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Autore: LatazzadiTea    09/06/2017    1 recensioni
Evy è una ragazzina di quattordici anni cresciuta in un santuario magico da Segundus, l'ultimo stregone rimasto ancora in vita nel regno di Saarland. La giovane è dotata di un dono unico e rarissimo fra la sua gente, quello della Comprensione Universale. Questo singolare potere le permette di capire, leggere e parlare ogni lingua - sia arcana che umana - che sia morta o conosciuta. La ragazza passa i primi anni dell'infanzia e della fanciullezza a leggere tutti i libri della più antica e ben fornita biblioteca magica esistente, immagazzinandone ogni possibile informazione. Quando a causa dell'invasione di Saarland da parte del regno di Ronania, Segundus scompare e la biblioteca viene bruciata, Evy diviene suo malgrado la sola e unica custode di tutto quel sapere. Non le rimane che fuggire e raggiungere un altro santuario per compiere il suo destino: impedire alla magia di scomparire definitivamente dal mondo...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Ora che aveva assunto quell'aspetto decisamente più rassicurante, persino Evy rimase affascinata da quell'essere. Aveva letto dei famigli su uno dei tanti libri della biblioteca di Ambrosia, anche se in realtà, il libro trattava principalmente della storia dei Ronauk: un popolo di abili cacciatori provenienti da Klaryon.

Se nel loro mondo si dedicavano prevalentemente alla caccia di mostri ed esseri malvagi, il loro unico scopo nella terra degli uomini, era quello di rintracciare e uccidere tutti i mezzosangue, e cioè dei figli nati dall'incrocio fra gli umani e le razze magiche presenti nel loro reame. I Ronauk avevano seguito i fuggitivi e la loro progenie impura, fin oltre i confini del loro mondo, per dare la caccia e distruggere chiunque si fosse opposto alla loro filosofia purista. In effetti, tutte le persone dotate di poteri quali maghi, incantatrici, streghe e stregoni, Adrastar compreso, erano Klaryani.

Drias era certamente uno di quei cacciatori. Secondo la data di stesura del trattato su di loro, doveva avere all'incirca quattrocento anni, e il fatto che gli occhi del suo famiglio fossero declinati da un blu profondo al giallastro, indicava che doveva essere morto diverse volte nel corso di quei quattro secoli. La morte doveva avergli cancellato via via la memoria. impedendogli poi di vedere Orion, o anche solo di percepirlo, ed era assai probabile che la vita che stava vivendo, fosse anche l'ultima che gli restava. Su quel piccolo particolare Evy decise che avrebbe sorvolato. Adrastar sembrava essere l'unico a poterle permettere di raggiungere incolume Westfalia, e doveva approfittarne. Quel pensiero però, non fece neanche in tempo a prendere forma nella sua mente che il suono dei corni e i latrati di una muta di cani, si udirono chiaramente in lontananza.

Adrastar imprecò. Aveva dissipato tempo utile in chiacchiere, perdendo il suo vantaggio. A quel punto, su due piedi avrebbe dovuto scegliere fra la sua e la vita di quella impertinente ragazzina, ma un rumore di zoccoli sul sottobosco umido e la consapevolezza di ciò che portavano, lo fecero decidere più in fretta. Nicholaus aveva allettato molti altri, oltre a lui, con le sue promesse, e ora, al pensiero di ciò che avrebbe significato per la giovane, gli sembravano ancora più disgustose e ripugnanti della prima volta che le aveva sentite. Così, d'istinto scattò sulle gambe forti e allenate, trascinandosi dietro quella scomoda zavorra fin dove la vegetazione si faceva ancor più intricata e fitta.

Si accorse di correre più velocemente di quanto avesse mai fatto anche con la piccola strega a cavalcioni sulle spalle. Lo sguardo attento e acuto di Orion era fisso su di lui, mentre volava a mezz'aria indicandogli il percorso più facile da seguire. I muscoli erano tesi, i respiri spasmodici. Ormai il suo corpo era sul punto di cedere, ma la situazione in cui si trovava lo costringeva a fare eccessivi sforzi e a superare i limiti della propria resistenza. All'improvviso si accorse che le sue fatiche non erano state inutili, perché era riuscito a raggiungere la radura oltre il bosco nel tempo di soffio. Una volta allo scoperto però, una coppia di destrieri lo affiancarono alla sua stessa andatura.

