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Autore: Flyer95    10/06/2017    1 recensioni
(Ristesura dopo 7 anni)
Ho deciso di rivedere e ricorreggere questa fanfiction perché pochi giorni fa, avendola riletta causa nostalgia, ho notato la presenza di molti errori di scrittura e di forma che mi hanno fatta rabbrividire. Ero davvero piccola e questi errori possono essere “tollerati” a causa della mia inesperienza. Tuttavia si tratta del mio primo lavoro e mi dispiace davvero che sia in questo stato, quindi lo sto riscrivendo. Buona lettura!
Tratto dal primo capitolo
A distanza di un anno dalla fine del terzo torneo mondiale di beyblade, Takao decise di invitare tutti i nostri amici bladers per una breve vacanza a casa Kinomiya un’enorme villa stile giapponese, con annesso dojo.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi, sono tornata per l’ultimo capitolo di Blooming Flowers! Buona lettura! =)

 

 

E fu un lieto fine

 

 

Quando Mikaru aprì gli occhi, non capì dove si trovava né rammentava che cosa le fosse successo. Mise solo a fuoco la sua stanza: un’enorme camera da letto stile inglese, con tanto di letto bianco a baldacchino, un comodino al lato sinistro, un enorme armadio alla sua destra che confinava con la porta; davanti a lei, la sua scrivania e, a sinistra, una porta a vetri che dava sul balconcino. Improvvisamente si rammentò tutto e si sedette di scatto sul letto, facendosi venire un forte capogiro; lei non si arrese: non voleva tornare a dormire. Si alzò dal letto, si vestì con una mini gonna in jeans, una maglietta nera a bretelle, le ballerine dello stesso colore, prese il suo bey e uscì dalla stanza ignorando il malessere. Camminò in silenzio lungo il corridoio ampio, costeggiato al suo lato sinistro da porte e in quello destro da ampie finestre. A giudicare dalla posizione del sole, si convinse che non fossero più delle dieci; continuò a camminare lentamente: voleva rivedere i suoi amici.

Nel frattempo i suoi compagni, tranne i Neoborg, Kei e Yuriko erano accomodati nella sala da pranzo che fungeva anche da salotto; era una stanza ampissima disseminata da innumerevoli poltrone e un divano, rivolti verso l’enorme TV al plasma che stava sul lato sinistro della stanza. Al centro vi era l’enorme tavolo, lungo e rettangolare, circondato dalle sedie mentre, a destra, vi era una porta a vetri che dava sul giardino. I nostri eroi, dunque, se ne stavano spaparanzati sulle poltrone, chiacchierando del più e del meno e aspettando il risveglio della loro amica. In effetti Mikaru era stata dimessa dall’ospedale in giornata ma, a causa delle sue condizioni, aveva dormito per tre giorni di fila. Le sue amiche, molto preoccupate, assillavano costantemente i loro ragazzi; proprio così: finalmente le tre ragazze, ovvero Hilary, Mao e Emily, avevano deciso di dichiararsi, scoprendo di essere ricambiate; sarebbe stata una vera sorpresa per la bionda.

Mikaru arrivò alle scale, si aggrappò alla ringhiera e scese i gradini uno alla volta. Arrivata in fondo, vide il suo maggiordomo, che stava parlando con Daitenji davanti al portone della magione, e si avvicinò. I due, sentendo dei passi, si voltarono e il servitore scattò verso la sua padrona per aiutarla a sorreggersi.

“Buongiorno Mikaru, ero proprio passato a trovarti. Sono contento che tu ti sia svegliata! I tuoi amici saranno felicissimi quando ti vedranno.” disse il presidente.

“Se ci arrivo, dai miei amici” commentò sarcastica.

I due si misero a ridere: “Comunque, anche io sono felice di rivederla. A quanto ho capito, gli altri stanno bene. Che fine hanno fatto Mark e Bryan?”

Il presidente si fece serio e poi riprese a parlare: “Sono stati condannati. Ma io non sono molto sicuro che un paio di sbarre basteranno a fermarli, perciò dovremo stare attenti. Quei due sono capaci di tutto!”

Mikaru ghignò e rispose: “Stia tranquillo: se dovessero tornare, noi li fermeremo a qualunque costo. Gli altri ne sono al corrente?”

