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Autore: WhiteRaven_sSR    08/06/2017    2 recensioni
Questa storia nasce dalla mia passione per i personaggi poco considerati o non protagonisti nelle opere in cui si muovono. E' ambientata nel mondo di Shadowhunters, ma i quattro stregoni protagonisti sono personaggi originali. Il rating potrebbe subire variazioni.
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"[...]I dubbi sorgono quando sono i Nephilim, gli Shadowhunters a fare le regole per tutti, basandole sulle loro esperienze, tradizioni, famiglie, punti di vista. Già. Ma che ne è di noi? Del nostro punto di vista. Che ne è dei Figli di Lilith che da sempre risolvono i loro casini? Anche noi abbiamo le nostre regole. E loro non sono nessuno per giudicarci!"
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Londra, 2015

Frenesia, traffico, il rumore della metro appena percettibile segnalato dalle vibrazioni del terreno al suo passaggio. Venditori ambulanti di cibo, odore di fritto, negozi gestiti da persone di diverse etnie, città multicuclturale, aperta alle mode e ai cambiamenti.
Londinium”, ecco il suo primo, vero, nome.
Ma al tempo Gilbert Victor Lefevre non era ancora nato. Giovane, l'aspetto di un venticinquenne al massimo, vestito di tutto punto in uno dei propri completi di Armani scuro, come i capelli corvini lucidi al sole di quella serata comune. Ossidiana in filamenti, osava definirli lui stesso, seppur non suonasse poi molto moderno, così come il taglio e la lunghezza appena sopra le spalle. Tuttavia ogni cosa di lui pareva impeccabilmentericonducibile a un nobile del novecento, cappello a cilindro e bastone con pomello a forma di testa di leone, compresi.
Non era un caso che si trovasse a Westminster, passeggiando per una delle strade con un indirizzo ben preciso da raggiungere, una vecchia abitazione di amici. Era stato invitato per prendere parte a una sorta di riunione privata, sebbene a quanto aveva capito dai vari messaggi di fuoco inviatigli da entrambi, sembrava che il Conclave fosse già a conoscenza di ogni cosa.
Nulla di cui sorprendersi, insomma. Non era vissuto per ben centocinquantadue anni per nulla.
Tuttavia la situazione non gli era del tutto chiara per come i due amici erano stati vaghi, quindi non gli restava che raggiungere il luogo d'incontro e ascoltare ciò che avrebbero avuto da dire.
Non impiegò molto a raggiungere l'abitazione, una delle tante della zona, da cui secondo alcune angolazioni era possibile vedere anche il Big Ben, e una volta saliti i pochi scalini presenti, un classico delle abitazioni inglesi, suonò il campanello. Nulla di apparentemente strano nella zona o nell'edificio a schiera, con gli appartamenti uno appiccicato all'altro, a formare una specie di alveare moderno, sebbene gli edifici non lo fossero poi molto. Il problema non era tanto quanto gli appartamenti fossero attacati l'uno all'altro, ma quanto li avessero smatellati e ricostruiti all'interno. Nell'ultimo periodo infatti era stato registrato un aumento della migrazione della popolazione dalla campagna alla città e non solo in Gran Bretagna. Gilbert decisamente non era abituato tutto quel sovraffollamento.
Storse il naso nell'attendere che qualcuno gli aprisse la porta, da cui poco dopo fece capolino un'inserviente, con la classica divisa da cameriera, tanto di grembiulino tipico dei film.
"Posso esserle utile?" fece lei, sorridendo amabilmente.
Se conosceva abbastanza i propri amici, gli sarebbe bastato un unico gesto. Per qualche secondo, dopo essersi assicurato che l'edificio fosse isolato da un incantesimo di protezione, disattivò il glamour che lo rendeva umano agli occhi di chiunque, mostrandosi con il proprio aspetto naturale. La pelle candida tipica della popolazione caucasica, mutò in un rosso Borgogna non troppo acceso e dalla parte alta della fronte, all'attacatura dei capelli, fecero la comparsa due corna di una quindicina di centimetri. Gli occhi verdi, dotati di una sottile eterocromia, poiché il destro verde lime, mentre l'altro verde erba, rimasero a fissare la donna, accompagnati da un lieve sorriso.
