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Autore: ihyjm    11/06/2009    3 recensioni
breve one-shot ritrovata su un vecchio supporto cartaceo che mi fa ripensare a tanti bei ricordi... Era l'ultimo giorno delle medie e già sapevo che non avrei mai più vissuto cose simili...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fine del sogno

Ho appena terminato il primo anno delle superiori. Per fortuna è passato in fretta. Non mi piace la mia nuova classe e mi manca la vecchia sintonia con i compagni delle medie. Questa cronaca dell’ultimo giorno alle medie era stata scritta in diretta con ciò che accadeva ma ho deciso solo adesso di pubblicarla perché mi sento sola e depressa... Ma ora a voi il giudizio della mia breve composizione. La prima cosa che ho realmente finito di fare...

 

La Fine Del Sogno

 

Ultime (circa) due ore del (circa) ultimo giorno di scuola.

La mitica 3^ B si è organizzata con bottiglie da due litri di acqua, bottigliette e acqua gelida per festeggiare il loro ultimo anno insieme, 

dopo i tre che li hanno visti sempre più uniti.

Ognuno aveva fatto la sua scelta per l’anno seguente ed in pochi erano nella stessa scuola. Nella classe che ricorderanno per sempre e che si ricorderà di loro- molto meno noiosi delle classi di solfeggio- si sta svolgendo un ripasso di storia per gli esami che nessuno sta veramente ascoltando. Il fermento per i gavettoni è portato al massimo dalla noia storica e dalle due bottiglie da due litri nella borsa (che probabilmente presto si sfonderà) della Diletta. Ormai i posti non sono più validi e ognuno è dove gli pare, ovviamente con contegno. Mica ci si può sedere in cima alle canne dell’organo o sul balcone però Io e la Ele siamo sedute vicine “per ricordare i bei vecchi tempi” in cui ero tra il muro, la Ele e con dietro l’organo- da non molto smembrato. La Mary non c’è, ma forse è pure meglio... Non le va mai bene niente di quello che va bene a tutti gli altri. In fondo penso che mi mancherà la prima classe, spero non sia l’ultima, a cui ho veramente voluto bene e che aveva una perfetta sintonia. La pazza, sorda, masochista, amica Nene; la Lauly che ogni cosa che dice sembra perfettamente giusta; la Amy che ride alle mie battute- per me è una cosa stupenda, e molto anche per la mia autostima- ; la Ele che mi tortura ma a cui voglio un casino di bene. Poi gli altri, tutti insieme che fanno confusione, Luca che urla (e che fa il nonno con la Benedetta);  Walter che rompe le scatole (penso che lui non mi mancherà più di tanto in fondo) e a cui tiro librate per “spegnerlo”; la Diletta che dà il mio numero in giro ai suoi numerosi ex (e che mi fa finire in casini con i miei genitori)... e l’insieme di tutti insomma.

 Manca meno di un’ora e mezza e le lezioni insieme saranno finite, giunte al termine. L’acqua sigillerà tutto e forse i raffreddori lo dimostreranno ancora meglio. Certo ci saranno gli esami, ma saranno ancora più tristi e deprimenti di questo triste e deprimente ultimo vero giorno insieme. Probabilmente nessuno si ricorderà di me, non lascio ricordi come io facilmente li dimentico, dato che non sono assolutamente importante nella formazione principale di questa classe di 14 persone ma penso che noi saremo uno dei pochi veri ricordi nella mia mente, dei pochi che veramente ricordo.

Meno un’ora e un quarto.

La Svizzera, la parte neutra in cui giaceranno gli zaini, i cellulari e le altre cose che non si devono bagnare, è sotto il portico. La prof. ci sta ora esponendo le sue apocalittiche visioni del futuro rompendoci le scatole come tutti gli altri professori parlando dei rifiuti. Penso che inizierò a gettare i rifiuti per terra giusto per farli morire di colera e dargli un buon motivo per essere felici di aver qualcosa di cui parlare.

Quanta poca grazia Ele, quanta poca grazia... penso che mi mancherà anche questo. La prospettiva della lezione di tedesco senza DVD ci deprime alquanto, tutti. Dimmi te se l’ultima ora dell’ultimo giorno dell’ultimo anno qui, dobbiamo fare tedesco!

Manca un’ora e ci stiamo preparando a cimentarci in una battaglia di aereoplanini invece dei soliti elastici di tutti i giorni... oggi è un’occasione speciale.

DRIIIIIIIIN, l’ultimo saluto alla prof. Menarello prima degli esami.

Come pensavamo non possiamo vedere il DVD dato che la 3^ A (grrr) si è fregata la Tv... maledetti! Loro lì tranquilli a vedersi il Titanic e noi a parlare dei voti! ... Ovvio... Loro sono la 3^ A... Che due palle! ‘Sto tedesco...! Sorda, ingenua, strega che ha messo il dito nella corrente, inutile! Penso che dopo un altro prof. sia l’unica che non mi mancherà.

