Capitolo 5
Il
tragitto per tornare a casa le sembrava non finire mai e, come se non
bastasse,
c’erano coppiette felici ovunque.
Sembrava come se l’universo la stesse punendo mostrandole la
felicità che le
era stata negata.
Da quando era piccola ai suoi ventun anni avrebbe giurato che mai aveva
visto
tante coppie felici quanto ne aveva viste solo facendo il tragitto
verso casa.
Il pensiero fu subito eliminato in quanto lei non credeva nel destino o
in tutte quelle cazzate che cercano di
infilarci in testa, il karma e tutto il resto, se lo ripeteva
sempre.
Se è successa una cosa bella, tanti auguri, se è
successa una disgrazia.. È
successa, perché continuare a interrogarsi sul motivo?
Quell’aria di spensieratezza, dolcezza e romanticismo
iniziava a soffocarla.
Aumentò il passo per arrivare prima a casa, buttarsi nel
letto e dimenticare i
brutti accaduti.
Ma sembrava che non dovesse.
Una volta arrivata alla metro dovette aspettare più di
trenta minuti affinché
arrivasse quella che l’avrebbe portata a destinazione, oltre,
questo una volta
arrivata, la chiave di casa sembrava essere magicamente sparita.
«Aaah, maledette borse grandi» imprecò
mentre controllava la borsa da cima a
fondo.
«Hai perso qualcosa?»
Non aveva sentito i passi dietro di lei, così non appena
sentì la voce le venne
un colpo al cuore.
«Allora?»
Anita cercò di sembrare il più neutra possibile,
non voleva fargli capire che
aveva visto, che sapeva e che non lo voleva mai più vedere.
«Sì, non trovo le..»
«Queste?» domandò Kevin sventolandole
davanti agli occhi un mazzo di chiavi, il
suo.
«Come fai ad avercele tu?»
«Le ho trovate a terra e ho visto che erano tue. Sai, infatti
è un po’ strano
visto che erano davanti al miglior Bistrot di Londra» rispose
tranquillo lui
aprendo la porta ed entrando dentro.
«Cosa? Come hanno fatto a..»
«Che ci facevi lì?» le
domandò con voce profonda e guardandola negli occhi.
«Di certo non ero venuta lì a vedere la bionda con
cui ci provavi» rispose lei
con strafottenza.
Kevin rimase impietrito.
«Beh, comunque ringraziami. Se fossi arrivato alla metro un
secondo più tardi
tu avresti dovuto aspettare un bel po’ di tempo prima di
rientrare in casa»
«Se tu non fossi arrivato avrei fatto cambiare la
serratura.»
«E chi ti cambia la serratura alle dieci di sera?»
«Avrei trovato un posto dove stare, a proposito, cosa ci fai
qui? La bionda non
può ospitarti?»
«Lo sai che mi piaci un casino quando sei
incazzata?»
Quelle poche parole fecero sbroccare Anita.
Incazzata? E perché mai sarebbe dovuta esserlo? Solo non
capiva come le sue
chiavi fossero cadute davanti al Bistrot, e come lei non si sia accorta
di
Kevin una volta scesa dalla metropolitana. In fin dei conti erano sulla
stessa
metro.
«E perché mai dovrei essere incazzata?»
«Vediamo… Perché sai che mi puoi
perdere» a quelle parole Anita alzò gli occhi
al cielo «Perché mi ami e ti da fastidio che altre
ragazze ci provino con me»
«Quindi stai ammettendo che quella ci stesse provando con
te»
Kevin sorrise.
«Quindi stai ammettendo che sei gelosa»
Anita sbuffò «Senti, non mi importa, va bene? Fai
come vuoi, sei già sparito
per un giorno e mezzo, ormai puoi fare quello che vuoi, solo.. Lasciami
in
pace, va bene? Buonanotte»
Cercò di andare in camera da letto il più veloce
possibile, le lacrime
iniziavano a bagnarle il volto, e lei non voleva che qualcuno la
vedesse
piangere.