"Si accomodi."
Quando lei si fece gentilmente da parte, Gilbert si decise a varcare la soglia, percependo un secondo incentesimo di protezione sulla porta. Potente e sinistro. Ma dai due ragazzi non si sarebbe potuto aspettare altrimenti.
Laciò che la donna gli facesse strada per il secondo piano, dando un'occhiata fugace in giro, in quel caos di stili e cianfrusaglie. Anni e anni passati a raccattare cose. Se non altro sembrava tutto pulito. Caotico e sconclusionato, ma perfettamente pulito. Se al secondo piano era possibile trovare un vaso Ming accanto a una maschera Maori, man mno che salivano al secondo piano, l'appartamento si faceva sempre più inglese. La carta da parati a fiori, forse degli anni venti, forse di prima ancora, iniziava ad essere presente per i corridoi del secondo piano, diviso in tante piccole stanze, di cui molto probabilmente una era il bagno e una una camera da letto, andando per esclusione. Tuttavia l'interno sembrava più grande di quanto si potesse pensare e stranamente non era dovuto a un incantesimo. Semplice progettazione di interni, suppose il moro.
Sul lato destro infatti, dopo un minuscolo corridoio stretto a angusto con numerose porte, vi era presente l'ennesima di esse, a cui la domestica posò la mano sul pomello tondo. Si fissarono entrambi per qualche secondo, che al ragazzo parve un'eternità, prima che la donna bussasse alla porta con la mano libera. Dall'interno si udì solo un “fallo entrare”, poi di nuovo silenzio.
Quando la porta gli venne aperta, l'odore della stanza investì Gilbert con quella nota tipicamente floreale della lavanda, lasciando spazio a un arredamento molto diverso rispetto al piano inferiore. Sul lato opposto della stanza rispetto a dove si trovava, il camino acceso era sovrastato da un gande specchio dalla cornice dorata, in stile romantico, dalla quale era possibile osservare il riflesso di tutta la stanza. Di fronte al camino due poltrone e un divano dalla tappezzeria a righe posti le une di fianco all'altro in modo che tutti i presenti si potessero vedere in viso, una volta seduti, attorno a un tavolino basso in legno dello stesso periodo. Il grande tappeto sul fondo impediva che i passi risuonassero per la maggior parte della stanza e diversi quadri attaccati alla parete facevano in modo che i presenti non si sentissero soli. Come se fosse servito a qualcosa. Lo attirò particolarmente il ritratto di una giovane donna dai capelli ramati, le iridi chiare fisse verso il pittore al momento della creazione, in un sorriso innocente dalle labbra rosee e tiepide. Doveva appartenere all'epoca pre-rivoluzione. Epoca che lui non aveva visto, con proprio enorme rammarico.
"Sei in ritardo."
"Ne dubito."
La voce proveniva da una delle poltrone, rivolta verso il camino per far sì che la figura ora seduta gli desse quasi le spalle. Dallo schienale era visibile solo parte di una manica, con tanto di braccio, certo, la mano a sorreggere un bicchiere di scotch con ghiaccio. Lui gli aveva rivolto la parola e Gilbert si era limitato a rispondere alla svelta. Tuttavia sapeva bene a chi apparteneva quella voce.
Non gli fu difficile riconoscerlo infatti quando la poltrona venne voltata nella sua direzione per magia, levitando a un paio di centimetri da terra per non rovinare il tappeto.
Un sorriso si dipinse sul volto del moro, gli occhi verdi rivolti al viso dell'amico dalla carnagione abbronzata, visibilmente non europeo.
"Sapevo che saresti venuto." aggiuse l'altro, accennando al posto sul divanetto di fronte a lui, come a invitarlo a sedersi.
