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Autore: _BlueLady_    07/06/2017    3 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ CAPITOLO 32 ~
 
- Possiamo rubare qualche minuto del vostro tempo per porvi qualche domanda?- fu la richiesta che accolse la marchesa quella mattina non appena aprì il portone di casa, ritrovandosi di fronte il commissario di polizia accompagnato da quattro poliziotti.
- Signor commissario, mi cogliete di sorpresa! È successo forse qualcosa?- domandò con aria fintamente stupita Sophie, accennando un sorriso sornione – A cosa devo la vostra visita?- chiese poi, facendoli accomodare, mentre dal corridoio giungeva a passo lento anche Auler con gli occhi sbarrati, pallido in volto e con la gola che gli si seccò non appena riconobbe le divise.
Lanciò un’occhiata terrorizzata a Sophie, che ricambiò con sguardo sicuro ed imperturbabile.
- Immagino siate a conoscenza dell’incidente avvenuto quindici giorni fa in casa Sunrise per opera di Eclipse – arrivò dritto al punto il commissario, senza troppi giri di parole.
- Una vera disgrazia – fu il commento della marchesa, intriso di falso rammarico e dispiacere – è per questo che siete qui?- domandò poi con innocenza.
Il commissario frenò di colpo il passo, fissandola con intensa serietà negli occhi: - Cosa ve lo fa pensare?- chiese sospettoso, scrutandola dall’alto verso il basso.
Auler a fianco della sorella si morse un labbro tremante, il cuore nel petto che pareva esplodere.
Sophie sogghignò sicura di sé: - Uno strano modo di giustificare la vostra presenza qui quello di utilizzare fin da subito la notizia di un assassinio per cominciare una conversazione. Se mi permettete un’osservazione, mancate un po’ di tatto – soffiò provocatoria, continuando a tirare le labbra in un sottile sorriso sornione – Ad ogni modo, vi perdonerò, signor commissario. Devono essere stati giorni molto duri per voi questi, e comprendo perfettamente che a volte lo stress ci può rendere lievemente irascibili e scontrosi. Ma ditemi, perché ho motivo di dovervi accogliere in casa mia, oggi?-
Giunsero in salotto, dove subito il gruppo di poliziotti cominciò a guardarsi attorno con circospezione, sotto lo sguardo attento e irrigidito di Auler, che ancora non osava proferire parola, troppo agitato per evitare di tradirsi aprendo bocca.
-  Credo siate a conoscenza del fatto che Eclipse ha fatto irruzione in casa Sunrise quindici giorni fa, ferendo quasi a morte il capofamiglia. Ancora non ne capiamo il motivo, ma supponiamo possa essersi trattato di un tentativo di difesa, dato che la signora Sunrise ha affermato che il marito si è lanciato incoscientemente all’inseguimento del ladro per smascherarlo. Non è da escludere, tuttavia, che possa essersi trattata anche di un’azione premeditata, visto che dalla casa sembra non mancare alcun oggetto di valore – asserì fiscale il capo di polizia, senza mai distogliere i propri occhi dalle iridi della marchesa – Le indagini non hanno condotto a niente, le tracce del ladro sembrano essersi dissipate nel nulla… fino allo scorso pomeriggio, quando è stata trovata questa sul luogo del presunto delitto – e così dicendo, estrasse dalla tasca della giacca, ancora avvolta nel fazzoletto bianco, la spilla incriminante che raffigurava lo stemma del casato al quale appartenevano i due marchesi.
Nel vederla, Auler sbiancò di colpo faticando a mandare giù un bolo di saliva simile ad un macigno, mentre in petto il cuore rimbombava ferocemente, quasi volesse esplodere, facendo ribollirgli il sangue nelle vene e ronzargli le orecchie. La marchesa, invece, non fece una piega. Si limitò ad osservare la spilla con aria di sufficienza, senza mostrare il minimo segno di angoscia o stupore. Auler invidiò la sua capacità di mantenere la calma in una situazione tragica come quella. In certe occasioni, doveva ammetterlo, sua sorella gli faceva davvero paura, realizzando quanto fosse disumana sotto certi aspetti.