Il presidente Daitenji annuì: “Hanno proferito le tue stesse parole, aggiungendo che lo faranno sia per il beyblade, sia per aiutare te. Finalmente hai trovato dei buoni amici.”

“Sono sempre i soliti.” sorrise lei.

“Meglio che ti sbrighi a raggiungerli. Uno di loro era molto impaziente di rivederti, ci ha fatto dannare!” disse con tono malizioso.

“Uffa, è un mio amico! Maledetta Hilary, gliela farò pagare!” arrossì violentemente.

Il presidente e il maggiordomo ricominciarono a ridere, mentre lei, sempre rossa, continuò: “Va bene, andrò da loro.”

Detto questo, salutò l’anziano, si voltò di spalle e percorse il corridoio a sinistra della scala per arrivare al salotto. Dal chiacchiericcio proveniente dietro la porta chiusa, intuì di aver indovinato dove fossero i suoi compagni. Girò la maniglia e aprì la porta, entrando nella stanza: nessuno vi fece caso. Richiuse la porta alle sue spalle e perlustrò la stanza con il suo sguardo e, subito, si accorse di tre “piccoli” particolari, o meglio tre coppiette. Realizzò cosa fosse successo e non riuscì più a trattenersi, scoppiando a ridere di cuore. Tutti si voltarono e la guardarono increduli.

“A quanto pare, mi sono persa qualcosa.” disse tra le risate, indicando le suddette.

I tre ragazzi arrossirono, mentre le loro ragazze si precipitarono ad abbracciarla, seguite da Ming Ming, Julia e Mathilda. Dopo toccò agli altri ragazzi e ai tre fortunati. Mikaru si complimentò con loro, cercando di non ridere. Dopodiché, la ragazza si mise a fare colazione e, mentre si rilassava sgranocchiando biscotti, il suo capogiro si trasformò in mal di testa; osservando ancora i presenti, si accorse che mancavano all’appello delle persone.

“Dove sono gli altri?”

“Gli altri ragazzi e Yuriko sono nella tua palestra, allenandosi a beyblade.” disse Rei, indicando la struttura che si intravvedeva oltre la porta a vetri: “Come mai ti interessa saperlo?” chiese, con espressione maliziosa.

“Volevo che anche loro fossero qui per spiegarmi che accidenti è successo alla D.A. Credo che andrò a recuperarli.”  Detto questo, si alzò dalla poltrona e si avviò verso la porta a vetri, la aprì e uscì in giardino, diretta in palestra.

La struttura era abbastanza grande: era stata riprodotta sul modello dei campi di addestramento della D.A., con diversi beystadium disseminati sul pavimento, gli spalti enormi e le panchine ai piedi di questi ultimi.

Quattro ragazzi si allenavano senza sosta da mattina presto, mentre Yuriko era seduta su una panchina, intenta ad osservare gli scontri di Yuri. Ad un certo punto Boris, Sergey e Ivan decisero di smettere per andare a farsi una doccia; salutarono i compagni e se ne andarono.

Mikaru aveva varcato la soglia dell’edificio, percorse il corridoio che portava al campo, qui incrociò Boris, Sergey ed Ivan che la salutarono. Lei ricambiò e li informò che avrebbe voluto parlargli insieme agli altri e quelli accettarono. Poi, chiese se Yuri, Kei e Yuriko fossero ancora in palestra e loro annuirono; quindi lei si congedò, dicendo che li avrebbe raggiunti più tardi e proseguì per la sua strada.

Yuri decise di concludere l’allenamento, richiamò Wolborg e andò a sedersi vicino a Yuriko che gli porse un asciugamano. Kei, invece, era sdraiato sugli spalti e un gatto nero, con un collarino bianco, aveva ben pensato di sdraiarsi a sua volta sopra di lui. Il ragazzo teneva gli occhi chiusi e con la mano destra accarezzava il felino per tentare di distrarsi, dato che la bionda non si era ancora risvegliata. Dopo essersi deterso il sudore, Yuri comunicò alla mora che voleva andarsene. I due, quindi, si diressero verso l’uscita salutando Kei, che ricambiò in maniera distratta.

Arrivati davanti all’uscio, videro Mikaru, e Yuriko si tuffò ad abbracciarla: “Questo è un saluto veloce, devi prima parlare con una persona.” ghignò lei.

“Anche tu con questa storia? Che seccatura!” ricambiò la stretta “Comunque, ricordati della nostra sfida.” disse, cambiando argomento.

