Eccomi,
sono tornata per l’ultimo capitolo di Blooming Flowers!
Buona lettura! =)
E fu un lieto fine
Quando Mikaru
aprì gli occhi, non capì dove si trovava
né
rammentava che cosa le fosse successo. Mise solo a fuoco la sua stanza:
un’enorme camera da letto stile inglese, con tanto di letto
bianco a
baldacchino, un comodino al lato sinistro, un enorme armadio alla sua
destra
che confinava con la porta; davanti a lei, la sua scrivania e, a
sinistra, una
porta a vetri che dava sul balconcino. Improvvisamente si
rammentò tutto e si
sedette di scatto sul letto, facendosi venire un forte capogiro; lei
non si
arrese: non voleva tornare a dormire. Si alzò dal letto, si
vestì con una mini
gonna in jeans, una maglietta nera a bretelle, le ballerine dello
stesso
colore, prese il suo bey e uscì dalla stanza ignorando il
malessere. Camminò in
silenzio lungo il corridoio ampio, costeggiato al suo lato sinistro da
porte e
in quello destro da ampie finestre. A giudicare dalla posizione del
sole, si
convinse che non fossero più delle dieci;
continuò a camminare lentamente:
voleva rivedere i suoi amici.
Nel frattempo i suoi
compagni, tranne i Neoborg, Kei e Yuriko
erano accomodati nella sala da pranzo che fungeva anche da salotto; era
una
stanza ampissima disseminata da innumerevoli poltrone e un divano,
rivolti
verso l’enorme TV al plasma che stava sul lato sinistro della
stanza. Al centro
vi era l’enorme tavolo, lungo e rettangolare, circondato
dalle sedie mentre, a
destra, vi era una porta a vetri che dava sul giardino. I nostri eroi,
dunque,
se ne stavano spaparanzati sulle poltrone, chiacchierando del
più e del meno e
aspettando il risveglio della loro amica. In effetti Mikaru era stata
dimessa
dall’ospedale in giornata ma, a causa delle sue condizioni,
aveva dormito per
tre giorni di fila. Le sue amiche, molto preoccupate, assillavano
costantemente
i loro ragazzi; proprio così: finalmente le tre ragazze,
ovvero Hilary, Mao e
Emily, avevano deciso di dichiararsi, scoprendo di essere ricambiate;
sarebbe
stata una vera sorpresa per la bionda.
Mikaru
arrivò alle scale, si aggrappò alla ringhiera e
scese i
gradini uno alla volta. Arrivata in fondo, vide il suo maggiordomo, che
stava
parlando con Daitenji davanti al portone della magione, e si
avvicinò. I due,
sentendo dei passi, si voltarono e il servitore scattò verso
la sua padrona per
aiutarla a sorreggersi.
“Buongiorno
Mikaru, ero proprio passato a trovarti. Sono contento
che tu ti sia svegliata! I tuoi amici saranno felicissimi quando ti
vedranno.”
disse il presidente.
“Se ci
arrivo, dai miei amici” commentò sarcastica.
I due si misero a
ridere: “Comunque, anche io sono felice di
rivederla. A quanto ho capito, gli altri stanno bene. Che fine hanno
fatto Mark
e Bryan?”
Il presidente si fece
serio e poi riprese a parlare: “Sono stati
condannati. Ma io non sono molto sicuro che un paio di sbarre
basteranno a
fermarli, perciò dovremo stare attenti. Quei due sono capaci
di tutto!”
Mikaru
ghignò e rispose: “Stia tranquillo: se dovessero
tornare,
noi li fermeremo a qualunque costo. Gli altri ne sono al
corrente?”
Il presidente
Daitenji annuì: “Hanno proferito le tue stesse
parole, aggiungendo che lo faranno sia per il beyblade, sia per aiutare
te.
Finalmente hai trovato dei buoni amici.”
“Sono
sempre i soliti.” sorrise lei.
“Meglio che
ti sbrighi a raggiungerli. Uno di loro era molto
impaziente di rivederti, ci ha fatto dannare!” disse con tono
malizioso.
“Uffa,
è un mio amico! Maledetta Hilary, gliela farò
pagare!”
arrossì violentemente.
Il presidente e il
maggiordomo ricominciarono a ridere, mentre lei,
sempre rossa, continuò: “Va bene, andrò
da loro.”
