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Autore: Feel Good Inc    05/06/2017    1 recensioni
[La ciociara]
Mamma diceva che dopo la guerra gli italiani non erano stati più gli stessi, ma io mica ce lo so se i ladri e gli assassini non si trovavano pure prima, se non si siano sempre trovati da che mondo è mondo e la cattiveria esiste alla stessa misura della bontà.
1943-1983: quarant’anni dopo il finale.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Rosetta

 

 

 

Mamma è morta stamattina presto, ripetendomi una cosa che in tutti questi anni ha detto spesso. “Il dolore ci tiene umani. Tieniti il dolore e rendine grazie alla Madonna.”

Lo sapeva, che alla Madonna non ho reso grazie più di niente, dopo quella volta di tanti anni fa. Credo anzi che anche lei le abbia reso grazie di molto poco. Forse di Giovanni sì, però. Giovanni veniva a casa e la teneva per mano al buio senza parlare e io facevo finta di non saperlo, un po’ perché non mi importava, ma forse soprattutto perché mi faceva comodo che Giovanni stesse lì con lei, al posto mio.

Povera mamma, quanto ha sofferto. Lei sì che è stata umana fino alla fine.

Non le ho fatto passare una bella vecchiaia. C’è stato un periodo, uno solo, che le cose sembravano un po’ migliori; lei ci aveva Giovanni e io avevo trovato un ragazzo buono, uno che non si era limitato a fare l’amore come gli altri ma mi faceva anche la corte, e le guance gli diventavano rosse ogni tanto quando gli dicevo che volevo fare l’amore e la prima volta che è venuto a casa ha passato tanto tempo a chiacchierare con mamma. Lei dopo un po’ aveva gli occhi pieni di lacrime e gli accarezzava i capelli e gli diceva “quanto ci somigli, quanto somigli a Michele”. Saranno state le uniche volte che ha parlato di Michele. Io, di Michele non ne ho parlato mai più.

Ma questo bel ragazzo, il mio povero Alberto, non ci è arrivato al punto da rimetterci in sesto come avrebbe potuto fare un nuovo Michele. Me l’hanno ammazzato per strada come un cane qualsiasi. Mamma diceva che dopo la guerra gli italiani non erano stati più gli stessi, ma io mica ce lo so se i ladri e gli assassini non si trovavano pure prima, se non si siano sempre trovati da che mondo è mondo e la cattiveria esiste alla stessa misura della bontà.

Pensava pure che fossi andata ormai al di là del dolore, la mia povera mamma, e che per questo non piangevo e non mi ribellavo e continuavo a fare la puttana senza pudore né imbarazzo. Lo so adesso, perché stamattina, dopo averla lavata e vestita e baciata in fronte, ho trovato il libro con le sue memorie. E stasera a letto ci ho dato uno sguardo, solo alle ultime pagine, e ho letto ancora quella sua convinzione che il dolore ci tiene umani e ci può salvare, e forse poteva salvare pure me, nonostante tutto.

Quella volta che ho pianto appena prima di arrivare a Roma è stata l’ultima per parecchi anni. Non ho pianto per Alberto, non ho pianto nemmeno per mamma, forse in fondo al cuore pensavo di non avere più lacrime.

Ho pianto per i suoi ricordi, però.

Piango per l’uomo che è destinato a essere uomo in tempo di guerra come in tempo di pace, e a non sapere mai bene perché sta piangendo di notte in una casa vuota, anche senza bombe che gli piovono fuori dalla finestra.

Piango perché sono vecchia e rotta e sola e adesso scopro che sono pure io, ancora, umana.

 

 

 

 

5 giugno 1983 – con te se ne parte la primavera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Ma lo sapete da quanto tempo non scrivo? Io sì. E si vede, ammazza se si vede. *ride*

Niente, è che ho letto La ciociara in questo periodo e, non so, è riuscito a toccarmi il cuore come pochissime cose hanno saputo fare nell’arco dell’ultimo anno e passa – o quantomeno a spingermi a una riflessione talmente intensa, anche a posteriori, da cercare di aggiungere qualcosa di mio. Oddio, non ho poi aggiunto questo granché, e mai avrei potuto farlo. Però, visto che Rosetta è il personaggio che nella vicenda narrata resta più personalmente stravolto, volevo darle voce, anche per una sola paginetta di rievocazione, al chiudersi di un cerchio.

La lyric in chiusura è tratta da Bocca di Rosa di De Andrè ed è volutamente, ambiguamente riferita a Rosetta in quanto donna “d’amor profano”, ma rivolta a Cesira e a tutto quello che si è portata via. La data della sua morte è casuale, calcolata intorno al suoi settantacinque anni, ma ho mantenuto il 5 giugno (oggi) per festeggiare il fatto che, ehi, I wrote something. Il nome dell’OC Alberto è un omaggio a Moravia.

Aya ~

   
 
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