- Ora – continuò il commissario, rinfilando la spilla nella giacca senza mai perdere il contatto visivo con i due – vorrei porvi qualche domanda per venire a conoscenza della vostra versione dei fatti, mentre i miei uomini daranno una breve occhiata in giro, se non vi spiace. Dobbiamo rispettare il protocollo delle indagini, mi comprenderete. Siamo qui per svolgere il nostro lavoro, dopotutto –
- Ci mancherebbe, signor commissario, io e mio fratello saremo ben felici di contribuire ad una giusta causa – sorrise la marchesa, per nulla intimorita – Guardate pure con comodo, se lo ritenete necessario. Non abbiamo nulla da nascondere, vero Auler?- e rivolse la parola al fratello per la prima volta quella mattina, che rispose con un fievole “No” di rimando impacciato e titubante.
I tre si accomodarono in salotto, mentre gli uomini del commissario presero a perlustrare la villa con attenzione.
- Sophie, a che gioco stai giocando?- le domandò il marchese nel più completo panico, lanciando occhiate furtive al commissario mentre dava gli ultimi ordini alla sua squadra prima di concentrarsi su di loro – Come pensi di risolvere la situazione, adesso? Siamo con le spalle al muro – le soffiò acidamente all’orecchio, avendo cura di non farsi sentire.
- Rilassati, fratellino, la situazione è perfettamente sotto controllo – gli rispose lei, perfettamente a suo agio.
- Sotto controllo? – esclamò Auler teso – Quella spilla è la prova inconfutabile della nostra colpevolezza. Come pensi di giustificare la sua presenza nel giardino dei Sunrise? Sapevo che ci saremmo lasciati sfuggire un particolare. Finiremo con l’essere arrestati, e Dio solo sa quale sarà la nostra condanna – sibilò tra i denti nel panico più totale.
Sophie lo guardò negli occhi con una sicurezza a dir poco sconcertante: - Tu lascia che sia io a parlare, e saprò gestire la conversazione a nostro favore. Vedrai che presto questo impiccio sarà solo un lontano ricordo – asserì decisa, mentre il commissario si dirigeva verso di loro – Non aprire bocca a meno che non sia io o il commissario a spronarti a farlo. Evita di prendere iniziative – sibilò in un sussurro, prima di riacquistare tutta l’innocenza di cui era disposta di fronte agli occhi dell’ufficiale.
- Dunque – proferì quello, sedendosi in poltrona di fronte a loro – cominciamo dalle domande di base. Potete dirmi dove eravate la sera in cui è successo l’incidente?-
- Che domande. Eravamo fuori casa per prendere parte ad un ricevimento organizzato dalla contessa di Darthmour a casa sua – ridacchiò Sophie, come se ciò a cui stava prendendo parte fosse più una commedia che una vicenda reale.
- Qualcuno può confermare ciò che state dicendo? – continuò l’uomo, per niente divertito.
- La contessa e tutti gli ospiti presenti, naturalmente – sorrise lei, mentre Auler si attorcigliava le dita l’una con l’altra per tenere a freno l’agitazione.
- Che relazioni avete con la famiglia Sunrise, e il signor Sunrise in particolare?-
- Niente più che una semplice conoscenza superficiale. Il signore e la signora Sunrise li conosciamo appena, mentre con le due giovani figlie ho avuto modo di conversare piacevolmente un paio di volte in occasione di un ballo – asserì la marchesa allegramente, come se prendesse tutto come un gioco – Sono due fanciulle deliziose, non trovate? Una vera tragedia che il padre sia stato vittima di una tale disgrazia… ma toglietemi una curiosità, commissario: il signore ora come sta?-
- Sembra ormai fuori pericolo, anche se non ha ancora ripreso conoscenza. Tuttavia non siamo qui per parlare delle condizioni del malato – tagliò corto il commissario, mantenendosi concentrato sull’obiettivo – Dunque mi confermate che non avete alcun rapporto di amicizia con il signor Sunrise?-
- Assolutamente, commissario. Ma non per questo siamo meno dispiaciuti per ciò che è successo –
- Siete mai andati a far loro visita prima o dopo l’incidente? –
- No – rispose Sophie pacatamente.