Per fortuna non facevano parte dei suoi armati, erano uomini della guardia personale del duca: li avrebbe uccisi senza rimorsi. Uno dei due cavalieri dovette spronare la possente cavalcatura per poterlo superare, e una volta fatto, gli si fermò di fronte tagliandogli la via di fuga. Adrastar reagì azzardando un ampia virata, per poi lanciarsi contro il secondo inseguitore sguainando la spada. Con una mano brandiva l'arma, e con l'altra sosteneva il peso della fanciulla aggrappata a lui. Mentre Orion si avventava sul soldato rimastogli alle spalle, lui aspettò che l'altro lo caricasse. Quando fu abbastanza vicino, Adrastar lo infilzò all'altezza del bacino squarciandogli l'addome. L'uomo cadde a terra esanime e Drias, come posseduto da un ira inconsulta mai provata prima, lo decapitò, ripulendo poi la spada sul mantello della sua vittima. Con gli occhi iniettati di sangue, Adrastar si lasciò guidare verso il secondo inseguitore, dalle stesse imprecazioni che quest'ultimo pronunciava. Quando lo raggiunse lo trovò bloccato dal bacino in giù sotto la stessa massa del suo cavallo, azzoppatosi su qualche sporgenza del terreno dopo l'attacco di Orion. Malgrado le sue accorate suppliche, Drias lo finì in fretta, e senza alcuna esitazione.

Evy rimase immobile, con le dita serrate agli indumenti dell'uomo come un cucciolo aggrappato alla madre.

Con la ragazzina ancora stretta a lui, Drias si fermò poi a riflettere. Gli altri inseguitori non erano lontani: calcolò che per coprire quella distanza ci sarebbero voluti diversi minuti e malgrado l'erba alta fosse un vantaggio a causa degli arcieri, probabilmente non c'è l'avrebbero fatta ad uscirne incolumi. Solitamente in una situazione di così grave pericolo Drias riusciva sempre a trovare una soluzione, ma in quel frangente, gli sembrò che il cervello si fosse bloccato. Non poteva aver buttato all'aria tutta la sua vita per nulla, doveva trovare un modo, e doveva farlo in fretta.

- Stai bene piccola? - le domandò finalmente prima di decidere di proseguire.

- Credo di sì - rispose Evy sforzandosi di non piangere.

- Perché avevi tanta paura di Orion prima? Cosa ti ha spaventata tanto? - volle sapere Drias, quasi intuendo che il potere del suo famiglio potesse andare oltre le sue aspettative.

- Era enorme prima. Grande e minaccioso come una belva delle montagne, con lunghe zanne e affilatissimi artigli... - gli spiegò la fanciulla.

- Enorme quanto? Quanto un cane di grossa taglia, di più? - le chiese ancora.

- Quanto un cavallo - rispose Evy.

- Che i Sette Dei del Caos ti benedicano, bambina! - esclamò Drias.

Orion poteva mutare. Era in grado di crescere abbastanza da portare in groppa una persona, e senza pensarci troppo lo fece montare da Evy. La giovane si accomodò sulla possente schiena dell'animale che come l'avesse compreso, era tornato ad assumere la stessa forma che tanto l'aveva spaventata. Lo stesso Drias rimase senza parole dinnanzi a quello spettacolo terrificante: le lunghissime ed impressionanti zanne fuoriuscivano dalle fauci grondanti fino a sfiorare il terreno, mentre gli affilatissimi e sproporzionati artigli, graffiavano la terra così in profondità,  da sembrare ferite aperte nella carne. Tuttavia, dopo aver compreso che ormai poteva fidarsi, Adrastar gli diede coraggiosamente un'amichevole  pacca sul fianco.

A quel gesto Orion reagì scuotendo bonariamente l'enorme testone; la ragazzina non aveva nulla da temere, con lui sarebbe stata più che al sicuro.

