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Autore: _Pulse_    09/06/2017    1 recensioni
[Servamp]
«Quello che voglio dire...», riprese dopo aver deglutito, cercando invano di buttare giù qualsiasi cosa gli ostruisse la gola. «È che non mi pentirò mai di averti preso con me, Kuro. Nonostante la tua comparsa abbia complicato a dismisura la mia vita, sono felice di averti conosciuto e di essere diventato la tua Eva. Ho sempre voluto il potere necessario ad aiutare gli altri, essere il "qualcuno" di qualcun altro, e con te sento che posso riuscirci. In cambio, magari potrei...».
Mahiru si interruppe all'improvviso quando un braccio gli avvolse il petto. Il braccio di Kuro, nella sua forma umana. Da quanto tempo era sveglio? Cos'aveva sentito del suo monologo a cuore aperto? E perché lo stava stringendo in quel modo?
[KuroXMahiru - MahiruXSakuya - Spoiler fino al capitolo 9!]
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao a tutti! :)
Ormai mio fratello mi ha rovinata, aprendomi al mondo dei manga. Adesso non solo leggo ciò che legge lui, ma vado alla ricerca di fumetti giapponesi per conto mio! E i miei viaggi mentali aumentano... Diventerò pazza. Più di quanto non lo sia già.
Anyway, mi ha addolorato profondamente scoprire che su EFP non c'è la sezione dedicata a Servamp! Ero già pronta a fare le ore piccole per leggere di tutte le ship possibili immaginabili! E vabbè... Se qualcuno dovesse leggere questa storia ed è a conoscenza di altre FF dello stesso fandom mi scriva, così potrò sclerare un po'. Speriamo poi che venga aperta la sezione! :D
Okay, dopo questa dovuta propaganda vi lascio alla lettura. Sarebbe meglio aver letto fino al capitolo 9 per capire di cosa si sta parlando, ma spero che sia leggibile anche per chi non ha mai sentito parlare di Servamp prima d'ora. Per questi ultimi, lascio QUI il link del sito grazie al quale anch'io sto leggendo i capitoli!
Auguro a tutti una buona lettura e un grazie anticipato alle buone anime che mi faranno sapere se è una ciofeca o meno! xD

Vostra,

_Pulse_

P.S. I personaggi non mi appartengono e questa storia non è scritta a scopo di lucro.



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REACHING OUT



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«Non so cosa sia successo tra te e il tuo amico, ma... se si tratta di avvicinarsi a qualcuno, è molto semplice. È avere la forza di volontà di stare al suo fianco... qualsiasi cosa accada. Devi essere pronto a fidarti».

Mahiru tirò fuori la testa dall'acqua e prese fiato, senza però riuscire a scacciare via la sensazione che provava da quando aveva sentito la storia di Sakuya da niente meno che Tsubaki, il servamp dimenticato, lo stesso che aveva trasformato il suo migliore amico in un vampiro. Era come se una mano invisibile gli stesse stringendo la gola, impedendogli di respirare agevolmente.
Sakuya, il compagno di scuola che considerava il suo migliore amico... La loro amicizia era stata tutta una menzogna? No, non poteva crederci. Non voleva crederci. Sin dal primo momento in cui si era imbattuto in quel ragazzo dai capelli verdi, accucciato in un angolo del giardino ad ascoltare la musica con le sue grosse cuffie fucsia nel tentativo di saltare la lezione di educazione fisica, si era sentito inspiegabilmente attratto da lui. Che fosse una caratteristica dei vampiri? Dopotutto la stessa cosa gli era successa con Kuro, anche se allora l'aveva scambiato per un comune gatto randagio.
Un brivido di freddo gli fece capire che era giunto il momento di uscire dalla vasca e mettersi a letto. Il giorno seguente sarebbe stata una giornata impegnativa per via del festival culturale.
«Già... Se la nostra amicizia avesse retto un'altra settimana ancora, sarebbe stato bello. Non vedevo l'ora che arrivasse il festival scolastico».