- E allora come mi spiegate la presenza di un oggetto che vi appartiene in casa loro?-
- Permettetemi una domanda, commissario – lo interruppe Sophie, perfettamente consapevole di stare conducendo la conversazione a suo favore – Esattamente chi sperate di smascherare, venendo ad interrogarci qui oggi?- sussurrò placidamente, fissandolo dritto negli occhi.
L’uomo tentennò per qualche istante, tentando di capire dove la marchesa volesse andare a parare.
- Voglio dire – si corresse Sophie, sempre con un’invidiabile serenità – siete stato proprio voi poco fa, all’ingresso, a confermare che è Eclipse il colpevole dell’omicidio, e che è lui che state cercando. Vale la pena allora perdere tempo con inutili domande, invece di passare direttamente agli atti? Come ben potete vedere, non esiste alcun nesso logico che possa giustificare la presenza della spilla appartenente al nostro casato in casa Sunrise… a meno che, effettivamente, l’identità di chi porta la spilla non coincida con quella di Eclipse –
Il commissario stesse in silenzio a riflettere per qualche istante, colpito dalle parole proferite da quella donna dall’intuito brillante.
- Sophie, ma che…- tentò di domandarle il fratello sottovoce, ma fu prontamente zittito da un’occhiata fulminea della marchesa che gli bloccò le parole in gola.
- Avete ragione, signora marchesa – proferì a un tratto il commissario, riemergendo dalle sue riflessioni – Devo supporre, dunque, che per saperne di più su questa faccenda sia inutile stare seduti qui a chiedere chi di voi due sia Eclipse –
Sophie annuì ridacchiando sommessamente: - Posso dirvi con assoluta certezza che, per quanto mi riguarda, sono abbastanza sicura sull’integrità della mia identità –
- E voi, signor marchese?-
- Anche per me vale lo stesso – biascicò Auler rigido e timoroso, ancora tentando di decifrare il comportamento della sorella.
- Non avrete nulla in contrario, dunque, se mi unisco ai miei uomini nella perlustrazione dell’intera dimora in cerca di qualche piccolo dettaglio – affermò il commissario, scrutandoli di sottecchi.
- Mi pare di avervi già dato il mio consenso poco fa – sorrise Sophie di rimando, offrendosi volontaria assieme al fratello di accompagnarli nelle indagini.
Perlustrarono ogni angolo della casa al piano inferiore, per poi passare a quello superiore.
Sophie osservò i poliziotti sprecarsi nelle loro indagini con sentito divertimento, mentre Auler ancora faticava a comprendere lo strano comportamento della sorella.
- Hai detto che la pistola è al sicuro, giusto?- le domandò avvicinandosi cautamente.
- Sì –
- E i vestiti insanguinati li hai bruciati tutti?-
- Esattamente –
- Allora perché sproni questi ufficiali a cercare qualcosa che non troveranno mai? Credi che basterà a distogliere l’attenzione dalla spilla e a dichiararci innocenti? Non appena torneranno da noi a mani vuote il problema si ripresenterà uguale a prima, se non peggio – osservò, irritato di fronte alla noncuranza e leggerezza che la sorella mostrava nei confronti di tutta quella faccenda - Mi domando come abbiamo fatto a lasciarci sfuggire un dettaglio così importante. Cosa diamine ci faceva una delle nostre spille lì? -
- Auler, ti fai troppe domande. Goditi lo spettacolo finché dura. Ho mai rischiato di tradirmi in tutti questi anni?- asserì pacatamente lei, quasi scocciata da tutta quell’insensata preoccupazione.
- Forse sarebbe meglio confessare tutto e scontare la nostra pena. Vivremmo sicuramente con il cuore più leggero – asserì amaramente Auler, incapace di decifrare i pensieri di Sophie.
