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Autore: Ayr    05/06/2017    5 recensioni
Mi hanno accusato di tradimento, ma sono solo una vittima innocente degli eventi, incastrata da qualcuno più furbo e spietato di me, che non ha avuto rimorsi nel coinvolgermi in tutto questo e nel far ricadere la colpa sul mio capo, su cui, ora, pende la lapidaria sentenza: verrò destituito dal mio incarico e cacciato da quella che fino a quel momento era stata la mia casa.
Verrò umiliato, un’ultima volta, la più terribile: mi verrà strappato tutto ciò che fino ad ora ho posseduto ed il mio unico compagno di una vita verrà distrutto. Una parte di me morirà inevitabilmente con lui, quando il Sigillo verrà spezzato e rimarrò spezzato anche io.
Non voglio essere ricordato in questo modo, non se ho anche la più remota possibilità di raccontare come siano veramente andate le cose, e di dimostrare la mia innocenza.
Narrerò la mia storia e lascerò che siano i posteri a giudicarla, nella speranza che qualcuno riesca a vedere come io sia stato solo una vittima ingenua di un enorme inganno ben architettato.
[La storia partecipa al contest indetto da E.Comper sul forum di EFP: ‘The Dragon’s Riders Contest!’]
[Steampunk fantasy (o almeno ci provo)]
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV

«Un cuore di drago?!» sbottò Krugar, «Ma sei impazzito? E a che cazzo ti servirebbe un cuore di drago?»
«Credevo fossi abbastanza sveglio da arrivarci da solo» replicò Adam senza scomporsi.
L’orco si prese qualche secondo per riflettere: i materiali che aveva rubato fino a quel momento erano stati piuttosto inusuali ed erano gli stessi con cui erano fatti quei bestioni spara-fuoco.

«Vuoi costruire un drago meccanico» esalò, alla fine, sorpreso egli stesso della propria intuizione, Adam annuì, «Ma come puoi riuscirci? I progetti non sono segretissimi?»
«Non ci sono scritti e tutto è tramandato a voce. Solamente un ristretto gruppo di persone è a conoscenza del segreto dei draghi meccanici, si tratta dei Dragoron più eminenti dell’Ordine: il Capitolo; ma il tempo passa per tutti e quando sono ormai troppo vecchi e decidono di ritirarsi dalla loro posizione, ciascuno di loro designa un erede a cui trasmettere la propria conoscenza.»
«E tu sei stato scelto» concluse Krugar.

«Precisamente.»
«Ancora mi sfugge perché ti serva il cuore di un drago vero
«Perché serve per Accendere il drago meccanico.»
«Quegli ammassi di ferraglia funzionano con cuori di drago veri?» Krugar era sempre più sconvolto.
«Come pensavi che si azionassero?» lo schernì l’altro, «Da dove pensi che traggano la loro energia?»

«Credevo ci fosse un sistema di tubi e ingranaggi…e…» si impappinò l’orco.
«C’è, ma è tutto tenuto in funzione dal Cuore: una minuscola centrale elettrica, costituita da un frammento di cuore di drago, la fonte più potente e portentosa di energia. Per spingere il sangue nei recessi anche più remoti dell’immenso corpo di quei bestioni deve avere una potenza ed una spinta immani, inoltre deve possedere un’enorme resistenza, dal momento che li mantiene in vita per millenni. Non hai idea di quanta energia sia capace di sprigionare il singolo cuore di una di quelle bestie!»
«E tu vuoi creare il tuo personale esercito di mostruosità meccaniche.»

«E con quello andare alla conquista dei continenti. Non hai idea di che cosa possano fare quelle macchine, non si tratta solo di emettere un po’ di fuoco, possono diventare vere e proprie macchine da guerra, indistruttibili, invincibili e inesauribili» l’occhio dell’umano brillavano e quello scintillio intimoriva e preoccupava Krugar: aveva visto molte l’avidità e la sete di potere nello sguardo di un uomo, ma mai intensa e profonda come quella che ora scorgeva nell’iride azzurra dell’altro.
«Non pensi che ci abbiano già provato?» lo frenò l’orco.

