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Autore: GretaCrazyWriter    10/06/2017    4 recensioni
SPOILER 12X23
Castiel era morto. Questo dovrebbe significare che è finita, e invece è sono cominciata. Ora si ritrova a dover fare una scelta: cosa preferirebbe avere? La pace o la famiglia? Sembra una scelta facile, ma a volte i confini di ciò che costituisce la famiglia sono labili, certi legami non sono infranti come sembra e vecchi fantasmi tornano a reclamare il proprio posto nel suo cuore.
**Fanfiction partecipante al contest “ByeBoys&Girls Hellatus"**
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Fanfiction partecipante al contest “ByeBoys&Girls Hellatus"
Prompt 8: Cosa succede dopo la morte di Castiel?
 

Personaggi: Castiel, Gabriel, Dean Winchester
Coppia: Castiel/Dean Winchester (solo menzionata)
Genere: angst, introspettivo, sentimentale
Rating: verde, G
 


 


Just hold on (and let go)
  Castiel non provava nulla. Si sentiva sospeso in un vuoto eterno, immobile e immateriale in un modo trascendente alla sua Vera Forma. Semplicemente, non esisteva. E in questo c'era qualcosa di... non bello, esattamente, ma pacifico. La sicurezza che era finita. Era morto. Niente più dolore e senso di colpa, niente indecisione e paura. Solo questa assenza totale e completa.
  Poi, all'improvviso, dopo quella che parve un'eternità, i sensi tornarono nel suo corpo, mentre la sensazione di vestiti e superfici solide contro la sua pelle rischiava di sopraffarlo. Era disteso su una superficie morbida ma ruvida. Lentamente, con fatica, pensieri e parole e immagini gli invasero la mente, e Castiel di nuovo fu.
  E si rese subito conto dello stivale che stava venendo spinto contro il suo fianco destro.
  «Andiamo.» disse una voce dal tono annoiato e vagamente irritato. «Solo perché Gesù si è preso un sonnellino di tre giorni non significa che possa farlo anche tu.»
  Castiel aprì gli occhi. Il sole era brillante, e la persona che incombeva su di lui si trovava in controluce, facendo sembrare il suo volte come circondato da un'aureola, come un dipinto Rinascimentale che rappresentava il divino. Ma Castiel poteva vederlo perfettamente. Capelli biondi, occhi dorati, sorrisetto malizioso, l'inconfondibile luce della sua Grazia...
  «Gabriel…?» La voce gli uscì strozzata, a metà tra una domanda e un'affermazione. Guardando suo fratello, si sentì stordito. Si ricordò di essersi sentito in modo simile, anni prima, quando si era reso conto che quello che stava vedendo era solo un'illusione di Metatron e non un fratello che non lo odiava, che l'avrebbe aiutato. «Come... sei vivo?»
  Il sorriso di Gabriel si fece solidale mentre questi scuoteva la testa. «No.» disse semplicemente, lasciando che Castiel traesse le sue conclusioni.
  Scattò in piedi, occhi spalancati mentre i ricordi di quello che era successo lo colpivano come un treno in corsa. Kelly, il nephilim, la fessura nello spazio e il mondo alternativo, Lucifero, Crowley morto, Lucifero che lo pugnalava... Dean e Sam da soli contro il Diavolo in persona. Fu invaso dalla paura.
  Prima ancora che la sua mente riuscisse a presentargli gli scenari più orribili immaginabili, Gabriel intervenne. «Non sono morti.» Non sembrava come se gli importasse particolarmente dei Winchester, ma il suo tono era rassicurante. «Sono riusciti a rinchiudere Lucifero. Beh, Mary è stata chiusa dall'altra parte con lui, ma Dean e Sam stanno bene.»
  Castiel inalò bruscamente. L'aria era fresca, sapeva di umidità e boscaglia. Si rese conto per la prima volta di trovarsi nell'esatto punto in cui era morto. Ironico, davvero. Come se avesse avuto bisogno di un promemoria del fatto che aveva abbandonato la sua famiglia. «Devo tornare da loro. Devo....»
  «Sì, giusto. C'è ancora il bambino miracoloso di cui occuparsi. Beh, probabilmente dovrei dire 'adolescente miracoloso'...»
  Castiel continuò a guardarsi attorno ansiosamente, senza registrare del tutto ciò che l’altro aveva detto, come cercando di vedere cosa stesse succedendo su quella stessa spiaggia nel mondo dei viventi. «Devo tornare.» ripeté. «Non posso lasciarli così. Hanno bisogno di me.»
