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Autore: La_Moltitudine    11/06/2017    5 recensioni
In un futuro distopico in cui uomini dotati di abilità paranormali hanno posto fine alla Crisi in Medioriente e i supereroi fanno ormai parte della quotidianità, Giacomo Pagusa si mette in gioco per diventare il più grande vigilante della sua città. Nel mondo criminale di Sentinella delle Acque, però, una miccia è stata accesa e presto la bomba esploderà. Gli eroi di Sentinella saranno messi alla prova e questo battesimo del fuoco potrebbe richiedere il tributo delle loro vite e quelle di molti altri.
[Per una precisa scelta stilistica i capitoli saranno brevi, verranno pubblicati con una cadenza variabile da 2 a 3 giorni di stacco l'uno dall'altro. Per tutto il corso della storia si alternerano due POV.]
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Atto I

Gaetano non sapeva spiegarsi cosa, di preciso, desse alla casa di Arthur quell’alone di antica nobiltà che la permeava. Forse erano i pavimenti rosso borgogna, o magari il mobilio in mogano scuro, o ancora i quadri e gli arazzi che riempivano le pareti altrimenti spoglie.
Nel soggiorno scoppiettava un allegro fuocherello, che consumava i grossi ceppi di legna a piccoli morsi, uno dietro l’altro. Dalla finestra, attraverso i lucidi vetri, filtrava la grigia luce di Londra: lei, la città sempre in presentimento di pioggia.
Gaetano era un uomo abituato all’eleganza, alla raffinatezza, anche nella sua versione più informale portava come minimo una giacca e una cravatta. Dall’occhiello faceva capolino il suo fazzoletto di seta, con sopra ricamate le due “J”. Era il ricordo di un passato che si era lasciato alle spalle ormai da molto tempo, quel fazzoletto gli era stato donato da nientemeno che sua maestà, la regina d’Inghilterra, per ringraziarlo del suo operato durante la crisi in Medioriente.
Con le dita affusolate Gaetano sfiorò un lembo del fazzoletto, ripensando con un po’ di nostalgia alla cerimonia in pompa magna durante la quale l’aveva ricevuto, e poi tirò su’ gli occhiali quadrati, lungo la gobba adunca del naso.

-Perdonami se ti ho fatto aspettare, amico mio. – Disse una voce, spezzando il vuoto che la lunga attesa aveva creato, distogliendo Gaetano dai ricordi che si erano ripresentati nella sua mente.
-Non preoccuparti, Arthur. – Rispose, con un inglese fluido almeno quanto quello dell’amico.

Arthur era un inglese doc: nato e cresciuto a Londra, nella stessa casa in cui viveva attualmente. Proprio come Gaetano, Arthur esibiva un vestiario sempre elegante e impeccabile, anche se, nel suo caso, c’era quella sfumatura di retrò data dal cappello a cilindro e dall’ombrello con tanto di testa di cavallo intagliata, usato a mo’ di bastone da passeggio. Del resto Arthur aveva sulle spalle il peso di una famiglia di antichi e nobili natali, che non poteva certo disonorare con zaffate di casual e sciatteria.
Chi non avesse conosciuto Arthur, o meglio, chi non avesse mai vissuto a Londra, avrebbe potuto pensarlo un damerino, viziato da una vita agiata e da fin troppe fortune. Ma talvolta la verità è ben diversa da ciò che appare: dietro quel corpo da spilungone, dietro gli abiti costosi, si celava il più grande e famoso eroe di Londra. Colui che da solo aveva dimezzato il tasso di criminalità della City nel giro di un solo anno, l’uomo che ogni londinese conosceva con lo pseudonimo di “The Gentleman”.
Non era raro trovarsi faccia a faccia con un supereroe, il fenomeno del cosiddetto “eroismo” era ormai globale: l’ Associazione Eroi era diffusa in ogni angolo della terra, con l’autorizzazione e la funzione di mantenimento dell’ordine pubblico. Talvolta gli eroi arrivavano a sostituire la polizia e l’esercito nelle loro mansioni. Quelli più attivi diventavano vere e proprie celebrità, con schiere di fan adoranti e cartelloni pubblicitari con le loro facce stampate sopra. Effetto collaterale dell’eroismo era la nascita di una nuova figura professionale: l’hero manager. Uomini e donne deputati al sostegno degli eroi in erba, con l’obbiettivo di farli emergere. Un buon hero manager doveva non solo curare l’addestramento fisico e mentale del suo protetto, ma anche, e soprattutto, preoccuparsi della sua immagine pubblica. Un eroe che non fosse benvoluto dalla gente raramente faceva strada.
Se c’era qualcuno davvero bravo a far di un aspirante eroe una star, quello era Gaetano Scalpelli. Nella sua lunga carriera si era occupato di mostri sacri del calibro di Elmetto Giò, Dynamo First, Madame Bastille. Il suo più recente successo era stato proprio The Gentleman, con cui aveva stretto un’amicizia profonda, favorita da una fortuita comunanza di carattere e interessi.
-Come stai J.J.? – Chiese Arthur, accomodandosi sulla poltrona accanto alla sua.
-Bene, Arthur – rispose, non troppo convinto – ma devo confessarti che da qualche tempo avverto una strana melanconia in me, qualcosa che non so’ spiegarmi…
-O magari che non vuoi ammettere. –
Lo rimbeccò giocosamente, esibendo un sorriso d’intesa. – Ti conosco fin troppo bene vecchio mio.
-Hai ragione … - ammise – non fraintendermi, amo il mio lavoro ma credo di aver bisogno di una pausa da tutta questa baraonda. Starmene per i fatti miei, capisci? Almeno per un po’.
-Non sentirti in colpa, lavori come un ossesso! Anche i migliori hanno bisogno di staccare a un certo punto. Potresti andartene in vacanza, in effetti conosco un posto che farebbe al caso tuo.
-In realtà avrei già un posto in mente, un luogo che mi è familiare ma in cui non torno da tanto, tantissimo tempo.
-Uhm, non parlerai forse dell’Italia? –
Chiese Arthur, con un’espressione entusiasta in viso.
-Hai ragione quando dici di conoscermi troppo bene, vecchio mio.
-L’Italia è bella, c’è un luogo in particolare? –
Continuò l’Inglese.
-Un piccolo paesello sulla costa.
-E qual è questo “paesello” di cui parli?
-Sentinella delle acque, lì dove sono nato. È in Puglia, nel sud. L’odore di mare ti riempie i polmoni se passeggi per il porto, durante le calde giornate estive, e la sera c’è sempre quella brezza leggera che ti scompiglia i capelli. –
Non poté fare a meno di sorridere ricordando i giorni della sua giovinezza. – Sì, è lì che andrò. È proprio quel che mi ci vuole.

   
 
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