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Autore: MaDeSt    13/06/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

EXAMINATION DAYS

Ogni piano della piccola torre bianca, la più isolata di tutte e riservata a insegnanti ed Esaminati, ospitava una diversa materia. In ordine dal piano terra all’ultimo piano stavano: Storia; Guarigione; Evocazione; Difesa; Manipolazione; Alchimia; Telepatia; Biologia; Elementi; e infine Astronomia. I ragazzini si consultarono tra loro per cercare di restare uniti e affrontare gli esami delle materie in comune tutti nello stesso giorno.
Il primo giorno sarebbe toccato a Elementi, che condividevano Andrew Susan Mike e Jennifer; Cedric si sarebbe diretto all’ultimo piano per Astronomia e Layla avrebbe affrontato l’esame di Difesa da sola. Il secondo giorno decisero di affrontare Manipolazione insieme, mentre Jennifer e Layla avrebbero sostenuto l’esame di Guarigione. Il terzo giorno Cedric Jennifer e Layla decisero di dedicarlo ad Alchimia, quindi Mike e Andrew l’avrebbero dedicato a Evocazione, mentre Susan sarebbe andata da sola a Guarigione. L’ultimo giorno d’esami rimanevano Telepatia per Layla e Cedric, Difesa per Andrew e Mike, e Biologia per Jennifer e Susan.
Tutto sommato, concordarono alla fine, non era poi così male. E nemmeno gli esami furono difficili; gli esami, per fortuna loro, non erano scritti e non c’era nulla da leggere, piuttosto dovevano semplicemente portare a termine il compito che l’insegnante s’inventava sul momento.
A Elementi Allia gli chiese semplicemente di dominare uno dei quattro elementi fondamentali a loro scelta e sfoggiare alcune abilità mostrando sicurezza e determinazione; tutti e quattro i ragazzini di Darvil passarono l’esame senza intoppi. Ma dal momento che Susan era tra gli ultimi - perché venivano chiamati in ordine alfabetico - gli altri tre decisero di rimanere fuori dall’aula ad aspettarla e attesero diverso tempo in piedi o seduti sulle scale a spirale.
In Astronomia Cedric non ebbe alcun problema a ripetere a memoria la mappa delle costellazioni senza nemmeno guardarla, lasciando il vecchio Auselion sbigottito e con gli occhi sgranati; non erano in molti in quell’aula per passare l’esame, come probabilmente era sempre stato, ed evidentemente all’uomo non era capitato spesso di vedere qualcuno così poco intimorito dalla materia. Il ragazzo terminò l’esame sorprendentemente in fretta e se ne andò senza guardare nessuno, messo a disagio dagli sguardi allibiti e invidiosi di tutti gli altri studenti.
A Difesa Layla eccelse nel dimostrare la propria abilità a sostenere una barriera completa che assorbì gli assalti dell’insegnante per più di dieci minuti, finché lui si disse soddisfatto e si complimentò con la giovane per la sua forza. Lei ringraziò con un mezzo inchino, rossa d’imbarazzo, e se ne andò senza essere degnata di altri sguardi perché erano tutti troppo occupati a pensare alla propria prova imminente.
Cedric attese a lungo nella propria stanza che qualcuno degli altri tornasse e bussasse per accertarsi che ci fosse e approfittò del tempo perso per ripassare un po’ di Manipolazione, che sarebbe stata la sua prossima materia, sdraiato sul suo letto. Finché sentì bussare timidamente e rispose, facendo capire a Layla che era presente.
La ragazza aprì quindi la porta e lo salutò, non molto sorpresa di trovarlo già lì perché anche lei non era stata via molto. Parlarono a lungo da soli, dal momento che gli altri quattro rimasero occupati nella torre degli esami per più tempo, e si complimentarono a vicenda per essersi dimostrati più che all’altezza di proseguire gli studi delle loro materie.
Quando calò il silenzio lui riprese a leggere e lei sedette sull’unico sgabello alla scrivania, con la schiena rigida e le mani infilate tra le gambe strette. Si guardò intorno incerta, indecisa se intavolare una nuova conversazione con lui che non avesse a che fare con la magia, perché già si erano detti tutto.
Alla fine si fece coraggio, sospirò e lo chiamò: «Cedric?»
