In a crowd of thousands.
“Once upon a December...”
Le ultime note di
quella canzone risuonano come sempre nella sua mente, provocandole purtroppo
dei raccapriccianti incubi da cui continua a svegliarsi sudata e terrorizzata.
Urla, sangue e poi il nulla.
Come
sempre.
Questa volta
però Anya non si accorge di aver urlato così forte da aver spaventato Dmitry, il quale si è recato nella sua stanza
immediatamente.
Apre la porta di getto, la guarda e corre verso il suo letto, stringendola
subito tra le braccia incurante della porta che si è richiusa dietro di lui
sbattendo rumorosamente.
In un primo momento la ragazza resta immobile; ha ancora ancora gli occhi
spalancati dalla paura e delle lacrime solcano il suo viso. Si riscuote dopo
qualche secondo, iniziando a singhiozzare.
«Ho paura, Dmitry. Ho paura.» gli sussurra stremata
dall’ennesimo incubo.
«Ci sono qui io, tranquilla.» prova a rassicurarla lui, continuando a tenerla
stretta a sé non allentando la presa,
come per paura che ella possa svanire davanti ai suoi occhi da un momento
all’altro.
“Come già successo in passato” inizia
a ronzargli in mente.
Dmitry non riesce a capire la motivazione di questo
pensiero, non ancora, ma decide di non indagare per dare tutta la sua
attenzione alla ragazza che tiene fra le braccia.
Decide di allontanarla da sé solo per un secondo, solo per guardarla in viso ed
asciugarle le lacrime con un tocco leggero del pollice sinistro, mentre con la
mano destra le accarezza rassicurante la spalla.
Si ritrova a pensare a quanto sia bella e di colpo anche a quanto egli sia
sciocco.
Non è il momento né lo sarà mai per pensare ad una cosa simile. Dopotutto ella
resta solo la ragazza che lo porterà alla ricchezza, giusto?
“Ed allora perché non riesco a non
preoccuparmi per lei? Perché sento questo calore nel mio petto quando sono in
sua compagnia?” pensa ancora.
«E’ successo di nuovo, ho visto di nuovo il sangue, le urla, le persone che mi
chiamavano e che mi strattonavano. Ho paura Dmitry,
sono terrorizzata.» ricomincia a parlare lei, stavolta con una voce un poco
meno scossa dai singhiozzi.
«Io…» inizia a dirle il ragazzo, bloccandosi però subito dopo. Non sa cosa
dirle, ha paura di fare qualcosa di sbagliato che possa indurla nuovamente alle
lacrime portandole alla mente orribili pensieri.
Allora, anziché darle parole di rassicurazione che di conforto hanno in realtà
ben poco, considerato che se non induce la sua mente a pensieri positivi una
volta riaddormentata potrebbero venirle di nuovo in mente quelle tremende
immagini, Dmitry inizia a raccontarle una storia.
«Sai, voglio raccontarti un episodio della mia infanzia.» inizia, sedendosi
meglio sul letto nel quale si era appoggiato malamente per la fretta. Si mette
di fronte alla ragazza, questa volta prendendo le mani di lei nelle sue, accarezzandole
lievemente e accennando ad un sorriso.
Anya abbassa la testa verso le loro mani. Ella ha percepito una lieve scossa piacevole
che non aveva mai provato prima d’ora quando queste si sono intrecciate.
«Tanto tempo fa, quando avevo appena dieci anni, c’è stata una parata nella
nostra città. San Pietroburgo era allestita a festa e c’era talmente tanta
gioia e serenità che anche il cielo pareva festeggiare: non vi era alcuna
nuvola quel giorno, né segni di possibili temporali. Il cielo era limpido e
volavano in esso delle splendidi rondini.»
Anya tira su con il naso. «Come mai mi stai raccontando questo?»
«Perché vedi,» inizia Dmitry «in quella parata vidi una bambina. Una splendida bambina con occhi
azzurri e capelli rossi, quasi biondi. Penso si dica ramati. Non potrò dimenticarmelo mai. Era su una carrozza, la
carrozza dello Zar, e seppur ella aveva appena otto anni, ho visto in lei la
stessa tenacia e la stessa serenità che vedo in te ogni giorno. Una forza
d’animo che non tutti posseggono. Io ero solo un povero sguattero, eppure
riuscii a farla sorridere.»
