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Autore: mrs konstantyn    11/06/2017    0 recensioni
«Comunque non sono gay.» Bofonchiò indispettito, accelerando poi il passo, sperando inutilmente di riuscire a chiudere il discorso, se fosse entrato velocemente in casa, e ritirato in camera sua prima che il latino avesse formulato una risposta. Le sue speranze furono vanificate quando sentì Romolo sbuffare alle sue spalle. «Non ricominciare.- Usò lo stesso tono di chi sta spiegando, per la decima volta, un concetto veramente semplice ad un interlocutore duro di comprendonio. -Se dormi con gli uomini, non so come altro dovrei chiamarti.»
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Ancient GerIta (Impero Romano x Germania Magna)
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Antica Roma, Germania Magna, Germania/Ludwig
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Allora, hai detto ai tuoi figli che sei gay?»
Ariovisto rischiò di strozzarsi con la birra che stava bevendo. Sbatté il boccale sul bancone, e dopo aver tossito varie volte per colpa della bevanda andatagli di traverso, prese dei profondi respiri, riacquistando gradualmente un colorito naturale.
«Questa ti sembrerebbe una cosa da dire in pubblico?» Ringhiò, guardando Romolo in cagnesco. Come unica risposta, ottenne un'alzata di spalle, segno che, effettivamente, l'ex Impero non riteneva l'argomento per niente scabroso. «Vuoi continuare a tenerlo segreto? Sono i tuoi ragazzi, andiamo! Non credo si scandalizzerebbero.» I suddetti giovani, poiché entrambi fidanzati con due uomini, avrebbero dovuto avere, almeno teoricamente, ben poco in contrario alle tendenze dell'Antica Germania, che tuttavia era restio a rendere pubblico quel piccolo segreto di cui, fino ad allora, Roma era l'unico a conoscenza.
«Non gli servirebbe sapere queste cose. La mia vita privata non li riguarda.» Tentò di concludere, bevendo poi un lungo sorso dal suo boccale. Si fermò poi, per guardare di traverso l'altro, ed aggiungere un altro punto alla questione. «E comunque, non credo che tu ti comporteresti diversamente con i tuoi nipoti.» Di certo, il suo atteggiamento abrasivo non si smorzò, quando il Latino gli scoppiò a ridere in faccia, con un fragore che egli trovò fuori luogo. «Per carità, non sai quanto mi piacerebbe avere l'occasione di farlo anche con un uomo. In vita mia non ne ho mai avuto il tempo.» Sospirò affranto, appoggiando la testa su una mano, come per riflettere o ricordare chissà cosa. Sorvolando sui dubbi che il concetto di "non avere tempo", per qualcosa di simile, scaturirono nella mente di Ariovisto -il concetto, espresso da un impero pluricentenario, poteva risultare addirittura comico-, rimaneva il fatto che il biondo trovasse illogico il collegamento tra lo strano desiderio dell'amico di avere un'esperienza con un uomo, e la convinzione che fosse giusto e necessario raccontare quel tipo di dettagli ai propri figli.
Avrebbe voluto portare avanti la discussione fino a spuntarla, considerata la sua assoluta convinzione di essere nel giusto, ma la prospettiva di essere costretto ad ascoltare altri interminabili sproloqui, che sarebbero terminati, eventualmente, con delle battute indecenti, lo convinse che sarebbe stato meglio ingoiare il rospo, facendosi aiutare da un altro bicchiere di Heineken.