Gilbert non si fece pregare due volte, sorridendo rilassato nell'annuire e prendere posto dove dall'altro indicato. Il glamour non attivo lo mostrava per ciò che era: uno stregone antico quasi quanto la civiltà stessa, apparentemente mezzo albino, data la carnagione più scura degli europei, i capelli quasi bianchi e due occhi rossi e brillanti come rubini. Nulla a che vedere con l'albinismo vero e proprio, quello era solo il suo aspetto demoniaco. Colore della pelle a parte. La sua particolarità infatti non stava tanto nel colore, quanto nella presenza di squame più scure in alcune zone. Di quelle visibili, che Gilbert sapesse, aveva notato solo il lato destro del collo, appena sotto all'orecchio. Forse perché lo aveva sempre visto vestito di diversi strati, ma come biasimarlo visto il clima caldo in cui era cresciuto. Avrebbe pure potuto usare un incantesimo, nulla di più facile, ma sia lui che l'altro amico del moro avevano un modo tutto loro di vivere.
"E' sempre un piacere, Salem. Dov'è tuo fratello?" chiese quindi il giovane stregone al compagno, che semplicemente si limitò ad indicare il soffitto con noncuranza, sbuffando seccato.
Ed eccolo lì il secondo amico, nonché gemello di Salem, benché in comune non avessero nulla salvo l'aspetto. Appeso al soffitto come un vampiro, sfidando la forza di gravità con la magia, gambe e braccia a sostenersi per dare un effetto volutamente terrificante, volta la testa verso il basso quando viene indicato dal fratello, facendo saettare fuori la lingua da serpe, color argento. Probabilmente mamma o papà erano un demone dai tratti di serpente, era ciò che Gilbert aveva sempre pensato, ma non aveva mai saputo nulla sulle loro origini familiari.
"Dannato babbeo, perché gli hai detto dov'ero?!"
"Ti avrebbe visto comunque..."
"Invece no!"
"E invece si..."
Sempre divertente vederli battibeccare come due bambini dell'asilo, ma in fondo per Gilbert era una cosa normale. Gli doveva tutto, specie a Salem con le sue idee straordinarie e quella calma ostentata in ogni gesto o parola. L'altro, a differenza sua, sembrava un tornado perenne, costantemente in cerca di attentioni e divertimento. Tuttavia quella diveristà e quel modo di porsi di uno o dell'altro, Gilbert era riuscito a capirla solo in parte.
Ricordava ancora le giornate passate con loro a farsi insegnare i trucchi più semplici, quando ancora era un bambino. Doveva essere stato circa il 1870 o giù di lì, anno più, anno meno. Solo un bambino, ma già uno stregone. Non è una condizione che si ottiene la loro, ci si nasce e basta. E se non s'impara in fretta a utilizzare il glamour, gli umani sanno essere duri e meschini.
La mente lo riportò al presente quando Ash, questo il nome dell'altro gemello, scese dal soffitto con un sonoro tonfo sul pavimento, fortunatamente coperto dal tappeto.
"Fà più piano o distruggerai la casa!" sbraitò Salem, alterato, sebbene sapesse controllarsi.
L'altro gli rispose con una linguaccia: "Se avessi voluto distruggere casa, mi sarebbe bastato schioccare le dita!" Sistemandosi la felpa con cappuccio.
Anche nell'abbigliamento i due tendevano a contraddistinguersi: mentre Salem indossava un completo simile a quello di Gilbert, di un color grigio chiaro, ricamato, abbinato a scure scarpe laccate, Ash era più un tipo da jeans strappati e maglietta, con tanto di scarpe da ginnastica. Quindi mentre uno poteva sembrare avesse una ventina d'anni, all'altro glie ne si sarebbe dati attorno ai diciotto. Ma non erano sempre stati così.
Londinium”. Loro c'erano quando i romani avevano ribattezzato la città in quel modo. E da parecchio tempo, anche.
"Quindi cosa ci porta a questa riunione dei tempi andati, se posso chiederlo?" esordì Gilbert, nel vedere i due continuare a battibeccare.
Mentre Salem sospirò, in attesa di colmare i dubbi dell'amico, Ash prese posto accanto a lui sul divano, alla ricerca di qualcosa di divertente da fare, che il più delle volte consisteva ad infastidire gli altri, con o senza magia.
