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Autore: Sarija    11/06/2017    1 recensioni
Lei Angelica.
Lui Angelo della Morte.
Legati da un filo rosso, rosso come il sangue.
[Altair x Nuovo Personaggio. OOC --> Malik]
STORIA COMPLETA. PUBBLICAZIONE SETTIMANALE.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Al Mualim, Altaïr Ibn-La Ahad, Malik Al-Sayf, Nuovo personaggio, Roberto di Sable
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Amore e sangue'
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Eccoci giunti alla fine di questa travagliata storia... Mi scuso per gli aggiornamenti irregolari, ma l'unversità mi ha tolto anche il tempo per respirare xD Con questo capitolo si ritorna con il POV di Angelica: spero apprezerete questa scelta ;)
Ho notato un calo nelle recensioni e vorrei capire se è stato causato in u calo nella qualità della storia, dello stile, o altro... vorrei solo saperlo ^^ le critiche sono ben accette purchè costruttive :)

Spero che questa storia sia piaciuta e che abbia fatto provare le stesse emozioni dei personaggi... Detto questo,buona lettura ;)

EPILOGO

Il vociare di Gerusalemme era ormai lieve con il giungere del crepuscolo. Ero rimasta in Terra Santa perché non avevo alcuna possibilità di ritornare nella mia città natale: con un bambino e senza una fede al dito sarei stata l’argomento principale di qualsiasi pettegolezzo.

Almeno mi sarei potuta fingere una giovane Vedova.
Sì, perché per me lui era morto.
Non lo pensavo con dolore, ma con rassegnazione e fermezza.
Aveva deciso di abbandonarmi e lo avevo accettato. La mia vita non era vuota e infelice come me la ero immaginata: mio figlio era la gioia di ogni giorno.
Guardai il mio piccolino che dormiva beato avvolto in calde coperte candide e non potei non notare la sempre più ovvia somiglianza con il padre. Gli accarezzai dolcemente una guancia paffuta e le immagini di quei giorni terribili tornarono a tormentarmi, vivide come se stessero ancora accadendo.
Qualche giorno dopo la mia fuga si era sparsa la voce della morte di De Sable e la prima volta nella mia vita fui felice per la morte di un uomo, se quel templare possa esser definito tale.
Mi sdraiai sul letto a fianco di quello più minuto su cui dormiva Arad, il mio piccolo angelo. Ero davvero stanca: la donna cieca che mi aveva accolto con sé, Amani, mi faceva lavorare nel suo orto modesto in cui coltivavamo ortaggi, sia per noi che per il piccolo banchetto che ogni giorno occupavamo al mercato.
La pace era finalmente giunta con un accordo stipulato tra Re Riccardo e il Saladino.
Chiusi gli occhi e neanche mi resi conto di essermi addormentata, ma lo scricchiolio di una trave del pavimento mi fece destare e aprendo gli occhi potei scorgere una figura scura, troppo, troppo vicina a mio figlio.
Ormai completamente sveglia, impugnai lo stiletto che tenevo sempre sotto il cuscino e con una forza non mia, mi abbattei sull'intruso: mi sedetti sul suo addome, con le ginocchia gli bloccai le braccia e gli appoggiai decisa la lama del coltello sulla gola, immobilizzandolo.
Sentii i suoi muscoli contrarsi e il respiro accelerare lievemente, ma non quanto mi sarei aspettata.
Strano.
“Che cosa vuoi!? Chi sei!?” sibilai acida.
L'intruso non rispose, ma il suo respiro tornò regolare. Corrugai la fronte: pensava forse che una donna non possa uccidere?
“Sono io”.
Il mio cuore perse un battito e per poco non persi la presa sul pugnale. Lui tentò di sbloccare il braccio destro dal peso del mio ginocchio, ma aumentai la pressione della lama sul suo collo e sentii la sua pelle lacerarsi lievemente in una piccola linea rossa, mentre inspirò con forza.
Doveva rimanere al suo posto.
“Sei… diversa”.
Oh, davvero?
“Un vaso rotto e poi riparato non sarà mai bello e spendente come in origine” ribattei cinerea.
Lui rimase in silenzio, forse ripensando a quanto avessi detto.
Mi aveva spezzata.
Allora? Perché sei qui?” lo incalzai.
“Voglio vivere… con voi. Ho portato a termine il mio compito”.
Una risata isterica sfuggì dalle mie labbra fino a spegnersi in un lamento indistinto e agghiacciante.
“Hai anche il coraggio di pensarlo?”.
In un unico e fluido movimento mi ritrovai in un battito di ciglia sotto di lui, con la lama ora rivolta contro la pelle delicata del mio collo.
Il mio respiro era un singulto: mai aveva usato le sue abilità per sovrastarmi.
Credimi, Angelica, se ti dico che avrei preferito morire piuttosto che abbandonarvi… “.
Una goccia calda e salata cadde sulle mie labbra e mi resi conto che una sua lacrima era sfuggita dal suo autocontrollo di ferro.
Lentamente allontanò la lama dalla mia gola e con la stessa lentezza avvicinò il suo volto al mio. Sapevo cosa sarebbe successo dopo quei momenti il cui unico rumore erano i nostri respiri, ma non feci nulla per impedirlo.
Una parte di me non voleva rispondere a quel bacio, non voleva farsi sfuggire quei sospiri di piacere e non voleva che toccassi quel corpo che tanto mi era mancato.
Interruppi quel bacio che sapeva di scuse e dispiaceri e mi avvicinai a lui, più di quanto non lo fossi già.
“Domani mattina sarai ancora qui?”.
Sentii le sue labbra sfiorarmi la fronte “Sì… e sarà così per molto, molto tempo”.
Sorrisi al suo petto accogliente e con il cuore palpitante compresi che eravamo appena diventati una famiglia.
Bentornato a casa, amore mio”.

Fine
   
 
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