Detto questo,
salutò l’anziano, si voltò di spalle e
percorse il
corridoio a sinistra della scala per arrivare al salotto. Dal
chiacchiericcio
proveniente dietro la porta chiusa, intuì di aver indovinato
dove fossero i
suoi compagni. Girò la maniglia e aprì la porta,
entrando nella stanza: nessuno
vi fece caso. Richiuse la porta alle sue spalle e perlustrò
la stanza con il
suo sguardo e, subito, si accorse di tre “piccoli”
particolari, o meglio tre
coppiette. Realizzò cosa fosse successo e non
riuscì più a trattenersi,
scoppiando a ridere di cuore. Tutti si voltarono e la guardarono
increduli.
“A quanto
pare, mi sono persa qualcosa.” disse tra le risate,
indicando le suddette.
I tre ragazzi
arrossirono, mentre le loro ragazze si precipitarono
ad abbracciarla, seguite da Ming Ming, Julia e Mathilda. Dopo
toccò agli altri
ragazzi e ai tre fortunati. Mikaru si complimentò con loro,
cercando di non
ridere. Dopodiché, la ragazza si mise a fare colazione e,
mentre si rilassava
sgranocchiando biscotti, il suo capogiro si trasformò in mal
di testa;
osservando ancora i presenti, si accorse che mancavano
all’appello delle
persone.
“Dove sono
gli altri?”
“Gli altri
ragazzi e Yuriko sono nella tua palestra, allenandosi a
beyblade.” disse Rei, indicando la struttura che si
intravvedeva oltre la porta
a vetri: “Come mai ti interessa saperlo?” chiese,
con espressione maliziosa.
“Volevo che
anche loro fossero qui per spiegarmi che accidenti è
successo alla D.A. Credo che andrò a recuperarli.” Detto questo, si
alzò dalla poltrona e si
avviò verso la porta a vetri, la aprì e
uscì in giardino, diretta in palestra.
La struttura era
abbastanza grande: era stata riprodotta sul
modello dei campi di addestramento della D.A., con diversi beystadium
disseminati sul pavimento, gli spalti enormi e le panchine ai piedi di
questi
ultimi.
Quattro ragazzi si
allenavano senza sosta da mattina presto,
mentre Yuriko era seduta su una panchina, intenta ad osservare gli
scontri di
Yuri. Ad un certo punto Boris, Sergey e Ivan decisero di smettere per
andare a
farsi una doccia; salutarono i compagni e se ne andarono.
Mikaru aveva varcato
la soglia dell’edificio, percorse il
corridoio che portava al campo, qui incrociò Boris, Sergey
ed Ivan che la
salutarono. Lei ricambiò e li informò che avrebbe
voluto parlargli insieme agli
altri e quelli accettarono. Poi, chiese se Yuri, Kei e Yuriko fossero
ancora in
palestra e loro annuirono; quindi lei si congedò, dicendo
che li avrebbe
raggiunti più tardi e proseguì per la sua strada.
Yuri decise di
concludere l’allenamento, richiamò Wolborg e
andò a
sedersi vicino a Yuriko che gli porse un asciugamano. Kei, invece, era
sdraiato
sugli spalti e un gatto nero, con un collarino bianco, aveva ben
pensato di
sdraiarsi a sua volta sopra di lui. Il ragazzo teneva gli occhi chiusi
e con la
mano destra accarezzava il felino per tentare di distrarsi, dato che la
bionda
non si era ancora risvegliata. Dopo essersi deterso il sudore, Yuri
comunicò alla
mora che voleva andarsene. I due, quindi, si diressero verso
l’uscita salutando
Kei, che ricambiò in maniera distratta.
Arrivati davanti
all’uscio, videro Mikaru, e Yuriko si tuffò ad
abbracciarla: “Questo è un saluto veloce, devi
prima parlare con una persona.”
ghignò lei.
“Anche tu
con questa storia? Che seccatura!” ricambiò la
stretta
“Comunque, ricordati della nostra sfida.” disse,
cambiando argomento.
“Sei ancora
convalescente, prenditi tutto il tempo che ti serve.”
“Sempre la
solita! Ho detto gli altri che, più tardi, avrei voluto
sentire tutta la faccenda della D.A. Quindi non mancate.”
“È
una minaccia?” chiese Yuri.
“Forse.”
rispose lei, e lui ghignò.
“Agli
ordini signora ma ora vai, prima che lui impazzisca.”
replicò la mora, lasciandola andare, per poi oltrepassarla e
sparire oltre
l’uscita, insieme a Yuri.
