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I'm sorry

Saitama non era bravo a consolare la gente: che vedesse qualcuno piangere, esprimere tristezza apertamente o cercare di nascondere il tutto
attraverso qualche sorriso tirato, lui cercava sempre di ignorare quel genere di cose perché, francamente, gli importava poco delle altre persone.
E fino a quel giorno era sempre stato sempre convinto che fosse la cosa migliore da fare, trovando la scusa del "non è un mio problema", convinto che andasse bene così.
Almeno fino a quando non si era ritrovato davanti una persona che conosceva in quello stato.
Quella mattina faceva stranamente molto caldo, nonostante fosse ancora primavera, tanto che aveva cominciato a bere un bicchiere d'acqua fresca mentre Genos, come sempre, annotava diligentemente ogni suo movimento: quello che aveva notato da qualche ora, era che non faceva altro che sbagliare a scrivere, oltre al fatto che aveva riempito diversi bicchieri d'acqua senza apparente motivo e guardare l'orologio sul display del cellulare con una frequenza al limite della normalità.
Qualcosa doveva essere successo per forza e lui temeva che fosse per colpa della storia del sakè della sera prima
«Qual è il problema?»
Domanda spontanea.
Dall'altra parte del tavolo, davanti a sé, il cyborg lo stava guardando sbalordito, quasi come se non si aspettasse quella domanda; in un certo senso, lo capiva benissimo dato che lui stesso, in generale, non aveva mai mostrato interesse per l'allievo, figuriamoci chiedergli apertamente una cosa del genere
«Non c'è nessun problema.»
Risposta secca.
A volte si chiedeva se il suo interlocutore lo reputasse uno stupido o se pensasse che con una risposta del genere non sarebbe stato costretto a rispondere ad altre domande: senza dire una sola parola liberò il tavolino dai bicchieri e li lasciò sul lavandino, cominciando ad osservarlo
«Sai, se non vuoi dirmelo mi va bene, ma non farmi passare per uno stupido.» la penna che il cyborg aveva in mano si fermò, lasciando il foglio con chissà quale spiegazione lasciata a metà «È evidente che non stai bene.»
Silenzio.
Il suo interlocutore stava... tremando?
A Saitama era capitato una sola volta di vedere Genos in quello stato: il capo abbassato, le mani a pugno strette sulle ginocchia e qualche singhiozzo quasi del tutto silenzioso. E delle lacrime di uno strano colore opaco.
Lo aveva fatto piangere un'altra volta.
«Oggi... oggi è l'anniversario di quel giorno.»
La testa dell'allievo si era rialzata lievemente, pur nascondendo gran parte del visto «Oggi, giovedì ventisette aprile, è l'anniversario del giorno in cui quel cyborg impazzito ha distrutto la mia città natale.»
Una giornata di lutto.
Sgranò gli occhi: aveva distrutto quel poco di compostezza che quel ragazzo stava cercando di mantenere, lasciando che quei singhiozzi diventassero più rumorosi, rieccheggiando tra le mura di quel piccolo soggiorno, dandogli una sensazione di disagio e tristezza che raramente aveva provato, soprattutto quando si trattava di una persona che conosceva, non che avesse mai avuto degli amici in vita sua.
Che cosa avrebbe dovuto fare?
Mi dispiace, davvero.
Che cosa avrebbe dovuto fare, dargli una pacca sulla spalla?
Si era alzato, cominciando a camminare lentamente verso l'allievo, senza avere la più pallida idea di cosa avrebbe dovuto fare per farlo sentire meglio.
Non sono bravo in questo genere di cose, spero mi perdonerai.
In silenzio, Saitama si era seduto accanto a Genos, allungando lentamente, quasi in modo impacciato, le braccia verso di lui, dandogli il primo abbraccio in tre mesi di convivenza; un gesto che, effettivamente, era sembrato così strano sia a lui che al cyborg da far alzare il capo a quest'ultimo, che si era girato verso di lui con gli occhi sgranati e il viso sporco di lacrime che puzzavano di olio per motore.
Era stata un'esperienza strana, per lui: aveva ascoltato il ragazzo biascicare frasi sconnesse, lasciandolo poggiare la testa vicino alla spalla mentre singhiozzava, stringendolo forte a sé. In un certo senso, non era stato affatto difficile come pensava e, vedere Genos felice per una cosa da poco come quella lo aveva fatto sorridere.
«Grazie, sensei.»

L'angolo dell'autrice:
Salve!
Onestamente, non avete idea di quanto sia contenta di mettermi in gioco per un contest, dopo praticamente un anno e mezzo dall'ultimo a cui ho partecipato: nonostante la shot non sia uscita come volevo e la probabilità di arrivare ultima sia altissima, sono davvero contenta di essermi riuscita ad iscrivere all'ultimo secondo e ringrazio davvero tanto la giudiciA per averlo prorogato apposta per una povera ritardataria come me.
Il tema dei biscotti della fortuna mi è piaciuto assai e mi auguro di non essere andata troppo fuori tema con quello che mi era stato chiesto (che poi, è la prima pseudo- SaiGenos che scrivo per un contest, sono tipo in ansia da prestazione perché di sicuro li avrò fatti OOC).
Vi ringrazio tantissimo per aver letto la mia storia e auguro buona fortuna anche agli altri partecipanti!
Un abbraccio,
Angie 96