"C'è stato un omicidio a Hyde Park qualche giorno fa." Salem si fece serio, riprendendo poco dopo "La vittima è stata ridotta male, c'erano parti del corpo mancanti e diversi simboli..."
"E mi avete fatto venire da Parigi per un Mondano morto?"
"Non si tratta di un Mondano...ma di un Nephilim."
Calò il silenzio per qualche istante. I Mondani, ovvero le persone comuni, senza magia o capacità particolari dovute al sangue, non erano affar loro. Ma se si trattava di un Nephilim morto, era tutta un'altra storia.
"Non avete pensato a un demone?"
Ash soffiò una risata, tornando a ridacchiare tra sé e sé nella sua follia. Altra cosa che Gilbert non aveva mai capito appieno.
"Non si tratta di un demone, o almeno non di uno purosangue. Sul corpo sono state trovate evidenti tracce di magia."
"Un Seelie?"
A quel punto Ash scoppiò a ridere, con conseguente “tch” seccato da parte del gemello. Fu quindi lo stesso Ash prendere parola, quasi con le lacrime agli occhi.
"Proprio non capisci, eh?" disse, asciugandosi un occhio con il dorso dell'indice. "Ogni stregone lascia una traccia magica di sé, così come ognuno di noi può avere i propri incantesimi personalizzati o dei “marchi” che lo caratterizzano. E' perfettamente normale, come marchi di fabbrica o semplicemente una firma. Dovresti saperlo."
A Gilbert parve divertito, ma non afferrò subito le sue parole. D'altra parte in centocinquant'anni di vita, passati per lo più a studiare e osservare il mondo, non si era mai posto il problema. Soprattutto non avendo mai avuto a che fare con Shadowhunters in modo diretto. Qualche contatto c'era stato e aveva preparato diverse pozioni per loro, ma mai cose complicate. Aveva sentito di stregoni ingaggiati per malefici, così come era diventato famoso Magnus Bane per la questione di memoria riguardante Clary Fairchild, ma per arrivare al suo livello ne sarebbe dovuta passare ancora di acqua sotto i ponti. Dire che lo ammirava era poco. Sebbene avesse sempre avuto a portata di mano i gemelli, ben più vecchi, ma decisamente indisposti ad avere a che fare con altri dal punto di vista...pratico. Dei controsensi viventi, in un certo senso, ma ci sarebbe da parlarne per ore.
"Sì, ne ho sentito parlare. O meglio, capisco a cosa vi state riferendo, ma non il nesso logico." risprese il moro, spostando lo sguardo prima su uno, poi sull'altro, in attesa di delucidazioni.
Mentre Salem sembrò fissarlo per diversi secondi, a metà tra il perplesso e il perso con la mente chissà dove, Ash emise un risolino a metà tra l'isterico e il “ti sto prendendo in giro” non espresso a voce alta. Chiunque poteva vedere quanto fosse impaziente. Mise una mano sulla bocca per non far vedere a Gilbert cosa stesse mimando con le labbra, lasciandosi scappare dei “diglielo” sussurrati di proposito, al fratello. Come se lo stesso Gilbert non stesse notando il suo dito a indicarlo palesemente. Si divertiva con poco, il gemello pazzo.
Un sospiro.
"Diciamo che il marchio sembra appartenga a uno dei nostri amici più intimi, se così si può dire. Forse “amici” ora è un po' troppo. Beh, non ha importanza, a parer nostro è una persona che conosciamo piuttosto bene, ma vorremmo evitare caos con il Conclave." riprese Salem, portandosi con il busto in avanti, i gomiti appoggiati alle gambe. Da quella posizione Gilbert potè notare una cravatta rossa sulla camicia bianca, a cui non aveva fatto caso prima, nella penombra della stanza.
"Un amico? Di chi si tratta?"
"BOOOOOOOM!"
Urlo improvviso di Ash mentre si alzava in piedi, saltando sul posto come fosse a un rave party. Per poco Gilbert non fece un infarto, spostandosi a lato del divano, guardandolo con due occhi quasi fuori dalle orbite, il respiro affannoso. A differenza sua, l'altro sembrava perfettamente calmo e socciato.
