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Autore: Andy Tsukimori    12/06/2017    1 recensioni
Light Yagami e Akemi Komori, due persone annoiate, prive di stimoli, intelligenti. Si somigliano molto, come mai?
Akemi no Raito trad. La luce di Akemi, Akemi’s Light.
Genere: Azione, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Near, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Il filo luminoso
 



Non era una giornata promettente, il grigiore dei nuvoloni che sovrastavano Tokyo colorava tutto di una tonalità deprimente, nonostante fosse primavera. Akemi era in procinto di cominciare l'ultimo anno di liceo, era nervosa, aveva cambiato scuola e temeva di rimanere esclusa dalla classe. Non che nell'altra scuola le cose andassero meglio. 
 
Si sistemò il fiocco scarlatto della divisa e uscì di casa. Diede una rapida occhiata dietro di sé, la villa della sua infanzia era vuota così come lei. Sbuffò per scacciare quei pensieri nichilisti e filò in strada. 
 
Ho voluto io questo. Pensò con convinzione. Di fatti era stata lei a decidere di non vivere più con i suoi genitori adottivi e di tornare a Tokyo. Si era accorta che a Kyoto la noia la divorava e sperava, trasferendosi, di riuscire a scrollarsi di dosso l'apatia che provava da anni.
 
 
Guardò fuori dal finestrino del treno, una voce dal tono formale indicava le stazioni di fermata. Ecco la sua. Si tirò su dal sedile e spinse un po' per poter uscire. Guardò l'orologio, era in perfetto orario.
 
L'edificio era nuovo, carino. La calca di studenti si avvicinava pigramente all'ingresso. Udì dei gridolini soffocati e si voltò. 
 
 
Sgranò i suoi occhi azzurri alla vista di un bellissimo ragazzo. Il volto era armonioso e inespressivo. Quella serietà non si addiceva ad un diciassettenne. Ma la cosa che sconvolse Akemi era un filo luminoso che collegava lei a lui. 
 
Che diavolo.. 
Camminò lentamente verso di lui, che sembrava assorto in una lettura e piuttosto seccato dai commenti delle fanciulle che ogni tanto si levavano dalle file accanto.
 
Guardò in alto, man mano si avvicinava più il filo luminoso che li collegava diventava evidente. Si chiese cosa dirgli per intavolare una conversazione, ma mentre era concentrata lui era già entrato e sparito dietro una rampa di scale.
 
 
Sospirò e tirò fuori il foglio di carta che la scuola le aveva dato. La classe era la 3-A. Ma doveva prima passare in segreteria a sbrigare le ultime pratiche del trasferimento. Appena finì di firmare le carte si diresse verso la sua nuova classe, introdotta da uno dei loro sensei.
 
-Vi presento una nuova compagna di classe. Prendevi cura di lei- disse il professore facendole cenno di entrare.
 
-Mi presento, Akemi Komori, mi sono trasferita qui da Kyoto- disse con calma glaciale poi si produsse in un rispettoso inchino.
 
-Mi affido a voi- aggiunse.
 
Dalla classe si levarono sussurri compiaciuti per il suo aspetto decisamente attraente, i capelli biondi e lunghi, gli occhi azzurri contornati da  ciglia folte, il viso fiabesco e il fisico snello.
 
Akemi alzò lo sguardo e subito notò il ragazzo di prima e il filo che la collegava a lui. Era abituata alle stranezze, ma quella non l'aveva ancora metabolizzata. 
 
-Va' pure a sederti di fianco a Yagami-kun, quel posto di solito è oggetto di dispute tra le fanciulle, così metteremo fine alla faida- scherzò il sensei.
 
E quindi il suo cognome è Yagami. 
Yagami-san le aveva riservato una breve, annoiata occhiata e poi era tornato a guardare fuori dalla finestra. 
 
La lezione cominciò e proseguì silenziosa per tutta la mattinata. Quando suonò la campana di decise a dirgli qualcosa.
 
-Uhm, Yagami-san giusto?-
 
Quello si voltò lentamente e posò su di lei il suo sguardo felino. Era veramente bello.
 
-Si, tu sei?- disse fingendo di provare a ricordare.
 
-Akemi Komori- lo interruppe lei.
 
-Light  [Raitō] - disse lui.
 
Che nome insolito il suo. La trasposizione giapponese di Light, luce. Era un caso? Perché Akemi si sentiva diversa da quando quella mattina lo aveva incontrato. Guardò sopra di lui e si concentrò, oltre al filo luminoso c'erano anche delle cifre che ondeggiavano. Quella cosa non la straniva per nulla, lei era in grado di sapere la data della morte delle persone che incontrava. Aveva una vita lunga davanti a sè quel Light. Se ne compiacque. 
 
-Ecco, sei di Tokyo vero?- chiese per non far morire la conversazione. Quello sposto di nuovo lo sguardo su di lei, con aria scocciata.
 
-Si- 
 
-Non vuoi parlare eh? Scusami- disse lei ormai scoraggiata da quel muro di insofferenza.
 