Lui come al solito non la guardò né diede cenno di averla sentita, ma la ragazza era quasi sicura che fosse in ascolto nonostante stesse continuando a leggere.
Quindi riprese: «Credimi mi costa fatica quello che sto per fare, gradirei che mi guardassi mentre ti parlo.»
Solo allora lui si voltò e fece più volte scorrere lo sguardo dalla sua testa ai suoi piedi rapidamente, come analizzando il linguaggio del suo corpo.
Dopo pochi attimi richiuse il libro e si mise a sedere dicendo semplicemente: «D’accordo. Cosa c’è?»
Layla deglutì con fatica e distolse lo sguardo in imbarazzo, ma poi si rese conto di avergli appena chiesto di guardarla mentre parlava; non poteva essere così ipocrita da non guardarlo lei stessa.
Tornò a puntare lo sguardo nel suo e si fece forza, raramente ammetteva uno sbaglio e doveva smettere di considerarlo una debolezza: «Ormai è... è passato parecchio tempo, ma volevo scusarmi per come...» s’interruppe un attimo, non voleva farlo, non poteva scusarsi con lui. Scosse la testa, era la cosa giusta da fare: «Per come mi sono comportata da Iven, ecco. Ero solo un po’... beh non lo so.» aveva già detto troppo, più di quanto volesse.
«Va bene.» disse lui lentamente senza abbandonare quello sguardo calcolatore, e a lei parve che non sapesse come interpretare le sue parole «C’è altro?»
«In realtà no. Non credo.» si lasciò sfuggire un mezzo sospiro di sollievo: non aveva fatto domande per indagare.
«Tutto qui?» chiese Cedric sorpreso, e lei in risposta annuì «Mi aspettavo qualcosa di più... beh, sembravi spaventata. E hai voluto che ti guardassi per... questo?»
Davvero non capisce si disse girando gli occhi, e gli rispose: «Per me è difficile, va bene? Non sono solita chiedere scusa.»
«No, questo lo so. Non credevo l’avresti fatto.»
«Ma non t’importa comunque.» osservò lei.
Il ragazzo attese qualche secondo prima di dire: «Non molto, no. Voglio dire, non mi capita spesso di ricevere le scuse di qualcuno, perciò...»
«Perciò lasci perdere.» completò Layla «Buono a sapersi per il futuro.»
E non sapendo che altro dire Cedric si limitò semplicemente ad annuire. Dopo essersi assicurato che Layla non volesse dirgli altro quindi si rimise cautamente sdraiato, tenendola d’occhio di sottecchi, e riprese a leggere da dove aveva interrotto.
Layla lo osservò di sottecchi a sua volta per tutto il resto del tempo mentre aspettavano gli altri, da una parte sollevata che non avesse chiesto chiarimenti, spiegazioni o dettagli, e dall’altra parte sorpresa di ciò; quasi desiderava che lo facesse, altrimenti aveva l’impressione che davvero non gl’importasse nulla né della situazione né delle sue scuse - che le erano costate tanto.
Ma non fece in tempo a decidersi di aprire bocca di nuovo, comunque, perché i quattro più giovani si stavano avvicinando; potevano sentirli schiamazzare in corridoio. Cedric richiuse il libro e si alzò per rimetterlo a posto, mentre Layla si alzò per aprire la porta e fare cenno ai ragazzini di raggiungerli.
Parlavano tutti insieme sovrapponendo le proprie voci, raccontando ognuno la propria esperienza senza riuscire a fermarsi per parlare uno alla volta, quindi i due più grandi alla fine capirono poco dei dettagli ma erano più che certi che a tutti fosse andata bene. Solo una cosa gli fu chiara: nessuno aveva provato a dominare il Fuoco per evitare eventuali figure imbarazzanti.
E naturalmente Layla e Cedric non condivisero con gli altri la loro breve conversazione.
Dopo cena decisero di andare dai sarti a farsi cambiare le casacche, sulle quali alla fine degli esami ci sarebbero stati quattro simboli - quattro colori - invece di sette. Volevano aggiungerne uno alla volta e la loro richiesta non sembrò turbare gli addetti al compito, quindi in pochi minuti si ritrovarono fuori e con le casacche praticamente vuote, su quattro delle quali vi era ora una vivida fiamma rossa all’altezza del petto.

