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Autore: Elphie94    08/06/2017    2 recensioni
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Lui svanì al di là della finestra. Meg non sapeva come, quando e perché, ma era certa che lo avrebbe rivisto.
E non sbagliava.

[The Phantom of the Opera/Il fantasma dell'Opera - Erik | Il fantasma/Meg Giry.]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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i love you and i'm terrified.


 

Meg Giry non poteva credere ai suoi occhi. Una figura alta e scura sostava appena oltre il davanzale della sua finestra, chiedendo di entrare. Barbagli lunari lo coprivano di un manto argenteo scintillante. La giovane spalancò in fretta l'imposta e gli rivolse un cenno sbrigativo.

«Ma dov'eri finito?»

Lui non rispose. Meg si avvide che era senza fiato, quasi avesse corso chilometri per giungere fin lì. In più, emanava un lezzo poco gradevole.

Meg arricciò il naso.

Erik posò i suoi strani occhi dorati sulla minuta figura bionda che, a braccia incrociate sul petto, pretendeva da lui spiegazioni concise; sebbene fosse di gran lunga più alto di lei, in quel momento il Fantasma si sentì arretrare.

Meg lo aveva trovato in un sottopassaggio nascosto dopo che la sua tana era stata scoperta dalla folla in tumulto. Arrabbiata e preoccupata insieme, si era fatta spiegare la strana vicenda del rapimento di Christine – a cui tutti avevano assistito – e il destino del Visconte. Per fortuna, tutto era finito per il meglio… Eccetto che per il Fantasma stesso, il quale aveva pianto tutte le sue lacrime ai piedi di una Meg sconvolta e furiosa insieme. Non sapeva se voleva abbracciarlo o dargli un pugno sul naso.

Ora, Meg poté notare che si era ripreso: malgrado lo sguardo spettrale negli occhi e il pallore della pelle deturpata, il lucore delle sue iridi gialle si intravedeva sotto il cappuccio che copriva la metà deformata del suo povero, a dir poco sgradevole volto.

«Ti aspettavo» proseguì Meg, contrita. Erik non rispose. Tese una mano verso di lei, e Meg comprese.

«Sì, adesso te la restituisco.»

Rovistò sotto il letto e ne trasse fuori una maschera di porcellana immacolata, che consegnò al Fantasma. Egli la prese senza fiatare.

«Non dirmi che vuoi andartene senza una spiegazione.»

«Non c'è niente da spiegare.» Era la prima volta che parlava da quando aveva messo piede in quella stanza. La sua voce dorata era ancora incrinata dal dolore che doveva aver provato nel separarsi da Christine.

«Invece sì, se non vuoi che ti dia un pugno in faccia.»

Gli occhi di lui lampeggiarono mentre si sistemava la maschera sul viso tumefatto, ma non agì. Non dopo Christine.

E dopo me?

«Erik… Spiegami quali sono le tue intenzioni, adesso. Sei ricercato da mezza Parigi…»

«Per l'appunto. Non posso restare qui.»

Il cuore di Meg si strinse in una morsa dolorosa.

«Lo capisco.»

La giovane ballerina si guardò le mani intrecciate, tentando con tutta l'anima di nascondere le lacrime che le pungevano gli occhi. Invano. Erik ne sembrò perplesso. Le sollevò il viso con un dito lungo e ossuto.

«Piangi, Meg. Perché?»

«Non voglio che tu te ne vada. Non voglio che tu scompaia dalla mia vita in questo modo.»

Erik aveva sempre fatto parte di lei. Fin da piccola, aveva vegliato sulla piccola ballerina in modo simile, ma assai meno meno ossessivo, dell'Angelo della musica di Christine. Meg rammentò tutti i momenti trascorsi in quella stanza, quando lui si arrischiava ad uscire dal suo nascondiglio sotterraneo per venirla a trovare e leggerle qualche libro se non riusciva a dormire. Al suono della sua voce incantevole, Meg si ritrovava a sorridere come un gatto accarezzato da un padrone gentile. Ed Erik – Erik cos'era? Poteva essere gentile e terrificante insieme, protettivo e tirannico… L'amore e l'odio in lui si susseguivano come in una slavina rabbiosa e pittoresca. Era un poema di contraddizioni.

«Tornerò a Rouen. Non sarò lontano.»

Meg annuì. Fu Erik ad asciugarle le lacrime dal viso. La osservò con occhi nuovi, genuini: il bacio e la compassione di Christine avevano compiuto un miracolo su di lui. Le accarezzò il viso e le lasciò l'impronta delle sue labbra deformi sulla fronte. Meg rabbrividì di desiderio al suo tocco.

Ti amo e sono terrorizzata. Ti prego, non andare. Non adesso, tu… razza di…

«Grazie per aver conservato la mia maschera mentre… ero via.»

«Figurati.» Meg sperò che la sua voce risuonasse forte e risoluta, ma in realtà appariva più simile al gracchiare di un uccello in agonia.

«Ti lascio, adesso.»

«Mi scriverai?»

Erik non si voltò, ma emise un grugnito di assenso. Meg sentì un lieve sorriso distenderle le labbra.

«Va bene. Va bene.»

Lui svanì al di là della finestra. Meg non sapeva come, quando e perché, ma era certa che lo avrebbe rivisto.

E non sbagliava.


 

Note dell'Autrice: Salve a tutti! Innanzitutto, grazie per aver letto. Questa piccola, modesta fic è stata scritta per un prompt segnalatomi da un'amica inglese su Tumblr. Il prompt era: “I love you and I'm terrified”, pensiero che per l'appunto assilla Meg, oltre che titolo della One Shot. Ho trattato di questa inusuale coppia anche in altri lavori che, se siete curiosi, potete trovare nel mio account: sono perlopiù ispirati al libro di Gaston Leroux, quindi questa è la prima volta che mi confronto con le personalità del musical di Andrew Lloyd Webber.
La versione inglese della storia si trova qui, su Archive of Our Own, e potete lasciare Kudos o commenti, se lo desiderate.
Grazie mille, alla prossima!

   
 
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