Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |      
Autore: tanaka_ohohoh    06/06/2017    0 recensioni
Solo pensieri malinconici di una vita strana.
/
"...Però riflettei pure su un'altra cosa, ancora più importante. E cioè che una cosa in comune tra me e Mirco c'era: lo stesso rapporto con le emozioni. Perché alla fine io mi lamentavo che non mi mostrava mai le sue debolezze, o che non dicesse mai qualcosa di carino...ma quand'è che lo avevo fatto io? Qualche volta in più a lui, sicuramente, ma quasi mai. Avevamo un modo molto simile di esternare le emozioni...entrambi opprimevamo dentro di noi ciò che non ci piaceva, ma non vuol dire che determinate emozioni non le sentivamo. Io le sentivo anche fortissimo certe cose che ho nascosto con tutta la mia forza.
Solo che con lui era diverso. Io con lui volevo sentirmi libera. Non dover trattenere nulla. Volevo essere nuda. E volevo che facesse lo stesso con me."
"...Lui, con la sigaretta accesa tra le labbra continuava a guardare quel programma sugli aironi, che probabilmente stava durando da quattro ore. E mi chiedevo se fosse realmente interessato agli aironi, o a chissà cosa stesse pensando. Poi dal lato del divano dove stava lui prese la bottiglia di vodka e..."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando ancora non ne sapevo niente

Nel mio paesino si cresceva troppo in fretta, a patto che si possa definire paese. Era solo un posto lugubre e abbandonato abitato da pezzenti come me, pieno di scale e tutto accavallato tanto che di vicoli ce ne erano solo sette. Alcuni non sapevano nemmeno dell'esistenza di questo luogo indecente. I condomini incastrati, l'odore di pittura, i graffiti, i motorini, la spazzatura, le grida dei litigi, le risate dei bambini.
Io sono nata lì, un parto indecente, mia mamma si fece aiutare dalla cognata per tirarmi fuori. Non che me lo ricordi ovviamente, ma mi è stato raccontato un milione di volte. Una notte fredda, mi hanno detto. Quando nacqui io le mie grida si sentirono in ogni singolo angolo del paesino. Però quella notte non ero solo io a gridare perché anche nel condominio di fronte nacque un bambino quasi nello stesso attimo.
Mi hanno chiamato Vanessa, un nome comunissimo da quelle parti. Solo nel condominio due bambine e una vecchia signora si chiamavano Vanessa, in tutto il paesino almeno venti. E nel paesino eravamo sì e no duecento persone, tutte ammassate come una mandria di mucche.
Era difficile non conoscere qualcuno, ci conoscevamo tutti, ogni tanto arrivava qualcuno e si prendeva una delle poche case abbandonate rimaste. Qui era così, giorni dormivi sulle scale, altri in una casa. Si viveva giorno per giorno in un certo senso, non sapevi cosa ti sarebbe successo domani. 