L'ennesimo flashback gli annebbiò la vista e rischiò di farlo scivolare sul pavimento bagnato, ma Mahiru riuscì ad afferrare il bordo del lavandino appena in tempo. Le gambe gli tremavano, instabili, mentre dietro le palpebre chiuse rivedeva il sorriso malinconico di Sakuya mentre pronunciava quelle parole.
Doveva parlargli, fargli capire che potevano ancora stare insieme, che per loro non era la fine. Non gli importava quanti finti ricordi gli avesse impiantato nella mente, quell'ultimo anno era stato uno dei più belli della sua vita, uno dei più veri, ed era stato merito suo, di nessun altro. Perdere Sakuya sarebbe stato insopportabile, tanto doloroso quanto la morte di sua madre. Per questo era necessario fermare Tsubaki e fare in modo che liberasse Sakuya dalle catene di sottoclasse. Non sapeva ancora come, ma lui e Kuro ci sarebbero riusciti.
Mahiru si guardò allo specchio con una nuova determinazione negli occhi, la quale andò mano a mano affievolendosi quando notò sul collo i segni ancora visibili dei canini del suo servamp.
Con la punta delle dita accarezzò i due forellini e i lividi violacei intorno ad essi, rabbrividendo al pensiero di ciò che era accaduto dopo aver ripetutamente attaccato Sakuya: Kuro lo aveva avvertito, aveva cercato di fermarlo, poi aveva agito di propria iniziativa e l'aveva morso all'improvviso. Non era da lui, proprio no, e l'aura nera che l'aveva circondato era stata la prova più evidente. Mahiru si era ritrovato in quella pozza scura - un vortice di dolore, paura e rimpianti - nella quale sarebbe di sicuro annegato se non fossero intervenuti il servamp dell'Invidia, Doubt Doubt, e la sua Eva, un ragazzo strano - l'ennesimo - che si era definito un semplice antiquario con la passione per i viaggi e che parlava con una bambola di nome Abel.
Nonostante la sua eccentricità al limite della pazzia, era stato lui a spiegargli che l'esperienza terrificante che aveva appena vissuto era dovuta al poco affiatamento tra lui e Kuro: se non fosse diventato più forte, tanto da poter controllare i poteri del primo servamp, allora sarebbe finito divorato. Dopodiché gli aveva proposto di rivelargli come spezzare il contratto con Kuro, come se potesse anche solo pensare ad una cosa del genere. Era vero, lui e Kuro si conoscevano da poco tempo e non si erano mai esercitati a combattere insieme - e la colpa era principalmente della pigrizia di quest'ultimo - ma aveva come la sensazione che quello che li legava andava ben oltre il contratto accidentalmente stipulato.
Una volta infilati i pantaloncini del pigiama, Mahiru uscì dal bagno con un asciugamano sui capelli e frizionandoseli passò davanti al salotto, illuminato dalla luce azzurrina del televisore.
Dannazione, per colpa sua arriverà una bolletta stellare.
Come aveva immaginato, trovò il micio steso sul pavimento, circondato da fumetti, lattine di Coca-Cola, sacchetti di patatine e scatole vuote di ramen istantaneo. I vampiri non avevano bisogno di dormire, ma il soprannome del servamp dell'Accidia non era "Sleepy Ash" per caso.
Scuotendo mestamente il capo, senza accorgersi del sorriso intenerito che gli aveva increspato le labbra, Mahiru si avvicinò in punta di piedi e si accucciò per sfilargli da sotto la zampina il telecomando. Spense la TV, poi prese il gattino tra le mani ed avvicinandoselo al petto lo portò nella stanza di suo zio, il quale era ripartito e chissà quando sarebbe ritornato.
A differenza di quello nella sua camera, lì il letto era a due piazze e Mahiru ne approfittò per stendersi per qualche minuto accanto al gatto addormentato. Era così stanco... eppure sapeva che non sarebbe riuscito a chiudere occhio se prima non si fosse tolto almeno con lui qualche sassolino dalla scarpa. Farlo mentre dormiva era da codardi, ma in fondo poteva immaginare benissimo le sue risposte atone e svogliate.
