Ho appena terminato il primo anno delle superiori. Per fortuna è passato in fretta. Non mi piace la mia nuova classe e mi manca la vecchia sintonia con i compagni delle medie. Questa cronaca dell’ultimo giorno alle medie era stata scritta in diretta con ciò che accadeva ma ho deciso solo adesso di pubblicarla perché mi sento sola e depressa... Ma ora a voi il giudizio della mia breve composizione. La prima cosa che ho realmente finito di fare...
Ultime (circa) due ore del (circa) ultimo giorno di scuola.
La mitica 3^ B si è organizzata con bottiglie da due litri di acqua, bottigliette e acqua gelida per festeggiare il loro ultimo anno insieme,
dopo i tre che li hanno visti sempre più uniti.
Ognuno aveva fatto la sua scelta
per l’anno seguente ed in pochi erano nella stessa scuola. Nella classe che
ricorderanno per sempre e che si ricorderà di loro- molto meno noiosi delle
classi di solfeggio- si sta svolgendo un ripasso di storia per gli esami che
nessuno sta veramente ascoltando. Il fermento per i gavettoni è portato al
massimo dalla noia storica e dalle due bottiglie da due litri nella borsa (che
probabilmente presto si sfonderà) della Diletta. Ormai i posti non sono più
validi e ognuno è dove gli pare, ovviamente con contegno. Mica ci si può sedere
in cima alle canne dell’organo o sul balcone però Io e
Manca meno di un’ora e mezza e le lezioni insieme saranno finite, giunte al termine. L’acqua sigillerà tutto e forse i raffreddori lo dimostreranno ancora meglio. Certo ci saranno gli esami, ma saranno ancora più tristi e deprimenti di questo triste e deprimente ultimo vero giorno insieme. Probabilmente nessuno si ricorderà di me, non lascio ricordi come io facilmente li dimentico, dato che non sono assolutamente importante nella formazione principale di questa classe di 14 persone ma penso che noi saremo uno dei pochi veri ricordi nella mia mente, dei pochi che veramente ricordo.
Meno un’ora e un quarto.
Quanta poca grazia Ele, quanta poca grazia... penso che mi mancherà anche questo. La prospettiva della lezione di tedesco senza DVD ci deprime alquanto, tutti. Dimmi te se l’ultima ora dell’ultimo giorno dell’ultimo anno qui, dobbiamo fare tedesco!
Manca un’ora e ci stiamo preparando a cimentarci in una battaglia di aereoplanini invece dei soliti elastici di tutti i giorni... oggi è un’occasione speciale.
DRIIIIIIIIN, l’ultimo saluto alla prof. Menarello prima degli esami.
Come pensavamo non possiamo
vedere il DVD dato che la 3^ A (grrr) si è fregata
Però la libertà dalla dittatrice- Vicepreside nonché prof. d’inglese sarà una meraviglia, non potrebbe essere più magnifica di così la vita... dolce, dolce e tenera libertà rancorosa.
Mancano tre quarti d’ora e il tempo non passa più... fottuto Titanic e fottutissima 3^ A! La lezione è così noiosa e l’astuccio della Silvia ha cercato di suicidarsi volando dal banco all’agognato pavimento sudicio e mai pulito da quando non ci viveva il vescovo (sarà stato 1000 anni fa, l’epoca in cui i bidelli inutili non esistevano ancora...). Purtroppo non è riuscito nel suo da tutti agognato intento ma si è preso una incavolata della prof. rompendosi le balle che, anche se aveva i brillantini, erano presenti. Ora stava succedendo quasi lo stesso anche con noi.
Manca mezz’ora e non finisce più. Penso che quando usciremo dalle medie annesse al cons. sembreremo appena usciti da “Carramba che sorpresa!” ...
Cavolo! In due minuti ‘sta qua ha già riempito una mia facciata di quaderno di inutili domande in tedesco... quale inutile lingua!
La mia povera manina si sta incriccando e manca più di un quarto d’ora... Help! Sto valutando la possibilità di chiedere aiuto alla finestra che fortunatamente dà sulla strada ma non so se ci siano pedoni laggiù, speriamo che questa agonia termini presto... Quando finiremo queste domande?!?! Qualcuno ci salvi! Posso rifiutarmi di scrivere e fare poco più di dieci minuti di sciopero? No, penso di no... quando mi sono rifiutata di fare una fotocopia ed ho “scioperato” tutto il resto dell’ora mi ha messo la nota.
Dieci minuti e ce ne andiamo. Le armi acquatiche sono state sistemate sui banchi pronti ad uscire e ad annegarsi. Il tempo non è perfetto ma ci basta per essere felici ma malinconici per la fine di tutti questi tre anni. Gli ultimi abbracci e chi se ne fotte se la prof. non vuole! Gli ultimi abbracci... Sono un po’ addii...
Mancano meno di cinque minuti e le previsioni su “Carramba” sembrano giuste...
Adesso suona e sulle note di “Per Elisa” suonate sul piano della classe se ne va l’ultimo anno.
Urla! Liberazione! E’ finita! Alleluja!
La corsa fuori, verso la “Svizzera” per nascondere gli zaini dal diluvio, la corsa sulle scale per raggiungere l’aria aperta e i gavettoni. L’uscita, si buttano tutti gli zaini a terra e si corre via dal portico per annegarsi con le bottiglie desiderose di restare vuote.
L’acqua si rovescia rapidamente sulle teste e sul terreno,
veloci incursioni alle stanze del conservatorio con annesso bagno per
rifornirsi di “munizioni” liquide. Dell’acqua gelida viene schizzata sulla mia
schiena e sui miei capelli da dietro, rispondo rapida e annego
Gente corre, scappa, lancia acqua e schizza ovunque. Qualcuno è già riuscito a tornare a casa ancora asciutto ma alcuni escono solo ora e vengono prontamente annaffiati.
L’acqua rende tutto sempre più confuso e i pensieri se ne vanno come le bottigliette che iniziano ad essere buttate ovunque. La mia è ormai stata distrutta e cominciano tutti a tornare a casa lasciando uno strano stato desertico e silenzioso lì davanti. La quiete dopo la tempesta. Il buio e il silenzio.
Uscita, con le poche rimaste, dalle effettive mura scolastiche vedo la meriva blu di mio padre parcheggiare qui davanti (ovviamente con lui dentro...) e passo la strada. Provo a mettermi lo zaino sulle spalle ma decido, per non bagnarlo completamente, di portarlo a mano. Arrivata alla macchina apro la portiera posteriore e ci butto dentro lo zaino di peso. Mi tolgo la molletta che teneva ferma la frangetta cresciuta, totalmente zuppa, e con l’aiuto di un altro fermaglio che avevo preventivamente messo nella tasca dei jeans, ancora miracolosamente asciutti, mi lego i capelli in alto cercando di non sgocciolare ovunque. Appena salita in auto mio padre minaccia di buttarmi fuori a calci se bagno il sedile così, con il suo aiuto (mi tiene davanti la felpa che poi mi metterò mentre mi tolgo la annegata camicetta nera) mi metto la felpa con un unico bottone nel centro e che mi costringe a tenerla chiusa con le mani e mi fa sentire come quei maniaci che si tengono chiuso l’impermeabile sul corpo nudo.
Mi metto la cintura di sicurezza e, sulle note dell’ultimo cd di Vasco la macchina si allontana dalla scuola.