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Autore: mrs konstantyn    11/06/2017    0 recensioni
Essere fidanzato con l'esuberante personificazione degli Stati Uniti d'America era paragonabile in tutto e per tutto un lavoro a tempo pieno. Molto spesso, Giappone finiva per vedere se stesso nelle vesti di un babysitter, piuttosto che in quelle di un partner. Certo, il timido asiatico non era esattamente in costante ricerca di attenzioni -anzi, era convinto di non averne proprio bisogno-, tuttavia, di recente, si era reso conto di sentire la necessità di quell'affetto e quelle premure tipiche delle coppie innamorate, riassumibili con una singola parola: romanticismo.
Con frequenza allarmante, aveva anche notato come quelli che entrambe le nazioni erano abituati a definire degli "appuntamenti" fossero in realtà molto più simili a delle uscite tra amici, libere da obbligazioni della galanteria o vezzi superflui, ma ugualmente piacevoli, le quali, però, il giapponese mai aveva sperimentato durante quella relazione, e di cui la mancanza cominciava a pesare irrimediabilmente.
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Ameripan, slice of life
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Giappone/Kiku Honda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Essere fidanzato con l'esuberante personificazione degli Stati Uniti d'America era paragonabile in tutto e per tutto un lavoro a tempo pieno. Molto spesso, Giappone finiva per vedere se stesso nelle vesti di un babysitter, piuttosto che in quelle di un partner. Certo, il timido asiatico non era esattamente in costante ricerca di attenzioni -anzi, era convinto di non averne proprio bisogno-, tuttavia, di recente, si era reso conto di sentire la necessità di quell'affetto e quelle premure tipiche delle coppie innamorate, riassumibili con una singola parola: romanticismo.

Con frequenza allarmante, aveva anche notato come quelli che entrambe le nazioni erano abituati a definire degli "appuntamenti" fossero in realtà molto più simili a delle uscite tra amici, libere da obbligazioni della galanteria o vezzi superflui, ma ugualmente piacevoli, le quali, però, il giapponese mai aveva sperimentato durante quella relazione, e di cui la mancanza cominciava a pesare irrimediabilmente.

Specificare che, nonostante questa esigenza, Kiku non si fosse ugualmente spinto ad esprimere esplicitamente il suo desiderio, è ovviamente superfluo.

Difatti, l'asiatico non aveva espresso alcun tipo di disappunto, quando il fidanzato gli aveva proposto una serata al cinema per vedere un nuovo film appena uscito, di cui già la critica si stava impegnando a tessere mille lodi. Aveva accettato quasi senza fiatare, facendo un cenno di assenso con la testa ed accompagnandolo con un educato "sono d'accordo".

E così era stato costretto -come se egli avesse opposto una qualche resistenza- a sorvolare l'oceano in aereo, rischiando di soccombere al jet leg e al conseguente nervosismo, soltanto per restare seduto due ore e vari minuti nella sala buia di un cinema impestato da odore di fritto, ad assistere ad un musical di dubbio gusto, incorniciato da una più che ovvia storia d'amore per nulla convincente.

Giappone tirò un sospiro di sollievo quando i titoli di coda iniziarono a scorrere dal basso verso l'alto dell'enorme schermo di proiezione, e fu uno dei primi ad alzarsi dalla poltrona di stoffa che aveva occupato, inneggiando interiormente alla libertà riacquistata.

Non sapeva se, il fatto che persino America fosse rimasto scontento dalla pellicola, fosse da considerarsi un lato positivo piuttosto che negativo.

Il biondo occidentale aveva un'espressione delusa ed amareggiata, e la mantenne finché non uscirono dal multisala, alternando sonori sbuffi contrariati a commenti sul genere di "mi aspettavo qualcosa di meglio." Non che Giappone non fosse d'accordo, anzi, ma la sua mente era impegnata da tutt'altra parte, quindi lo scarso apprezzamento per il film appena visto passò rapidamente in seconda posizione.

Lo sconsolato duo ebbe però soltanto una frazione di secondo, dopo aver lasciato la struttura, per interrompere le sue lamentele, interiori od esteriori che fossero, ed accorgersi di come, ciliegina sulla torta per coronare la patetica serata, avesse iniziato a piovere a dirotto.

«Oh, are you serious?» Esclamò ad alta voce Alfred, alzando le braccia al cielo come per rivolgersi direttamente ad esso.