Mikaru prese un
respiro profondo e si incamminò silenziosa verso
il ragazzo; il gatto, sentendo dei passi, balzò
giù, raggiungendo la padrona,
che si inginocchiò per accarezzarlo; il ragazzo, invece, si
era messo in piedi,
fece un balzo scendendo dagli spalti e ghignò:
“Ben svegliata, dormigliona! Mi
sei mancata tanto, lo sai?” e camminò lentamente
verso di lei.
Lei
avvampò e si rialzò in piedi, mentre il gatto si
avviò verso
l’uscita in cerca di cibo: “Mi stai prendendo in
giro? E io che ero venuta fin
qui per salutarti!”
Ma lui, arrivato ad
un passo dalla meta, le prese il braccio
sinistro e la tirò verso di sé, baciandola.
Interruppe il contatto solo per
sprofondare nel suo abbraccio; lei era immobile e non sapeva cosa fare:
“Non
sfuggire alle tue emozioni.” disse lui, mentre lei
sgranò gli occhi, per poi
proseguire: “In realtà, quella era più
una frase rivolta a me stesso. Mi sei
mancata per davvero.”
Lei
arrossì e il suo cuore cominciò a battere
all’impazzata,
ricambiò l’abbraccio: “Anche tu,
molto.”
Kei si
allontanò per ammirare il volto paonazzo di lei:
“Sai, il
rosso ti si addice molto!” ghignò maliziosamente.
“Piantala
di prendermi in giro!” e lui le diede un altro bacio;
poi, mal volentieri, la lasciò andare.
“Forza,
dobbiamo raccontarti del nostro astutissimo piano. Sempre
che tu non voglia rimanere qui con me.” Continuò,
stuzzicandola.
“Andiamo,
dobbiamo parlare con gli altri.” Disse lei, tentando di
sfuggirgli. Lui la prese per mano, costringendola a camminare fianco a
fianco
con lui.
Ritornati in salotto,
lei divenne rossa per l’imbarazzo poiché
tutti li guardavano, divertiti; cercò un luogo per sedersi
ma c’era una sola
poltrona libera. Il suo ragazzo si sedette e la trascinò
sulle sue ginocchia.
Mikaru rimase un attimo interdetta, poi si ricompose e, schiarendosi la
voce,
si rivolse ai presenti: “Ora che siamo tutti qui, esigo
sapere cosa è successo.
Voglio tutti i minimi particolari. Chi comincia?”
“Comincio
io, dato che sono stata la causa di tutto ciò.”
disse
Yuriko, mentre osservava il volto della bionda assumere
un’espressione
stranita: “Tutto ha avuto inizio quando tu sei
misteriosamente scomparsa dalla
D.A. Dato che ero la persona più vicina a te, mi fu
comunicato che avevi deciso
di andartene. Ma la questione non mi convinse per niente:
così, decisi di
andare a chiedere spiegazioni a Mark. Mi convocarono e io mi recai sul
posto in
anticipo. La caporeparto del secondo piano mi disse di aspettare il
presidente
nel suo ufficio. Così, arrivata al terzo piano, camminai
lungo il corridoio e
notai che la penultima porta a destra era aperta; utilizzando
l’attacco nebbia
del mio bey, misi fuori gioco le telecamere e diedi una sbirciata.
Assistetti a
una scena agghiacciante: Mark stava mettendo i collari a dei ragazzi,
sdraiati
su dei lettini. Decisi di passare oltre, prima che lui si accorgesse di
me, ed
entrai nel suo ufficio, accomodandomi di fronte alla sua scrivania.
Dopo circa
10 minuti, ora del mio appuntamento, lui si presentò e mi
diede una lettera
scritta da te, dove spiegavi i motivi della tua improvvisa scomparsa.
