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Autore: BrokenSmileSmoke    12/06/2017    0 recensioni
"Tu saresti troppo restrittivo, io e te non potremmo mai andare d'accordo!"
Fu così che Anita descrisse Kevin in una fredda mattina di Febbraio.
Erano due persone completamente opposte.
Lei, riservata, che preferiva passare più tempo da sola che in compagnia, che non amava particolarmente essere circondata da persone, e che era alla perenne ricerca dell'indipendenza, della sua libertà.
In un giorno qualunque scopre l'esistenza di questo ragazzo. A primo impatto si trovano a 50 e 50.
Per una metà simili, per l'altra totalmente opposti.
Entrambi sono consapevoli di queste divergenze, ma nessuno dei due è intenzionato a lasciar perdere l'altro, a farlo proseguire da solo per la propria strada. Saranno i loro sentimenti a fargli capire se troveranno un punto d'incontro per i loro caratteri o se uno prevalerà sull'altro, se l'orgoglio è più importante di ciò che provano o se sono destinati a restare insieme.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Intestazione
I passi della nostra Vita

Capitolo 5

Il tragitto per tornare a casa le sembrava non finire mai e, come se non bastasse, c’erano coppiette felici ovunque.
Sembrava come se l’universo la stesse punendo mostrandole la felicità che le era stata negata.
Da quando era piccola ai suoi ventun anni avrebbe giurato che mai aveva visto tante coppie felici quanto ne aveva viste solo facendo il tragitto verso casa.
Il pensiero fu subito eliminato in quanto lei non credeva nel destino o in tutte quelle cazzate che cercano di infilarci in testa, il karma e tutto il resto, se lo ripeteva sempre.
Se è successa una cosa bella, tanti auguri, se è successa una disgrazia.. È successa, perché continuare a interrogarsi sul motivo?
Quell’aria di spensieratezza, dolcezza e romanticismo iniziava a soffocarla.
Aumentò il passo per arrivare prima a casa, buttarsi nel letto e dimenticare i brutti accaduti.
Ma sembrava che non dovesse.
Una volta arrivata alla metro dovette aspettare più di trenta minuti affinché arrivasse quella che l’avrebbe portata a destinazione, oltre, questo una volta arrivata, la chiave di casa sembrava essere magicamente sparita.
«Aaah, maledette borse grandi» imprecò mentre controllava la borsa da cima a fondo.
«Hai perso qualcosa?»
Non aveva sentito i passi dietro di lei, così non appena sentì la voce le venne un colpo al cuore.
«Allora?»
Anita cercò di sembrare il più neutra possibile, non voleva fargli capire che aveva visto, che sapeva e che non lo voleva mai più vedere.
«Sì, non trovo le..»
«Queste?» domandò Kevin sventolandole davanti agli occhi un mazzo di chiavi, il suo.
«Come fai ad avercele tu?»
«Le ho trovate a terra e ho visto che erano tue. Sai, infatti è un po’ strano visto che erano davanti al miglior Bistrot di Londra» rispose tranquillo lui aprendo la porta ed entrando dentro.
«Cosa? Come hanno fatto a..»
«Che ci facevi lì?» le domandò con voce profonda e guardandola negli occhi.
