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Autore: LostRequiem    12/06/2017    1 recensioni
Forse è vero, che alla fine, nessuno lo vuole realmente essere.
Perfetto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hershel Layton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Perfetto
 

L’uomo seduto alla scrivania aveva circa quarant’anni ed un volto particolarmente segnato.

I suoi piccoli occhietti si muovevano meccanici da una scartoffia all’altra, con un fare serio e distinto.

Tutto, intorno a quell’uomo, era esattamente come lui: ordinato, preciso, rigorosamente metodico tanto da apparire perfetto, irraggiungibile.

Di quella perfezione che tanto si cerca, ma che non si vuole mai realmente raggiungere.

 

Quell’uomo invece la voleva, quella perfezione, l’aveva ammirata da lontano, poi l’aveva incontrata, ma c’era inciampato sopra e gli era sfuggita di mano, come sabbia al vento.

Ora però vi era così vicino che quasi la toccava… Tra loro c’era soltanto qualche piccolo millimetro, ma nessuno se ne accorgeva e sembravano una cosa sola.

Poiché nessuno si ferma mai a guardare le minuzie, per tutti lui era

 

 

la Perfezione.

 

L’unica pecca, in quella fabbrica di idilliaca perfezione, era un vecchio pendolo ritardatario, che non ne voleva mai sapere di accelerare di quei cinque minuti mancanti.

Era rimasto indietro, non aveva seguito anche lui il veloce scorrere degli eventi, si era fermato prima nella maratona del tempo.

Ed anche se di poco, non avrebbe mai recuperato quei cinque minuti, non poteva.

Era troppo tardi.

 

 

Così, quando l’orologio scoccava, l’uomo posava la penna e si alzava.

Ma c’era qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto ciò.

Anche lui -in quella maniera- rompeva l’equilibrio, rimaneva indietro, non era più…

Perfetto.

 

E così, comodo sulla sua bella poltrona in pelle, afferrava quella tazzina pregiata e se la portava alle labbra, come solo un perfetto gentiluomo avrebbe fatto, mentre leggeva le fresche notizie di giornata, con i suoi piccoli occhi immersi fra le righe nere delle pagine bianche.

 

 

In passato sì, anche lui era stato bianco, per un bel po’.

Ma poi, qualcosa si era rotto in quel meccanismo perfetto che era la sua vita, ed a piccoli passi, le urla ingiuste della gente, il peso di un futuro ingiusto, l’avevano macchiato di scuro, proprio come la goccia di tè che era appena precipitata sulla seta del suo bel completo.

 

Ed anche questo, forse, era solo un altro peso morto che si portava supino sulle spalle.

 

Perché era da quando era esploso quel palazzo che cercava quella perfezione che lei credeva di vedere in lui.

 

Perchè da quando quel palazzo era esploso era diventato tutto nero ed aveva iniziato ad impilare uno sopra l’altro, metodicamente, tutto ciò che gli altri si sarebbero aspettati da lui.

 

Perchè da quando lei era morta, quei piccoli occhietti si erano spenti del tutto.

E lui era diventato

 

 

 

Perfetto.

 

 

Tutto, intorno a quell’uomo di circa quarant’anni ed un volto particolarmente segnato, era esattamente come lui: ordinato, preciso, rigorosamente metodico, tanto da apparire perfetto, irraggiungibile.

 

Tutto, tranne l’orologio.

Tutto, tranne la macchia di tè.

 

 

 

 

 

Forse è vero

Che alla fine

                                 Nessuno

Lo vuole realmente essere.

 

 

 

 

                                                                                                 Perfetto.

   
 
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