***


Conobbi quel bambino che nacque il mio stesso giorno quando avevo cinque anni. Una notte di quell'anno mio padre sparì, nel senso che non ritornò a casa una sera e non lo vedemmo mai più. Non ne feci mai un dramma, lui era quello che beveva, che si arrabbiava e che ogni santo giorno ritornava di notte con la voglia di litigare. Non avevamo mai parlato. E nonostante fossi piccola ricordo perfettamente che la sua presenza non mi aveva mai fatto nè caldo nè freddo. Ricordo che tre giorni dopo, non vedendolo tornare, sperai addirittura che fosse morto. Io comunque vivevo con mia madre ed ero figlia unica e anche prima che se ne andasse per sempre non c'era quasi mai a casa prima di sera. 
Mia madre si vedeva da tempo con un altro signore che veniva spesso a casa quando mio padre non c'era, praticamente quasi ogni giorno. Lei se lo trascinava in cucina e poi insisteva che andassi fuori a giocare e io così facevo, tanto non immaginavo nemmeno chi fosse quell'uomo. E anche se lo avessi immaginato poco mi sarebbe importato, sono stata anche da piccola una bambina molto menefreghista. Purtroppo qui cresci così, molti ne escono egoisti, ma mi è andata bene parecchi non ne escono nemmeno.
Quando mio padre se ne andò questo signore era tutto il giorno sopra in casa mia e quindi io ero per gran parte del mio tempo giù a giocare con i bambini. Un martedì sera, e ricordo il fatto che fosse martedì perché stavo vedendo un cartone che faceva solo quel giorno, l'uomo arrivò in casa mia con due valigie, io mi chiedevo cosa volesse ma poi capii che mia madre e questo signore si erano messi insieme. A me questo stava antipatico, era un uomo giovane sulla trentina d'anni, bello ma troppo presuntuoso.
All'inizio mi venne voglia di cacciarlo da casa mia a calci oppure di prendere un sacchetto con il necessario e andarmene io. Ma poi capii che anche mia madre meritava di essere felice. Veramente l'ho capito adesso, a quel tempo dimenticai soltato la faccenda.
Quell'uomo comunque si chiamava Roberto e aveva due figli maschi. Uno era quello che nacque qualche secondo dopo di me che si chiamava Mirco, l'altro invece aveva un anno in più a me e a lui e si chiamava Mattia. Quella sera venne a casa con questi due bambini.
Io avevo visto qualche volta Mattia sugli scalini a giocare con qualche ragazzino, ma Mirco mai visto fino a quel giorno. Loro erano ai lati del padre e mi guardavano. Non stavano capendo niente quanto me. La prima cosa di cui mi accorsi è che Mirco aveva gli occhi blu. Nel mio villaggio eravamo tutti una copia per quanto riguardava i colori: nascevi o castano o moro o biondo e gli occhi di sicuro ce li avevi scuri, al massimo la fortuna di averli verdi. Lui invece aveva gli occhi blu che la prima volta che li vidi mi sembrò di star guardando il mare. Ed era la prima volta che vidi gli occhi blu. Ed anche la prima volta che vidi il mare. Di azzurri ne avevo visti su qualcuno, ma del colore dell'oceano mai fino ad allora. Più basso di me, aveva dei rasta neri disordinati fino alle spalle. 
Mattia invece era biondo, rasato, quasi platino e gli occhi castano chiaro. Mia mamma tutta eccitata ci spiegò che da oggi avremmo vissuto tutti insieme. Era felice. E la volevo bene. 
Non mi piaceva l'idea di avere un padre. Ero abituata a vivere sola con mia madre e non mi dispiaceva. Anzi provavo un odio verso la figura paterna. Anche quando andavo a casa di Maria e vedevo quando salutava e baciava suo padre mi veniva da disprezzarla. 
Comunque sin da subito feci amicizia con Mattia. Era carino, simpatico e si comportava come un fratello maggiore. Mi proteggeva, mi faceva ridere, mi aiutava...Già il primo giorno, quando mia madre e il loro padre sparirono in camera da letto e noi rimanemmo in cucina, Mattia mi diede a parlare. Facemmo un discorso da bambini da cinque  anni, tipo come ti chiami, quanti anni hai e cose così.
Invece Mirco se ne stava zitto e muto. Quando, dopo circa due giorni, cominciò a parlarmi mi accorsi di quanto era antipatico. Ma davvero. Non avevo mai incontrato una persona così e volevo cercare di capire in tutti i modi cosa gli passasse per la testa, ma non lo capivo. Rispondeva male, notavo che aveva atteggiamenti sociopatici e stava sempre per i fatti suoi. La casa era piccola, c'era una cucina minuscola occupata tutta dal tavolo, un bagno con solo un gabinetto, una vasca minuscola e una doccia, una camera da letto e poi una cameretta molto piccola dove a stento ci entrava un letto a castello che già avevamo trovato lì quando eravamo arrivati. Erano sì e no quaranta metri quadrati, ma non potevo lamentarmi visto che a volte mi era capitato di dormire insieme a mia madre sulle scaline, in qualche parcheggio oppure di essere ospite nella casa di qualcunaltro. 
Comunque c'è da dire che io non ci avevo mai pensato veramente. Cioè non mi ero mai fermata a riflettere sul fatto che adesso avevo dei fratellastri. Non ci avevo pensato nemmeno tanto per il fatto che tutti i fidanzati di mia madre duravano sì e no un mese. Ma era comunque una sensazione strana.
La notte io dormivo nel lettone giù insieme a Mirco, perché lui soffriva le vertigini. Ovviamente non l'aveva detto direttamente lui, ma me l'aveva detto Mattia. Mirco era uno che voleva fare il capo e probabilmente soffrire le vertigini per lui era una specie di debolezza. 