  Gabriel sospirò. «Come ti pare.» Si infilò le mani nelle tasche della giacca e fece un cenno con la testa in direzione del viale che attraversava il boschetto vicino alla casa. «Seguimi.»
  Senza aspettare di vedere se lo avrebbe seguito o meno, si incamminò lungo la spiaggia. Castiel non poté far altro che andargli dietro. Provò l'impulso, molto umano, di mordersi il labbro inferiore dalla frustrazione. Gabriel doveva capire. Lui non poteva starsene lì a passeggiare lungo una spiaggia mentre Dean e Sam erano da soli e in possibile pericolo. Cercò comunque di mettere da parte il più possibile quei pensieri. Forse Gabriel aveva un motivo per fare quello che stava facendo. Forse non stava semplicemente cercando di perdere tempo.
  Si sorprese nello scoprire che la sua mente non era occupata solamente dalla preoccupazione per i Winchester. Nonostante tutto, era curioso. «Come fai a sapere così tanto di quello che sta succedendo dall'altra parte?»
  «Vantaggi dell'essere un arcangelo.» Gabriel si voltò verso di lui con un sorriso sfacciato, iniziando a camminare all'indietro. «Questo....» fece un ampio gesto ad indicare il paesaggio circostante. «...è semplicemente uno strato diverso della realtà. Siamo ancora sulla Terra, ma su un livello più trascendentale. Non è stato difficile capire come vedere attraverso questa realtà.» Fece spallucce. «È piuttosto noioso qui. Dovevo pur trovare un modo per passare il tempo.»
  Castiel deglutì contro il groppo di ansia che gli si era improvvisamente formato in gola. Ciò che suo fratello stava implicando... Aveva visto tutto quello che era successo, che Castiel aveva fatto. E quindi perché non lo odiava? Perché stava camminando tranquillamente al suo fianco, sembrando addirittura di volerlo aiutare? Non aveva il minimo senso. Cercò di sviare l'argomento con un'altra domanda. «Quindi ci sono altri angeli qui? Li hai visti?»
  Gabriel mantenne il suo sorriso, ma la sua espressione si fece quasi malinconica. «Non tutti, no. Preferisco evitarli, a dire il vero.» ammise. Dopo un attimo, nei suoi occhi tornò la luce maliziosa di poco prima. «Ma ogni tanto vedo Balthazar. Devo ammettere che mi era mancato.» rise, ma la sua espressione divenne subito più sobria. Era quasi vertiginosa, la facilità con cui passava da un’espressione all’altra. «Per quel che vale, ti ha perdonato.»
  Castiel chinò la testa, invaso dal rimorso. Balthazar era stato una delle persone più vicine a lui, uno dei pochi ad averlo sempre aiutato e supportato. E lui lo aveva ringraziato uccidendolo. Era una di quelle cose – ed erano tante, le cose – per cui non si sarebbe mai perdonato. Mai.
  «Okay.» Il tono era brusco, e Castiel ritornò di colpo alla realtà, per poco evitando di sbattere contro Gabriel. «Smettila.»
  «Smettere cosa?» chiese Castiel, preso alla sprovvista.
  Suo fratello sbuffò, apparentemente spazientito. «Smettila di colpevolizzarti per ogni singola cosa brutta che succede intorno a te.» rispose.
  Castiel fece un passo indietro, sentendosi come se qualcuno lo avesse colpito in faccia. «Un sacco di cose sono colpa mia.» disse, sentendo la sua voce incrinarsi. «Ho distrutto così tante cose...»
  Gabriel scosse la testa, alzando le mani al cielo. «Vuoi che ti dica che è tutto colpa tua? Che non sei innocente? Perché non lo sei, ne sono perfettamente consapevole.» Il suo tono si fece gentile, come se stesse cercando di avvicinare un animale selvatico e spaventato. «Non sei innocente. Ma non sei nemmeno responsabile di tutto quello che è successo. Non pensi di esserti punito abbastanza? Non pensi di meritare di vivere, di vivere in pace
  Castiel si sentì gli occhi bruciare, mentre evitava lo sguardo dell'altro. Ad essere onesti, quello non era un discorso che voleva affrontare. «Gabriel....» Non sapeva cosa voleva dire. Non sapeva cosa fare. Aveva passato così tanto tempo a detestarsi, a cercare di redimersi, a credersi sacrificabile... Non erano svaniti, questi sentimenti, ma ecco qui una persona che lo stava assolvendo, che gli stava dicendo che quella sua continua ricerca per la propria redenzione era stata portata a termine e che non aveva più bisogno di autodistruggersi. Il primo fratello da tanto tempo che, anche se Castiel dubitava lo avrebbe mai espresso ad alta voce, gli voleva bene. Incondizionatamente.