Cercarono di dormire il più possibile in previsione della materia più complessa, tenuta da Kir e altri quattro insegnanti che non avevano mai visto - ma che probabilmente insegnavano anch’essi Manipolazione, essendo tutti vestiti di blu.
Non ci furono magie da fare, bensì solo rispondere alle domande che la donna poneva; dieci domande a testa che riguardavano non solo gli elementi fondamentali, ma anche quelli secondari, per accertarsi che fossero pronti a passare alla pratica di quella materia estremamente ardua.
Diversi studenti tentennarono sulle domande più ostiche, ma alla fine tutti gli interessati - ed erano davvero in molti - vennero ritenuti abbastanza pronti da proseguire la materia.
Per l’esame di Guarigione invece sia Jennifer che Layla riuscirono a risanare delle ferite che a turno gli insegnanti s’infliggevano e a restituirgli le energie. La parte più difficile veniva per ultima, dove gli Esaminati stessi venivano feriti e dovevano essere in grado di curarsi da soli: se uno degli insegnanti fosse intervenuto la prova sarebbe stata considerata fallita.
Ma nessuna delle due si arrese, nonostante il dolore acuto delle ferite d’arma da taglio, e passarono la prova. Jennifer attese Layla fuori dall’aula per scendere le scale insieme a lei, e se ne andarono stremate, quasi zoppicando, sperando che gli altri sarebbero stati in grado di rimetterle in sesto.
Andrew fu naturalmente il primo a lasciare l’aula, seguito da Cedric e dopo diverso tempo da Mike. Susan era come al solito tra gli ultimi a essere esaminata, quindi prima che tutti e quattro poterono tornare alle loro stanze passò quasi tutto il pomeriggio, tanto che le altre due si erano quasi del tutto riprese.
Condivisero ognuno le proprie esperienze soltanto dopo cena mentre andavano dai sarti a far aggiungere il secondo simbolo sulle loro casacche e i quattro di Manipolazione rimasero sconvolti dalla crudezza dell’esame di Guarigione, soprattutto Susan che avrebbe dovuto affrontarlo da sola il giorno seguente; si fece dire tutto nel dettaglio nella speranza di essere preparata a qualsiasi cosa, ma l’ansia e la paura non la fecero dormire la notte.

Il giorno successivo toccava ad Alchimia per Cedric Jennifer e Layla, Evocazione per Andrew e Mike e Guarigione per Susan. Dopo pranzo si diressero insieme verso la torre bianca e si separarono salendo rispettivamente fino al sesto, terzo e secondo piano.
Per Alchimia venne richiesto di preparare una pozione di media difficoltà che aveva come effetto quello di addormentare il bevitore; c’erano diversi ingredienti su ogni banco tra i quali scegliere, c’era la possibilità di usare il calderone o meno, e tutti gli strumenti erano a loro disposizione. La difficoltà stava nel ricordare quali strumenti e quali ingredienti usare, e in quale ordine.
Jennifer, essendosi anche impegnata molto in Biologia, fu quella che ebbe meno problemi dei tre a preparare la pozione; Cedric ricordava di averla studiata e seguì le istruzioni che aveva letto identiche a com’erano scritte; Layla invece se la cavò perché era stata molto attenta alle lezioni e questa pozione in particolare l’aveva colpita molto, quindi non le fu difficile far riaffiorare i ricordi.
Per Evocazione a tutti gli studenti fu lasciata la scelta dell’elemento - o gli elementi - da utilizzare per la loro creatura, ma la forma e le dimensioni le stabilirono i quattro diversi insegnanti: gli aspiranti Apprendisti dovettero evocare nientemeno che un cavallo, una creatura immensa rispetto a quelle cui erano abituati.
Uno alla volta vennero chiamati per nome in ordine alfabetico, in mezzo all’aula stavano due grandi bacinelle, ognuna contenente materia d’acqua e terra sufficiente a evocare la creatura delle giuste dimensioni, sulla destra ardeva un grande fuoco il cui calore era quasi soffocante, e naturalmente l’Aria non necessitava di un recipiente o di un campione, essendo tutt’attorno a loro.