"Prima o poi ti rinchiudo da qualche parte, fratello caro. In uno zoo. In uno zoo per scimmie ammaestrate."
La sua pazienza aveva un limite, ma quel limite Gilbert non lo aveva mai visto superato. Si ricompose quindi sul divano, una mano portata al petto come a tranquillizzarsi mentre il “fratello sano” compiva un gesto rotatorio del polso, per far comparire un gomitolo di lana rosa poco sopra alla propria mano, in levitazione.
"Tieni, vai a giocare." disse poi rivolto al fratello, lanciandolo per la stanza. Inutile dire che Ash gli corse dietro come un micetto domestico nel vederlo rotolare amabilmente in quel modo. Cosa ci fosse nella sua testa, nessuno lo sapeva.
Gilbert parve perplesso. Lo ricordava strano, ma non tanto folle. O forse semplicemente i propri ricordi di bambino erano piuttosto scarsi al riguardo. Insomma, giocava più volentieri assieme agli altri bambini, piuttosto che con loro due, ben poco inclini a certe cose. Salem si era sempre occupato della parte pratica delle cose, ma in quanto a gestione, aveva dovuto affidare gran parte delle sue proprietà ad altri, o non sarebbe mai riuscito a gestirle da solo. Questo era stato il caso della Casa di Magia in Francia, quella che aveva accolto lo stesso Gilbert e altri stregoni abbandonati come lui. Segrete ai Nephilim e al resto dei Nascosti, erano tutte protette a dovere da incantesimi lanciati personalmente dai gemelli. Introvabili, inviolabili, infrangibili. Riservati di loro, non c'era di cui stupirsi se entrambi fossero pressochè invisibili all'interno della società.
Perfino il Labirinto a Spirale li aveva fatti chiamare, a quanto aveva sentito, ma loro non avevano risposto. Andavano dove volevano, facevano ciò che l'istinto, il cuore o forse l'anima stessa gli diceva di fare, seppur senza infrangere le leggi del Conclave.
Gli Accordi erano stati stesi per garantire la pace tra le razze, oltre che per la protezione dei Mondani da parte dei Nephilim, loro si erano semplicemente informati e adeguati. Silenziosi, introvabili, invisibili. Nessuno era stato capace di trovarli se non fossero stati loro a volerlo. Come in quel caso.
"Abbiamo un nome." riprese quindi Salem, ricomponendosi sulla poltrona, tornando a osservare l'ospite, mentre il fratello giocava a terra col gomitolo.
"E sarebbe?"
"Non credo tu lo conosca, ma in ogni caso sta venendo qui."
"Ora?"
"Sì, ora. Ha aperto un portale da Dio solo sa dove, gli ho dato il nulla osta per uscire direttamente al piano di sotto, dato che era già stato qui in precedenza."
Gilbert parve sorpreso dalla notizia. Forse più preoccupato, con tanto di sopracciglia inarcate per lo scetticismo. Si fidava di loro e sapere che fossero stregoni anctichi lo faceva sentire al sicuro, ma invitare un assassino direttamente in casa gli parve un po' troppo anche per loro. Sospirò sconsolato, chiedendosi chi si sarebbe dovuto aspettare entrasse dalla porta da lì a qualche minuto. L'agitazione era palpabile, sebbene come detto in precedenza, si fidasse dei gemelli. Pregò solo che non si trattasse di qualche squilibrato. Non poteva certo sapere che ci sarebbe stato di che divertirsi.





Questi quattro personaggi appaertengono alla sottoscritta, gradirei che non infrangeste il  copyright e non li riutilizzaste nelle vostre storie, salvo permesso.
L'opera originale "Shadowhunters" e personaggi annessi, sono di proprietà di Cassandra Clare. Ogni riferimento a luoghi, fatti e persone è puramente casuale, mi scuso in caso di omonimia.

Per chi volesse, sono stati realizzati dei chibi dei personaggi, anch'essi di mia proprietà, li potete trovare qui.
   
 
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