«Questa mattina mi hai chiesto se mi sono pentito di averti preso con me», incominciò, sentendo le dita invisibili intorno alla gola serrarsi un po' di più. «Hai visto che ero giù di morale, che avrei persino saltato la scuola, e hai cercato di fare qualcosa per distrarmi. Hai persino detto che saresti uscito di casa», Mahiru ridacchiò, mentre un calore improvviso gli imporporava le guance. Possibile che Kuro gli volesse tanto bene da rinunciare al suo dolce far niente?
All'improvviso sentì l'impulso di dovergli dare le spalle e lo fece, consapevole che non sarebbe riuscito ad andare a fondo della questione se avesse continuato ad accarezzare il suo pelo morbido, sentendo le sue vibrisse tremargli sull'addome.
«Quello che voglio dire...», riprese dopo aver deglutito, cercando invano di buttare giù qualsiasi cosa gli ostruisse la gola. «È che non mi pentirò mai di averti preso con me, Kuro. Nonostante la tua comparsa abbia complicato a dismisura la mia vita, sono felice di averti conosciuto e di essere diventato la tua Eva. Ho sempre voluto il potere necessario ad aiutare gli altri, essere il "qualcuno" di qualcun altro, e con te sento che posso riuscirci. In cambio, magari potrei...».
Mahiru si interruppe all'improvviso quando un braccio gli avvolse il petto. Il braccio di Kuro, nella sua forma umana. Da quanto tempo era sveglio? Cos'aveva sentito del suo monologo a cuore aperto? E perché lo stava stringendo in quel modo?
La schiena di Mahiru era premuta contro il petto del vampiro e tra i capelli ancora umidi sentiva il suo respiro, freddo come l'aria dopo un'intensa nevicata.
«Se mi conoscessi meglio, non diresti queste cose. E di certo ti pentiresti di avermi preso con te», sussurrò Kuro, in quella sua voce monocorde ma con un accenno di risolutezza.
Mahiru venne percorso da un brivido e provò a voltarsi per guardare l'immortale negli occhi, ma questo glielo impedì rinsaldando la stretta intorno al suo petto.
«Hai riposto la tua fiducia nel servamp sbagliato, Mahiru Shirota. Forse sarebbe meglio finirla qui... Ti dirò io come spezzare il contratto».
La rabbia prese il sopravvento su qualsiasi altra emozione e il ragazzo riuscì a sfruttarla a proprio vantaggio. Rotolò sopra al vampiro fino a ritrovarsi a cavalcioni sul suo ventre ed afferrò i lembi della sua giacca, scuotendolo e gridandogli contro: «Smettila, Kuro! Smettila di dire stupidaggini! Io non ti lascerò andare via! Non importa quanto sarà difficile! Insieme riusciremo a sconfiggere Tsubaki e tutti saranno salvi!».
Il servamp dai capelli azzurri lo fissò ad occhi sgranati e rimase in silenzio, inebetito. Quel ragazzino... Perché era toccato proprio a lui raccoglierlo? Che cosa aveva fatto di male per meritarsi un servitore vampiro come lui?
Quando Mahiru smise di urlare, abbandonò la fronte contro la sua spalla col fiato corto. Da quell'angolazione, Kuro aveva in bella vista i segni che gli aveva lasciato sul collo quando l'aveva morso, trascinato dagli stessi sentimenti di Mahiru.
Aveva promesso a se stesso di non farsi più toccare dalle emozioni umane, rinnegandole com'era giusto per il servamp dell'Accidia, eppure quel ragazzino gli era entrato dentro senza che nemmeno se ne accorgesse. Una vera e propria rottura.
Sollevò lentamente una mano e la posò su quel collo sottile e fragile, sotto cui però il sangue pulsava con forza e determinazione.
«Alcune persone non possono essere salvate», gli sussurrò nell'orecchio.