“Sei ancora convalescente, prenditi tutto il tempo che ti serve.”

“Sempre la solita! Ho detto gli altri che, più tardi, avrei voluto sentire tutta la faccenda della D.A. Quindi non mancate.”

“È una minaccia?” chiese Yuri.

“Forse.” rispose lei, e lui ghignò.

“Agli ordini signora ma ora vai, prima che lui impazzisca.” replicò la mora, lasciandola andare, per poi oltrepassarla e sparire oltre l’uscita, insieme a Yuri.

Mikaru prese un respiro profondo e si incamminò silenziosa verso il ragazzo; il gatto, sentendo dei passi, balzò giù, raggiungendo la padrona, che si inginocchiò per accarezzarlo; il ragazzo, invece, si era messo in piedi, fece un balzo scendendo dagli spalti e ghignò: “Ben svegliata, dormigliona! Mi sei mancata tanto, lo sai?” e camminò lentamente verso di lei.

Lei avvampò e si rialzò in piedi, mentre il gatto si avviò verso l’uscita in cerca di cibo: “Mi stai prendendo in giro? E io che ero venuta fin qui per salutarti!”

Ma lui, arrivato ad un passo dalla meta, le prese il braccio sinistro e la tirò verso di sé, baciandola. Interruppe il contatto solo per sprofondare nel suo abbraccio; lei era immobile e non sapeva cosa fare: “Non sfuggire alle tue emozioni.” disse lui, mentre lei sgranò gli occhi, per poi proseguire: “In realtà, quella era più una frase rivolta a me stesso. Mi sei mancata per davvero.”

Lei arrossì e il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, ricambiò l’abbraccio: “Anche tu, molto.”

Kei si allontanò per ammirare il volto paonazzo di lei: “Sai, il rosso ti si addice molto!” ghignò maliziosamente.

“Piantala di prendermi in giro!” e lui le diede un altro bacio; poi, mal volentieri, la lasciò andare.

“Forza, dobbiamo raccontarti del nostro astutissimo piano. Sempre che tu non voglia rimanere qui con me.” Continuò, stuzzicandola.

“Andiamo, dobbiamo parlare con gli altri.” Disse lei, tentando di sfuggirgli. Lui la prese per mano, costringendola a camminare fianco a fianco con lui.

 

Ritornati in salotto, lei divenne rossa per l’imbarazzo poiché tutti li guardavano, divertiti; cercò un luogo per sedersi ma c’era una sola poltrona libera. Il suo ragazzo si sedette e la trascinò sulle sue ginocchia. Mikaru rimase un attimo interdetta, poi si ricompose e, schiarendosi la voce, si rivolse ai presenti: “Ora che siamo tutti qui, esigo sapere cosa è successo. Voglio tutti i minimi particolari. Chi comincia?”

“Comincio io, dato che sono stata la causa di tutto ciò.” disse Yuriko, mentre osservava il volto della bionda assumere un’espressione stranita: “Tutto ha avuto inizio quando tu sei misteriosamente scomparsa dalla D.A. Dato che ero la persona più vicina a te, mi fu comunicato che avevi deciso di andartene. Ma la questione non mi convinse per niente: così, decisi di andare a chiedere spiegazioni a Mark. Mi convocarono e io mi recai sul posto in anticipo. La caporeparto del secondo piano mi disse di aspettare il presidente nel suo ufficio. Così, arrivata al terzo piano, camminai lungo il corridoio e notai che la penultima porta a destra era aperta; utilizzando l’attacco nebbia del mio bey, misi fuori gioco le telecamere e diedi una sbirciata. Assistetti a una scena agghiacciante: Mark stava mettendo i collari a dei ragazzi, sdraiati su dei lettini. Decisi di passare oltre, prima che lui si accorgesse di me, ed entrai nel suo ufficio, accomodandomi di fronte alla sua scrivania. Dopo circa 10 minuti, ora del mio appuntamento, lui si presentò e mi diede una lettera scritta da te, dove spiegavi i motivi della tua improvvisa scomparsa. Era ovvio che non fosse una tua lettera, tuttavia lo ringraziai e uscii dal suo ufficio, richiudendo la porta. Mi assicurai che le telecamere fossero fuori gioco, e, senza pensarci, entrai nella porta di fianco a me; mi misi a cercare i collari, finché ne trovai a centinaia, dentro dei cassetti. Ne presi uno, lo nascosi e fuggii da quel posto, raggiungendo la mia stanza. Mi misi a studiare quell’aggeggio, dato che ho qualche conoscenza di ingegneria informatica e riuscii a capire che si trattava di un congegno per manipolare la mente. Una volta attivato, mandava un segnale al computer principale di Mark, affinché lui potesse seguire le mosse della sua pedina. Tuttavia, il marchingegno poteva perdere la sua funzione principale, semplicemente apportando uno spessore dietro la nuca, continuando a trasmettere comunque il segnale; purtroppo, non sono riuscita a capire come toglierlo, una volta indossato. Inoltre, tutto ciò non mi aiutò a capire niente sulla tua scomparsa e, mentre gli anni passavano, cominciai a perdere ogni speranza. Poi, qualche giorno fa, ti vidi comparire al torneo, come apparsa dal nulla. Mi informai sulla tua presenza e venni a sapere che facevi parte della B.B.A. Il secondo giorno del torneo, alcuni tuoi amici furono sconfitti e gli fu messo il collare; da lì, mi venne in mente un’idea. Mi intrufolai dentro la stanza dei Bladebreakers e dei Neoborg, passando per i cornicioni, dato che era l’unico modo per non essere inquadrata.”