Grazie ad Orion, Evy era riuscita a raggiungere l'altra parte della radura nel preciso istante in cui Drias vide i primi uomini armati attraverso gli alberi. Erano quasi un ventina, e tremò al pensiero di doverli affrontare all'aperto e completamente da solo.

- Dannazione! - sibilò a denti stretti.

Si domandò se possedesse davvero dei poteri magici. Se avesse potuto farci affidamento, magari avrebbe potuto sconfiggerli senza inutili spargimenti di sangue. Gli sarebbe piaciuto metterli in fuga in quel modo, ma aveva fatto una scelta e doveva agire. Avrebbe protetto quella ragazzina a costo della vita, così, nascosto alla vista si avvicinò al cavallo del primo cavaliere che aveva ucciso rifugiandosi dietro la grossa carcassa per non essere visto, né fiutato dai cani.

Una volta in salvo, Evy era rimasta di nuovo sola. Orion l'aveva lasciata per tornare a proteggere il suo padrone e per un momento, guidata da un irrefrenabile desiderio di fuga si mise a correre. L'istinto le aveva suggerito di scappare e lasciarsi alle spalle Adrastar e l'esercito di Ronania. Infondo, pensava, lui era un Ronauk. Un cacciatore mandato da Klarion per ucciderla, non a farle da balia. Drias poteva anche essere l'unico in grado di proteggerla in quel momento, ma sarebbe diventato un nemico implacabile una volta che avesse ricordato chi fosse.

Cosa doveva fare? Si posò una mano sul petto. Il suo piccolo cuore si era messo a battere all'impazzata e il respiro a farsi più corto e pesante. Era forse in pena per lui? Per quell'estraneo che aveva tutte le ragioni di abbandonarla al suo destino e nessuna per aiutarla a compierlo? Si fermò girandosi verso la radura. Dalla sua posizione poteva ancora vedere la carcassa del cavallo azzoppato che Drias aveva ucciso insieme al suo cavaliere, e Adrastar stesso, che inspiegabilmente si era rivelato al drappello di soldati che li inseguivano. Gli uomini armati e gli esploratori con la muta di segugi al seguito, l'osservavano da lontano, fermi ai margini del bosco trattenevano a stento i cani. Sembravano confusi da ciò che vedevano, probabilmente non riuscivano a spiegarsi cosa fosse realmente accaduto in quella foresta. La cosa certa, era che erano troppi perché Drias potesse affrontarli da solo. Così, Evy mise mano alla propria sacca, estraendone un piccolo sacchetto di tela di juta in cui conservava una polvere finissima, prendendone un abbondante manciata.

La ragazza si inumidì le dita, e le alzò per tastare la direzione del vento. Le forti e fresche folate primaverili provenivano dalle sue spalle, dirigendosi proprio verso la radura e i soldati. Era perfetto per attuare il suo sconsiderato ma geniale piano d' attacco: sarebbe corsa verso Adrastar, e soffiato la polvere sul nemico addormentandolo all'istante. Per riuscirci però, prima doveva raggiungere Drias e impedirgli di respirare a sua volta il pulviscolo soporifero. Sapeva che in quel modo si sarebbe messa in pericolo, ma a conti fatti, minaccia o non minaccia, senza di lui non sarebbe arrivata da nessuna parte. Ragion per cui, doveva rischiare. Tornare sui i suoi passi fu la cosa più stupida che avesse mai fatto, pensò, mentre correva verso di lui. Sapeva che l'uomo si sarebbe arrabbiato moltissimo nel vederla tornare, eppure, quella nuova sensazione di potere le diede la forza di continuare a correre, malgrado la possibilità del fallimento si facesse più reale e concreta ad ogni passo.

Esterrefatti e sorpresi, sia Adrastar che i soldati di fronte a lui, nel vederla arrivare rimasero immobili. La piccola figura incappucciata si era fermata un passo avanti dall'uomo quasi a sfidarli, molti risero, mentre altri, invece, presi dallo sconcerto indietreggiarono di un passo. Evy però non si scompose, quei furfanti non avevano idea di cosa li aspettasse. A pieni polmoni soffiò la polvere su di loro: aiutato dal vento, il potente sonnifero si disperse velocemente nell'aria, creando una fitta coltre rossastra. Dopo un primo momento di confusione, Drias scattò verso di lei afferrandola per la manica della logora casacca che indossava. Si fermarono solo un momento a guardarsi le spalle e quando si resero conto che uomini e animali giacevano a terra privi di coscienza, scomparvero nella vegetazione.