Era ovvio
che non fosse una tua lettera, tuttavia lo ringraziai e uscii dal suo
ufficio,
richiudendo la porta. Mi assicurai che le telecamere fossero fuori
gioco, e,
senza pensarci, entrai nella porta di fianco a me; mi misi a cercare i
collari,
finché ne trovai a centinaia, dentro dei cassetti. Ne presi
uno, lo nascosi e
fuggii da quel posto, raggiungendo la mia stanza. Mi misi a studiare
quell’aggeggio, dato che ho qualche conoscenza di ingegneria
informatica e
riuscii a capire che si trattava di un congegno per manipolare la
mente. Una
volta attivato, mandava un segnale al computer principale di Mark,
affinché lui
potesse seguire le mosse della sua pedina. Tuttavia, il marchingegno
poteva
perdere la sua funzione principale, semplicemente apportando uno
spessore
dietro la nuca, continuando a trasmettere comunque il segnale;
purtroppo, non
sono riuscita a capire come toglierlo, una volta indossato. Inoltre,
tutto ciò non
mi aiutò a capire niente sulla tua scomparsa e, mentre gli
anni passavano, cominciai
a perdere ogni speranza. Poi, qualche giorno fa, ti vidi comparire al
torneo,
come apparsa dal nulla. Mi informai sulla tua presenza e venni a sapere
che
facevi parte della B.B.A. Il secondo giorno del torneo, alcuni tuoi
amici
furono sconfitti e gli fu messo il collare; da lì, mi venne
in mente un’idea.
Mi intrufolai dentro la stanza dei Bladebreakers e dei Neoborg,
passando per i
cornicioni, dato che era l’unico modo per non essere
inquadrata.”
“A quel
punto, lei ci spiegò il meccanismo dei collari e diede
quello che aveva al professor K, affinché lo
analizzasse.” continuò Yuri
“Così,
decidemmo di salvare gli altri e ci intrufolammo nelle loro stanze, con
il suo
aiuto, per applicargli lo spessore.” aggiunse Yuri.
“In
realtà, io e i Justice 5 abbiamo perso di proposito: ci
è
subito sembrato strano il fatto che ai perdenti venisse chiesto di
recarsi
nell’ufficio di Mark. Così, dopo la sconfitta, ci
sono stati applicati i collari.”
intervenne Brooklyn “Dato che sono l’unico ad
essere riuscito a mantenere un
briciolo di lucidità, ti racconto cosa successe quel giorno:
avevamo avuto la
fortuna di incontrare Bryan. Si avvicinò a noi con fare
soddisfatto e disse a
Mark che il suo obbiettivo eri proprio tu, Mikaru, e che avrebbe fatto
in modo
che tu fossi rimasta da sola.”
“A
quel punto, per
scoprirne di più, ci venne in mente un’altra idea:
perdere di proposito per
farci mettere il collare e, quindi, passare temporaneamente dalla parte
del
nemico per spiarlo e raccogliere informazioni. Se avesse visto che
tutto andava
secondo i suoi piani, prima o poi avrebbe vuotato il sacco. Infatti
ciò avvenne
durante il vostro scontro, che il professor K ha ingegnosamente pensato
di
riprendere, mentre gli altri, approfittando della distrazione di Mark e
Bryan,
hanno informato le ragazze e ci hanno raggiunti.” concluse
Yuri.
“Siete
stati veramente avventati.”
“Lo
sappiamo ma, affinché il piano funzionasse, voi ragazze
avreste dovuto credere che noi eravamo stati plagiati. Inoltre, non
potevamo
rischiare di mettervi in pericolo” disse Kei.
“Inganna i
tuoi amici per ingannare i tuoi nemici, eh? Comunque
sono sorpresa dalle vostre ottime qualità di attori.
Soprattutto da te, Takao,
non mi sarei mai aspettata una performance così
convincente.” disse lei.
“Cosa
vorresti insinuare?” disse quello, infuriandosi, e tutti si
misero a ridere.
“Ad ogni
modo, vi devo lasciare: ho bisogno di riposare un po'. Se
vi state annoiando, potete usare la mia piscina.”
“Hai una
piscina?”
“Certo:
proseguite oltre il corridoio, a destra della scala di
fronte all’ingresso, e ci arriverete.” i ragazzi
esultarono e corsero fuori
dalla stanza. Yuriko, invece, uscì in giardino e si mise
seduta sotto un
albero, seguita subito dopo da Yuri: rimasero solo Mikaru e Kei.
“Vuoi che
ti accompagni nella tua stanza, in braccio?”
ghignò lui.
“So
arrivarci perfettamente a piedi!” fece per alzarsi, ma il
dolore non glielo permise e cadde all’indietro, portandosi
una mano alla testa.
“Hai preso
la medicina?”
“Quale
medicina?”
“Lo prendo
per un no.” la prese in braccio, si alzò e si
diresse
verso la stanza di lei “Quando sei stata dimessa, i medici ci
hanno detto di
somministrarti la medicina, in caso di forti mal di testa. Inoltre, se
il dolore
persiste, dovremo riportarti là. Quindi fai da brava,
prendila e riposa.”
disse, arrivato davanti alla porta.