“A quel punto, lei ci spiegò il meccanismo dei collari e diede quello che aveva al professor K, affinché lo analizzasse.” continuò Yuri “Così, decidemmo di salvare gli altri e ci intrufolammo nelle loro stanze, con il suo aiuto, per applicargli lo spessore.” aggiunse Yuri.

“In realtà, io e i Justice 5 abbiamo perso di proposito: ci è subito sembrato strano il fatto che ai perdenti venisse chiesto di recarsi nell’ufficio di Mark. Così, dopo la sconfitta, ci sono stati applicati i collari.” intervenne Brooklyn “Dato che sono l’unico ad essere riuscito a mantenere un briciolo di lucidità, ti racconto cosa successe quel giorno: avevamo avuto la fortuna di incontrare Bryan. Si avvicinò a noi con fare soddisfatto e disse a Mark che il suo obbiettivo eri proprio tu, Mikaru, e che avrebbe fatto in modo che tu fossi rimasta da sola.”

 “A quel punto, per scoprirne di più, ci venne in mente un’altra idea: perdere di proposito per farci mettere il collare e, quindi, passare temporaneamente dalla parte del nemico per spiarlo e raccogliere informazioni. Se avesse visto che tutto andava secondo i suoi piani, prima o poi avrebbe vuotato il sacco. Infatti ciò avvenne durante il vostro scontro, che il professor K ha ingegnosamente pensato di riprendere, mentre gli altri, approfittando della distrazione di Mark e Bryan, hanno informato le ragazze e ci hanno raggiunti.” concluse Yuri.

“Siete stati veramente avventati.”

“Lo sappiamo ma, affinché il piano funzionasse, voi ragazze avreste dovuto credere che noi eravamo stati plagiati. Inoltre, non potevamo rischiare di mettervi in pericolo” disse Kei.

“Inganna i tuoi amici per ingannare i tuoi nemici, eh? Comunque sono sorpresa dalle vostre ottime qualità di attori. Soprattutto da te, Takao, non mi sarei mai aspettata una performance così convincente.” disse lei.

“Cosa vorresti insinuare?” disse quello, infuriandosi, e tutti si misero a ridere.

“Ad ogni modo, vi devo lasciare: ho bisogno di riposare un po'. Se vi state annoiando, potete usare la mia piscina.”

“Hai una piscina?”

“Certo: proseguite oltre il corridoio, a destra della scala di fronte all’ingresso, e ci arriverete.” i ragazzi esultarono e corsero fuori dalla stanza. Yuriko, invece, uscì in giardino e si mise seduta sotto un albero, seguita subito dopo da Yuri: rimasero solo Mikaru e Kei.

“Vuoi che ti accompagni nella tua stanza, in braccio?” ghignò lui.

“So arrivarci perfettamente a piedi!” fece per alzarsi, ma il dolore non glielo permise e cadde all’indietro, portandosi una mano alla testa.

“Hai preso la medicina?”

“Quale medicina?”