Mahiru si sollevò un poco, quel tanto che bastava perché i colori delle loro iridi si fondessero, e lasciando andare i lembi della sua felpa portò le dita sul suo volto pallido e freddo. La pelle del ragazzo invece era così calda che Kuro si chiese se fosse quella la sensazione che si provava stando sotto il sole.
Delicatamente Mahiru gli passò i pollici sotto gli occhi, lì dove c'erano i segni scuri delle borse che nemmeno il sonno eterno avrebbe cancellato, poi strinse le palpebre nell'esibire un sorriso radioso.
«Mi sei sembrato sorpreso, quando ti ho chiesto delle tue ferite».
Kuro impiegò qualche secondo per ricordare ed assunse la stessa espressione di allora, quando gli aveva risposto che, dato che era pur sempre un vampiro, erano già guarite.
«Non mi riferivo alle ferite fisiche», spiegò Mahiru, a bassa voce. «L'ho capito, sai... C'è qualcosa che ti tormenta. Qualcosa che è successa tanto tempo fa».
Il vampiro si mosse nervosamente sotto il corpo del ragazzo, ma quest'ultimo gli afferrò i polsi e li tenne fermi ai lati della sua testa, così che non potesse far altro che affrontarlo.  
«Zio ha detto che è normale commettere degli errori, che è così che si cresce. Se non fai nulla per rimediare però, non riuscirai mai ad andare avanti e ti trascinerai dietro i rimpianti».
«Che rottura», mugugnò Sleepy Ash, rivolgendo il viso verso la finestra e chiudendo gli occhi, per la prima volta dopo anni umidi di lacrime.
Mahiru accennò una risata. «Non dovrai farlo da solo. Ti aiuterò io, è una promessa».
Lentamente, non avendo ricevuto risposta, il ragazzo gli liberò i polsi.
«Sarà meglio che vada a dormire», disse in un sospiro, sollevandosi per scendere dal letto.
Fu allora che Kuro riaprì gli occhi e con una foga disperata allungò le dita verso di lui, percorrendo la sua schiena nuda e finendo per impigliarsi nel bordo dei suoi pantaloncini. Quindi tirò di nuovo Mahiru verso di sé e i loro corpi all'inizio cozzarono l'uno contro l'altro, straniti e messi a disagio da quel nuovo contatto; bastarono una dozzina di secondi però perché si abituassero l'uno all'altro e combaciassero perfettamente. Perfino le loro temperature corporee - il freddo notturno proveniente da Kuro, nonostante indossasse giacca, maglietta e jeans, e il calore del sole allo zenit di Mahiru, la cui pelle scoperta sembrava febbricitante - se fuse creavano un microclima ideale.
Stretto tra le braccia del servamp, col suo volto nascosto nell'incavo tra la spalla e il collo, Mahiru arrossì e balbettò: «Kuro, che cosa...?».
«Non mi lasciare», bofonchiò in risposta e il suo respiro gelido fece tremare persino il cuore di Mahiru. «Non voglio più stare da solo. Mai più».
Il ragazzo sorrise dolcemente ed infilò una mano tra i capelli azzurri del suo partner vampiro, trovandoli morbidi e soffici tanto quanto il pelo della sua forma felina.
«Non ti lascerò», promise, per poi sistemarsi meglio tra i cuscini e chiudere gli occhi.
Si era quasi assopito, quando sentì il capo di Kuro sollevarsi un poco e la punta dei suoi polpastrelli accarezzargli i forellini lasciati dal suo morso.
«Mi dispiace tanto», sussurrò.
Stava per rispondergli che non gli facevano più male e che non era mai stato arrabbiato con lui, ma il gesto del vampiro lo ammutolì. Kuro si era avvicinato di nuovo al suo collo e aveva posato le labbra sui segni, in un bacio premuroso.
Per chissà quale motivo - o forse lo sapeva fin troppo bene - il volto di Sakuya gli comparve davanti agli occhi e Mahiru portò le mani sulle spalle di Kuro per allontanarlo. Quello che non poteva prevedere fu che invece di spingerlo via serrò i pugni sulla sua giacca azzurra, stringendolo a sé ancora di più.