L’Aria paradossalmente sarebbe stata la più difficile da gestire, perché non vi era un limite all’utilizzo della materia, ma Andrew si sentiva capace ed era certo che per ora quello fosse il suo elemento, dunque quando fu il suo turno fece prendere all’aria davanti a lui la forma prestabilita sgarrando solo sulle proporzioni; Wolgret gli fece notare che le zampe erano troppo lunghe, ma lo congedò con un sorriso e gli disse che la prova era superata.
Il ragazzino scaricò la tensione con un sonoro sospiro di sollievo, sorrise a sua volta cessando l’incantesimo e se ne andò trotterellando allegramente. Fece l’occhiolino a Mike quando gli passò vicino e si fermò in mezzo al corridoio per aspettare che l’amico finisse il suo turno.
Dal canto suo, Mike si sentiva molto teso ma non lo dava a vedere, si limitava a sciogliere in continuazione le mani scuotendole lungo i fianchi. Quando venne il suo turno cercò di mantenere quella calma apparente e rimase sul sicuro scegliendo di evocare un cavallo d’acqua. Nei primi istanti ebbe qualche difficoltà per la tensione, ma alla fine i suoi palmi brillarono del consueto blu intenso e con uno schizzo e fragore di onde infrante l’acqua nel grosso catino di legno si levò prendendo la forma quasi perfetta di un cavallo traslucido.
Venne dunque congedato allo stesso modo di Andrew, e Mike colto dall’entusiasmo si dimenticò di far svanire la creatura gradualmente; l’acqua ripiombò verso il basso con tutto il suo peso schizzando ovunque e il ragazzino chiese scusa in imbarazzo, dileguandosi poi rapidamente dagli sguardi severi degli adulti che non erano mai stati suoi insegnanti.
Uscito dall’aula trovò Andrew e non riuscì a resistere: con un grido di gioia selvaggia lo abbracciò stretto facendo finalmente anche a lui i dovuti complimenti e lasciandolo paonazzo in viso, confuso sul da farsi.
Susan al secondo piano tremava come una foglia attendendo la sua prova, sapendo bene cosa l’aspettava. Superò la prima parte senza alcun problema, ma quando venne il momento di essere ferita tentennò; era essenziale che imparasse a curare se stessa anche in condizioni di sofferenza, ma aveva troppa paura del dolore.
Houl le tendeva una mano e le sorrideva incoraggiante sussurrandole che finora era stata molto brava e non aveva nulla da temere: niente sarebbe successo finché ci fossero stati loro a supervisionare l’accaduto, al massimo avrebbe fallito la prova e scelto un’altra materia, tentato nuovamente di passare l’esame, o deciso di proseguire soltanto nelle altre tre che aveva scelto.
Ma lei non aveva alcuna intenzione di fallire la prova. Scosse la testa con decisione e prese la mano dell’insegnante che gentilmente la condusse da una donna con in mano un pugnale affilato. Susan strinse la mano a Houl e chiuse gli occhi mentre la lama si avvicinava al suo braccio scoperto; le bruciò terribilmente e non riuscì a trattenere un grido, ma subito dopo entrambi la lasciarono e capì che era giunto il momento di curarsi.
Tese la mano sinistra sopra il braccio destro e si concentrò cercando di mettere da parte il dolore, fino a che quel bruciore venne sostituito da un intenso pizzicore. Ma ancora non poteva permettersi distrazioni, o l’incantesimo sarebbe terminato prima di portare a compimento l’incarico assegnatole.
Non ci volle più di un paio di minuti perché tutto finisse, finalmente aprì gli occhi per guardarsi il braccio speranzosa e vide che non vi era rimasto alcun segno, la pelle era tornata liscia e persino più perfetta di prima se possibile. Le sfuggì una risata di sollievo e guardò Houl con gli occhi ancora bagnati da un accenno di lacrime, ma con grande soddisfazione si rese conto di essere riuscita a non piangere.
L’uomo sempre vestito di rosa le fece un cenno d’assenso col capo, un sorriso gentile perennemente presente sul suo viso, e le sussurrò che la prova era stata superata egregiamente.
Una tra le migliori ha detto si ripeté la ragazzina mentre lasciava la torre, sentendosi il cuore leggero come una piuma Sono stata una delle migliori!