Così richiuse la porta alle sue spalle, lasciò
Kevin seduto sul divano nel
salotto e si buttò nel letto, cercando di addormentarsi.
Aveva avuto una giornata abbastanza pesante, non sapeva cosa farne con
Kevin ne
tantomeno aveva voglia di parlarci e di sapere le sue patetiche scuse.
Era in dormiveglia quando sentì la porta chiudersi e un
corpo che saliva nel
letto per poi stendersi accanto a lei e abbracciarla.
«Sono state giornate lunghe senza di te» si
sentì sussurrare all’orecchio.
«E allora perché non sei tornato?»
domandò voltandosi, era assonnata ma
riusciva ancora a capire.
«Non sapevo come comportarmi»
«Non mi hai risposto ai messaggi, alle chiamate.. Ero..
preoccupata»
«Lo ero anche io quando mi sono svegliato e tu non
c’eri, non sapevo cosa avevi
in testa» le disse dolcemente dandole un bacio sulla fronte.
«Avevo solo bisogno di stare un po’ da sola, tutto
qui»
«Sei andata a chiacchierare con qualche ex?»
«Hai davvero pensato quello che mi hai appena
detto?» disse faticando a
trattenere le lacrime.
«Senti.. Lo sai come sono»
«Ovvero? Geloso, permaloso? E tu sai come sono io
invece» rispose girandosi
verso di lui.
«Ma tesoro.. Stai piangendo»
Il modo di fare di Kevin la lasciò stupita.
Non le era mai successo di piangere davanti a qualcuno, e il fatto che
lui le
stesse asciugando le lacrime la tranquillizzava, la faceva sentire
protetta.
Come solo lui sapeva fare.
«Shh… Tranquilla, ci sono io qui con te, sono
tornato» cercò di farla smettere
di piangere.
«Sì sì, sta’ tranquillo che
ne parliamo domani» rispose lei per poi
addormentarsi.
Kevin non replicò, ma l’abbracciò come
era solito fare in quei due mesi.
La
mattina fu tranquilla, ma carica di tensione fra i due.
Qualsiasi parola di troppo avrebbe scatenato un tornado.
Kevin non fece alcuna battuta sulle scarsi doti culinarie di Anita, e
l’unica
parola che lei disse quando lui arrivò in cucina fu un
semplice buongiorno.
«Bene,
ora questo pollo al forno è solo da buttare»
«Mi.. mi avevi preparato il pollo al forno?» chiese
stupito Kevin.
Le aveva detto in più occasioni che quello era il suo piatto
preferito, ma mai
si sarebbe aspettato che lei riuscisse a cucinarglielo.
«Già, ma la prossima volta sarà quella
bella biondona a preparartelo, sarà più
brava di me in cucina vero?»
Kevin provò a controbattere.
«Ma tesor...»
«Ah ma certo! Chiunque è meglio di me ai
fornelli!»
«Beh, ahahah, questo si sapeva g..»
un’occhiata furente da parte di Anita bastò
a zittirlo e a fargli capire che stava camminando in un campo minato.
«Bene, allora vai a fare colazione con la bionda visto che io
non so cucinare!»
detto questo prese la padella in cui stava facendo friggere il bacon e
la gettò
nell’immondizia.
Questo bastò a far sbroccare anche Kevin.
«Se è quello che vuoi ti accontento visto che
nemmeno vuoi sapere tutta la
storia!»
«Ah sì? E cosa ci sarebbe da sapere visto che
è palese che dopo un giorno in
cui abbiamo litigato, un litigio che potevi benissimo evitare visto che
fra
tutti i ragazzi con cui ho avuto una relazione, finita
perché non ci trovavo
nulla in comune, tu sei solo il secondo con cui vado a letto, tu hai
iniziato a
vederti con un’altra!»
«Ma cosa cazzo dici? Quella “bella
biondona” non era altro che una semplice
cameriera!» urlò Kevin.
«Beh, allora ti avrà servito abbastanza bene,
no?»