“Lo prendo per un no.” la prese in braccio, si alzò e si diresse verso la stanza di lei “Quando sei stata dimessa, i medici ci hanno detto di somministrarti la medicina, in caso di forti mal di testa. Inoltre, se il dolore persiste, dovremo riportarti là. Quindi fai da brava, prendila e riposa.” disse, arrivato davanti alla porta.

“Come sapevi che questa è la mia stanza?” replicò allarmata.

“Io so sempre tutto.” la prese in giro.

“Sei uno spione!” completamente in fiamme.

“Calmati: ti ho portata in camera quando eri svenuta.” aprì la porta ed entrò dentro, si avvicinò al letto e la posò delicatamente; poi si avviò verso il comodino, sollevò il bicchiere e lo riempì d’acqua, usando la bottiglia di vetro che stava poggiata lì sopra e vi sciolse una compressa, dopo averla tolta dalla scatola. Infine porse il beverone alla ragazza: “Non ti sei nemmeno accorta che il tuo maggiordomo te l’aveva preparata. Su, bevi.”

Lei prese il bicchiere, bofonchiò un grazie e bevve. Per distrarsi dal sapore orribile della medicina, si mise a pensare e realizzò che non riusciva ad avere una discussione con il ragazzo, senza essere colta alla sprovvista. Così, pensò ad un modo infallibile per tenergli testa e, improvvisamente, le venne un’illuminazione. Finì di bere e porse il bicchiere al ragazzo, che lo poggiò sul comodino: “Dimmi, Kei, sei davvero pronto per tutto questo?” gli chiese, stuzzicandolo con aria di superiorità.

“Spiegati meglio.”

“Il mondo dove vivo io è un posto molto soffocante, pieno di feste, impegni costanti, lavori su lavori… insomma, sei davvero deciso a sacrificare la tua vita da normale adolescente per stare con me?” chiese lei, con faccia maligna, anche se, in realtà, era molto interessata alla risposta.

La maggior parte delle persone avrebbe esitato a rispondere, perché si trattava di una scelta molto importante ma Kei non era tra quelle. La guardò per qualche secondo, poi si mise a sorridere maliziosamente: “A quanto pare, non ti sei ancora accorta della mia identità.”

“So chi sei: Kei Hiwatari, uno spocchioso appassionato di beybla-” poi qualcosa la fermò: qualcosa non tornava e si mise a pensare, mentre lui la guardava divertito “Hiwatari… Hiwatari… aspetta! QUELLA famiglia Hiwatari?” chiese lei, a bocca aperta.

“Ci sei arrivata, finalmente! Sono il nipote di Soichiro Hiwatari e, al momento, il suo unico erede. Quindi, so di cosa stai parlando. Inoltre, credo che tu sia una delle poche ragazze che mio nonno mi farebbe frequentare, per via delle tue nobili origini. Tuttavia, a me non interessa.” si avvicinò a lei, sedendosi affianco, e poggiò la mano destra sulla guancia sinistra di lei: “Starei con te indipendentemente da tutto il resto.”

Lei lo fissò, spiazzata, poi gli sorrise: “Ci rinuncio, è impossibile avere la meglio su di te.”

“Pensavo lo avessi già capito.” lei gli prese la mano tra le sue e si sdraio nel letto, trascinandolo con lei, poi si sistemò sul suo petto e si addormentò profondamente.

 

Yuriko era seduta sotto un albero, in giardino, intenta a rilassarsi tenendo gli occhi chiusi.

“Non vai a nuotare con gli altri?” aprì gli occhi e si ritrovò davanti Yuri.

“Non mi va, preferisco stare qui.”

“Strano, eppure sei una nuotatrice provetta.” commentò lui, che si era seduto al suo fianco.

“Mi hai vista solo una volta, quando ho salvato Mikaru, e dici che sono brava? Dove vuoi arrivare, Yuri?” lo guardò, divertita.

“Quella volta ho seriamente rischiato di far saltare la copertura. E non solo io. Non fare mai più una cosa del genere.”

“Non c’era tempo per chiamare i soccorsi.”

“Non mi interessa! Devi pensare anche alla tua salvezza! Ho visto che hai avuto un crampo!”

Lei si innervosì: “Allora, vogliamo parlare di te? Ti sei lasciato prendere dal nemico, con il rischio di essere scoperto! In quelle circostanze, mi sono sentita impotente perché non potevo aiutare nessuna delle due parti! E se avessi anche lasciato affogare Mikaru, non me lo sarei mai perdonata.” abbassò la testa, cominciando a piangere: “È stato così frustrante...”

