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Autore: heather16    05/06/2017    0 recensioni
"Shu si vide nel grande corridoio della sua casa, totalmente vuoto, freddo e morto. Quello con la grande vetrata sul cielo, che di notte rifletteva in mille finestre la luna. E la vide legata, vide il suo cuore che spingeva da sotto il torace veloce, più veloce, più veloce. E lui, con un dito soltanto, a percorrere le curve del suo corpo mentre lei, povera sconosciuta, restava inerme a subire quel lento terribile preliminare..."
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsukiyama Shū
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Tsukiyama San, cosa risponderesti se io ti dicessi qui davanti a tutti che so benissimo cosa sei e anche che cosa vuoi fare con me?-
Il corpo del gourmet si irrigidì. –Nishimura San, non capisco; cosa sta dicendo?-
La ragazza lo guardava dritto negli occhi, studiandolo in ogni espressione del viso: -Tsukiyama, ti reputo una creatura di un’incredibile intelligenza, e spero che tu possa pensare lo stesso di me. Non prendermi ancora in giro.-
Shu non sapeva cosa fare. Non avrebbe voluto continuare quella conversazione a carte scoperte, ma del resto continuare a fingere di non sapere sarebbe stato totalmente inutile.
- Sei del servizio anti-ghoul, Nishimura San?-
Akane rise. Persino la sua voce era cambiata, facendosi più calda e sicura; Shu constatò, in un pensiero che a lui parve quasi buffo, che nonostante l’assurda situazione non riusciva a non esserne mortalmente intrigato. -Credi davvero che il servizio anti-ghoul si servirebbe di tutto questo teatrino per avere te? Io sono esattamente chi ti ho detto di essere; ho vent’anni, studio letteratura all’università; amo Sartre e so benissimo chi sei.-
Lo sguardo di lei si era fatto quasi sprezzante. Il gourmet decise che sarebbe stato al suo gioco; non sapeva, né seppe mai, se lo avessse spinto il desiderio di non allontanarsi dal suo profumo o l’assenza di una via di fuga. Cominciò a sentire caldo. La fronte coperta dai capelli era imperlata di sudore. –Come sai di me?-
-Questo per ora non è un dettaglio di cui devi essere necessariamente a conoscenza. Tuttavia non mi hai ancora risposto.-
Shu sospirò.-Bene, se tu mi dicessi qui davanti a tutti che sai cosa sono, ma chère, ti risponderei che ti lascerei andare via da questo locale, per poi seguirti da lontano; e una volta sola, farei in modo di gustarti fino all’ultimo morso, per sbarazzarmi definitivamente di te. Chissà qual è il sapore di una così abile attrice.-
Akane giocava con la forchetta, puntellando ripetutamente la torta, da cui schizzavano panna e glassa. A Shu le briciole umide di crema parvero interiora. Ridacchiò: -E lasciarmi il tempo di chiamare i colombi, rivelando il tuo nome e fornendo una tua più che accurata descrizione fisica?-
-Non te ne darei il tempo.-
-Impossibile. Anzi, potrei chiamarli anche in questo istante. Oppure… potrei cominciare a gridare.-
Tsukiyama si allungò verso il viso della ragazza, sorridendo teso.-Credo che non potrei più riuscire a controllarmi come sto facendo ora.-
Lei rise ancora.-Qui? davanti a tutti? Non sei molto bravo ad agire sotto pressione.-
-Dovrei sbarazzarmi anche di loro.-
-Una strage, Tsukiyama San? Non credi che darebbe nell’occhio? Immaginatelo: una famiglia, un ragazzino, un vecchio che passano davanti a questo posto. E cosa vedono? Un uomo con gli occhi rossi che si diverte a spiaccicare corpi deboli e impotenti contro le pareti e sulla vetrata. Effettivamente sarebbe divertente.-
Akane non era spaventata da lui. Sembrava quasi che lo deridesse. Quale essere umano poteva essere tanto sfrontato e incurante della propria vita? Shu si rese conto che più quella donna parlava, più lui ne rimaneva follemente intrigato. “Follia”… Quella era la parola giusta. Lui aveva davanti a sé una completa pazza.