A quel bacio se ne susseguì un altro e poi un altro ancora. Il servamp dell'Accidia non era mai stato così audace e con le labbra raggiunse l'attaccatura dell'orecchio, quindi iniziò a percorrere la linea della mandibola.
«Kuro...», mormorò Mahiru gettando la testa all'indietro e sentendo un fuoco improvviso incendiargli il corpo e in particolare il basso ventre.
Avrebbe voluto dirgli di fermarsi, ché era sbagliato, ma... lo era davvero? Dal modo in cui gli batteva il cuore, probabilmente era ciò che segretamente desiderava. Non aveva mai provato nulla del genere, la sua pelle era pura ed innocente, eppure spesso e volentieri aveva fantasticato, chiedendosi come sarebbe stato avere le labbra di Sakuya sulle proprie.
Sakuya...
Le lacrime gli bagnarono gli angoli degli occhi e scivolarono sulle sue tempie. Kuro se ne accorse e si allontanò in fretta, rannicchiandosi in posizione fetale dall'altra parte del grande letto matrimoniale, le spalle contratte e i capelli nascosti dal cappuccio con la pelliccia scura che si era tirato sulla testa.
«Kuro», singhiozzò Mahiru e fu lui quella volta a stringerlo da dietro, premendo il volto contro la sua schiena.
«Cacchio... Preferirei morire che avere a che fare con queste cose», sospirò ad un tratto il vampiro, girandosi tra le braccia del ragazzino per ricambiare la stretta e lasciare che piangesse contro il suo petto.
Incredibilmente, quelle parole furono in grado di far sorridere Mahiru: erano state quelle le prime parole che Kuro aveva pronunciato quando tornando a casa da scuola l'aveva trovato nella sua forma umana, seduto nel salotto buio mentre guardava la TV e a scroccava spuntini.
Alzò gli occhi in quelli del servamp e fu piacevolmente sorpreso nel trovare anche sul suo volto un sorriso, piccolo eppure bellissimo, tanto che le sue guance si infiammarono di nuovo.
«Ti ricordi che cos'altro dicesti quando ci siamo conosciuti?», gli domandò.
Kuro parve pensarci su, gli occhi alzati e un dito sulle labbra. «"Che moccioso violento"?».
Mahiru gli tirò un colpetto sulla fronte con due dita, ridacchiando, e lo corresse: «Dicesti che io e te avremmo preferito morire piuttosto che andare d'accordo».
«Oh, è vero».
«E io... io dissi che ero dello stesso parere», concluse, imbarazzato. «Ma mi sbagliavo».
Kuro non abbassò gli occhi nei suoi, ma la sua bocca dischiusa era abbastanza per capire che l'aveva stupito.
Non era possibile, eppure Mahiru avrebbe giurato di vedere del rossore sulle sue guance quando farfugliò a bassa voce: «Ci sbagliavamo entrambi».
Fu il ragazzo quella volta a ritrovarsi senza parole, scioccato dalle sue parole. Il cuore gli martellava forte nel petto, tanto che per il vampiro quel ritmico pulsare doveva sembrare un assolo di batteria. In più, Mahiru provò l'impellente desiderio di un contatto fisico più profondo e non se lo negò. Gli aveva appena detto che nella vita non bisognava trascinarsi dietro rimpianti, no?
Gli portò dunque una mano alla nuca, tra quei capelli morbidi, e sollevandosi un poco posò le labbra su quelle del suo servamp.
Nelle sue fantasie, Mahiru aveva sempre immaginato che avrebbe dato il primo bacio a Sakuya. Mai, raccogliendo quel piccolo gatto randagio, avrebbe potuto pensare che la sua vita sarebbe stata stravolta in quel modo.
Sakuya, l'amico d'infanzia che si era rivelato essere un vampiro sottoclasse bugiardo e triste.
Kuro, il gatto che si era rivelato essere il servamp dell'Accidia a cui si era sbadatamente legato.
Il suo primo bacio lo stava dando a Kuro ed era bello come nelle sue fantasie, se non di più. Non se ne sarebbe mai pentito.      
   
 
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