- Quando avranno finito, credimi, non avranno più alcun dubbio sul colpevole – sorrise sicura lei, regalandogli un’occhiata fiera, ma intrisa di una freddezza e di una punta di rancore che ad Auler parvero essere rivolti proprio contro di lui.
L’ultima stanza da perlustrare rimase proprio quella del marchese.
I poliziotti entrarono, cominciando a rovistare tra lenzuola e cassetti, sotto lo sguardo attento del giovane che non li perdeva di vista un attimo, il cuore pesante e un nodo alla bocca dello stomaco che sentiva stringere sempre di più.
Aprirono anche l’armadio in cui erano appesi gli abiti del marchese, li analizzarono uno ad uno, raschiarono base e soffitto del mobile in cerca di indizi nascosti.
Sophie osservò il tutto sorridendo sorniona tra sé e sé.
- Commissario – s’udì a un tratto chiamare uno dei poliziotti dall’interno dell’armadio – Venga qui –
L’uomo si avvicinò, seguito dai due marchesi, mente il poliziotto mostrava loro l’esistenza di un’ulteriore compartimento sul fondo del mobile, rilevabile dal rimbombo che producevano le pareti quando ci si bussava sopra.
- C’è un doppio fondo qui – asserì l’ufficiale.
Il cuore di Auler mancò di un battito, anche se continuava a ripetersi tra sé e sé che non c’era alcun motivo per cui agitarsi, visto che l’abito di Eclipse e tutto ciò che poteva esservi connesso era stato fatto sparire per mano di Sophie.
- Rimuovetelo – fu l’ordine del commissario, e subito eseguirono.
Il marchese osservò le operazioni di rimozione con un peso sul petto che sentiva farsi via via più pesante man mano che trascorreva il tempo.
Quando il fondo fu rimosso e gli abiti furono tolti d’impiccio, ciò che si presentò agli occhi dei presenti lasciò tutti sconcertati e increduli, con l’amaro in bocca.
Appesi e in bella vista perché potessero essere visti da tutti, v’erano un abito nero, un mantello stracciato e una maschera color pece orlata in oro, completamente imbrattati da schizzi di sangue.
Il commissario avvicinò la spilla al taschino della giacca, scoprendovi una lieve apertura che andava a coincidere perfettamente con l’ago del piccolo monile. Ciò non lasciava più spazio ad alcun dubbio.
Lo shock generale fu tanto, che per alcuni istanti nessuno osò proferire parola.
Poi fu Auler a parlare, resosi conto della trappola tesagli dalla sua stessa sorella, nella quale ci era finito dentro fino al collo.
- N-Non è possibile…- biascicò spiazzato, incapace di reagire a quella cruda sorpresa.
A fianco a lui, Sophie si sciolse in un’impercettibile ghigno di spietata vittoria.
- Oh, fratellino mio…- mormorò con finto rammarico, fingendosi sconvolta e incredula di fronte a quella scoperta, e profondamente delusa di venire a conoscenza così improvvisamente di quella cruda verità. Nel profondo, però, celava un sorriso consapevole di chi aveva progettato tutto nei minimi particolari scampando le accuse, perché aveva pianificato tutto fin dall’inizio: da quando il fratello aveva osato ribellarsi a lei a seguito dell’incidente e le aveva annunciato di non voler più far parte dei giochi, per evitare un suo tradimento ed una possibile alleanza futura con Shade aveva deciso di incriminarlo, e far credere a tutti che lui fosse il famigerato Eclipse, il ladro dei ladri, l’incubo delle notti più buie, lo spietato assassino di Toulouse Sunrise.
Non aveva mai trovato così semplice riuscire in un inganno: era bastato riporre la spilla del fratello sul luogo dell’incidente, dopo avergliela abilmente sottratta nel sonno, di modo che i sospetti ricadessero facilmente su di loro e la polizia si presentasse a casa loro per indagare. A quel punto aveva semplicemente fatto credere ad Auler di essersi sbarazzata degli abiti insanguinati, quando semplicemente li aveva riposti nel fondo dell’armadio, avendo cura di creare nella giacca un foro perfettamente combaciante con l’ago della spilla. Una volta messo in atto il suo piano, non restava che aspettare pazientemente che si compisse da sé.
