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Autore: Echocide    07/06/2017    3 recensioni
Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente, benché avesse tutto quello che poteva desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo. Accadde però che una notte di inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio del riparo dal freddo pungente.
Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò, ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore.
Il principe la respinse di nuovo e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse ed apparve una bellissima fata.
Il principe si scusò, ma era troppo tardi, perché lei ormai aveva visto che non c'era amore nel suo cuore e per punirlo lo tramutò in una orrenda bestia e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti.
Se avesse imparato ad amare e fosse riuscito a farsi amare a sua volta prima che fosse caduto l'ultimo petalo, l'incantesimo si sarebbe spezzato.
Con il passare degli anni il principe cadde in preda allo sconforto...
Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: La bella e la bestia
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: romantico, fantasy
Rating: G
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.560 (Fidipù)
Note: Salve! Ed eccoci di nuovo qua con un nuovo capitolo de La bella e la bestia! E, come al solito, non è che abbia da dire molto nelle note, non toccando posti di Parigi o che altro, quindi passo subito alle informazioni di servizio e poi ai ringraziamenti: prima di tutto vi informo che, il nuovo capitolo di questa fanfiction, verrà pubblicato il 28 giugno (come ben sapete si alterna a La Sirena e Inori, quindi i tempi di aggiornamento sono molto più lunghi).
Vi ricordo che domani ci sarà un nuovo capitolo di Laki Maika'i, venerdì sarà il turno di Miraculous Heroes 3 e sabato, invece, toccherà a Scene.
Come sempre vi ricordo la pagina facebook dove restare sempre aggiornati e avere piccole anteprime.
Infine, ma solo per motivi tecnici, un grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie nelle vostre liste.
Grazie di tutto cuore!


