto di Clarke al suo addome, che le sue dita giochino con il bordo della sua biancheria, che la sfiorino nei punti che sa essere sensibili, proprio come sfiorerebbe i tasti del pianoforte, con la precisione di quando suona il basso. 
E non sente la necessità di dare un oridine al mondo, perché in questo momento il mondo è Clarke che sussurra il suo nome e geme, che immerge le dita nella sua chioma ancora umida, tirandole i capelli, e non c'è niente di più ordinato in quei suoni e in quei movimenti sconnessi, in quella danza sinuosa dei loro corpi, in quella complicità che hanno sempre avuto.

Lexa ama Clarke, ama osservare il suo petto che si alza e si abbassa seguendo il suo respiro mentre dorme, il suo naso che si arriccia in una smorfia infastidita per chissà quale sogno. 
Per questo motivo non riesce a prendere sonno ed ha il gomito appoggiato al cuscino e la mano che le sorregge la testa mentre la guarda dormire, con il lenzuolo che le lascia scoperte le spalle nude e qualche ciocca bionda che le è caduta dulla fronte. Gliene sposta delicatamente una dietro l'orecchio, sfiorandole la guancia con la punta delle dita. 
«Non dormi?»
Clarke apre gli occhi assonnati e si avvicina di più a Lexa, baciandole il petto e cercando la sua mano, prima di appoggiare la testa sul suo cuscino.
Lexa scuote la testa e inizia ad accarezzarle i capelli senza riuscire a fare a meno di rimanere incantata dalla sua espressione stanca che la fissa quasi come fosse la cosa più bella del mondo. 
E Lexa si sente così quando Clarke la guarda, e spera di riuscire a far sentire Clarke allo stesso modo, se non di più.
«Sposami.»
Clarke strabuzza gli occhi, colta alla sprovvista. 
«Sposami, Clarke» ripete Lexa, mettendosi a sedere, mentre il lenzuolo le scopre completamente il petto, e fissandola negli occhi. 
Lexa riesce solo a vedere gli occhi di Clarke che, lucidi, si avvicinano ai suoi, mentre si siede anche lei; riesce solo a sentire la risata roca e rotta dal pianto di Clarke che si infrange sulle sue labbra.
E non ha bisogno di sentire alcuna risposta, perché non c'è alcuna risposta fra di loro che abbia bisogno di essere espressa a parole quando bastano le loro labbra che si incontrano ancora e ancora, i loro occhi che si incatenano, le loro dita che si intrecciano e i loro respiri che si fondono.




NdA
Okay... questa one-shot non ha particolarmente senso, ma è stata scritta mentre Jessica Harmon (ovvero l'attrice che interpreta Niylah) era a un paio di chilometri da me, quindi mi piace pensare che mi abbia dato l'ispirazione. Non che sia una cosa molto positiva.
Comunque: ringraziamo il professore di filosofia che ci regala queste perle sulla pioggia.
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie mille per aver letto,

Chiara

P.S. Questa volta il titolo è una canzone degli Halestorm, vi consiglio di ascoltarla
   
 
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