«Di certo non ero venuta lì a vedere la bionda con cui ci provavi» rispose lei con strafottenza.
Kevin rimase impietrito.
«Beh, comunque ringraziami. Se fossi arrivato alla metro un secondo più tardi tu avresti dovuto aspettare un bel po’ di tempo prima di rientrare in casa»
«Se tu non fossi arrivato avrei fatto cambiare la serratura.»
«E chi ti cambia la serratura alle dieci di sera?»
«Avrei trovato un posto dove stare, a proposito, cosa ci fai qui? La bionda non può ospitarti?»
«Lo sai che mi piaci un casino quando sei incazzata?»
Quelle poche parole fecero sbroccare Anita.
Incazzata? E perché mai sarebbe dovuta esserlo? Solo non capiva come le sue chiavi fossero cadute davanti al Bistrot, e come lei non si sia accorta di Kevin una volta scesa dalla metropolitana. In fin dei conti erano sulla stessa metro.
«E perché mai dovrei essere incazzata?»
«Vediamo… Perché sai che mi puoi perdere» a quelle parole Anita alzò gli occhi al cielo «Perché mi ami e ti da fastidio che altre ragazze ci provino con me»
«Quindi stai ammettendo che quella ci stesse provando con te»
Kevin sorrise.
«Quindi stai ammettendo che sei gelosa»
Anita sbuffò «Senti, non mi importa, va bene? Fai come vuoi, sei già sparito per un giorno e mezzo, ormai puoi fare quello che vuoi, solo.. Lasciami in pace, va bene? Buonanotte»
Cercò di andare in camera da letto il più veloce possibile, le lacrime iniziavano a bagnarle il volto, e lei non voleva che qualcuno la vedesse piangere.
Così richiuse la porta alle sue spalle, lasciò Kevin seduto sul divano nel salotto e si buttò nel letto, cercando di addormentarsi.
Aveva avuto una giornata abbastanza pesante, non sapeva cosa farne con Kevin ne tantomeno aveva voglia di parlarci e di sapere le sue patetiche scuse.
Era in dormiveglia quando sentì la porta chiudersi e un corpo che saliva nel letto per poi stendersi accanto a lei e abbracciarla.
«Sono state giornate lunghe senza di te» si sentì sussurrare all’orecchio.
«E allora perché non sei tornato?» domandò voltandosi, era assonnata ma riusciva ancora a capire.
«Non sapevo come comportarmi»
«Non mi hai risposto ai messaggi, alle chiamate.. Ero.. preoccupata»
«Lo ero anche io quando mi sono svegliato e tu non c’eri, non sapevo cosa avevi in testa» le disse dolcemente dandole un bacio sulla fronte.
«Avevo solo bisogno di stare un po’ da sola, tutto qui»
«Sei andata a chiacchierare con qualche ex?»
«Hai davvero pensato quello che mi hai appena detto?» disse faticando a trattenere le lacrime.
«Senti.. Lo sai come sono»
«Ovvero? Geloso, permaloso? E tu sai come sono io invece» rispose girandosi verso di lui.
«Ma tesoro.. Stai piangendo»
Il modo di fare di Kevin la lasciò stupita.
Non le era mai successo di piangere davanti a qualcuno, e il fatto che lui le stesse asciugando le lacrime la tranquillizzava, la faceva sentire protetta.
Come solo lui sapeva fare.
«Shh… Tranquilla, ci sono io qui con te, sono tornato» cercò di farla smettere di piangere.
«Sì sì, sta’ tranquillo che ne parliamo domani» rispose lei per poi addormentarsi.
Kevin non replicò, ma l’abbracciò come era solito fare in quei due mesi.

