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Autore: martinablu    13/06/2017    5 recensioni
"A cosa sei disposto a rinunciare Spock di Vulcano per riavere il tuo T’hy’la?" fu la domanda.
"A tutto" fu la risposta.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8
McCoy entrò trafelato nel reparto ingegneria e sbiancò alla vista di Jim sanguinante ed inconscio sul pavimento.
“Dottor McCoy, la condizione del capitano è critica… il battito cardiaco sta rallentando ed io…” la voce di Spock si affievolì, sino a quasi diventare un sussurro.
Non riusciva a credere di essere rimpiombato nel suo incubo peggiore e di stare assistendo ancora una volta alla morte del suo amato.
“Lo vedo da me che la situazione è critica” sbottò McCoy, guardando preoccupato il suo tricoder.
“Si può sapere cosa  è successo?” chiese poi mentre iniettava diverse sostanze nella giugulare del giovane steso a terra.
“Jim.. il capitano si è accorto che la turbina stava per staccarsi e mi ha scaraventato lontano dalla traiettoria, ma lui…” stavolta Spock non riuscì a non singhiozzare
“Spock sta bene?” chiese McCoy alzando per un attimo lo sguardo dal tricoder.
“Sono funzionale”  il vulcaniano si costrinse a riprendere, mentre reprimeva  il desiderio di urlare al mondo il suo terrore.
 “Dobbiamo portarlo in infermeria subito. Non possiamo aspettare la barella. Ce la fa a portarlo?” chiese poi il medico con aria preoccupata.
“Certo” rispose il vulcaniano; poi con delicatezza prese fra le braccia il suo capitano e con passo veloce si avviò verso il turboascensore, seguito a ruota da McCoy.
 
“Attento alla testa. Sistemalo sul biobed, Chapel venga qui, subito” ordinò McCoy appena giunti in infermeria.
Il breve tragitto dal reparto ingegneria era stato un incubo per Spock.
Sentiva il respiro di Jim contro il proprio petto farsi sempre più debole ed irregolare. A stento era riuscito a trattenersi dal collegarsi con lui, mettere le dita sui punti psichici di Jim e infondergli tutta la forza di cui era capace, comunicargli tutto l’amore che provava per lui.
Ma se c’era una speranza di sopravvivenza per Jim era legata a Q e al patto che avevano stretto, di questo Spock era sicuro. Così come era sicuro che se Jim moriva, di nuovo, era solo perché non era riuscito ad onorare quel patto.
Ciononostante, mentre poggiava il corpo inerte sul bioletto Spock non riuscì a  trattenersi: prese una mano di Jim fra le sue e la strinse.
“Spock si sposti. Mi lasci lavorare” borbottò McCoy alle sue spalle, ma il vulcaniano non si mosse.
“Spock!! Ma che le piglia… ho detto di spostarsi e di lasciarmi lavorare”  urlò il medico  irritato.
Con riluttanza Spock si allontanò di pochi metri, continuando a tenere lo sguardo sul corpo immobile.
Lasciò che i medici facessero il loro lavoro, pur desiderando urlare loro di non toccare Jim, che lui era suo e nessuno poteva toccarlo.
“Dobbiamo operare. Ha un ematoma cranico” annunciò dopo svariati minuti McCoy.
“Cosa significa… che rischi corre…” balbettò Spock incapace di pensieri logici o razionali.
“Quello che ho detto. La situazione è critica, in altre circostanze avrei preferito stabilizzarlo prima, ma l’intervento è l’unica speranza che ha”
Spock sbiancò completamente  e barcollò.
“Le ripeto la domanda. Sta bene?” chiese McCoy con aria indagatrice.
“Sono funzionale” balbettò in risposta Spock come un automa.
“Si faccia dare un’occhiata da M’Benga. L’intervento richiederà diverse ore. La informo appena possibile” concluse McCoy, seguendo la barella verso la sala operatoria.
 
Spock non si fece controllare dai medici, si recò subito nella camera di osservazione posta sulla sala operatoria.
Mentre osservava i medici affannarsi intorno al corpo del suo capitano, la testa completamente nascosta dal telo chirurgico, mise la mano sul vetro, cercando di comunicare a Jim tutto il suo amore, anche se sapeva che non essendoci legame fra loro, il capitano non avrebbe percepito nulla.
Il gesto tuttavia gli portò alla memoria  quello che considerava sino a pochi giorni prima il ricordo più orribile della sua vita; Jim morente dietro lo spesso vetro della camera di compensazione e lui incapace di qualsiasi cosa, anche di toccarlo.
Quel momento aveva rappresentato la vera svolta nella sua vita.
In quel preciso momento aveva realizzato di amare Jim, anche se lo aveva ammesso a se stesso molto tempo dopo.
Troppe volte aveva visto morire il suo amato, il suo t’hy’la. Stavolta non sarebbe sopravvissuto al dolore.

“Ti aveva avvisato” fece una voce alle sue spalle.
Spock non fu neppure sorpreso. Se lo aspettava.
Lentamente si voltò verso Q.
“Io non sono venuto meno al patto” sibilò furioso.
 Q ridacchiò beffardo.
“E dicono che i vulcaniani non mentono. Ah dimenticavo… tu lo sei solo per metà”
“Non gli ho svelato nulla. Tu non puoi prendere la sua vita. E’ immorale ed illogico”
Ora Spock era furioso.
“Ti avevo avvertito che per te sarebbe stato tutto come prima. Prima, nella tua cabina gli hai trasmesso i tuoi sentimenti” ridacchiò di nuovo Q.
“Se è così la circostanza è stata del tutto involontaria”
“Non mentire di  nuovo, Vulcan. Mi stai irritando. Tu volevi farlo. Volevi fargli sentire il tuo amore. Se continui così metto fine al mio esperimento”
Il terrore si impadronì di Spock.
“Tu non puoi…”
“Io posso tutto…” rispose Q guardando verso la sala operatoria.
Immediatamente  i medici attorno a Jim iniziarono ad agitarsi.
“Sta andando in fibrillazione. Chapel il defibrillatore” ordinò con voce nervosa McCoy.
Il suono ritmico del monitor cardiaco si affievolì e rallentò.
“E’ in arresto. Carica a 300” ordinò il medico ,scoprendo il torace.
“Libera!!” urlò prima di dare la  scarica.
Un lugubre suono continuo risuonò ancora nella sala.
“Maledizione Jim. Carica a 350” ordinò sempre più teso McCoy.
 
“Tu non puoi farlo. Io… io… sono disposto a qualsiasi cosa, ma ti prego non farlo…” supplicò Spock.
Ma Q era già scomparso.

 
Solo un breve capitolo per dirvi che sono ancora viva e che aggiornerò la storia.
Grazie a tutti. A presto.
   
 
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