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Ariovisto non intravide neanche una mera possibilità di liberarsi dalla fastidiosa presenza di Romolo, per soltanto un paio d'ore. L'amico, un po' alticcio ma ancora energico, aveva insistito a lungo per tornare a casa con lui, nonostante il Germanico lo avesse assicurato che non si sarebbe assolutamente sentito solo, se l'altro avesse deciso di rimanere al pub berlinese per ancora qualche ora. La decisione di ospitarlo per il weekend, cosicché il Latino potesse far visita a Feliciano, a sua volta stabilitosi a casa del compagno tedesco, gli parve improvvisamente una scelta folle, sulla quale, magari, avrebbe dovuto riflettere più a lungo.
Il castano, da quando avevano lasciato il locale, non aveva smesso un attimo di parlare: saltava da un argomento all'altro con una rapidità ed una casualità sconcertanti. Aveva iniziato raccontando quanto fosse cresciuto il suo Lovino -il quale viveva stabilmente a Roma con Antonio, rendendo semplice fargli un'improvvisata di tanto in tanto-, ed arrivando, Dio solo sapeva come, ad esprimere la sua aspirazione di visitare i paesi scandinavi.
Dopodiché, tra di loro era calato improvvisamente il silenzio, nel quale il biondo intravide un'occasione per a specificare un concetto, affrontato durante il loro precedente dibattito.  «Comunque non sono gay.» Bofonchiò indispettito, accelerando poi il passo, sperando inutilmente di riuscire a chiudere il discorso, se fosse entrato velocemente in casa, e ritirato in camera sua prima che il latino avesse formulato una risposta. Le sue speranze furono vanificate quando sentì Romolo sbuffare alle sue spalle. «Non ricominciare.- Usò lo stesso tono di chi sta spiegando, per la decima volta, un concetto veramente semplice ad un interlocutore duro di comprendonio. -Se dormi con gli uomini, non so come altro dovrei chiamarti.»
Fortunatamente, il Germanico gli stava dando le spalle quando pronunciò quell'ultima frase: questo impedì a Roma di vederlo arrossire in maniera indecente, fino alla punta delle orecchie.
Infilò con rapidità inaudita le chiavi nella serratura, compì nervosamente i tre giri sufficienti, ed una volta aperta la porta, fuggì dentro la residenza a passo spedito. Non dando neanche un minimo peso allo scatto d'ira dell'Antica Germania, Roma entrò a sua volta in casa, togliendosi la giacca e lanciandola con grazia sorprendente sul divano.
«In ogni caso,- continuò Ariovisto dalla cucina, alzando la voce e rendendo ancora più palese la sua frustrazione. -non significa che siccome sperimento da un po' questo tipo di esperienze, devo per forza essere diventato omosessuale, d'accordo?»
Roma comparve alle sue spalle in un lampo, facendolo trasalire, quando udì la sua voce così vicina. «Mi stai dicendo che hai iniziato di recente?- Accentuò le ultime parole con un certo sarcasmo, che di certo non passò inosservato alle orecchie dell'altro. -Non farmi ridere! È da quando ti conosco che aspetto il tuo...- Si bloccò, non ricordando il termine che avrebbe voluto usare. -Come dicono ai giorni d'oggi?- Rimase qualche istante con le sopracciglia alzate, dopodiché si diede uno schiaffo in fronte, ricordando di repente.- Giusto: il tuo coming out
Il biondo non poté trattenersi dallo spalancare la bocca, sempre più incredulo. Nella sua testa, stava già organizzando una sequenza dei migliori insulti con cui apostrofare il latino, quando, per l'ennesima volta, quest'ultimo lo interruppe ancora.
«O magari potresti aver ragione tu.- Germania sbatté le palpebre un paio di volte, a dir poco perplesso. -Magari, sei molto più etero di quanto io pensi.» Con un gesto delle mani, che alzò entrambe, sottolineò la sua indecisione. «Tutto sta nel dimostrarmelo.» Concluse, ridendo sotto i baffi in modo fastidiosamente evidente. Il padrone di casa incrociò le braccia al petto, battendo il piede destro per terra, come a manifestare la sua impazienza. «E come potrei fare, secondo te?» Domandò esausto.
«Vediamo se riesci a capirmi.» La luce maliziosa nei suoi occhi non era affatto rassicurante. Quando Romolo si sporse verso di lui, tanto da arrivare ben oltre la distanza di sicurezza dal suo volto, Ariovisto pregò tutti i suoi Dèi di aver male interpretato le intenzioni ambigue del primo. «Ti andrebbe di provare?» Sussurrò allusivo, ed afferrò i fianchi del germanico, avvicinandolo pericolosamente a lui. Il Germanico si trovò appiccicato contro il petto del Romano, tanto vicino da poter sentire il suo respiro caldo sulla pelle, senza alcuna intenzione di respingerlo -la cosa lo preoccupò enormemente-.
Ariovisto fu convinto di aver perso la sua sanità mentale quando, con un cenno lento ed accennato del capo, acconsentì.

~

Roma si sarebbe aspettato di tutto e di più, per il suo risveglio: da un pugno sul cranio, ad una richiesta di bis. Tutto, fuorché trovarsi, in piedi davanti al letto e con una faccia che definire scioccata sarebbe stato riduttivo, il figlio minore di Ariovisto. Ludwig non avrebbe potuto scegliere momento peggiore per fare un'improvvisa al padre.
In men che non si dica, nell'appartamento tedesco era scoppiato il finimondo. Il castano credette che sarebbe morto fisicamente per effetto dell'ilarità.
«Non c'è niente di male se anche tuo padre ha provato "qualcosa di nuovo".- Si intromise, ad un certo punto, coprendosi la bocca con una mano e soffocando una risata. -Dopotutto, sembra che sia di famiglia, non trovate?»
Dopo essersi beccato un'occhiataccia più che eloquente da padre e figlio in contemporanea, Romolo si rassegnò ad assistere al dramma familiare in scena davanti ai suoi occhi. Certo, forse sarebbe stato lecito dare ad entrambi gli anziani un minuto di privacy per rivestirsi, ma di certo non era lui quello che si sarebbe potuto trovare a disagio in un contesto simile, in quanto l'aggettivo "pudico" non rientrasse tra quelli che lo descrivevano meglio. Perciò, decise di godersi lo spettacolo, non mancando mai di condire i dialoghi con dei commenti ammiccanti, che avrebbero reso le cose difficili per il povero Ariovisto.

   
 
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