La mattina fu tranquilla, ma carica di tensione fra i due.
Qualsiasi parola di troppo avrebbe scatenato un tornado.
Kevin non fece alcuna battuta sulle scarsi doti culinarie di Anita, e l’unica parola che lei disse quando lui arrivò in cucina fu un semplice buongiorno.

«Bene, ora questo pollo al forno è solo da buttare»
«Mi.. mi avevi preparato il pollo al forno?» chiese stupito Kevin.
Le aveva detto in più occasioni che quello era il suo piatto preferito, ma mai si sarebbe aspettato che lei riuscisse a cucinarglielo.
«Già, ma la prossima volta sarà quella bella biondona a preparartelo, sarà più brava di me in cucina vero?»
Kevin provò a controbattere.
«Ma tesor...»
«Ah ma certo! Chiunque è meglio di me ai fornelli!»
«Beh, ahahah, questo si sapeva g..» un’occhiata furente da parte di Anita bastò a zittirlo e a fargli capire che stava camminando in un campo minato.
«Bene, allora vai a fare colazione con la bionda visto che io non so cucinare!» detto questo prese la padella in cui stava facendo friggere il bacon e la gettò nell’immondizia.
Questo bastò a far sbroccare anche Kevin.
«Se è quello che vuoi ti accontento visto che nemmeno vuoi sapere tutta la storia!»
«Ah sì? E cosa ci sarebbe da sapere visto che è palese che dopo un giorno in cui abbiamo litigato, un litigio che potevi benissimo evitare visto che fra tutti i ragazzi con cui ho avuto una relazione, finita perché non ci trovavo nulla in comune, tu sei solo il secondo con cui vado a letto, tu hai iniziato a vederti con un’altra!»
«Ma cosa cazzo dici? Quella “bella biondona” non era altro che una semplice cameriera!» urlò Kevin.
«Beh, allora ti avrà servito abbastanza bene, no?»
«Ascoltami bene, quella cameriera stravede per me, ed io..»
«E tu cosa? Ah, sì, bella questa. Sa che la cameriera è pazza di lui, e Kevin Pearson che fa? Va a mangiare nel suo locale! Questa come me la spieghi?»
«Non è colpa mia se in quel Bistrot fanno l’hamburger più buono della città!»
Anita non seppe più cosa dire.
Qualsiasi cosa avrebbe detto sarebbe stata sicuramente smentita o giustificata, e in più a primo mattino aveva esaurito la voglia di lanciare frecciatine.
Concluse il discorso con un “Io vado a fare colazione da Starbucks”.
«Come sarebbe a dire? Tu odi quel locale, dici sempre che fanno le bevande peggiori di sempre!»
«Sì, ma c’è un cameriere che stravede per me, chissà che non mi offra qualcosa!» disse andando a prendere la borsa pronta per uscire.
Odiava Starbucks, questo era vero, e non c’era nessun ragazzo che le andasse dietro visto che lei non frequentava mai il locale.
Ma doveva fargliela pagare a Kevin. Forse era stato un gesto infantile e stupido, ma la rendeva felice.
Ci stava prendendo gusto nel vederlo sclerare.
Lui l’aveva seguita fino al salotto.
«No no tu ora resti qui, terminiamo il discorso e poi vai dove cazzo vuoi visto che con te non ci si può parlare» le disse afferrandola da un polso e facendola girare verso di lui.
«Che c’è? Ti da fastidio che io vada dove c’è qualcuno che STRAVEDE per me? Non farmi ridere.»
Lui era abbastanza serio, e questo la fece preoccupare.
«Sai una cosa? Fai cosa vuoi, non me ne importa più.»
«Ah a te non importa più nulla? Sapessi a me! Sei sparito per due giorni e mi sono addirittura preoccupata per te, ma a quanto pare non ne è valsa la pena visto che sei più stronzo di prima!»
Non pensava veramente ciò che disse, ma le dette abbastanza carica per uscire vincitrice dalla conversazione.
«Ah, quel regalino sul tavolo è per te, se non lo apri quando rientro lo getto nella spazzatura insieme alla colazione, visto che non sai mai apprezzare nulla!» dette queste parole uscì di casa sbattendo la porta, sicura che il suo ragazzo non l’avrebbe fermata.
Quelle parole fecero riflettere Kevin, che si chiese se quella relazione potesse continuare nel tempo o fosse meglio troncarla in quel modo, in fin dei conti ormai la spensieratezza, la gioia e la felicità dei giorni che si susseguirono al loro primo bacio sembravano svaniti.
Però doveva ammettere che c’era una cosa che non era svanita.. l’amore.
Tra un litigio e l’altro c’era la dimostrazione che si amavano, e l’atteggiamento di Anita gli aveva fatto capire che anche lei ci teneva, anche se cercava di mascherarlo.
Se non lo avesse amato non avrebbe mai fatto una sceneggiata come quella mattina.
Non le avrebbe fatto quel regalo che giaceva sul tavolino in attesa di essere aperto.
Ma era anche vero che una relazione non poteva continuare in quel modo, prima o dopo avrebbe portato entrambi alla disperazione. Ne era sicuro.
C’era una cosa che lo aveva colpito quella mattina, il fatto che Anita aveva ammesso che, fra tutti i ragazzi con cui aveva avuto una relazione lui fosse soltanto il secondo ad andare più in la di un semplice bacio.
E più tempo passasse più si rendeva conto che quella ragazza era unica.
Non dimostrava molto a parole, ma lo faceva con i gesti.
Con gli altri poteva essere fredda, cinica, distante, ma con lui diventava una migliore amica, una sorella, una moglie, un’amante.
Già dal giorno in cui l’aveva conosciuta aveva capito che sotto la maschera della ragazza che non credeva nell’amore, nelle relazioni, nelle persone, in realtà si celava una donna che guardava il mondo con gli occhi di una bambina, che, anche se non voleva ammetterlo a se stessa, sognava la sua favola felice.
E lui in questa favola sarebbe stato il principe o l’antagonista?
Si sentì in colpa per il fatto che mano a mano che il tempo passava la ragazza metteva da parte i suoi  hobby, le sue abitudini, pur di restargli accanto, di mantenere il suo passo.
E lui cosa faceva? La giudicava, l’abbandonava.
Ma non sarebbe più successo.
Lui sarebbe cambiato, l’avrebbe fatto per il forte sentimento che nutriva verso di lei.
E l’avrebbe aiutata a migliorare, non per lui, quanto per lei stessa.