“Come
sapevi che questa è la mia stanza?”
replicò allarmata.
“Io so
sempre tutto.” la prese in giro.
“Sei uno
spione!” completamente in fiamme.
“Calmati:
ti ho portata in camera quando eri svenuta.” aprì
la
porta ed entrò dentro, si avvicinò al letto e la
posò delicatamente; poi si
avviò verso il comodino, sollevò il bicchiere e
lo riempì d’acqua, usando la
bottiglia di vetro che stava poggiata lì sopra e vi sciolse
una compressa, dopo
averla tolta dalla scatola. Infine porse il beverone alla ragazza:
“Non ti sei
nemmeno accorta che il tuo maggiordomo te l’aveva preparata.
Su, bevi.”
Lei prese il
bicchiere, bofonchiò un grazie e bevve. Per distrarsi
dal sapore orribile della medicina, si mise a pensare e
realizzò che non
riusciva ad avere una discussione con il ragazzo, senza essere colta
alla
sprovvista. Così, pensò ad un modo infallibile
per tenergli testa e,
improvvisamente, le venne un’illuminazione. Finì
di bere e porse il bicchiere
al ragazzo, che lo poggiò sul comodino: “Dimmi,
Kei, sei davvero pronto per
tutto questo?” gli chiese, stuzzicandolo con aria di
superiorità.
“Spiegati
meglio.”
“Il mondo
dove vivo io è un posto molto soffocante, pieno di
feste, impegni costanti, lavori su lavori… insomma, sei
davvero deciso a
sacrificare la tua vita da normale adolescente per stare
con me?” chiese lei, con faccia maligna, anche se, in
realtà, era molto
interessata alla risposta.
La maggior parte
delle persone avrebbe esitato a rispondere,
perché si trattava di una scelta molto importante ma Kei non
era tra quelle. La
guardò per qualche secondo, poi si mise a sorridere
maliziosamente: “A quanto
pare, non ti sei ancora accorta della mia
identità.”
“So chi
sei: Kei Hiwatari, uno spocchioso appassionato di beybla-”
poi qualcosa la fermò: qualcosa non tornava e si mise a
pensare, mentre lui la
guardava divertito “Hiwatari… Hiwatari…
aspetta! QUELLA famiglia Hiwatari?”
chiese lei, a bocca aperta.
“Ci sei
arrivata, finalmente! Sono il nipote di Soichiro Hiwatari
e, al momento, il suo unico erede. Quindi, so di cosa stai parlando.
Inoltre,
credo che tu sia una delle poche ragazze che mio nonno mi farebbe
frequentare,
per via delle tue nobili origini. Tuttavia, a me non
interessa.” si avvicinò a
lei, sedendosi affianco, e poggiò la mano destra sulla
guancia sinistra di lei:
“Starei con te indipendentemente da tutto il resto.”
Lei lo
fissò, spiazzata, poi gli sorrise: “Ci rinuncio,
è
impossibile avere la meglio su di te.”
“Pensavo lo
avessi già capito.” lei gli prese la mano tra le
sue e
si sdraio nel letto, trascinandolo con lei, poi si sistemò
sul suo petto e si
addormentò profondamente.
Yuriko era seduta
sotto un albero, in giardino, intenta a rilassarsi
tenendo gli occhi chiusi.
“Non vai a
nuotare con gli altri?” aprì gli occhi e si
ritrovò
davanti Yuri.
“Non mi va,
preferisco stare qui.”
“Strano,
eppure sei una nuotatrice provetta.” commentò lui,
che si
era seduto al suo fianco.
“Mi hai
vista solo una volta, quando ho salvato Mikaru, e dici che
sono brava? Dove vuoi arrivare, Yuri?” lo guardò,
divertita.
“Quella
volta ho seriamente rischiato di far saltare la copertura.
E non solo io. Non fare mai più una cosa del
genere.”
“Non
c’era tempo per chiamare i soccorsi.”
“Non mi
interessa! Devi pensare anche alla tua salvezza! Ho visto
che hai avuto un crampo!”
Lei si
innervosì: “Allora, vogliamo parlare di te? Ti sei
lasciato
prendere dal nemico, con il rischio di essere scoperto! In quelle
circostanze,
mi sono sentita impotente perché non potevo aiutare nessuna
delle due parti! E se
avessi anche lasciato affogare Mikaru, non me lo sarei mai
perdonata.” abbassò
la testa, cominciando a piangere: “È stato
così frustrante...”