«Riuscisti a farmi sorridere nonostante quello fosse uno dei giorni più caldi
che abbia mai vissuto e di conseguenza io stessi morendo di caldo. Oltretutto,
la folla non aiutava affatto. Come potrei mai dimenticarmelo?» parla Anya
sorridendo senza neanche rendersi conto di ciò che ha appena detto. «Il bambino
che lavorava nelle cucine, ma che stranamente vedevo sempre gironzolarmi
attorno, era stato l’unico a riuscire a farmi sorridere. Nemmeno mio padre…
solo quel bambino. Il bambino che
riuscivo a trovare sempre in quella folla composta da migliaia di persone.»
«Vostra altezza…?» sussurra sorpreso e alquanto sconvolto il ragazzo.
Anya si riscuote e lo guarda con gli occhi colmi di lacrime, continuando però
ancora a sorridere.
«Io… Io ricordo, Dmitry, ricordo!» afferma
abbracciandolo.
«Principessa…» continua a sussurrare lui, ricambiando l’abbraccio.
«Oh Dmitry, grazie. Grazie infinitamente.» lo
ringrazia lei. «E’ solo grazie a te e a Vlad che io sono stata in grado di
ricordare. Mi avete ridato me stessa.»
Dmitry sorride, poi inizia a staccarsi
dall’abbraccio, pronto a ritornare nella sua camera, visto che la ragazza si è
finalmente tranquillizzata e l’incubo non è più nella sua mente, cancellato da
dolci memorie ed una nuova importante consapevolezza.
Sta quasi per girarsi ed inchinarsi, consapevole delle mura che sono state
erette tra di loro, quando Anya afferra saldamente la manica del suo pigiama.
Il ragazzo alza lo sguardo da terra e la guarda.
«Non te ne andare, ti prego.» sussurra lei alzando lo sguardo pregante verso di
lui. «Resta.»
«Non mi sembra il caso…» prova a dire lui, facendo uso del buon senso che gli
impone di allontanarsi il prima possibile da quella ragazza adesso
irraggiungibile.
«Ti prego. Ho il timore di rivedere quelle scene.» non demorde lei. “Per favore, Dmitry.
Non lasciarmi.»
“Non me ne andrei da te per nulla al
mondo, se potessi.” le risponderebbe
lui, ma si limita ad annuire.
Anastasia gli fa spazio nel letto
mettendosi da parte e alzando le coperte, Dmitry si
sdraia accanto a lei.
Sono uno di fronte all’altra, si guardano, poi Anastasia prende una delle mani
del ragazzo e la stringe forte nella sua.
«Grazie.» gli dice nuovamente, stavolta però riferito ad altro, al fatto che egli
non l’abbandona mai, al suo essere sempre al suo fianco.
«Di nulla.» le risponde di rimando lui, dandole un lieve bacio sulla fronte una
volta che ella ha chiuso gli occhi.
Infine, si avvicina di più a lei in modo tale da stringerla in un abbraccio con
il braccio libero, addormentandosi anche lui.
Note dell’autrice;
Ho deciso di scrivere riguardo questa
parte di musical poco dopo aver ascoltato il pezzo “In A Crowd
Of Thousands” (che vi incito ad ascoltare poiché è di
una meraviglia senza precedenti.)
Purtroppo non ho ancora avuto l’onore di vedere il musical, di conseguenza non
so come si protrae in realtà la scena in esso.
Vi lascio dunque l’introduzione alla
scena che si trova nell’albo poco prima del testo di tale canzone. Come potrete
capire, è stata anche questa piccola parte a darmi l’ispirazione:
“Anya’s hotel room. The night before the
ballet, Anya has a nightmare in which eerie figures from her past appear. She
screams, and Dmitry runs in and comforts her. He tells her that she reminds him
of a young girl he saw once in a royal parade, and encourages her to tell the
same story as though it happened to her.”
Grazie per la lettura. Se vi fa
piacere, lasciate una recensione/critica costruttiva.
_ Angel _