Naturalmente nessuno perse l’occasione di pavoneggiarsi coi compagni di viaggio, soprattutto Susan il cui atteggiamento saccente fece innervosire Jennifer - che fino a quel giorno era stata l’esperta indiscussa in fatto di guarigione - e dopo cena come al solito andarono dai sarti per farsi aggiungere il terzo simbolo sulla casacca nera.

Il quarto e ultimo giorno rimanevano solo Telepatia, Difesa per i due ragazzi e Biologia. Prima di pranzo ripassarono le note dell’ultimo minuto, per essere sicuri di non dimenticare nulla, e Layla cercò di rassicurare i due ragazzini più giovani dicendo loro che Difesa non fosse difficile da superare. Le due ragazzine invece erano un po’ in ansia, soprattutto Susan, perché non sapevano cosa sarebbe stato chiesto loro di fare in Biologia, ma speravano con tutto il cuore che non si trattasse dell’unico esame scritto. I due più grandi erano allo stesso modo timorosi di affrontare Telepatia, una materia complessa e pericolosa sebbene entrambi fossero davvero bravi: non avevano la più pallida idea di cosa aspettarsi da quell’esame.
Come di consueto Andrew fu tra i primi ad essere chiamato - solo una ragazza questa volta venne chiamata prima di lui - e superò l’esame di Difesa senza alcun problema, limitandosi a tenere viva la barriera per tutto il tempo richiesto dall’insegnante in vesti dorate.
Mike ebbe qualche difficoltà rispetto a lui, ma sebbene la sua barriera fu più piccola e sottile superò l’occhio critico dei cinque insegnanti, che la ritennero ugualmente accettabile perché lo difendeva da ogni parte e riuscì a resistere tutto il tempo richiesto.
«Aveva ragione Layla.» disse Mike dandosi un’aria di chi possedeva ogni verità in pugno quando entrambi si ritrovarono fuori dall’aula «Non era affatto difficile.» si concesse di esagerare perché Andrew non aveva assistito alla sua prova, pertanto non c’era motivo di rendergli nota la sua lieve incompetenza nella materia.
Molto semplicemente non sono portato si disse per tranquillizzarsi, e con questo riuscì a riprendere un’aria serena, conscio che finalmente aveva passato gli esami di tutte le materie che si era prefissato di approfondire nei panni di Apprendista.
Difesa fu la materia più rapida a concludersi, dunque i due ragazzini dovettero aspettare parecchio tempo davanti alle porte delle loro camere che anche gli altri arrivassero.
Jennifer e Susan a Biologia dovettero dimostrare di saper prelevare energie dalle piante circostanti senza ucciderle, ma anche dare il nome a ciascuna delle piante dalle quali prendevano le forze ed eventuali animali connessi a esse - che fossero insetti che si nutrivano del nettare, uccelli che ne mangiavano i frutti, o quadrupedi che si cibavano delle foglie. Non venne chiesto nulla degli animali predatori, e Susan la ritenne una fortuna perché preferiva di gran lunga studiare e parlare di creature mansuete.
Furono la seconda coppia a tornare e rimasero a parlare davanti alla camera di Mike a lungo con gli altri due, finché alla fine si decisero a entrare in stanza per liberare il corridoio e aspettare gli ultimi.
Telepatia era una materia che spaventava molti, ma allo stesso tempo incuriosiva; il numero di studenti presente all’esame era nella media. A ognuno di loro veniva chiesto qualcosa di diverso che talvolta ricapitava a qualcun altro: a Cedric venne chiesto di impedire all’insegnante di fare breccia nella sua mente, un compito facile per uno che aveva passato anni a non volere gente attorno, figurarsi se avrebbe lasciato che Meidrea spiasse i suoi pensieri più intimi; a Layla invece venne chiesto di rendere la propria mente invisibile a quella dei cinque insegnanti, e con qualche difficoltà alla fine riuscì a occultarla, ma non a tutti e cinque contemporaneamente.
