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Autore: Donnasole    10/06/2017    2 recensioni
- ZuZu sono stanca. L'hai detto tu che ti serviva il mio aiuto. Cosa decidi.-
- Non avrai in mente qualche scherzo o di scappare.-
Il sorriso sul volto della ragazza si fece più largo.- No ZuZu, non ho intenzione di fare scherzi o di scappare. Desidero veramente accompagnarti in questo viaggio.-
- Perché? - domandò di nuovo ancora non completamente convinto.
- Perché il messaggio a nostra madre, voglio consegnarlo io!-
Eccomi tornata con la seconda parte di Legàmi che comincia quando Zuko va dal padre con la fatidica domanda sulle labbra.
"Dov'è mia madre!"
E ad un tale accorato appello come potevo non rispondere?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Cap 1


誠,Makoto o 信,Shin: Completa Sincerità


Ove ti trovi adesso é dove sei.
Puoi aver concepito uno smisurato desiderio di trovarti altrove, facendo altro, ma tu non sei là, sei qui.
Fai esperienza di questo momento in tutta la sua pienezza.
Proverbio Zen



<< Guarda nonno! lo stagno non è più torbido. >>
<< Questo è perché abbiamo aspettato che le acque tornassero tranquille. Che cosa vedi? >>
<< Vedo il cielo. >>
<< Cos'altro? >>
<< I nostri riflessi. >>
<< Guarda più a fondo. >>
<< Vedo i pesci, le piante e i sassi. >>
<< Tutto è uguale a prima? >>
<< No! C'è la roccia che ho buttato. >>
<< Come la riconosci? >>
<< Perché è brutta, spigolosa e pesante.>>
<< Questo perché non si armonizza con l'ambiente circostante, anche se sembra tutto tornato normale, la roccia c'è ancora. >>




Era un'afosa giornata estiva.
Lo rammentava bene, perché non avrebbe dovuto?
Era una di quelle giornate che nei ricordi ti si appiccicano addosso come la sabbia fa sulla pelle umida; ma sulla spiaggia, dove avevano trovato rifugio, la brezza marina rendeva meno soffocante l'aria, sferzando i volti dei bagnanti con miriadi di minuscole goccioline sollevate dal frangersi delle onde sugli scogli aguzzi.
Azula era immersa nello studio del moto sabbioso intorno alle sue piccole mani. In profonda concentrazione faceva scorrere i granelli di silicio fra le dita, cercando di ammonticchiarli in una duna di sabbia la cui sommità non si elevava ma la cui base continuava dispettosamente ad allargarsi.
Invece di sentirsi frustrata per i vari, inutili tentativi, la bimba proseguiva caparbia, innocentemente convinta di poter vedere i propri progetti realizzarsi grazie alla pura forza di volontà.
Accanto a lei, seduta su un piccolo scranno, la signora Ursa l'osservava teneramente, accarezzandole i neri capelli; stupendosi di come, a quattro anni, la figlia desse prova di tanta caparbia ostinazione.
Di quando in quando la donna spostava l'attenzione ansiosa verso la battigia, dove il principe Ozai, impartiva lezioni di Dominio al piccolo Zuko.
Sotto lo sguardo severo del padre, il bambino stava tentando disperatamente di replicare la sequenza base appena mostrata, ma, avendo iniziato da poco l'addestramento, tutto quello che fino ad allora era riuscito ad ottenere, era stata una vampata seguita da un'imbarazzante sbuffo di fumo.
La piccola Azula, indifferente agli esercizi del fratello, accorgendosi di non riuscire a giungere ad un risultato apprezzabile, si apprestò a cambiare tattica.
Afferrato il secchiello, si diresse verso il mare, laddove la risacca lambiva la striscia di sabbia, correndo sulle gambette svelte con la stessa rapidità di una lucertola di fuoco.
Allarmata Ursa guardò la figlia sfuggire al suo controllo.
- Attenta Azula! Non entrare in acqua.- le gridò.
Il preoccupato avvertimento materno giunse a destinazione e la bimba annuì obbediente.
Si fermò poco più indietro, accovacciandosi e lasciando che i piedini le venissero deliziosamente inzuppati dalle onde; di buona lena, prese a riempire il secchiello con sabbia bagnata ed acqua di mare.
Un rimprovero particolarmente aspro del padre nei confronti di Zuko, le fece sollevare gli occhi sulla coppia distogliendola dal proprio lavoro. Incuriosita si fermò ad osservarli.
Il fratello, per l'ennesima volta, era impegnato nel tentare di riprodurre la forma marziale ma una combinazione di imperizia, stanchezza ed ansia da prestazione, ne esacerbava gli sforzi.
Azula osservò attentamente l'uomo ripetere il movimento. Si sollevò in piedi e cominciò ad imitarne le movenze, dapprima in maniera goffa ed incerta e poi via via più sicura finché non ebbe più bisogno di guardarlo avendo già memorizzato l'esercizio. Con sua grande sorpresa, una fiammata le scaturì dai palmi, creando una linea di fuoco che venne scagliata al cielo.
Gli astanti ammutolirono e Azula osservò compiaciuta il fratello maggiore sgranare gli occhi dalla meraviglia mentre un sorriso di trionfo sorgeva sulle labbra del padre.
Ma più dello sguardo di avida concupiscenza di Ozai, ad impressionarla fu l'espressione di raggelato orrore dipinta sul volto della madre.