«Certamente! Fin da quando sono stati ideati i draghi qualcuno ha cercato di utilizzarli per i propri scopi, cosa credi? Ma nessuno è mai stato abbastanza furbo e intelligente e si è lasciato scoprire. L’Ordine ha cercato di prendere provvedimenti: rendendo i progetti un segreto per pochi, fondando il Capitolo, stabilendo regole ferree e istituendo un’ardua selezione, ma come vedi, non sono bastati per frenarmi. Sono stato più scaltro: ho conquistato la loro fiducia, mi sono impegnato per mostrarmi come un Dragoron inappuntabile ed eccelso, fedelissimo ai loro stupidi dogmi e alle loro vuote regole, assolutamente inapprensibile. Seguivo le loro norme alla lettera e diventai il beniamino dal Capitolo, che mi considera uno dei migliori Dragoron che l’Ordine abbia mai avuto.»
«Un piano geniale» commentò l’altro con voce atona.
«Ma non è finita: fingendo di essere stato catturato dal più famoso pirata di tutti i tempi, potrò raggiungere Astoria senza destare sospetti, sarò solamente la vittima innocente di un gruppo di pirati crudeli e sanguinari.»

«E io cosa dovrei guadagnarci da tutto questo?» domandò Krugar, gli sembrava di rischiare un po’ troppo: il piano di quell’umano era completamente folle e privo di garanzie, le possibilità di successo erano ridotte ai minimi termini e se fossero stati scoperti avrebbero perso tutto; voleva essere sicuro che ne valesse la pena.
«Oltre al pagamento per i servigi che mi hai reso fino ad ora, che mi pare una cifra considerevole, farò in modo che tu possa riavere ciò che hai perduto…»
«In base cosa sostieni che abbia perduto qualcosa? “replicò l’altro, scettico.
Adam accennò al tatuaggio che l’orco esibiva sul braccio, l’Ardir azzurro e rosso.

«L’hai mascherato molto bene, ma a un’occhiata più attenta si vede che l’occhio del drago è strano, perché in realtà è un simbolo: è la runa che gli orchi utilizzano per marchiare quelli della loro specie che sono stati condannati all’esilio…Morgh, mi pare sia nella vostra astrusa lingua.»
Krugar si portò istintivamente una mano sul petto all’altezza della testa sinuosa del drago, il damerino, purtroppo aveva ragione: morgh bruciava sulla sua pelle, il simbolo di una condanna eterna che non poteva essere revocata.

Krugar, prima di essere un pirata, era stato un guerriero del clan dei Dente Spezzato, uno dei migliori e più feroci, ammirato dai più giovani ed invidiato dai più anziani. Ma, in seguito a un fatto di sangue che non raccontò maia nessuno, venne cacciato dalla sua tribù originaria e condannato all’esilio, che per gli orchi era sinonimo di morte: non poteva sperare nell’aiuto di altri clan, era considerato un reietto ed un paria da tutti quelli della sua specie, ed era stato costretto a rifugiarsi tra coloro che non potevano conoscere il significato del suo tatuaggio: gli umani. Ma anche tra loro non era mai stato ben visto, e nessuno si era mostrato disposto a volerlo alle sue dipendenze, come mercenario o scorta; nessuno si fidava di un orco, tantomeno di un orco che decideva di lasciare le proprie terre e si spingeva fino a quelle degli uomini.
Gli orchi erano sempre stati per conto loro sugli altipiani rocciosi oltre la catena delle Sevenian, a Ovest, badando ai fatti propri e interessandosi minimamente di quello che accadeva al di là delle montagne; per loro gli umani erano solo degli esseri inferiori, crudeli e abietti, con cui sarebbe stato meglio non avere nulla a che fare, a meno che non fosse stato strettamente necessario. Era raro che si avventurassero spontaneamente fin nelle terre abitate dagli uomini e dagli elfi, e solitamente non erano giunti con intenzioni amichevoli e pacifiche.

