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Autore: SwagNinoFrassica    11/06/2017    1 recensioni
Faida specchio del diverbio interiore umano.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il dio cane C'era una volta un dio cane.
Il dio cane usava ogni mattina svegliarsi alle 8 in punto, si alzava dal letto, apriva la finestra e le scuri del balcone e si affacciava urlando a gran voce a tutte le troie che passavano di là "mu mucca dio can 15 e 18 quanto fa!".
Un bel giorno lesse su internet di un contest sul tè ed il caffè e conscio della sua radicata, irrispettosa, cultura meridionale decise di prepararne uno terribile al coinquilino di Sondrio; il punto era far comprendere al mondo la superiorità indiscutibile del caffè, rigorosamente espresso, su quella brodaglia bollente e insapore conosiuta come tè.
Il pensiero era ammazzarne uno per educarne mille, pisciare nel tè del coimquilino doveva essere interpretato come un chiaro messaggio di supremazia culinaria, un urlo di libertà strozzato dall'oscurità delle mere tradizioni nordiche.
Si propose dunque con inconsueta ma adeguatamente mascherata gentilezza di preparare un "dolce tè" , cosi lo chiamò, al coinquilino, che quasi incredulo accettò la "dolce", così la pensò, richiesta del fidato, almeno così credeva, amico.
Così si diresse in cucina inizialmente a passo lento, rilassato, per non destare alcun sospetto, il battito cardiaco aumentava così come il passo s'insveltiva, stava per compiere un gesto di importaza indiscussa per il futuro dell'umanità; doveva essere veloce, rapido e preciso dell'esecuzione, non poteva e non doveva essere scoperto dal coinquilino, era stato investito di un compito da Dio, il fallimento non era contemplato.
Aprì di fretta il rubinetto, versò l'acqua calcarea nella tazza, prese l'infuso al limone, perfetto per il suo scopo, e mise tutto nel  microonde. Trenta secondi, pochi, ma importanti.
Andò in bagno pisciò in una ciotola e aspettò,sudava freddo, ogni attimo era infinito, ogni singolo e ovattato rumore proveniente dalla camera del coinquilino destava il suo allarme già alle stelle più di quanto non fosse stato mai nella sua breve vita da 21-enne.
Il silenzio della casa  prospettava una tempesta di giustizia che avrebbe messo fine all'eterno diverbio caffè, espresso, contro tè; improvvisamente la calma della casa fu squarciata da un suono, rimbombò  forte, come un tuono che si infrange sulla terra bruciata nella campagna, cupò ultimatum della faida, come il suono di campane in festa padre di un rinnovata speranza.
Nemmeno iniziò a suonare quell'arnese infernale che il dio cane si catapultò in cucina, aprì il microonde, prese in una mano la ciotola con il piscio e nell'altra il tè.
Fine.
   
 
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