Le anziane Loo e Lee lavoravano alacremente al gigantesco telaio, facendo scorrere la navicella attraverso le maglie dell'ordito, passandosela l'un con l'altra cosicché invece di tessere, parevano impegnate in una arcana competizione.
L'attrito incessante del metallo sul tessuto regolava il tempo.
Avanti: un battito di ciglia.
Indietro: un respiro.
Mai una pausa.
Instancabili le due vecchie tessevano chilometri di seta in una trama senza fine ed il rumore monotono delle spolette era diventato la colonna sonora delle giornate di Azula che rimaneva buttata per ore accanto al muro annerito, cullandosi, abbracciata alle ginocchia, sicché pareva che i suoi gesti fossero in relazione con quelli delle balie: un'oscillazione della ragazza e due passaggi di navicella.
Avanti e indietro...Avanti...Indietro.
Intanto la sua mente vagava.
Non sapeva nemmeno più da quanto tempo fosse rinchiusa.
I giorni trascorsi si erano fatti fumosi nella sua mente e il senso di stordimento causato da certe erbe lasciate bruciare negli incensieri di giorno e di notte, le avevano causato un continuo stato di torpore.
Non ricordava di aver mai dormito tanto in tutta la sua vita.
Stanca appoggiò la testa all'indietro, contro il muro scabro, cercando un sollievo impossibile da ottenere, ruotando gli occhi con l'intento di abbracciare, per l'ennesima volta, la camera con lo sguardo.
Tutto era esattamente come era sempre stato.
La stanza era grande e di forma rettangolare: quattro pareti di nuda pietra con segni di diverse bruciature, retaggio dei primi tempi di pernottamento, e qualche incensiere in bronzo, appeso al soffitto dal quale colava una scia di melenso profumo che andavano a ristagnare sul pavimento di terra battuta.

Avanti … indietro... Avanti... indietro.
Le ginocchia rollavano a destra e a sinistra in maniera autonoma, senza che la proprietaria facesse alcunché per inibirne l'azione sincronizzata.
Più in alto la luce fluiva attraverso alcune feritoie di metallo poste appena sotto il soffitto: troppo alte per poter essere raggiunte; troppo strette per poterle attraversare, percorrevano l'intero perimetro.
Dall'angolazione dei raggi di luce e dal frinire delle cicale, Azula poteva dedurre che fosse primo pomeriggio e questo, ai sensi prostrati della ragazza, stava a significare che la tortura del telaio sarebbe durata ancora parecchio.
Eppure non aveva fretta che finisse.
Perché Azula sapeva...
Dopo il giorno ci sarebbe stata la notte e con la notte il buio.
Un buio silenzioso, denso e soffocante che l'avrebbe avvolta; quando gli incubi sarebbero venuti a cercarla con indosso le maschere del suo passato, quando avrebbero assunto una forma per sciogliere il loro veleno, per corromperla, fino a farle desiderare solo l'arrivo dell'alba.