Yuri mise la mano sinistra dietro la testa di lei, avvicinandola al suo petto: “Mi dispiace, non immaginavo che stessi così male.” le accarezzò i capelli, riuscendo a farla calmare “Ti ho detto quelle cose perché non volevo perderti una seconda volta.”

“Nemmeno io.”

“Promettimi solo che non farai più azioni sconsiderate.” lei annuì “È deciso, ora rilassati. Devi prepararti per lo scontro con Mikaru.” lei sorrise e si appoggiò nuovamente all’albero, distendendo le gambe, mentre lui si accomodava sulle cosce di lei.

 

La mattina successiva, Mikaru si risvegliò tra le braccia di Kei e sorrise, mentre guardava il viso rilassato di lui dormiente: sembrava un’altra persona e pensò fosse adorabile. Lui, probabilmente sentendosi osservato, aprì occhi e la fissò, ancora assonnato: “Buongiorno.” sbadigliò.

“Buongiorno.”

“Come ti senti?” le chiese.

“Provo a mettermi seduta e ti dico.” prese un respiro profondo e si sedette: nessun dolore, buon segno. Quindi, decise di fare la prova del nove stiracchiandosi e sorrise, sentendosi in forma. Si voltò da lui e vide che la stava fissando, essendosi messo di lato, rivolto dalla sua parte, con il braccio destro che teneva la testa.

“Vedo che hai finito il check up.” Commentò, divertito.

“Divertente! Dopo questa, ho finalmente capito che sei un maniaco!” gli fece la linguaccia.

“Forse. Comunque perché hai una piscina se non sai nuotare?” chiese lui.

“C’è da prima della mia nascita.” si voltò, imbarazzata “E poi avevo intenzione di imparare a farlo, prima o poi.”

“Allora te lo insegno io.” si sedette vicino a lei, prese il suo viso con la mano destra, costringendola a guardarlo negli occhi: “Non voglio che tu muoia per una sciocchezza simile.”

“Eri preoccupato?”

“Si. E inoltre mi sono dovuto persino trattenere dall’uccidere quell’oca, quando me la sono ritrovata davanti.” e lei rise “Andiamo, hai un duello importante da affrontare.” lasciò la presa e si alzò dal letto “Vedi di non deludermi.” ghignò.

“Non sottovalutarmi.” e anche lei si alzò. Entrambi uscirono dalla stanza e si diressero in sala da pranzo.

Giunti lì, trovarono Yuri e Yuriko seduti al suo tavolo, uno di fianco all’altra e il maggiordomo che li stava servendo; questo, appena vide la padrona, andò a preparare la colazione per i due arrivati. Mikaru si accomodò vicino alla mora mentre Kei si sedette di fianco a lei.

“Ti sei ripresa, finalmente.” commentò Yuriko, addentando un biscotto.

“Si e sono pronta per il nostro duello.” il maggiordomo rientrò e servì la colazione ai due.

“Ottimo, facciamo alle 11 in palestra?”

“Non vedo l’ora.”

“Bene, preparati. Non ci andrò leggera con te.” Disse la bruna, sorridendo.

“Nemmeno io.” e ricambiò il sorriso. Poi entrambe posero la loro attenzione sul loro banchetto e sui loro rispettivi ragazzi.

Verso le 9:30 arrivarono tutti gli altri e, come appresero la notizia dello scontro, annunciarono che avrebbero mangiato, per poi seguire il duello.

 

Finalmente si fecero le 11 e le due avversarie si trovavano già in palestra, insieme agli spettatori che cominciarono a fare un tifo sfrenato per entrambe. Yuri e Kei, invece, si erano seduti sulla panchina vicino al beystadium, mentre il maggiordomo si era messo al lato sinistro del campo, per arbitrare.

“Signorine, in posizione.” le due inforcarono i loro beyblade, pronte al lancio.

“3-2-1 pronti? Lancio!”

E lanciarono le loro trottole, finalmente libere di poter giocare insieme.

 

FINE

 

Finalmente è finita! Spero che questo lavoro sia stato di vostro gradimento e vi ringrazio per avermi letto fino alla fine. Un saluto e alla prossima =)

   
 
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