  Chinò di nuovo il capo, incapace di continuare a guardare l’altro negli occhi, annuendo senza sapere esattamente cosa stesse accettando. Ma sembrò abbastanza per Gabriel, che, voltando le spalle a Castiel, riprese a camminare. «Bene.» disse con enfasi. «Sono contento che tu abbia capito. Non è che io straveda dalla voglia di parlare di sentimenti, sai.»
  Castiel sorrise, accelerando il passo per ritrovarsi fianco a fianco a Gabriel. Erano nel mezzo del gruppo di alberi ora, anche se non gli sembrava che nella realtà fosse così ampio. «Allora perché lo hai fatto?»
  L'arcangelo gli rivolse un sorriso sbilenco. «Qualcuno doveva pur ficcare un po' di buon senso in quella zucca vuota che ti ritrovi. A proposito di buon senso.» Gli diede una spallata amichevole. «Che mi dici di Dean?» Pronunciò il nome in modo talmente suggestivo da risultare ridicolo.
  La menzione di Dean gli fece sentire una stretta al cuore. Aveva quasi – quasi – dimenticato la situazione in cui lo aveva lasciato. «Ha bisogno di me. Hanno entrambi bisogno di me.»
  Gabriel gli rivolse uno sguardo esasperato. «Ti ho già detto che stanno entrambi bene, datti una calmata. E comunque sai benissimo che non era quello che intendevo.» Agitò le sopracciglia verso di lui. «Allora?»
  «Tu non dovresti sapere tutto quello che succede sulla Terra?.»
  «Sono lusingato, ma ti sembro forse Papà? Non sono mica onnisciente, ho di meglio da fare che seguire la tragica storia della vostra vita, e non me ne sto a spiare i miei fratelli che fanno sesso.»
  «Noi non... non abbiamo mai...» farfugliò Castiel. Prese un respiro profondo, cercando di calmarsi mentre Gabriel era occupato a ridere. Senza pensarci troppo, disse di getto: «Gli ho detto che lo amo.»
  A quello, la risata sembrò strozzarglisi in gola. Diede un colpo di tosse. «Okay, questo non me l'aspettavo. Vi ho sempre creduto troppo costipati per... quello.»
  «Non è successo niente. Dopo, intendo.»
  «Mi stai prendendo in giro?»
  Castiel sospirò. «Potremmo evitare di parlare della mia vita amorosa?»
  «Quale vita amorosa?»
  «Ti hanno mai detto quanto poco divertente tu sia?»
  «Aw, così mi ferisci, Cassie.»
  Castiel scosse la testa, a metà fra il divertito e l'esasperato. Quando riportò gli occhi sul cammino che stavano percorrendo, si rese conto che avevano attraversato quasi tutto il bosco. C'era una specie di radura, con pochi alberi sparpagliati, l'erba verde e rigogliosa e, esattamente in mezzo a quello spazio, qualcosa di terribilmente familiare. Sembrava un fulmine sospeso nell’attimo esatto in cui stava per colpire il terreno, e vibrava di un'energia sovrannaturale. Una fessura nello spazio e nel tempo... L'unica differenza era che questa brillava di un bianco puro, simile ad una Grazia angelica ma allo stesso tempo semplicemente di più.
  Si erano fermati ai bordi della radura. Paura e curiosità erano presenti in egual misura dentro di lui. «Che cos'è?»
  «È il tuo biglietto di sola andata per il mondo dei viventi.» disse Gabriel. «Se lo vuoi.»
  «Io... Quindi c'è un modo per uscire da qui? Allora perché nessuno l'ha mai preso?»
  «No. Non c'è nessun modo. Questo....» Gabriel alzò una mano per indicare la fessura. «...è apparso esattamente quando sei arrivato tu. È ovviamente opera di Papà, ed è tuo.»
  Castiel notò l'amarezza che velava la voce di suo fratello. «Non hai provato a passare?».
  «Ci proverei, ma....» Un sospiro, un sorriso amaro. «Non riesco nemmeno ad avvicinarmi. È come se mi respingesse. Non mi vuole attorno. È solo per te.»
  «Oh.» Castiel provò a pensare a come doveva essere, essere così vicino alla salvezza ma vederla venire offerta a qualcun altro, quando ad offrirla era il tuo stesso Padre. Voleva dire qualcosa, ma un mi dispiace non sembrava abbastanza da guarire la ferita che si era aperta in Gabriel così tanti anni fa, che non sarebbe mai riuscita a rimarginarsi. Con tutta la volontà del mondo, non sarebbe mai riuscito a riportare in vita qualcosa che era già morto.