Yuri mise la mano
sinistra dietro la testa di lei, avvicinandola
al suo petto: “Mi dispiace, non immaginavo che stessi
così male.” le accarezzò
i capelli, riuscendo a farla calmare “Ti ho detto quelle cose
perché non volevo
perderti una seconda volta.”
“Nemmeno
io.”
“Promettimi
solo che non farai più azioni sconsiderate.” lei
annuì
“È deciso, ora rilassati. Devi prepararti per lo
scontro con Mikaru.” lei
sorrise e si appoggiò nuovamente all’albero,
distendendo le gambe, mentre lui
si accomodava sulle cosce di lei.
La mattina
successiva, Mikaru si risvegliò tra le braccia di Kei e
sorrise, mentre guardava il viso rilassato di lui dormiente: sembrava
un’altra
persona e pensò fosse adorabile. Lui, probabilmente
sentendosi osservato, aprì
occhi e la fissò, ancora assonnato:
“Buongiorno.” sbadigliò.
“Buongiorno.”
“Come ti
senti?” le chiese.
“Provo a
mettermi seduta e ti dico.” prese un respiro profondo e
si sedette: nessun dolore, buon segno. Quindi, decise di fare la prova
del nove
stiracchiandosi e sorrise, sentendosi in forma. Si voltò da
lui e vide che la
stava fissando, essendosi messo di lato, rivolto dalla sua parte, con
il
braccio destro che teneva la testa.
“Vedo che
hai finito il check up.” Commentò, divertito.
“Divertente!
Dopo questa, ho finalmente capito che sei un
maniaco!” gli fece la linguaccia.
“Forse.
Comunque perché hai una piscina se non sai
nuotare?”
chiese lui.
“C’è
da prima della mia nascita.” si voltò, imbarazzata
“E poi
avevo intenzione di imparare a farlo, prima o poi.”
“Allora te
lo insegno io.” si sedette vicino a lei, prese il suo
viso con la mano destra, costringendola a guardarlo negli occhi:
“Non voglio
che tu muoia per una sciocchezza simile.”
“Eri
preoccupato?”
“Si. E
inoltre mi sono dovuto persino trattenere dall’uccidere
quell’oca, quando me la sono ritrovata davanti.” e
lei rise “Andiamo, hai un
duello importante da affrontare.” lasciò la presa
e si alzò dal letto “Vedi di
non deludermi.” ghignò.
“Non
sottovalutarmi.” e anche lei si alzò. Entrambi
uscirono dalla
stanza e si diressero in sala da pranzo.
Giunti lì,
trovarono Yuri e Yuriko seduti al suo tavolo, uno di
fianco all’altra e il maggiordomo che li stava servendo;
questo, appena vide la
padrona, andò a preparare la colazione per i due arrivati.
Mikaru si accomodò
vicino alla mora mentre Kei si sedette di fianco a lei.
“Ti sei
ripresa, finalmente.” commentò Yuriko, addentando
un
biscotto.
“Si e sono
pronta per il nostro duello.” il maggiordomo
rientrò e
servì la colazione ai due.
“Ottimo,
facciamo alle 11 in palestra?”
“Non vedo
l’ora.”
“Bene,
preparati. Non ci andrò leggera con te.” Disse la
bruna,
sorridendo.
“Nemmeno
io.” e ricambiò il sorriso. Poi entrambe posero la
loro
attenzione sul loro banchetto e sui loro rispettivi ragazzi.
Verso le 9:30
arrivarono tutti gli altri e, come appresero la
notizia dello scontro, annunciarono che avrebbero mangiato, per poi
seguire il
duello.
Finalmente si fecero
le 11 e le due avversarie si trovavano già in
palestra, insieme agli spettatori che cominciarono a fare un tifo
sfrenato per
entrambe. Yuri e Kei, invece, si erano seduti sulla panchina vicino al
beystadium, mentre il maggiordomo si era messo al lato sinistro del
campo, per
arbitrare.
“Signorine,
in posizione.” le due inforcarono i loro beyblade,
pronte al lancio.
“3-2-1
pronti? Lancio!”
E lanciarono le loro
trottole, finalmente libere di poter giocare
insieme.
FINE
Finalmente
è finita! Spero che questo lavoro sia stato di vostro
gradimento e vi ringrazio per avermi letto fino alla fine. Un saluto e
alla
prossima =)