«Ascoltami bene, quella cameriera stravede per me, ed
io..»
«E tu cosa? Ah, sì, bella questa. Sa che la
cameriera è pazza di lui, e Kevin
Pearson che fa? Va a mangiare nel suo locale! Questa come me la
spieghi?»
«Non è colpa mia se in quel Bistrot fanno
l’hamburger più buono della
città!»
Anita non seppe più cosa dire.
Qualsiasi cosa avrebbe detto sarebbe stata sicuramente smentita o
giustificata,
e in più a primo mattino aveva esaurito la voglia di
lanciare frecciatine.
Concluse il discorso con un “Io vado a fare colazione da
Starbucks”.
«Come sarebbe a dire? Tu odi quel locale, dici sempre che
fanno le bevande
peggiori di sempre!»
«Sì, ma c’è un cameriere che
stravede per me, chissà che non mi offra
qualcosa!» disse andando a prendere la borsa pronta per
uscire.
Odiava Starbucks, questo era vero, e non c’era nessun ragazzo
che le andasse
dietro visto che lei non frequentava mai il locale.
Ma doveva fargliela pagare a Kevin. Forse era stato un gesto infantile
e
stupido, ma la rendeva felice.
Ci stava prendendo gusto nel vederlo sclerare.
Lui l’aveva seguita fino al salotto.
«No no tu ora resti qui, terminiamo il discorso e poi vai
dove cazzo vuoi visto
che con te non ci si può parlare» le disse
afferrandola da un polso e facendola
girare verso di lui.
«Che c’è? Ti da fastidio che io vada
dove c’è qualcuno che STRAVEDE per me? Non
farmi ridere.»
Lui era abbastanza serio, e questo la fece preoccupare.
«Sai una cosa? Fai cosa vuoi, non me ne importa
più.»
«Ah a te non importa più nulla? Sapessi a me! Sei
sparito per due giorni e mi
sono addirittura preoccupata per te, ma a quanto pare non ne
è valsa la pena
visto che sei più stronzo di prima!»
Non pensava veramente ciò che disse, ma le dette abbastanza
carica per uscire
vincitrice dalla conversazione.
«Ah, quel regalino sul tavolo è per te, se non lo
apri quando rientro lo getto
nella spazzatura insieme alla colazione, visto che non sai mai
apprezzare
nulla!» dette queste parole uscì di casa sbattendo
la porta, sicura che il suo
ragazzo non l’avrebbe fermata.
Quelle parole fecero riflettere Kevin, che si chiese se quella
relazione
potesse continuare nel tempo o fosse meglio troncarla in quel modo, in
fin dei
conti ormai la spensieratezza, la gioia e la felicità dei
giorni che si
susseguirono al loro primo bacio sembravano svaniti.
Però doveva ammettere che c’era una cosa che non
era svanita.. l’amore.
Tra un litigio e l’altro c’era la dimostrazione che
si amavano, e
l’atteggiamento di Anita gli aveva fatto capire che anche lei
ci teneva, anche
se cercava di mascherarlo.
Se non lo avesse amato non avrebbe mai fatto una sceneggiata come
quella
mattina.
Non le avrebbe fatto quel regalo che giaceva sul tavolino in attesa di
essere
aperto.
Ma era anche vero che una relazione non poteva continuare in quel modo,
prima o
dopo avrebbe portato entrambi alla disperazione. Ne era sicuro.
C’era una cosa che lo aveva colpito quella mattina, il fatto
che Anita aveva
ammesso che, fra tutti i ragazzi con cui aveva avuto una relazione lui
fosse
soltanto il secondo ad andare più in la di un semplice bacio.
E più tempo passasse più si rendeva conto che
quella ragazza era unica.
Non dimostrava molto a parole, ma lo faceva con i gesti.
Con gli altri poteva essere fredda, cinica, distante, ma con lui
diventava una
migliore amica, una sorella, una moglie, un’amante.