Avanti... indietro...Avanti... indietro.
Ipnotizzata Azula osservava il pulviscolo dorato danzare attraverso quella lama di luce che tagliava in due la stanza. Ne studiò il moto mentre questo prendeva spessore, si coagulava sotto i suoi occhi fino ad assumere una forma vagamente umana.
- Cosa succede Azula, non reagisci? Hai perso tutto... hai perso tutti... Sei sola ormai. Che ne sarà di te, povera bambola spezzata.- soffiò una voce nella sua testa.
- Non lo so madre. Non so più niente.-
Lo spettro mosse un passo nella sua direzione come a volerla abbracciare e si fermò rimanendo entro il fascio di luce.
- Povera bimba. Tutto quel talento...- sospirò l'entità – Sprecato! Hai avuto il mondo fra le mani e te lo sei lasciato sfuggire. -
- E' vero. Alla fine non sono stata all'altezza.
- Quanto hai combattuto, piccola cara. Non sei stanca? A che pro fare tutta quella fatica. Cosa ne hai ricavato. Tutto in cenere... il tuo orgoglio... la tua vanità!-
- Lo ammetto. Quando è stato il momento di mostrare il mio valore ho fallito.-
- Non è stata colpa tua tesoro. -
- Davvero?-
- Certo! Sei pur sempre figlia di tuo padre. Cos'altro mi sarei dovuta aspettare da un mostro come te!- gridò nella sua testa facendo l'atto di gettarlesi contro e sciogliendosi di colpo in un turbinare di pulviscolo.
Azula con un gesto stanco allontanò la visione. Di notte tornava ad assalirla e il cacciarla diveniva ben più arduo che di giorno.
Chiuse gli occhi e si abbandonò.
Le palpebre si erano fatte così pesanti che tenerle sollevate le richiedeva uno sforzo immane.
Qualcosa però non tornava e all'improvviso si accorse che il rumore del telaio era cessato lasciando il posto all'acuto frinire degli insetti: un boato tale da riempire, tutto d'un tratto, la stanza.
Si tappò le orecchie con le mani a coppa sostenendo la testa ciondolante.
Qualcuno bussò alla porta di ferro, unico accesso all'alloggio della ragazza.
Le due vecchie si guardarono l'un l'altra sorprese e, dopo un attimo di incertezza una delle due si diresse all'ingresso ed accostò l'orecchio; un paio di colpi più forti la fecero trasalire.
- Avete visite principessa.- disse ossequiosamente sfoggiando un sorriso sdentato.
Azula deglutì con fatica. La saliva densa le impastava la bocca.
- Acqua.- sussurrò con voce fioca ma fu tuttavia sufficiente affinché gliene venisse data una ciotola colma.
La giovane accennò qualche impacciato movimento prima di riuscire ad afferrarla ma infine la portò alle labbra, non senza averne versata un po'. Bevve avidamente.
Qualcuno bussò ancora.
Attraverso il velo di nebbia che le ottundeva i sensi, percepì il cigolare della porta sui cardini.
Respirò profondamente cercando quella lucidità che tanto tardava ad arrivare.
Una figura, che non riusciva a focalizzare, stava ferma accanto all'uscio, in piedi, attendendo il permesso di entrare. Tutta vestita di rosso, le dava l'impressione di una vampa pronta a farla ardere.
Avanzò in silenzio.
- Ancora tu!- esclamò infastidita Azula agitando la mano davanti al viso come a cacciare un insetto molesto.
- Sempre io sorella.- replicò in tono calmo il Signore del Fuoco.
Il palese rifiuto della ragazza non pareva averlo turbato più di tanto, evidentemente se lo aspettava. Loo e Lee ripresero posto al telaio ma questa volta in religioso silenzio .
- Non ti arrendi mai?- domandò la ragazza tirando nuovamente le gambe al petto. Un movimento cauto il suo; il movimento di chi sa che se il pranzo aveva avuto un cattivo sapore a scendere ne avrebbe avuto uno peggiore a risalire.- Non hai una Nazione da governare?... Delle colonie da abbattere?... Il sedere dell'Avatar da pulire?- fece caustica. Il giovane sorrise condiscendente.
- Preferisco la tua garbata compagnia-
- Allora accomodati.- L'invitò l'altra allargando le braccia, facendogli cenno di sedersi. Zuko si guardò intorno.