- Come avete detto? - il tono vibrante e distorto dall'ira di re Nicholaus aveva zittito seduta stante sia gli ufficiali che lo stesso duca, riempiendo l'interno della tenda reale di un pesante e opprimente silenzio.

Uno dei soldati mandati alla ricerca dell'adepta di Segundus e di Adrastar - di cui ormai non si avevano più notizie - aveva affermato di aver visto con certezza l'uomo e la ragazza in combutta fra loro. Aveva riferito inoltre di quello strano avvenimento, in cui lui, e tutti gli uomini del suo drappello, cani compresi, fossero caduti in uno strano e improvviso stato di torpore. Oltre al fatto che si fossero risvegliati in quella selva impenetrabile, solo molte ore più tardi, e sul far della sera.

La maggior parte dei soldati che lo conosceva, aveva stentato a credere che Adrastar avesse tradito Nicholaus.

Solo dopo aver recuperato i cadaveri dei due cavalieri uccisi da Drias, anche tutti gli altri, compresi alcuni degli uomini al suo comando, iniziarono a dare credito alle confuse affermazioni di quei soldati.

- Quanto vantaggio credete abbiano a questo punto? - domandò il re.

- Un giorno di cammino, non di più. Se sono diretti a Westfalia, dovranno attraversare i territori Jungari a nord est, e proseguire lungo la sottile linea di confine che divide Saarland da Ronania. Di sicuro si fermeranno qui, a Bodan, sulle sponde dei laghi gemelli... - gli rispose uno dei suoi comandanti.

L'insediamento portuale di Bodan era una tappa obbligatorio sul loro cammino; se volevano raggiungere l'isola di Atalon, dovevano per forza imbarcarsi. Oltre alla cittadina portuale, Bodan comprendeva ampi sobborghi e una fortezza, che abbarbicata su una altura dominava l'intera vallata, laghi compresi. Ed proprio nel mezzo di uno di quegli ampi bacini, che si trovava l'isola di Atalon. Il santuario di Celestia sorgeva su quel piccolo e isolato lembo di terra come ultimo baluardo della magia nel mondo degli uomini, per quello era così importante che Evy lo raggiungesse. Nicholaus non poteva permettere che un simile potere tornasse nelle mani di chiunque avesse le abilità necessarie per usarlo. La magia e i poteri che ne derivavano erano ormai, l'ultimo ostacolo ai suoi piani di conquista. Lui non l'aveva mai vista come un opportunità, al contrario, l'aveva sempre temuta, come temeva e disprezzava chiunque provenisse da Klaryon.

Il re aveva sempre creduto all'esistenza di quel reame mistico, nonostante i quattrocento anni passati e le molte leggende legate a quel posto, lo avessero relegato a una mera fantasia. Si era favoleggiato per anni di quel mondo fantastico, e molti erano stati quelli che avevano deciso di affidarcisi per trovarvi salvezza. Nicholaus invece, avrebbe definitivamente chiuso i ponti con quel mitologico luogo di perdizione, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto in vita. Lui soltanto avrebbe governato quei territori conquistati con tanto sangue e dolore, e con l'unico potere che conosceva e riteneva legittimo, il proprio.

- Avvertite per tempo il Signore di Bodan. Al loro arrivo, quel macellaio del Conte nero, avrà certamente di che passarsi il tempo amici miei...- sibilò il re carico d'odio.


Adrastar alzò gli occhi al cielo, riconoscendo il rumore delle ali dei piccioni viaggiatori del re. Anche lui se n'era servito in passato per comunicare con gli altri stanziamenti dell'esercito. Potevano percorrere fino a mille chilometri in un giorno, ed erano abbastanza robusti da resistere al clima rigido e inclemente del nord.

- Volano verso Westfalia? - chiese Evy seguendo i candidi uccelli fino a dove lo sguardo le permetteva.

- Sì e significano solo un mucchio di guai per noi, lo capisci vero? - replicò Drias.