-Cosa vuoi da me?-
Solo allora Akane lasciò cadere la forchetta sul piatto, facendosi seria. Parlò a bassa voce, le sue parole quasi un sussurro.-Vedi, sono sempre stata intrigata da quelli come te. I ghoul sono uomini con una sola caratteristica tale da renderli mostruosi. E non sto parlando del bisogno di carne umana; mi riferisco alla volontaria arrendevolezza agli istinti. La fame di un ghoul è qualcosa che non viene controllato, e questo è un dettaglio spaventoso, e in qualche modo… infelice, non credi? E poi ci sei tu, Tsukiyama San. C’è qualcosa in te … tu hai fatto del cibo un piacere. Ad un primo sguardo il tuo sembra quasi un inconsapevole o meno tentativo di trasformare un atteggiamento animalesco in qualcosa di controllato, in un piacere raziocinante; e questo meriterebbe ammirazione. Tuttavia io ho pensato molto, arrivando alla conclusione che tu hai realizzato qualcosa di incredibile, aggiungendo l’elemento dell’ossessività all’atto istintivo. Con quello che fai esalti ciò che in te è mostruoso, in una commistione di razionalità e follia. Sei qualcosa di grottesco, eppure assolutamente eccezionale. Perciò dovevo conoscerti. Tuttavia non mi aspettavo di diventare io stessa una tua ossessione; finchè tu fingerai di essere ciò che non sei per ingannarmi io non potrò sapere davvero come sei dentro. Ed è proprio per questo che ho deciso di venire a cena da te.-
Tsukiyama non parlò. Nella sua mente scorrevano pensieri fra i più disparati. Vide il ristorante dei ghoul, vide lo scrapper fare a pezzi una preda, si vide ridere con il viso sporco di sangue, mangiare occhi e poi gambe e braccia e stomaci e fegati. E poi la vide, con quella mente contorta, quei pensieri disumani ma assolutamente perfetti. La sensazione che provava andava dal brivido di terrore al culmine di un orgasmo. Quale sublime mostro gli stava seduto di fronte? Con un soffio di voce ripetè quelle parole così banali ma in quel contesto, con quella persona, tanto agghiaccianti: -A cena?-
-Esatto. Verrò a cena da te. Io scoprirò il tuo carattere, poi tu sarai libero di scoprire… me. Come più vorrai.-
Lo rendeva pazzo. Shu non riusciva a capire. Quella ragazza stava utilizzando se stessa e la propria vita come ricatto. Per conoscere a fondo la sua ossessione, aveva fatto in modo che il proprio corpo diventasse parte e anzi oggetto della stessa. Era semplicemente perfetto.
Lei continuò:- E poi un’altra cosa, Tsukiyama San. Io cucinerò per te.-
-Io..-
-Lo so cosa pensi; ma riflettevo sul fatto che tu sei un intenditore di una pietanza soltanto. Non è assurdo? Se solo tu fossi in grado di provare tutto, forse scopriresti nuovi gusti.-
-Perché dovrei accettare ciò che tu mi proponi, Nishimura San?-
-Perché ti ho fatto un’offerta più che ragionevole.-
-Oppure hai un secondo fine.-
- Stai ancora pensando alla C. C. G. , Tsukiyama? Dal momento che so perfettamente dove abiti, non credi che se volessi incastrarti avrei già fatto in modo di rivelare il tuo indirizzo?-
-Tuttavia non ha alcun senso, dal tuo punto di vista, consegnare la tua vita in questo modo, senza alcun indugio o ragione.-
Akane rise. –E appagare la mia curiosità non ti sembra forse una ragione sufficiente?-
-E se io non volessi cenare con te?-
-Dato che probabilmente tu mi uccideresti lo stesso senza però permettermi di trarne profitto, credo che farei saltare tutto. E con tutto intendo te, Tsukiyama San.-
Akane non aspettò una risposta e si alzò. – Domani sera alle otto. So che potresti seguirmi e uccidermi nel primo vicolo sulla strada di casa, ma come ti ho detto ti stimo molto e spero tu non ti perda quella che, sono certa, sarà la cena migliore della tua vita.-
Dopo aver detto ciò, la ragazza se ne andò. Tsukiyama la osservò camminare calma e disinvolta fino all’uscita.
La porta del bagno del locale si chiuse con un sordo scatto della serratura. Tsukiyama si sedette sul bordo del lavandino, cercando di riflettere.