Per questo Krugar era stato guardato con sospetto e con astio dagli umani, e nessuno era stato propenso a dargli un lavoro o un tetto sulla testa, e l’orco era stato costretto ad arrangiarsi da sé: se nessuno era disposto a dargli ciò che gli occorreva, decise che se lo sarebbe preso da sé. Solamente i banditi e i briganti non badavano alla razza e alla provenienza, ma solamente alle capacità e soprattutto al risultato, e l’orco si rivelò essere un assassino formidabile e spietato, brutale e senza paura. Si mise alle dipendenze dei peggiori scagnozzi, facendosi lentamente un nome negli ambienti più malfamati: Mano Scarlatta divenne il suo soprannome, perché aveva sempre le mani impregnate di sangue, fino all’avambraccio. Divenne un assassino temuto e richiesto, non aveva paura di nulla e portava a termine anche i compiti più spaventosi e pericolosi.
Ma come divenne famoso tra i malavitosi, così lo divenne anche con le autorità e ben presto venne messa una taglia sulla sua testa. Iniziò ad essere ricercato e stanato, ogni suo nascondiglio veniva scoperto e più volte aveva rischiato la vita. L’unico modo per riuscire a sopravvivere era diventare imprendibile.
Un giorno, uno dei suoi colleghi gli aveva detto, scherzando, che l’unico modo che rimaneva per non farsi prendere sarebbe stato farsi spuntare le ali e imparare a volare. Krugar, all’inizio, aveva riso della battuta ma in seguito aveva seriamente preso in considerazione quell’idea, soprattutto quando iniziarono a diffondersi le aeronavi -un mezzo molto più rapido per trasportare mezzi o persone- e con esse, i predoni capaci di depredare anche quelle navi volanti: i pirati dei cieli. Fu così che salì a bordo di uno di quei sgangherati vascelli e divenne un pirata.

«Va bene, hai scoperto il mio segreto, ma questo non ti assicura che sia quello che desidero davvero.»
«Suvvia, sappiamo perfettamente entrambi che gli orchi si sentono bene solo in mezzo ad altri orchi. Questa non è la vita che fa per te: tu sei un guerriero, un combattente, un soldato e non un brigante che saccheggia i mercantili per sopravvivere, è un lavoro meschino e mortificante che tu disprezzi con tutto te stesso, ma di cui non puoi permetterti di fare a meno. Io posso farti tornare ciò che eri e, anzi, posso farti diventare il più temuto di tutti gli orchi, così potente e forte che i clan faranno a gara per averti con loro, sarai conteso e desiderato da tutti.»
Krugar si grattava la barba, senza sapere cosa dire: la proposta era veramente allettante ma non aveva alcuna assicurazione in merito.
«E come pensi di poterlo fare?» indagò.

«Ti rivelerò tutto ciò che so sulla costruzione dei draghi: chi oserà mettersi contro di te quando saprà che puoi disporre di un esercito di bestioni sputa-fuoco e indistruttibili?»
«Come faccio a sapere se ciò che mi dirai sarà vero e che non userai i tuoi draghi contro di me e i miei simili?»
«Me ne frega poco del regno degli orchi: è una terra brulla e inospitale che solo creature come voi possono apprezzare.»
«Cosa staresti insinuando?» sibilò l’orco digrignando i denti, a pochi passi dal volto di Adam. Con uno scatto aveva oltrepassato la scrivania e si era fiondato su di lui, rovesciandolo a terra assieme alla poltrona e artigliandolo per la camicia.
«Solo creature temerarie e forti come voi possono sfidare terre simili e vincerle» pigolò il Dragoron, la morsa dell’orco gli impediva di respirare e gli mozzava il fiato.
«La tua dialettica ti ha salvato. Stai superando il limite, damerino: ti ho lasciato passare gli insulti di prima nei miei confronti, ma osa ancora fare insinuazioni sugli orchi e il nostro accordo salta assieme alla tua testa. Non mi piace essere preso per il culo, sono stato chiaro?»
L’umano annuì e l’orco lo lasciò andare con uno strattone, Adam tornò a respirare normalmente e si abbandonò a un sospiro di sollievo.
«Quindi abbiamo un accordo?» domandò sistemandosi la camicia stropicciata e spolverandosi i pantaloni.
«Chi mi garantisce che tu farai quanto prometti?» replicò Krugar.
«Il fatto che probabilmente mi cercheresti e mi spelleresti vivo se non dovessi mantenere la mia parola, e che nessun drago meccanico riuscirebbe a fermarti.»
«Ti ho detto di non lusingarmi, detesto i lecchini.»
«Va bene, va bene. Puoi tenerti Silvershade come garanzia.»