- Avreste dovuto aspettarvelo. Non siete voi il grande condottiero? Il valoroso ed esperto soldato? Come avete potuto farvi vedere nella radura, se non vi avessero riconosciuto sareste potuto tornare indietro, e magari, inventarvi qualcosa...- ribatté Evy.

- In realtà contavo di ucciderli tutti. I morti... generalmente non parlano - le rispose Drias seccato.

- E poi, per farlo avrei dovuto abbandonarti, o peggio, portarti con me da re Nicholaus - aggiunse  subito dopo, cercando di riprendere fiato dopo quella folle corsa.

- Mi dispiace, se solo avessi dato ascolto a Segundus. Mi aveva avvertita di attendere nella foresta il mio destino, almeno, così l'aveva chiamato dopo averlo visto nella sua visione. Decidendo di seguire voi, ho rovinato tutto. La vostra, e anche la mia vita a quanto pare - disse Evy piena di sconforto.

- Il tuo destino? E che aspetto dovrebbe avere questo fantomatico salvatore? Quel ciarlatano ti ha ingannata, preferendo salvarsi a tuo discapito! - affermò con convinzione il mercenario.

- Siete la persona più strana che abbia mai incontrato, lo sapete? - sbottò improvvisamente lei.

Evy non era infastidita dalle illazioni di Drias, conosceva Segundus, l'aveva allevata, e per nessuna ragione al mondo l'avrebbe messa in pericolo. Ciò che non riusciva a spiegarsi fino in fondo invece, era la sua ostinazione. Malgrado avesse passato anni nell'ignoranza di sé e dei suoi poteri magici, dopo aver visto Orion e ciò di cui era capace, Drias, avrebbe perlomeno dovuto ricredersi. Pensò che dovesse essere difficile per un uomo abituato alle brutture della guerra e a una vita senza fede, cambiare opinione così repentinamente, forse era per quello che ancora dubitava.

- La persona più folle vorrai dire, visto che ho gettato via tutta la mia vita per una sconosciuta. E per cosa? Segundus o no, ora sono io il tuo destino... - sentenziò lui.

Era spinto a proseguire da un istinto sconosciuto a cui non sapeva sottrarsi. Dal momento in cui aveva pronunciato quelle parole magiche e visto Orion, Adrastar aveva addirittura iniziato a percepire il creato in modo diverso. Non sapeva spiegarsi quella sensazione: per lui era stato come venire di nuovo al mondo o come vedere e sentire, per la prima volta. Si domandò che scopo avesse avuto la sua vita prima di quel giorno, e se davvero, nonostante tutto, fosse veramente lui la persona che quella fanciulla dagli occhi di fata aspettava. Gli piaceva crederlo, dal momento che aveva reso vani tutti gli sforzi fatti in quegli anni per arrivare dov'era, solo per salvarla.

- A proposito, come ti chiami ragazzina? Non me l'hai ancora detto - le chiese Adrastar preparandosi a ripartire.

- Evynne... Evy, per gli amici - rispose lei.

- Solo Evy? - indagò lui sempre più incuriosito.

- Sì, solo Evy. Non ho mai conosciuto i miei genitori. Al santuario bastava chiamarmi per nome, per ottenere la mia completa attenzione - controbattè la giovane.

Forse aveva toccato un tasto dolente, la ragazza non aveva una famiglia d'origine a cui affidarsi e questo, lo fece infuriare ancora di più con quel sedicente mago che l'aveva abbandonata tutta sola in quel bosco. Se un giorno avesse avuto modo di incontrarlo, glielo avrebbe fatto presente, e a modo suo, pensò Drias, iniziando a raccogliere le poche cose che era riuscito a salvare dopo essersela data a gambe a quel modo.

- Adrastar Drias - replicò lui tendendole la mano.

- Siamo amici, giusto? - aggiunse Drias sperando d'averle dimostrato di potersi fidare.

Nonostante non fosse ancora del tutto certa che mettersi nelle mani di quello strano individuo fosse stata una buona idea, Evy accettò suo malgrado quel compromesso, finendo addirittura per sorridergli.

- Sì, siamo amici! - gli rispose.


 
   
 
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