  Invece, si allungò verso suo fratello e lo abbracciò, cercando di comunicare in questo modo tutto ciò che non poteva essere espresso a parole. Quando Gabriel ricambiò l'abbraccio, quello che era iniziato come un tentativo di conforto diventò presto un gesto quasi disperato. Castiel chiuse gli occhi, stringendo ancora di più la sua presa su Gabriel, il quale fece altrettanto, e in quel momento non si sentì poi così diverso da ogni altro fratello minore sulla Terra, alla ricerca di qualcuno che lo guidasse e lo capisse e lo amasse. Ma quel qualcuno non sarebbe stato Gabriel. Lo aveva già capito, tanti anni prima quando la guerra era scoppiata e l'arcangelo aveva abbandonato il Paradiso, ma in qualche modo questo sembrava ancora più definitivo, ancora più doloroso, perché l'ultima volta lui non era stato abbastanza consapevole da capire cosa stesse succedendo, ma ora lo era e faceva male.
  «Non voglio lasciarti.» La voce gli uscì strozzata, e sentì una lacrima scivolargli lungo la guancia. «Sei mio fratello. Non posso... » Si interruppe, incapace di andare oltre.
  Gabriel si districò per primo dall'abbraccio, tenendo però una mano sulla spalla dell'altro. La sua voce era gentile, e nei suoi occhi Castiel lesse, per la prima volta da quando si era svegliando in questo strano posto, quanto Gabriel fosse vecchio, più vecchio del Tempo stesso, quanto fosse stanco e quanto nonostante tutto il suo cuore continuasse a battere. «È una tua scelta, fratellino. Non sentirti mai in colpa per aver scelto te stesso.»
  Castiel si allontanò di un passo, e il fratello lasciò che il braccio gli ricadesse sul fianco. «Grazie.» riuscì a dire. «Non lo dimenticherò.» Non sapeva se sarebbe riuscito a mantenere quella promessa una volta attraversato il portale. Non sapeva nemmeno perché questa volta fosse diversa dalle altre volte in cui era morto, perché gli era stato permesso di vedere Gabriel, di parlargli e per una volta dargli un vero e proprio addio. Forse suo Padre stava cercando di impartirgli una lezione. Forse stava cercando di aiutarlo attraverso Gabriel. O forse era solo un sadico. Tutte queste opzioni sembravano egualmente probabili.
  Si girò e si incamminò verso la fessura. Ora la sua mente era di nuovo invasa da pensieri di Dean, di Sam, Mary, addirittura Crowley. Ma anche così, quando la sua mano tesa si trovava a due centimetri dal toccare l'arco di luce, si fermò. Si concesse per un attimo di guardare indietro, verso il fratello che lo stava ancora guardando con uno strano sorriso sulle labbra. Era un sorriso malinconico, quello sì, ma era anche un sorriso quasi... fiero. Il sorriso di un fratello maggiore, il tipo di sorriso che non aveva bisogno di parole per comunicare cosa sentiva.
  Era lo stesso fratello che centinaia di milioni di anni prima lo aveva portato su una spiaggia desolata, primitiva ma non così dissimile da quella in cui si trovavano ora. Non camminare su quel pesce, Castiel. Gli aveva detto. Ci sono grandi piani per quel pesce.
  Lo stesso fratello che lo aveva cresciuto, che lo portava con sé ad esplorare le Creazioni di loro Padre, che era stato l'unico arcangelo – nonché uno dei pochi angeli – a dimostrarsi inaspettatamente gentile nei suoi confronti, disposto a passare del tempo con lui. Ora era cambiato, quel fratello. Erano cambiati entrambi, con il peso della guerra che gravava sulle loro spalle. Ma, in un certo senso, sotto la superficie, sotto la corazza che Gabriel si era creato e l'umanità a cui Castiel si stava affidando, erano ancora gli stessi. Questo era qualcosa che la guerra non avrebbe spazzato via.
  Castiel prese un respiro profondo e parlò con tutta la sicurezza e l’onestà di cui era capace. «Ti voglio bene.»
  Non aspettò di vedere la reazione di Gabriel. Toccò la fessura tra le dimensioni, e il mondo attorno a lui – il bosco, la spiaggia, Gabriel… tutto scomparve.
 