«E chi cazzo sarebbe?»
«Il mio drago meccanico, l’ammasso di ferraglia sputa- fuoco che hai abbattuto con un arpione per balene.»
«E cosa dovrei farci con il tuo drago?»
«Finché l’avrai tu io non potrò fuggire, e potrai restituirmelo quando avrò completato la mia parte di accordo.»
«Ovvero quando mi avrai dato i miei soldi e mi avrai fatto riammettere nel mio clan.»
«Esattamente» annuì Adam, «Se tutto andrà secondo i miei piani, saremo entrambi felici e contenti.»
«Nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto, e se tu non dovessi rispettare la tua parte di accordo, invece, posso sempre buttarti fuori bordo con gli omaggi del gruppo di pirati crudeli e sanguinari.» ghignò Krugar mostrando una chiostra di denti giallognoli e acuminati.
«Se ti soddisfa» si strinse nelle spalle l’altro, «Dunque ci stai?» aggiunse.
«Non so ancora dove vuoi spedire me, la mia nave e la mia ciurma, e quanto sia pericolosa questa missione» lo frenò l’orco, «Dove cazzo stanno quei figli di puttana dei draghi?»
Adam si avvicinò alla scrivania e iniziò a scartabellare la montagna di disordine che la riempiva, cercando una mappa che potesse essergli utile. Finalmente ne trovò una abbastanza dettagliata e la mostrò all’orco.
Era un enorme foglio di pergamena su cui erano state rappresentate le terre settentrionali, era piuttosto datata ma quelle terre erano rimaste inalterate per secoli e la mappa andava bene comunque. L’umano indicò un punto imprecisato della mappa, nel mezzo di un nugolo di diverse linee nere.
«Kal Schelas» sillabò Krugar, «Mai sentito nominare. Cosa sarebbe?»
«Una catena di monti» rispose l’altro.
«E cosa speri di trovarci?»
«Cuccioli di Ardrir. È tra quelle montagne che nidificano i draghi, e solo i cuccioli non possiedono veleno.»
«Ma avranno anche cuori più piccoli» fece notare Krugar.
«Me ne bastano pochi. Per alimentare i draghi dell’Ordine si utilizza un solo cuore di drago adulto da anni. In questo periodo, dovrebbero esserci pochi Ardrir adulti nei paraggi: è stagione di caccia e i draghi si spingono più a sud. Nel caso dovessimo imbatterci in uno, basterà lanciarli uno di quei tuoi arpioni o palle di cannone- Finché rimaniamo a distanza siamo al sicuro, solo da vicini diventano pericolosi con quelle loro estremità piene di veleno.»
«Creature magnifiche gli Ardrir» commentò Krugar accarezzando il drago che aveva sul petto «E molto poco amichevoli.»
«Un po’ ti somigliano» scherzò Adam
Il pirata lo fulminò con lo sguardo e il cavaliere alzò le mani in segno di resa: ogni tentativo di essere amichevole e di instaurare un qualche rapporto con quell’orco era inutile.
«Ci limiteremo a prelevarli, e poi ti arrangerai tu a fare quello che devi» esclamò Krugar.
«Quindi, ci stai?»
«Certezza di morte, scarse possibilità di successo. Che cosa stiamo aspettando?»

   
 
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