Già dal giorno in cui l’aveva conosciuta aveva
capito che sotto la maschera
della ragazza che non credeva nell’amore, nelle relazioni,
nelle persone, in
realtà si celava una donna che guardava il mondo con gli
occhi di una bambina,
che, anche se non voleva ammetterlo a se stessa, sognava la sua favola
felice.
E lui in questa favola sarebbe stato il principe o
l’antagonista?
Si sentì in colpa per il fatto che mano a mano che il tempo
passava la ragazza
metteva da parte i suoi hobby,
le sue
abitudini, pur di restargli accanto, di mantenere il suo passo.
E lui cosa faceva? La giudicava, l’abbandonava.
Ma non sarebbe più successo.
Lui sarebbe cambiato, l’avrebbe fatto per il forte sentimento
che nutriva verso
di lei.
E l’avrebbe aiutata a migliorare, non per lui, quanto per lei
stessa.
Mentre
aveva questi pensieri per la testa decise di aprire il regalo, e rimase
piacevolmente meravigliato da quello che si trovò sotto gli
occhi.
In
onore di quello che è volato in cielo
quando ci siamo conosciuti, spero che questo sia migliore. PS:
è resistente
all’acqua :P ,
c’era scritto sul
bigliettino.
Era uno SmartWatch di ultima generazione, e alla lettura del
bigliettino gli
tornò in mente un ricordo che lo rese felice.
«Ehi
ma che stai facendo? Sei pazza!» esclamò
guardandola felice in quel modo.
«E beh? Vieni anche tu, dai!» rispose lei tirandolo
a sé sotto la pioggia.
Lui la guardava sollevare lo sguardo al cielo mentre sorrideva, e
sorrideva
anche lui.
Il suo sorriso era la sua arma segreta contro ogni imprevisto.
Poco importava che il giorno dopo si sarebbero svegliati con la febbre,
lei era
felice.
Infatti
la febbre fu inevitabile, ed il suo SmartWatch non diede più
cenni di vita da
quel momento.
Ma non era importante.
Si era appena reso conto che, quel sorriso che amava tanto, glielo
aveva tolto
lui stesso.
E chissà se lo avrebbe mai più rivisto.
Ma una cosa era certa, non si sarebbe lasciato sfuggire una ragazza
come Anita.
Anita
si trovò a passeggiare affamata senza una meta.
Non era sua intenzione uscire di casa, ma ormai l’aveva
fatto, e non sarebbe
tornata indietro.
All’improvviso si sentì chiamare, riconobbe la
voce ma non aveva minimamente
l’intenzione di voltarsi.
Sentì un rumore di passi che velocemente si avvicinava a lei.
«Non credi che dovremmo chiarire?» le
domandò Kevin dopo averla fermata.
«Chiarire cosa? Ci abbiamo provato stamattina, e non
è andata come doveva.»
Iniziò a piovere piano piano, poi a dirotto.
Loro due erano al riparo sotto una tettoria di un qualche negozio,
c’era un
silenzio imbarazzante fra di loro.
«Ascoltami.. Io ho sbagliato, ma anche tu..»
«Io cos’avrei sbagliato?»
domandò Anita «Dai, sono curiosa. Mi hai detto che
ero stata con tutti quei ragazzi, siamo andati a dormire e il giorno
dopo io
sono uscita. Cosa c’è di sbagliato? Io prima di
conoscerti facevo così, ti va
bene? Non mi viene facile dover spiegare tutti i motivi delle mie
azioni, visto
che non ho mai dovuto render conto a nessuno!»
«Ma credevo che in due mesi tu avresti capito che non si fa
così quando si ha
una relazione con una persona!» sbottò Kevin.
«Ma lo vedi allora che non possiamo chiarire? È
inutile riprovarci!»
Il ragazzo la prese da un polso delicatamente e la portò
sotto la pioggia.
«Allora?»
«Allora cosa?» domandò Anita
«Non puoi pretendere che torni tutto come prima»
Forse
rivedere quel sorriso sarebbe stato
più difficile del previsto.