Quasi si dispiaceva per l’insulsa ingenuità del fratello, e per l’estrema fiducia che riponeva in lei: così ammirevole, eppure altrettanto patetica. Doveva ammettere però, che così facendo ci aveva guadagnato doppiamente, poiché non solo incolpando lui, lei veniva automaticamente scagionata dalle accuse, ma perché così facendo si era anche tolta il fastidioso impiccio di ritrovarselo tra i piedi come nemico, in un possibile futuro.
Conosceva Auler fin troppo bene, ed era perfettamente cosciente che il suo buon cuore, la sua bontà d’animo prima o poi avrebbero rappresentato un ostacolo, più che giovare alla loro impresa. Del resto, Auler alla fine aveva fatto una scelta, e la sua decisione non sarebbe rimasta impunita. Si era firmato la sua condanna con le sue stesse mani.
- Perché? Perché mi fai questo?- gli sussurrò il giovane guardandola negli occhi con aria smarrita e persa.
Lei, per tutta risposta, ricambiò lo sguardo con odio e disprezzo.
- O sei con me, o sei contro di me – sibilò brutale, lasciandolo con l’amaro di quella confessione in bocca, impotente, incapace di reagire, un topo ormai in trappola.
- Auler Winsworth, lei, in quanto Eclipse, è accusato di numerosi tentativi di furto e di tentato omicidio nei confronti di Toulouse Sunrise, e dovrà rispondere delle sue azioni davanti al giudice, il quale deciderà la sua pena di morte – proferì il commissario con tono crudo, cupo, accusatorio, freddo, guardandolo con occhi di ghiaccio.
- No, no! C’è un equivoco! Lasciatemi spiegare! Sophie! – strillò il marchese mentre veniva accerchiato dai poliziotti e portato di peso fuori dalla dimora – Dì loro la verità! Dì loro la verità! Sophie, per l’amor del cielo digli la verità! Non lasciare che mi condannino! Io mi fidavo di te! - strillava, tendando con tutte le forze di aggrapparsi alla sorella e cercare nei suoi occhi un accenno di pietà.
Quella, per tutta risposta, gli rispose con un ghigno di finta innocenza, mentre gli occhi brillavano di soddisfazione.
- Non so di cosa stai parlando – annunciò di fronte ai poliziotti, che non ebbero più alcun motivo per trattenerlo ancora tra le mura della villa.
La marchesa osservò il cocchio della polizia allontanarsi, mentre da lontano riecheggiavano ancora le urla angosciate del fratello, vittima delle sue macchinazioni.
- Sophie! Ti prego! Sono tuo fratello, sono tuo fratello! Non lasciarmi morire così! Sophie!- udì ancora per un istante, poi il cocchio fu troppo lontano perché al suo orecchio potessero giungere ancora le urla strazianti del suo complice ormai condannato.


Angolo Autrice:

E finalmente aggiorno! 
Che mi dite, vi aspettavate questo colpo di scena? Sophie l'ho resa troppo perfida in questa storia per non poterle far giocare un colpo basso simile! Ora Auler come farà a tirarsi fuori dai guai? Sempre se ci riuscirà...
Annuncio con piacere, ed anche con un pò di magone e niostalgia dato che ormai mi ci ero affezionata, che la storia sta giungendo ormai a conclusione.
Altri due capitoli e ci siamo! Mi viene da piangere, un pò perchè mi dispiace sempre terminare long a cui mi affezioni, un pò perchè non credevo davvero di riuscire ad arrivare fin qui, e soprattutto soddisatta di quello che ho creato.
Spero continuerete a seguirmi fino alla fine, ormai ci siamo davvero.
Grazie di cuore a tutti quelli che mi sostengono.
Vi do ancora appuntamento al prossimo capitolo!
Baci

_BlueLady_

 
  
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