Marinette si allungò sul letto, osservando incuriosita l’orologio che si muoveva e parlava, chinandosi e studiando gli ingranaggi che si muovevano dietro lo sportellino di vetro: «Sicuro che non posso aprire e dare un’occhiata?» domandò, sorridendo dolcemente e vedendo l’altro allontanarsi di qualche passo, addossandosi contro il bandone finale del letto: «Un’occhiata piccola piccola.»
«Madamoiselle! Io non le chiedo di poter mettere le mani dentro la sua pancia.»
«Se è per questo, nemmeno ce l’hai le mani» commentò Plagg, comodamente seduto sul carrello portavivande e sorridendo divertito quando Marinette acciuffò Wayzz, iniziando a osservarlo da ogni angolazione: sembrava che quella strana ragazza trovasse affascinante tutto ciò che era di metallo, aveva rotelle e sbuffava.
Forse il padrone le sarebbe piaciuto veramente, se visto alla luce del giorno: in fondo aveva parti di metallo, qualche rotella e Plagg era certo di averlo visto sbuffare molto spesso.
Marinette inclinò il povero Wayzz, guardando la parte inferiore: «Come fai a muoverti?» domandò, rigirando l’orologio e picchiettando il vetro del quadrante: «C’è per caso un serbatoio interno?»
«Madamoiselle…»
«Però il candelabro? Il piumino? La teiera?» mormorò Marinette, rigirando nuovamente Wayzz e sospirando: «Possibile che ci siano dei motori così minuscoli che funzionano a vapore?» si domandò, posando l’orologio sul letto e allungandosi, afferrando la teiera e ignorando il singulto sorpreso della povera Tikki: tolse il coperchio, osservando l’interno e vedendo solo il liquido aranciato del the.
«Come fate a muovervi?» domandò, voltandosi verso il candelabro e fissandolo in attesa, quasi aspettandosi una risposta sensata da quest’ultimo; lo vide mettersi in posizione eretta e aprire la bocca metallica, pronto a rispondere alla sua domanda ma la porta della camera da letto si aprì con forza, talmente tanta che andò a sbattere contro il muro; Marinette sussultò, osservando la creatura che aveva incontrato nel bosco, non sapendo dove posare lo sguardo: sul volto dall’aria vagamente umana, completamente sfigurato e con dei tralicci neri che lo attraversavano per metà? Oppure sulle zampe di pelo nero, che sembravano molto simili a quelle di un gatto? Un braccio era completamente di metallo e, ogni volta che la creatura lo muoveva, le giungevano alle orecchie i suoni familiari degli ingranaggi in moto, mentre l’altra sembrava una zampa felina.
Il mostro si avvicinò a letto e lei si ritrasse, addossandosi contro la spalliera del letto e osservando lo sguardo verde che la studiava, mentre le orecchie, simili a quelle dei gatti, si muovevano a scatti, quasi a tempo con la lunga coda nera che frustava il pavimento: «Mettila sul carro e spediscila da dove è venuta» sentenziò la creatura, voltandosi verso il candelabro: «E non pensare mai più di fare una cosa del genere!»
«Ma, padrone, dovete pensare al padre…»
«Il padre è…»
«E’ terribilmente malato, non è vero?» lo interruppe Wayzz, mentre le lancette sul quadrate si muovevano impazzite: «Volete davvero rispedire la figlia da sola, sapendo che il padre giace in quelle condizioni?»
«Cosa?» mormorò Marinette, osservandoli e cercando di capire: «Cosa è successo a mio padre?»
«Lo abbiamo trovato, non molti giorni fa, fuori dal castello» spiegò Plagg, agitando i bracci: «Aveva la febbre molto alta e il padrone l’ha portato nel castello; adesso il nostro sensale se ne sta occupando ma è ancora molto debilitato e…»
«Voglio vederlo!»
«No!» esclamarono in coro Plagg e Wayzz, guardandosi poi l’un con l’altro: «Madamoiselle, vedete lui è molto contagioso. Per voi, ovviamente. Siete umana, mentre noi…beh…»
«Oh! Andiamo!» sbottò la creatura, alzando le braccia con un gesto di stizza: «Voi state…» si fermò, osservando che i suoi movimenti avevano impaurito la ragazza, tanto che si era nuovamente addossata al letto e lo fissava con uno sguardo impaurito in volto: «Fate come vi pare» sbuffò, voltandosi e andandosene con il passo lento e claudicante.
«S-sc-scusate.»
La voce della ragazza lo fece voltare e la osservò mentre, ai piedi del letto, si reggeva a una delle colonnine del baldacchino: «I-io…» la vide fermarsi e respirare profondamente, quasi alla ricerca del coraggio dentro di sé: «I-io p-posso remare…cioè, no…rimavere…rimanere lì...no, qui.»
«Volete restare qui?»
Marinette annuì vigorosamente con la testa: «P-per mio p-padre» balbettò in aggiunta; la bestia sbuffò, scuotendo il capo e andandosene via dalla camera con Plagg che lo seguiva saltellando: Marinette rimase immobile, facendo scivolare la mano lungo la colonnina e abbassando il capo mestamente.
«Quello era il suo modo per dirti che puoi rimanere» mormorò dolcemente la teiera, avvicinandosi con il carrello al letto: «Il padrone non è molto avvezzo ai rapporti sociali.»
«Potrò vedere mio padre?»
«Non appena Plagg e Wayzz diranno che non c’è pericolo, potrai farlo.»


«Che cos’è questa storia del padre malato?» sbottò Adrien, voltandosi verso il candelabro e fissandolo intensamente: «Se non erro, era scappato.»
«Sì. E la ragazza se ne sarebbe andata…»
«Io voglio che se ne vada!»
«Ma padrone!»
«Niente padrone, Plagg!» Adrien si voltò, indicando la direzione da cui entrambi erano venuti: «Non è lei che ci salverà, Plagg! Siamo condannati!»
«Questo perché qualcuno qui è testardo e non vuole fare neanche una prova!»
«L’hai vista! Ha paura di me!»
«Sa, padrone, entrare e sbattere la porta come ha fatto lei non è un bel modo di presentarsi» dichiarò Plagg, acciuffando il piccolo Flaffy: «Non è vero, mio piumato amico?»
«Vero! Avete fatto paura anche a me!»
«Fantastico! E Flaffy mi conosce!» sbuffò Adrien, prendendosi la testa fra le zampe: «La ragazza deve andarsene!»
«Padrone, provateci!»
«A fare cosa?»
«A conquistarla, che domande!» dichiarò Plagg, lasciando andare il piumino e agitando le braccia, mentre si metteva a passeggiare davanti all’altro: «La invitate a cenare con voi stasera, vi comportate in modo amabile come sapete fare, la guarderete fissa negli occhi…»
«E la vedrò correre via urlando.»
«Siete veramente un rovina-feste, sappiatelo.»
«E tu un sognatore illuso.»
«Oh! Ci sono! La ragazza ama la roba meccanica! Mostratele il vostro…»
«Plagg!»
«Braccio. Quello di metallo. Ma possibile che siate tutti così prevenuti con me? E poi là sotto siete ancora di carne…»
«Qualcuno mi salvi da te.»
«E si chiama Marinette.»
«Non demordi?»
«Non quando sono certo di qualcosa. E non lo sono mai stato come oggi…» si fermò, inclinando la testa: «E come la volta che dichiarai di riuscire a mangiare dieci forme di camembert, una dietro l’altra. Anche quella volta ero certo al cento per cento.»
«Tutto questo finirà male…»
«Andiamo! Un po’ di ottimismo, padrone!»