 
Tirò fuori il suo bento e cominciò a mangiare. Light fece lo stesso, la osservava con la coda dell'occhio. Qualcosa lo incuriosiva, non tanto la ragazza in sé, che per lui non era altro che una delle tante che aveva conosciuto nella sua vita, ma più l'aura che aveva attorno, c'era qualcosa di elettrizzante nell'aria. 
 
 
Era delicata, bella e molto posata, ma quello che cozzava con il suo aspetto era il suo sguardo, sembrava morto e solo raramente mostrava sprazzi di curiosità. Light si chiese il perché di quello sguardo vuoto, ma presto perse interesse e  cominciò ad annoiarsi di nuovo. 
 
 
 
Erano passate ormai due settimane dal suo ingresso nella nuova scuola, Akemi non era riuscita ancora a fare una conversazione decente con quello scorbutico e aveva ricominciato a farsi trascinare dalla noia. Si chiedeva spesso come mai non avesse stimoli, la vita che la circondava non la coinvolgeva minimamente. Si accorse che Light era più o meno come lei, eccelleva negli studi e sembrava sempre mortalmente annoiato, impassibile.
 
Qualcosa il giorno seguente cambiò. Appena entrata in classe osservò Light come al solito per assicurarsi della data della sua morte ma non riuscì a vederla. Per la sorpresa fece cadere la borsa facendo volare sul pavimento i libri di scuola. Light posò lo sguardo su di lei, era diverso, sembrava accesso. 
 
Può voler dire solo una cosa. Si disse mentre raccoglieva tremante i libri da per terra. Quando Akemi si guardava allo specchio non era in grado di vedere la data della sua morte e sapeva perché: lei possedeva un Death Note. Le  cifre sopra al capo di Light erano confuse e opache allo stesso modo, non poteva essere altro, quel ragazzo aveva trovato un Death Note. Prese posto di fianco a lui e inavvertitamente guardò fuori la finestra. Un enorme mostro dalle braccia oblunghe e il ghigno terrificante la osservava con i suoi rotondi occhi demoniaci. Sobbalzò di nuovo. Quello era uno Shinigami senza dubbio.
 
Distolse subito lo sguardo e si concentrò sulle lezioni. Tremava in attesa che la campanella suonasse, questa volta lo avrebbe seguito a pranzo. Il trillo la rianimò, Light fece per alzarsi e si incamminò verso la terrazza. 
 
Akemi lo seguì su per le scale. Quando anche lei varcò la porta che dava sul terrazzo se lo trovò di fronte.
 
-Mi stai seguendo Komori-san?- domandò lui visibilmente irritato. Dietro di lui lo Shinigami fluttuava, osservandola con curiosità.
 
Lei aprì il sacchetto del pranzo e tirò fuori una mela rossa, lanciandola allo Shinigami, che l'afferrò ghignando.
 
-Grazie!- tuonò una voce roca e terrificante.
 
Light la fissava sconvolto. Come faceva quella ragazzina a vedere Ryuk? 
 
-Dimmi un po' Yagami-san- disse torcendosi le mani. 
 
-Hai un Death Note?- aggiunse.
 
 
Quello si voltò prima verso il suo Shinigami che aveva già divorato la sua mela, poi di nuovo verso di lei. Non rispose.
 
-Ce l'ho anche io se te lo stai chiedendo- specificò. 
 
-E dov'è il tuo Shinigami?- chiese lui guardandosi attorno.
 
-Non ce l'ho- rispose Akemi.
 
 
Light era ancora scosso da quelle rivelazioni, Akemi si preannunciava come una grande seccatura per il piano che aveva in mente. Doveva sistemare le cose ad ogni costo.
 
-Dopo scuola aspettami, ho delle cose da farti vedere- disse freddo come il ghiaccio, per poi imboccare le scale per tornare in classe.
 
 
La giornata passò a fatica, Akemi e Light si scambiavano sguardi a metà tra il curioso e l'incredulo, senza mai però proferire parola.
 
 
 
Akemi corse fuori più veloce che poté, trovando Light davanti all'ingresso. La luce dorata del tramonto lo faceva sembrare un essere divino, bellissimo come sempre. 
 
-Seguimi, ti mostrerò una cosa- si limitò a dirle.
 
Camminavano verso la stazione. 
 
-Comunque molto piacere, sono Akemi- disse lei porgendo la mano allo Shinigami.
 
-Io mi chiamo Ryuk- disse lui stringendola con due delle sue grandi dita oblunghe. Lei gli porse un'altra mela rossa, tirandola fuori dal sacchetto del pranzo.
 
 
-Light quest'umana mi piace molto!- tuonò.
 
Scesero dal treno e camminarono ancora, era il suo stesso quartiere, si fermarono davanti ad una deliziosa villetta, sul campanello era chiaramente visibile una scritta:
      
                             矢上 (Yagami)
 
Casa sua. Light l'aveva portata a casa sua.
 
   
 
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