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Autore: mrs konstantyn    11/06/2017    0 recensioni
Aveva più volte desiderato di essere un mortale.
Di poter metter fine alle sue sofferenze così semplicemente, come gli uomini che tanto lo affascinano, che tanto gli fanno invidia.
Si era ferito, aveva gridato, imprecato, bestemmiato quel Dio lontano, che era impassibile alla sua sofferenza, a cui non importava quanto una sua creatura desiderasse morire, piuttosto che vivere da solo quell'inferno.
Solo.
Sì, Francis credeva di esserlo.
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WWII!FrUK, song-fic scritta sulle note di "Je vais t'aimer" di cui ho tradotto il testo perché risultasse comprensibile). Spero vi piaccia.
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tanto da far divampare l'inferno nei tuoi occhi,

25 agosto 1994

Arthur stringeva tra le braccia il suo amato, aggrappato a lui con tutte le forze -per quanto deboli siano- che gli rimanevano. Francis restava in piedi solo grazie all'inglese.
La testa era appoggiata sulla spalla del più piccolo, i lunghi boccoli biondi, spettinati e bagnati, vi ricadevano scomposti. Strinse tra le dita la giacca della divisa, sudicia e lacerata, e finalmente pianse. Le sue erano lacrime di sfogo, gocce di libertà, che lo sgravarono dell'orribile peso dell'orgoglio, colui che lo aveva costretto a trattenerle per così tanto, e farsi forza, per la sua Patria.

Da far pregare e supplicare le nostre mani,

Aveva sepolto da tempo tutte le sue speranze di rivederlo. Era arrivato a rassegnarsi al suo stato di prigionia, che ormai era arrivato a sembrargli eterno, come le pene dell'inferno. Francia le aveva provate tutte sulla sua pelle, davvero.

Io ti amerò.

Se era riuscito a sopravvivere ad alcuni di quei lunghi, atroci giorni, solo grazie al pensiero di Inghilterra -del suo viso, dei suoi baci, del suo sorriso o dei suoi insulti, addirittura-, altri erano trascorsi in compagnia di quel tormento, di quel pensiero maligno, che tentava di convincerlo che l'inglese lo avesse già abbandonato.
Che, per lui, non sarebbe valsa la pena di salvarlo.

Io ti amerò.

Aveva più volte desiderato di essere un mortale.
Di poter metter fine alle sue sofferenze così semplicemente, come gli uomini che tanto lo affascinano, che tanto gli fanno invidia.
Si era ferito, aveva gridato, imprecato, bestemmiato quel Dio lontano, che era impassibile alla sua sofferenza, a cui non importava quanto una sua creatura desiderasse morire, piuttosto che vivere da solo quell'inferno.
Solo.
Sì, Francis credeva di esserlo.

Come non sei mai stato amato.
Io ti amerò.

Se solo le preghiere di Arthur, in quegli stessi giorni, avessero potuto raggiungerlo.
Lui non era mai stato un grande credente, e fino ad allora, neanche una volta aveva sentito il bisogno di aggrapparsi a qualcosa, di implorare un'entità distante ed intangibile.
Colui a cui rivolse ogni sua invocazione, fino a quel 25 agosto, fu Francia.
Francia era la sua divinità.

Più di quanto in sogno hai immaginato.
Io ti amerò.

Trovandosi faccia a faccia, entrambi avevano creduto ad un miraggio, una proiezione costruita dal dolore. Bastò gettarsi l'uno tra le braccia dell'altro, per capire che non stavano vivendo un sogno.
Che erano vivi, e insieme.

Tanto da cerchiare i nostri occhi e farli chiudere,

«Espèce d'idiot!- Fu la prima frase che Arthur gli sentì pronunciare. Stranamente, non gliene importò assolutamente nulla. -Hai idea di quanto... quanto ti ho aspettato?»
Francis si stava evidentemente sforzando per parlare, così l'altro decise di metterlo a tacere.

Da far soffrire, da far morire i nostri corpi,

«Je suis vraiment désolé.- La sua pronuncia non era delle migliori, da tanto non parlava quella lingua così musicale, che per lui sapeva di arroganza, presunzione, ma anche, inevitabilmente, di casa. -Deve essere stato difficile resistere così, ma lo è stato anche per me.- Sospirò, appoggiando una mano sulla testa del biondo. -Adesso, però, è finita. Sono arrivato»

Da far volare le nostre anime al settimo cielo,

Il labbro inferiore di Francis, spaccato e tremolante, si incurvò in una smorfia pietosa di malcelato sforzo, che resse solo qualche istante, prima che il francese scoppiasse in lacrime. Nascose la testa sul petto dell'inglese, soffocando la sua voce flebile, che uscì con uno squittio. «Ti odio così tanto!»

Da crederci morti e fare ancora l'amore,

«Anche io, France. Non smetterò mai.»

Io ti amerò

Ti amerò.

   
 
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