La stanza era praticamente vuota: ad eccezione del telaio di metallo sul quale le vecchie Lo e Lee fingevano in quel momento di tessere, del restante mobilio non rimanevano altro che caliginosi fantasmi marchiati a fuoco sulle pareti. Il persistente odore di affumicato combinato al dolce e pastoso odore della resina di papavero, permeava l'aria cominciando già ad ottenebrargli i sensi. Il suo sguardo cadde sui pesanti ceppi attaccati in fondo alla stanza ed un'espressione di vergognoso rimorso colorò il volto del ragazzo che distolse lo sguardo riportandolo sulla sorella.
- Preferisco rimanere in piedi.- disse.
Azula fece spallucce.
- Sto cercando nostra madre.-
La ragazza all'apparenza non mostrò alcuna reazione tanto che Zuko pensò non l'avesse udito. - Azula!- ripeté più forte – Voglio trovare nostra madre!-
Esausta la ragazza fece cenno di aver capito.
- Cosa vuoi da me?- chiese in tono indifferente.
- Che mi aiuti.-
- Assurdo!-
- Sono stato da nostro padre.- confessò di malavoglia il ragazzo – Gli ho chiesto... O meglio... Gli ho intimato di rivelare dove fosse ma lui si rifiuta di dirmelo. Lo zio Iroh mi ha raccontato che fu Zhao ad occuparsi del trasferimento ma ora è scomparso e non so come proseguire.- s'interruppe mordendo nervosamente l'interno della guancia.
- Perché vieni a dirlo a me?-
- E' nostra madre, non vuoi sapere che fine ha fatto?-
- No!-
Zuko le lanciò un'occhiata di rimprovero. - Non ti credo.-
- Pensa ciò che vuoi.-
- Credevo avresti voluto aiutarmi. Evidentemente mi sbagliavo. - sospirò pesantemente. Fece per passarsi una mano nei capelli ma l'insegna regale nell'acconciatura glielo impedì. Una smorfia di disappunto gli passò sul volto e questa volta si limitò a grattarsi la nuca in segno di frustrazione.
- Allora la troverò da solo.- mormorò dispiaciuto.- Se hai un messaggio da recapitarle...-
lasciò la frase in sospeso ricevendone in cambio solo silenzio. Deluso fece per girarsi ma un cenno della ragazza lo fermò.
- Se ti aiuto cosa ci guadagno?-
La domanda diretta lo colse di sorpresa.
- Cosa vorresti?- chiese a sua volta Zuko guardingo.
- Tu cosa offri?-
- Dimmi tu.-
Quello scambio di battute innervosì la ragazza le cui esigue forze erano già state esaurite dalle poche frasi pronunciate.
A fatica tentò di raddrizzare la schiena.
- Pedine in tavola. Se ti aiuto voglio un giuramento sul tuo onore che esaudirai un mio desiderio.-
Zuko incrociò le braccia sul petto e le lanciò un'occhiata scettica.
- Sai dove si trova?-
- No!- ammise riluttante la ragazza e, alla smorfia del fratello, si affrettò ad aggiungere.- Ma conosco chi può dirtelo.-
- Perché dovrei fidarmi di te?-
- Hai altra scelta?-
- Si! Potrei scoprirlo da solo.-
La ragazza si permise un ghigno ironico.
- Se tu avessi avuto delle idee non saresti qui.-
- Hai ragione.- accondiscese cupo il fratello.
- Che mi rispondi?-
- Dipende...- tentennò Zuko ricevendo in cambio una torva occhiataccia.- Dipende da qual è il tuo desiderio.-
Azula si rilassò gratificandolo di un sorriso sornione.
- Niente che tu non possa realizzare.-
- Ancora non me lo hai detto.-
- Voglio accompagnarti a cercarla.- confessò infine con gli occhi febbricitanti.
Zuko rimase paralizzato dalla sorpresa.
- E' fuori discussione!- esclamò inorridito.
- Suvvia ZuZu. Cosa ho detto di così grave. L'hai ammesso anche tu: è nostra madre. Non pensi che dovremmo farlo insieme? Pensa se poi dovessi trovarla e ti chiedesse di me. Cosa potresti mai risponderle? Che te l'ho chiesto e non mi hai voluta portare?- scosse il capo fintamente dispiaciuta – Che crudeltà! Chissà cosa penserebbe del suo piccolo, mammina.- Il ragazzo ammutolì nuovamente; più tardi avrebbe dato la colpa a quello strano incenso capace di ottenebrare le facoltà ma, in quel momento, il discorso di Azula gli sembrava sensato e la sua risoluzione vacillò.
- Cosa hai in mente?- chiese diffidente.
- Come sei sospettoso. Voglio solo uscire da qui e cercare nostra madre.-
- Non mi fido.-
- ZuZu sono stanca. L'hai detto tu che ti serviva il mio aiuto. Cosa decidi.-
- Non avrai in mente qualche scherzo o di scappare.-
Il sorriso sul volto della ragazza si fece più largo.- No ZuZu, non ho intenzione di fare scherzi o di scappare. Desidero veramente accompagnarti in questo viaggio.-
- Perché? - domandò di nuovo ancora non completamente convinto.
- Perché il messaggio a nostra madre, voglio consegnarlo io!-