Lui venne congedato con tanto di complimenti, molto prima di lei, mentre Layla al termine della sua prova si stava torturando le dita, sperando che non la considerassero fallita. Ma Meidrea le disse che aveva un enorme potenziale, e che rendere la propria mente invisibile a cinque maghi esperti nella materia non era compito facile per una semplice Ammessa. Quindi la congedò col suo solito sorriso gelido e tuttavia sincero dicendole che se avesse voluto per lei le porte della torre viola sarebbero sempre state aperte, per migliorarsi e diventare una potente maga con un’arma spaventosa tra le mani.
Uscì dall’aula e solo allora si concesse un sonoro sospiro di sollievo a occhi chiusi, e quando li riaprì la prima cosa che vide davanti a sé fu Cedric seduto sul davanzale di una finestra aperta che la guardava con un mezzo sorriso.
«Siamo al settimo piano, non hai paura di cadere?» gli domandò mascherando la preoccupazione.
Lui scosse le spalle e rispose inespressivo: «No. Com’è andata?»
«Direi bene. Andiamo.» ordinò incamminandosi subito dopo, e lui la seguì senza fare obiezioni.
Non aveva voglia di parlare con lui dopo essersi mostrata tanto vulnerabile da chiedergli scusa, ma nello stesso tempo un sacco di domande le ronzavano nella testa; non erano molte le occasioni in cui poteva rimanere completamente sola con lui senza che gli altri quattro ficcassero il naso.
Così, quando raggiunsero il bivio del corridoio che li avrebbe portati al grande cortile aperto, gli prese la mano e lo trascinò con forza nell’altra direzione - nel corridoio blu che conduceva alla torre di Manipolazione.
Lui guardò ripetutamente e con aria allarmata prima lei e poi il bivio che si allontanava sempre più, non si sottrasse alla sua decisione ma indicò la diramazione aprendo la bocca come per dire qualcosa, senza però parlare perché lei continuava a voltargli le spalle ed evidentemente voleva parlargli in un luogo sicuro.
Solo quando la svolta fu sparita dietro una curva Layla si guardò indietro per assicurarsi che nessuno potesse accidentalmente vederli o sentirli, e con un sospiro si fermò spingendo lui dentro una nicchia poco profonda nella parete.
«Che ti è preso? Cosa c’è ancora? Altre scuse?» incalzò il ragazzo.
«No, non altre scuse. Volevo dirti... Ecco, sai quelle cose che sono venute fuori da Iven?»
«Lo ricordo, sì. Continua.» disse Cedric cautamente.
Layla si umettò le labbra e si abbracciò da sola prendendosi i gomiti: «Insomma, mi hai detto di essere piuttosto sicuro che tu non ti sia mai innamorato. Era vero o l’hai detto solo per farmi stare tranquilla?»
La domanda lo colse completamente alla sprovvista, tanto che per un attimo rise per metà incredulo e per metà scettico, ma quando capì che la ragazza era arrabbiata e preoccupata a un tempo le rispose: «Layla, in tutta sincerità, tu cosa pensi?»
«I-io penso che fosse vero. Non avrebbe alcun senso...» balbettò speranzosa.
«No.» concordò «Cos’è questa storia? Non è che Jennifer ti ha solo presa in giro?»
«Comincio a credere che sì, volesse solo divertirsi.» disse tristemente, distolse lo sguardo e aggiunse in un sussurro: «Non è bello prendersi gioco dei sentimenti altrui, per questo non credo che abbia mentito... ma niente di tutto questo ha un senso. Perché mai uno di voi dovrebbe essere innamorato di me? Innamorato! Al massimo potrebbe essere una cotta perché... perché...» non riuscì a finire la frase, anche se lei stessa aveva capito di stare diventando una bella ragazza.
Cedric le rivolse un debole sorriso che lei colse solo con la coda dell’occhio, poi le disse con fare inaspettatamente dolce: «Forse non sono la persona ideale con cui parlarne, non credi? Io ti direi di non darci troppo peso, siamo ancora troppo giovani per questo.»
Lei lo guardò incredula, per un attimo chiedendosi se fosse la stessa persona di sempre che aveva davanti, poi annuì timidamente: «Non posso parlarne con nessuno, capirai perché. A te l’avevo già accennato, perciò... Ed Emily, io... non volevo tirarla in ballo, non c’entrava niente. In realtà il motivo era questo, avevo paura che fossi tu di cui Jennifer stava parlando e sapevo che con Emily di mezzo non avresti insistito.»