Marinette si guardò attorno nella camera, osservando i vari mobili dall’aria costosa e notando come nella stanza non ci fosse un filo di polvere e tutto fosse perfettamente lindo: «Ho fatto pulire personalmente la camera, quando Plagg è partito» spiegò Tikki, seguendola sul suo carrello: «Il padrone tende a voler infilare gli ospiti nella torre nord.»
«La torre nord?»
«Già.»
Marinette annuì, voltandosi verso l’enorme porta e sentendo la voglia di esplorare quel posto, immaginando di trovare chissà quale motore o altro macchinario da poter smontare e rimontare; ma era frenata anche dalla paura di trovarsi di nuovo faccia a faccia con il proprietario della casa che, doveva ammettere con sé stessa, le faceva molta più paura di tutte le Chloé Bourgeois di quel mondo.
«Lui…» mormorò, sedendosi su una delle poltroncine sistemate davanti al caminetto: «…che cosa è?»
«Il padrone è una persona, se è questo che vuoi sapere» dichiarò Tikki, mettendosi davanti a lei: «Ma porta sulle sue spalle il peso della maledizione che ha colpito tutti noi.»
«Una maledizione?»
«E’ una storia lunga e non sta a me narrarvela, madamoiselle» continuò la teiera con un sorriso: «Ma il padrone è molto più del suo aspetto, ve lo posso garantire: sotto quella facciata di bestia informe e mezza meccanica, c’è un ragazzo dal cuore d’oro. Certo, ha fatto i suoi sbagli ma ha imparato da questi e adesso vorrei solo che fosse finalmente felice…»
«Sembra che tu sia molto affezionata a lui.»
«Tutti siamo molto affezionati al padrone» mormorò Tikki, fissandola: «E se rimarrete qui, sono certa che anche voi vi attaccherete a lui.»
«Io voglio solo…»
«Tornare a casa  con vostro padre, certo. Ma mentre siete qui…» la teiera si fermò, fissandola intensamente: «…perché non provate a conoscerlo?»
«Non mi mangerà, vero?»
«A meno che non avete il sapore di un croissant, non credo.»


La donna si chinò, osservando l’uomo che dormiva della grossa e, con la sua stazza, faceva apparire minuscolo il piccolo letto ove l’aveva sistemato non senza qualche fatica: «Vi chiedo perdono, monsieur Dupain» mormorò, chinandosi sopra l’uomo e sorridendo dolcemente: «Ma penso che vostra figlia sia l’unica che può porre rimedio a ciò che ho fatto anni or sono, in preda all’ira» continuò, lasciando andare un lungo sospiro.
Non era giusto tenere quell’uomo lì, ma aveva paura che una volta tornato a Parigi e appreso del viaggio della figlia, avrebbe fatto di tutto e di più per tornare indietro.
Avrebbe potuto fargli del male e lei non voleva.
Aveva solo bisogno di dargli tempo e pregare nella ragazza: lei era l’unica che poteva sciogliere quel rovo di odio e maledizione, intessuto tanti anni prima da una donna scellerata e tradita.
Scosse il capo, mettendosi a rassettare la casupola e sorrise, quando una farfalla dalle ali violette le si posò sulla mano: «Lui sarà libero, mon chére» mormorò, portando la mano vicino al volto e osservando le ali dell’insetto vibrare lievemente: «Sono certa che il momento in cui la maledizione si spezzerà è vicino. E noi torneremo tutti assieme.»

   
 
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