Senza nemmeno accorgermene passò un altro anno. Le giornate le passavamo tutti e tre insieme e alla fine riuscii ad accettare il carattere di merda di Mirco. Ma lo stesso litigavamo sempre. Durante la fine di quest'anno mia madre partorì la mia sorellina...mi accorsi di essere troppo egoista quando vedendola appena nata avvolta in una coperta che abbracciava mia madre sperai che morisse soffocata. Ero orrenda, e lo sono ancora, ma mi sentii ancora più sola di quello che ero. Ora vi spiego.
Era come quando compravi un nuovo quaderno..pulito e bello e allora trascuri quello vecchio perché non vedi l'ora di finirlo per cominciare quello nuovo. Solo che non si capisce così il paragone, perché io non sono un quaderno. Anche quando vennero a casa mia Mirco e Mattia io venni trascurata completamente, anche da mia madre, che passava tutto il suo tempo a cercare di far sorridere Mirco, cosa che non faceva mai. Quindi avere un'altra persona in casa a cui voler bene voleva dire dimezzare ancora di più il bene che provava per me. E poi c'era un'altra cosa che odiavo di mia sorella: che somigliasse più a Mirco che a me.
Aveva il suo stesso naso all'insù, le sue stesse labbra carnosissime che io desideravo tanto tra l'altro, lo stesso modo di muoversi, il suo stesso modo di starnutire come un animale, le sue stesse abitudini, e la sua stessa identica faccia in versione femminile. Era una cosa strana, ma mi dava l'impressione che appartenesse alla sua famiglia e non alla mia. Invece Mirco si affezionò troppo a lei, con tutto lo stronzo che era.
Ci stava sempre insieme, ci dormiva insieme e si facevano il bagno insieme. Anche io avevo sempre fatto il bagno con Mirco e Mattia, ma farlo anche con la mia sorellina voleva dire guardare loro due giocare con lei, e nessuno più che giocasse con me. A poco a poco imparai ad accettarla, ma rimase comunque Mirco quello che ci passava più tempo insieme.
Quando passò un pò di tempo, grazie a mia sorella mi accorsi anche del peso della differenza tra un vero fratello e un fratellastro. Mi resi conto di quante volte mi ero vergognata di fare qualcosa di imbarazzante davanti a Mirco e Mattia e poi pensai se invece l'avessi fatto davanti a mia sorella tranquillamente anche quando sarebbe cresciuta e la risposta era sempre quasi sempre sì. E non era perché era una femmina e loro erano maschi. Un pò centrava anche questo, ma non in tutto.
Che poi, ora mi viene da ridere, perché col passare degli anni io e Mirco ne abbiamo fatte tantissime di cose di cui avremmo dovuto provare imbarazzo.

Comunque venne settembre e cominciò l'anno scolastico delle elementari, il primo per me e per Mirco. All'inizio la scuola mi piaceva troppo, l'idea di studiare, di conoscere gente nuova mi entusiasmava parecchio. Mi piaceva anche per il fatto che era distante dallo squallore in cui vivevo, mi faceva sentire in un mondo parallelo. Ma l'entusiasmo durò poco, visto che dopo circa due mesi già non sopportavo dovermi svegliarmi presto tutte le mattine e soprattutto con Mirco, dover sopportare gli insegnanti e certi bambini più ricchi odiosissimi. Mirco non ci andava sempre a scuola e poi dopo tipo tre mesi non ci era andato proprio più. Però alla fine venimmo promossi tutti e due. Io con un pò più di difficoltà però.
E' da lì che cominciai ad odiare Mirco. Riusciva ad ottenere senza voglia quello che io nemmeno impegnandomi al massimo riuscivo ad ottenere.
E' questo è tutto ciò che ricordo di quando ero ancora ignara di tutto.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: tanaka_ohohoh