Però la libertà dalla dittatrice- Vicepreside nonché prof. d’inglese sarà una meraviglia, non potrebbe essere più magnifica di così la vita... dolce, dolce e tenera libertà rancorosa.

Mancano tre quarti d’ora e il tempo non passa più... fottuto Titanic e fottutissima 3^ A! La lezione è così noiosa e l’astuccio della Silvia ha cercato di suicidarsi volando dal banco all’agognato pavimento sudicio e mai pulito da quando non ci viveva il vescovo (sarà stato 1000 anni fa, l’epoca in cui i bidelli inutili non esistevano ancora...). Purtroppo non è riuscito nel suo da tutti agognato intento ma si è preso una incavolata della prof. rompendosi le balle che, anche se aveva i brillantini, erano presenti. Ora stava succedendo quasi lo stesso anche con noi.

Manca mezz’ora e non finisce più. Penso che quando usciremo dalle medie annesse al cons. sembreremo appena usciti da “Carramba che sorpresa!” ...

Cavolo! In due minuti ‘sta qua ha già riempito una mia facciata di quaderno di inutili domande in tedesco... quale inutile lingua!

La mia povera manina si sta incriccando e manca più di un quarto d’ora... Help! Sto valutando la possibilità di chiedere aiuto alla finestra che fortunatamente dà sulla strada ma non so se ci siano pedoni laggiù, speriamo che questa agonia termini presto... Quando finiremo queste domande?!?! Qualcuno ci salvi! Posso rifiutarmi di scrivere e fare poco più di dieci minuti di sciopero? No, penso di no... quando mi sono rifiutata di fare una fotocopia ed ho “scioperato” tutto il resto dell’ora mi ha messo la nota.

Dieci minuti e ce ne andiamo. Le armi acquatiche sono state sistemate sui banchi pronti ad uscire e ad annegarsi. Il tempo non è perfetto ma ci basta per essere felici ma malinconici per la fine di tutti questi tre anni. Gli ultimi abbracci e chi se ne fotte se la prof. non vuole! Gli ultimi abbracci... Sono un po’ addii...

Mancano meno di cinque minuti e le previsioni su “Carramba” sembrano giuste...

Adesso suona e sulle note di “Per Elisa” suonate sul piano della classe se ne va l’ultimo anno.

Urla! Liberazione! E’ finita! Alleluja!

La corsa fuori, verso la “Svizzera” per nascondere gli zaini dal diluvio, la corsa sulle scale per raggiungere l’aria aperta e i gavettoni. L’uscita, si buttano tutti gli zaini a terra e si corre via dal portico per annegarsi con le bottiglie desiderose di restare vuote.    

L’acqua si rovescia rapidamente sulle teste e sul terreno, veloci incursioni alle stanze del conservatorio con annesso bagno per rifornirsi di “munizioni” liquide. Dell’acqua gelida viene schizzata sulla mia schiena e sui miei capelli da dietro, rispondo rapida e annego la Nene.

Gente corre, scappa, lancia acqua e schizza ovunque. Qualcuno è già riuscito a tornare a casa ancora asciutto ma alcuni escono solo ora e vengono prontamente annaffiati.

L’acqua rende tutto sempre più confuso e i pensieri se ne vanno come le bottigliette che iniziano ad essere buttate ovunque. La mia è ormai stata distrutta e cominciano tutti a tornare a casa lasciando uno strano stato desertico e silenzioso lì davanti. La quiete dopo la tempesta. Il buio e il silenzio.

Uscita, con le poche rimaste, dalle effettive mura scolastiche vedo la meriva blu di mio padre parcheggiare qui davanti (ovviamente con lui dentro...) e passo la strada. Provo a mettermi lo zaino sulle spalle ma decido, per non bagnarlo completamente, di portarlo a mano. Arrivata alla macchina apro la portiera posteriore e ci butto dentro lo zaino di peso. Mi tolgo la molletta che teneva ferma la frangetta cresciuta, totalmente zuppa, e con l’aiuto di un altro fermaglio che avevo preventivamente messo nella tasca dei jeans, ancora miracolosamente asciutti, mi lego i capelli in alto cercando di non sgocciolare ovunque. Appena salita in auto mio padre minaccia di buttarmi fuori a calci se bagno il sedile così, con il suo aiuto (mi tiene davanti la felpa che poi mi metterò mentre mi tolgo la annegata camicetta nera) mi metto la felpa con un unico bottone nel centro e che mi costringe a tenerla chiusa con le mani e mi fa sentire come quei maniaci che si tengono chiuso l’impermeabile sul corpo nudo.

Mi metto la cintura di sicurezza e, sulle note dell’ultimo cd di Vasco la macchina si allontana dalla scuola.

   
 
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