 
***

 
  Castiel aprì gli occhi con un sussulto e un fremito che lo percorse da capo a piedi. Si trovava di nuovo disteso sulla spiaggia davanti alla casa sul lago, ma stavolta stava guardando un cielo tinto di rosa e blu, il sole che iniziava a mostrarsi all'orizzonte. Era l'alba.
  «Cas?» Una voce lo fece tornare definitivamente in sé. Scattò a sedere. Era al suo fianco, inginocchiato nella sabbia sporca, gli occhi arrossati e il volto segnato dalle lacrime. Dean. «Cas!»
  Si sentì avvolgere in un abbraccio. Sentì da un lato Sam che chiamava il suo nome e i suoi passi mentre si avvicinava, ma in quell'unico istante tutto ciò che riusciva a vedere era Dean. Ricambiò l'abbraccio con tutto ciò che aveva, seppellendo il volto nella spalla dell'altro. Sapeva di cuoio, terra e sale.
  Ci sarebbero state tante cose da fare. C'era Jack di cui occuparsi, e Mary rinchiusa in un'altra dimensione con il Diavolo stesso, e chissà quali altri problemi sarebbero sorti. Ma per ora andava bene così.
  Castiel chiuse gli occhi, sfinito, le lacrime che finalmente scendevano senza remore sul suo viso. Era a casa.
 
 


Note dell’autrice
Okay, prima di tutto nella mia testa Gabriel è tornato subito dopo Cas e quei quattro hanno vissuto felici e contenti per sempre, Jack il nephilim troppo cresciuto se n’è andato a vivere nella galassia Andromeda e nessuna Apocalisse ha mai più distrutto la loro felicità.
Passando a cose più serie, devo ammettere che iniziare questa fanfic è stato un po’ complicato, ma una volta iniziata non riuscivo a smettere e sono finita col produrre più angst di quanto mi aspettassi. Il mio unico obiettivo all'inizio era dare a Cas qualcuno che lo supportasse e amasse, poi boh, this escalated quickly.
Se vi fermaste un attimo per lasciare una recensione sarei eternamente grata, anche solo una faccina felice migliorerebbe la mia giornata.
 
Greta
 
  
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