Kiku fece caso appena alla manifestazione di malcontento dell'americano, concentrandosi invece sulla visione della città offuscata dalla pioggia.
Ormai aveva perso il conto di quanti registi l'avessero prediletta per ambientare delle scene d'amore -diventate improvvisamente il suo pensiero fisso.-

"Se fossimo in uno di quei film- rifletté Giappone - ora lui dovrebbe togliersi la giacca e coprirmi per evitare che mi bagni."

Purtroppo, quella non fu esattamente la svolta della situazione. Alfred preferì di gran lunga strattonare l'esile fidanzato per attuare una fuga repentina verso la macchina, la quale si rivelò comunque inutile, visto che gli sfortunati riuscirono a raggiungere la vettura solo dopo essersi fatti una tutt'altro che piacevole doccia fredda.

Dopo quell'ultima goccia, le speranze di Kiku di riuscire ad avere comunque un appuntamento decente erano inevitabilmente sfumate.
E, tuttavia, il moro non si mostrò esternamente contrariato. L'unico gesto che compì fu togliersi la felpa fradicia, lasciando a coprire il torace soltanto una leggera canotta bianca, quando vide l'altro fare lo stesso con la propria giacca.

Venne scosso da un brivido freddo lungo la colonna vertebrale, e subito si strinse nelle spalle, tremando come un gattino bagnato.

Avvertì l'automobile barcollare in seguito a vari movimenti sgraziati provenienti dalla sua sinistra, e prima che andasse lo sguardo, ancora fisso sulle proprie gambe, vide una maglietta bianca appoggiarvisi sopra. Il corvino si voltò allora verso il fidanzato, e trattiene il fiato, quando la figura del biondo a torso nudo si parò davanti ai suoi occhi.
«Puoi metterla tu, io non ho freddo.» Disse fieramente quello, ed anche se Kiku aveva più di un dubbio su quanto vere fossero quelle parole, accettò senza complimenti, mormorando un ringraziamento nella sua lingua, ed indossò la t-shirt del ragazzo. Inutile dire che era comicamente enorme, ma almeno lo copriva a dovere. Una volta che
«I'm sorry... this date was a mess.- Alfred si passò una mano sul collo, tenendo lo sguardo sull'interessantissimo freno a mano dell'auto. -Avrei voluto farti divertire, ma con questo tempo anche la cena è rovinata.» Fece una smorfia, mostrandosi arrendevole di fronte a quella giornata storta. Giappone, il qual è mai si sarebbe aspettato un crollo emotivo di quel calibro, rimase di stucco. Si sforzò di chiudere la bocca, rimasta aperta con la forma di una "o", ed azzardò a rispondere, utilizzando la sua consueta voce lieve. «Se vuoi... possiamo andare a casa tua.- Si schiarì la voce, specificando le sue intenzioni. -Anche tu hai una PlayStation, giusto?» Gli occhi di America, che intanto aveva alzato la testa per prestare attenzione alle sue parole, scintillarono, come quelli di un bambino di fronte alla vetrina di un negozio di dolciumi. Si slanciò verso il sedile del ragazzo con enfasi, abbracciandolo così forte da fargli mancare l'aria. L'orientale, che ormai aveva fatto l'abitudine a quell'indole irruenta e confusionaria, si limitò a picchiettare pacatamente con il palmo sulla schiena di Alfred.
Quando la stretta a cui era sottoposto si allentò, Kiku riprese lentamente fiato. Ma, nonostante avesse sciolto l'abbraccio, l'americano rimase a pochi centimetri dal giapponese, che lo fissava piuttosto perplesso. Aprì la bocca per domandare cosa l'altro stesse facendo, ma qualsiasi quesito fu zittito dalle labbra morbide di Alfred, che si premettero con fretta sulle sue, già dischiuse. Giappone non fece in tempo ad analizzare la situazione, che già aveva iniziato a rispondere automaticamente al bacio. Poco prima di cadere in balia delle sue emozioni, un pensiero fino ad allora ignorato lo colse: non era forse quella semplicità della loro relazione, a piacergli così tanto? Non bastava un venerdì pomeriggio su un divano, davanti ad un televisore fino a tarda ora, finendo per addormentarsi spalla contro spalla in soggiorno, per sentirsi felice?
Aveva temporaneamente perso di vista l'amore che provava per la spontaneità del loro rapporto, un amore da adolescenti nonostante tutto quello che avevano alle spalle.
Con un peso in meno sul petto, il moro si lasciò definitivamente andare, senza alcun ripensamento, nessun calcolo.

E fu quando le sue esili braccia si aggrapparono al forte busto di America, che egli capì che GTA 5 avrebbe dovuto attendere.

   
 
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