«Giammai. Sarebbe una disgrazia per te, non è così?» commentò lui, e Layla non seppe dire se fosse divertito o al contrario addolorato.
«Insomma, dimentica tutto.»
«Io non dimentico mai niente senza l’intervento di forze esterne.» ribatté con un sorriso beffardo.
E Layla riprese l’atteggiamento insofferente che di solito teneva con lui esclamando: «Oh, che Despada ti prenda!»
Gli volse le spalle per andarsene con passo svelto e pesante, come se si fosse offesa, e Cedric ridacchiò mascherando i brutti pensieri che quella sola frase aveva fatto tornare; Layla non aveva idea di quante volte il Corvo fosse realmente arrivato vicino a prendersi la sua vita per sempre.
La ragazza gli era in realtà grata per averle dato una mezza sicurezza che prima non era convinta di avere, ma non si sarebbe mostrata nuovamente vulnerabile per ringraziarlo. Si guardò indietro di sfuggita e vide che la stava seguendo a passo più lento, ma non rallentò.
Non si perderà anche se rimarrà indietro si disse, non voleva rischiare che le si avvicinasse abbastanza da riprendere il discorso.
Giunta davanti alle loro camere bussò a ogni porta finché, quando picchiò l’uscio della camera di Mike, la voce di Jennifer le rispose e la porta si aprì.
Si guardarono a lungo in silenzio, poi Jennifer cercò di nascondere al meglio il sorriso e domandò: «È andata?»
«Sì!» esclamò Layla con voce acuta allungando la parola, alzò le braccia al cielo e sia Jennifer che Susan lanciarono delle acute grida di gioia correndole incontro per abbracciarla.
Mike e Andrew le guardarono saltellare e poi si guardarono tra di loro, entrambi pensando che fossero matte, ma potevano benissimo comprendere il loro entusiasmo per aver passato tutte le prove. Nemmeno l’arrivo di Cedric con la sua solita aria cupa le fece smettere.
«Che c’è, non l’hai passato?» domandò Andrew al più grande non riuscendo a spiegarsi il suo umore tetro.
Cedric scosse la testa: «È andato benissimo.»
A quelle parole Andrew scosse le spalle e decise che sarebbe stato meglio lasciar perdere, che sicuramente in quel momento Cedric stesse pensando a qualsiasi cosa fosse che di solito lo rendeva scorbutico. Perciò tornò a fissare insistentemente le tre ragazze che ancora saltellavano in cerchio, sperando che il suo sguardo fisso le facesse finalmente comportare come al solito.
Mike non staccava gli occhi da Layla a sua volta, non l’aveva mai vista comportarsi così infantilmente ma per qualche ragione la trovò adorabile; il suo sorriso spensierato e la sua vocina da bambina gli fecero tornare alla mente, dopo tante distrazioni, che pensava di essere innamorato di lei.
Quel pensiero lo fece immediatamente arrossire e distolse finalmente lo sguardo con uno scatto per fissarlo sul letto disfatto, e ciò non sfuggì a Cedric - ancora fuori dalla stanza perché le tre ragazze bloccavano l’ingresso - il quale si lasciò andare a una risatina silenziosa che nessuno notò; ora era quasi convinto che Jennifer in realtà non avesse mentito, ma si promise di non parlarne con Layla prima che lei avesse fatto di nuovo il primo passo.
Avviandosi verso gli alloggi della servitù sottoterra, videro affisse alle porte del refettorio le pergamene coi nuovi orari di lezione per gli Apprendisti. Decisero all’unisono di andare a dare un’occhiata prima di portare le casacche ai sarti, e quando Mike si propose di andare a prendere penna e pergamena per annotare gli orari Cedric gli disse che non sarebbe stato necessario perché li avrebbe ricordati.
Nonostante avesse già dato prova della sua memoria, Mike lo guardò sospettoso chiedendosi se ne sarebbe realmente stato in grado, poi tutti insieme ricominciarono a camminare per avviarsi verso la loro meta originaria.
Una volta che anche l’ultimo simbolo fu aggiunto sulla casacca di ognuno i più piccoli dovettero sforzarsi di non ricominciare a saltellare e gridare di gioia, tornando invece di sopra per cenare.

  
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