3 maggio. Incontro con una ragazza dal profumo eccezionale. 23 maggio. Ritrovamento della ragazza. Akane Nishimura, un essere umano con l’unica particolarità di avere un odore eccezionale. Akane aveva accettato il suo invito a bere qualcosa, si era mostrata un’amante della lettura. Poi lo aveva chiamato gourmet, lo aveva invitato a cena offrendosi in breve come portata principale. Aveva un attaccamento alla vita talmente scarso da non sembrare nemmeno umana; un atteggiamento così audace e ossessivo da ricordargli se stesso. Quest’ultimo pensiero rimase fisso nella mente di Tsukiyama. Gli tornò in mente quella frase di un poeta inglese, “I pazzi osano dove gli angeli temono d’andare”, e pensò che Akane aveva le virtù divine della bellezza e del bisogno di conoscenza, ma la mente ossessiva e malata di un pazzo e suppose che Lucifero fosse stato proprio come lei e la immaginò ancora e ancora e ancora seduta al tavolo di quel piccolo locale con una fetta di torta e un caffè.
**********
La camera da letto era vuota e silenziosa. I vestiti del gourmet giacevano ai piedi di una poltrona rivestita di stoffa rossa. Una musica lontana proveniva dal salone. Nella stanza da pranzo, ancora i piatti pieni e mai sfiorati, per l’ennesimo giorno di fila. “La Follia” girava rapida in un vecchio grammofono. Sdraiato sul pavimento, stava il gourmet. Nella stanza, che aveva sempre voluto lasciare completamente priva di mobili, solo lui e la melodia isterica di Vivaldi. Seminudo, sentiva rabbrividendo il freddo del marmo sulla sua schiena. E ogni corda pizzicata, ogni tasto del clavicembalo, ogni arco che strideva sulle corde di un acuto violino era uno spasmo, una vibrazione interna che culminava sempre e soltanto nella rievocazione del suo odore. La melodia poi si faceva lenta e suadente, e Tsukiyama si beava in quella calma che lo rendeva totalmente assente. Poi, in un lento crescendo, il ritmo aumentava, aumentava ancora e ancora, fino a culminare nella calma di un adagio.
“Lo si schiaccia dolcemente tra lingua e palato; lentamente fresco e delizioso, comincia a fondersi: bagna il palato molle, sfiora le tonsille, penetra nell’esofago accogliente e infine si depone nello stomaco che ride di folle contentezza.”
Questo pensava, non riuscendo a vedere altro piacere che non fosse lei, non volendo accettare altro sapore che non fosse il suo. La ragazza gli stava per servire una cena dove lui sarebbe stato il vero protagonista, e dove avrebbe alla fine ottenuto ciò che ormai da settimane desiderava. Eppure, in una situazione che poteva soltanto sembrare un piacere, nel raggiungimento di un traguardo supremo per il suo ego, Tsukiyama non riusciva a non pensare con fastidio alle parole di lei. “Con quello che fai esalti ciò che in te è mostruoso, in una commistione di razionalità e follia.” Ancora qualcuno che lo trovava malato, sbagliato. “Sei qualcosa di grottesco, eppure assolutamente eccezionale.”Come poteva una creatura di tale intelletto non vedere che in lui c’era soltanto bellezza, soltanto passione?
“La fame di un ghoul è qualcosa che non viene controllato, e questo è un dettaglio grottesco, e in qualche modo… infelice.”
Akane Nishimura era fin troppo sicura di sé.
La genialità e l’umiltà non potevano coesistere in una sola persona, così pensava anche Tsukiyama; tuttavia quell’umana demoniaca doveva conoscere.
Con un rumore irritante la musica si interruppe. Shu aprì gli occhi, risoluto. Si alzò in piedi, calpestando il pavimento freddo a piedi nudi. Il suo corpo atletico percorreva le stanze della casa, unica forma di vita in movimento in tutta la casa. I domestici dormivano. I suoi pettirossi, chiusi in una gabbia all’ultimo piano della casa, avevano smesso di cantare al tramonto. Tutto taceva. Raggiunse la camera da letto, scelse un elegante completo nero. La camicia era di un bianco candido, la cravatta nera anch’essa. Entrò nella sala da pranzo. Incurante dei profumi della carne sul tavolo, si avvicinò alla vetrina a ridosso della parete laterale. Sollevò la teca, e scelse fra tutte la sua maschera prediletta, a forma di luna crescente. Scese le scale, aprì la porta. Indugiò per un attimo sull'uscio, per poi addentrarsi nel nero della notte.
Akane Nishimura avrebbe compreso.
  
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