Note dell'autore



Eccoci in partenza per un nuovo viaggio, temporalmente siamo a qualche mese dalla fine della serie della leggenda di Aang. Ozai è in galera e avete visto la giovane Zula languire in una cella d'isolamento. Ma che altro potevano fare?

Ella viene tenuta costantemente sedata per impedirle di fare del male a se stessa e agli altri e questa drammatica circostanza rende evidente alla ragazza la sostanza effimera ed incostante della vita e sperimenta in concreto ciò che viene definito come sentimento mujo, cioè nulla permane immutabile.
Da questa base, dalla distruzione di tutte le sue certezze, Azula può cominciare il viaggio verso la nuova se stessa: nel bene o nel male. Essa è tornata ad essere una coppa vuota pronta ad essere riempita di nuova consapevolezza, ora ha un nuovo obiettivo, uno scopo da perseguire e da raggiungere.
Una nuova caccia ha inizio!

P.S.
Ci tengo a precisare che nemmeno guardando la serie classica ho mai pensato che Azula fosse pazza, ho semplicemente dedotto che avesse avuto un brutto esaurimento nervoso accresciuto dallo stress e dal passaggio della cometa di sozin, Quindi dal mio punto di vista e da come ho impostato il racconto Azula, una volta smaltiti gli effetti sedativi dei medicinali somministrati torna ad avere un comportamento abbastanza equilibrato.
So che per chi ha letto the Search la cosa potrebbe non andargli a genio ma questa è la mia visione e se non foste curiosi di averne una alternativa vi sareste accontentati del fumetto.
Grazie ancora per l'attenzione e se vorrete darmi un parere ne sarà lieta.
  
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