Mentre aveva questi pensieri per la testa decise di aprire il regalo, e rimase piacevolmente meravigliato da quello che si trovò sotto gli occhi.

In onore di quello che è volato in cielo quando ci siamo conosciuti, spero che questo sia migliore. PS: è resistente all’acqua :P , c’era scritto sul bigliettino.
Era uno SmartWatch di ultima generazione, e alla lettura del bigliettino gli tornò in mente un ricordo che lo rese felice.

«Ehi ma che stai facendo? Sei pazza!» esclamò guardandola felice in quel modo.
«E beh? Vieni anche tu, dai!» rispose lei tirandolo a sé sotto la pioggia.
Lui la guardava sollevare lo sguardo al cielo mentre sorrideva, e sorrideva anche lui.
Il suo sorriso era la sua arma segreta contro ogni imprevisto.
Poco importava che il giorno dopo si sarebbero svegliati con la febbre, lei era felice.

Infatti la febbre fu inevitabile, ed il suo SmartWatch non diede più cenni di vita da quel momento.
Ma non era importante.
Si era appena reso conto che, quel sorriso che amava tanto, glielo aveva tolto lui stesso.
E chissà se lo avrebbe mai più rivisto.
Ma una cosa era certa, non si sarebbe lasciato sfuggire una ragazza come Anita.

Anita si trovò a passeggiare affamata senza una meta.
Non era sua intenzione uscire di casa, ma ormai l’aveva fatto, e non sarebbe tornata indietro.
All’improvviso si sentì chiamare, riconobbe la voce ma non aveva minimamente l’intenzione di voltarsi.
Sentì un rumore di passi che velocemente si avvicinava a lei.
«Non credi che dovremmo chiarire?» le domandò Kevin dopo averla fermata.
«Chiarire cosa? Ci abbiamo provato stamattina, e non è andata come doveva.»
Iniziò a piovere piano piano, poi a dirotto.
Loro due erano al riparo sotto una tettoria di un qualche negozio, c’era un silenzio imbarazzante fra di loro.
«Ascoltami.. Io ho sbagliato, ma anche tu..»
«Io cos’avrei sbagliato?» domandò Anita «Dai, sono curiosa. Mi hai detto che ero stata con tutti quei ragazzi, siamo andati a dormire e il giorno dopo io sono uscita. Cosa c’è di sbagliato? Io prima di conoscerti facevo così, ti va bene? Non mi viene facile dover spiegare tutti i motivi delle mie azioni, visto che non ho mai dovuto render conto a nessuno!»
«Ma credevo che in due mesi tu avresti capito che non si fa così quando si ha una relazione con una persona!» sbottò Kevin.
«Ma lo vedi allora che non possiamo chiarire? È inutile riprovarci!»
Il ragazzo la prese da un polso delicatamente e la portò sotto la pioggia.
«Allora?»
«Allora cosa?» domandò Anita «Non puoi pretendere che torni tutto come prima»

Forse rivedere quel sorriso sarebbe stato più difficile del previsto.

   
 
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